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FARE RICERCA E PIANIFICARE PROGETTI
Un percorso di laboratorio, che adotti la metodologia della ricerca, richiede che:
si chiarisca la natura e i termini del problema e del progetto e si formuli un set di domande o
– quesiti iniziali
si compia una ricognizione delle ricerche effettuate in questo ambito e dei risultati ottenuti
– si formulino ipotesi di lavoro per prendere decisioni all'interno di un ampia gamma di
– alternative
si rendano esplicite le procedure per la raccolta dei dati, dichiarando i dispositivi e gli
– strumenti usati
si articoli il piano della ricerca in fasi, sapendo che dopo ognuna si prevede un momento di
– controllo e riflessione sui risultati del lavoro
si compia una valutazione finale anche comparativa con i risultati di altre ricerche
– si comunichino i risultati della ricerca
– si pervenga ad una riformulazione del problema e\o all'individuazione di un nuovo problema
–
far ricerca significa andare alla radice di un problema ipotizzando più soluzioni alternative.
DAL CONTESTO AL TESTO, E RITORNO. E' UNA SFIDA POSSIBILE?
Il bambino viene a scuola con una concezione pratica della realtà: è a scuola che si dovrebbe poter
compiere quel processo a spirale che nutre e attiva livelli sempre più elevati di comprensione.
L'esperienza e il linguaggio dipendono dal contesto e fanno affidamento sulle aspettative degli
ascoltatori. Il linguaggio scritto rompe in modo significativo il legame con il contesto e con le
aspettative. In quanto linguaggio di tipo specializzato è strumento specifico del pensiero analitico e
delle argomentazioni esplicite; serve per rappresentare l'esperienza.
Si delinea un approccio, un progetto in cui si rivolge grande attenzione al contesto di
apprendimento. Non rinuncia alla progettualità, ma si pone in primo piano il soggetto che apprende
fornendogli abilità di studio e competenze sociali per poter apprendere tramite il confronto, la
discussione, la collaborazione.
La conduzione della didattica laboratoriale necessita di un insegnante capace di proporre strutture
motivanti entusiasmo, affinchè gli allievi possano impegnarsi nei campi che meglio posseggono e
che più amano fino a raggiungere livelli di eccellenza, che sappia stimolare la riflessione
sull'esperienza.
La causa degli errori. Ovvero, abilità per apprendere ad apprendere
quando parliamo della persona, la pensiamo come un campo dinamico dove differenti regioni –
caratteristiche e competenze cognitive, sociali, affettivo\emotive- si sovrappongono, avendo anche
dimensioni e potenzialità diverse.
Il comportamento della persona è in funzione del rapporto tra caratteristiche e competenze della
persona e caratteristiche e pressioni dell'ambiente.
Quando una situazione è efficace in senso scolastico
Robtzov definisce efficace in senso scolastico una situazione quando propone modelli, abilità,
tipologie di comportamento che passano dell'adulto all'allievo ed evidenzia l'importanza della figura
dell'insegnante in questo progetto.
ORGANIZZARE UNA COMUNITA' DI APPRENDIMENTO
Le comunità di apprendimento costituiscono una consolidata cornice teorica e metodologica che
guida il lavoro in molte classi dove l'insegnamento\apprendimento è inteso come costruzione di
conoscenze svolta in collaborazione con i pari e gli adulti che gestiscono la comunità.
Con il termine comunità di apprendimento si intende l'organizzazione di una situazione di classe in
cui adulti e ragazzi lavorano insieme con lo scopo di costruire conoscenze e aree di abilità, che
hanno uno spessore socio-cognitivo e un colore affettivo\emotivo.
Una comunità di apprendimento punta alla realizzazione di risultati e prodotti concreti e
culturalmente significativi avvalendosi di un approccio laboratoriale, di imparare facendo un lavoro
con gli altri.
Il modello della comunità di apprendimento prevede l'assunzione di ruoli e compiti precisi. La
diversità viene considerata una risorsa perchè favorisce l'allargarsi dello spazio di libero movimento
individuale. Se si creano le condizioni di una costruttiva collaborazione, è possibile potenziare le
risorse della zona di sviluppo prossimale del singolo e del gruppo, attraverso il sostegno reciproco
dei compagni, ma anche attraverso un'attenta assegnazione di materiali, compiti, ruoli da parte
dell'insegnante.
Imparare le abilità per la vita
individuo: parte di una rete sociale nella quale può solo artificialmente essere considerato
isolatamente. L'individuo ha ramificazioni orizzontali con altre persone e con la comunità, ma ha
anche connessioni verticali che rappresentano la sua eredità biologica.
La scuola, in particolare il gruppo-classe, può costituire un contesto di appartenenza, può essere
luogo-soggetto-metodo per la costruzione di sé a livello affettivo\emotivo e cognitivo, per la
costruzione di abilità per la vita, prime tra tutte la capacità di convivere con l'incertezza, un insieme
di abilità per la vita che permettono di amare l'altro che è in sé stessi.
La grande posta in gioco della scuola è quella di formare soggetti in grado di creare i fili dell'agire-
sentire-pensare, di costruire una visione integrata delle proprie esperienze, di utilizzare le aree di
abilità dai compagni come strumento per riconoscere le proprie specificità ed attitudini, le similarità
e le differenze.
Una caratteristica costituiva della scuola è quella di essere un contesto culturale e sociale, una
potenziale comunità di discorso in cui si incontrano
\scontrano mondi, identità, sistemi di aspettative.
Come sviluppare la creatività?
Rogers scrive che per realizzare un ambiente propizio alla creatività, sono necessarie 3 condizioni
psicologiche interne:
1. apertura all'esperienza
2. atteggiamento valutativo che non parta da criteri esterni
3. capacità di giocherellare con i concetti
Per sviluppare la creatività bisogna dare valore a tutti i saperi: il sapere esperto della scuola ma
anche quello spontaneo del bambino. Poi, occorre far sì che il gruppo-classe incominci a funzionare
in quanto gruppo, valorizzando le diversità interne e la circolarità della comunicazione. Per esempio
nella conversazione-discussione:
a. sistemare il gruppo in forma circolare
b. invitare a guardare chi parla per capire quando prende la parola senza che sia l'insegnante a darla
c. proporre di tanto in tanto un 'giro di parola'
d. proporre domande aperte, che non prevedano un unica soluzione o risposta
e. lasciare che tutti esprimano la loro idea, soluzione, evitando valutazioni e commenti.
Successivamente è necessario adottare metodi e tecniche di didattica attiva, che richiedano il
massimo di partecipazione intuitiva ed immaginativa da parte dei bambini. Per esempio cesto delle
idee, proporre attività di laboratorio, organizzare lavoro di coppia.
Come socializzare al silenzio?
I silenzi sono elementi di interazione comunicativa. Per comprendere il significato del silenzio
bisogna porre grande attenzione al contesto. I silenzi, la sequenza dei turni di parola, le regole che
stabiliscono le unità minime che compongono il turno e che definiscono chi può prendere parola,
non solo affidano il significato al contesto, ma sono marcati culturalmente. Ad esempio per i
Finlandesi il silenzio è un indice positivo di una conversazione rilassata.
Ricerche documentano che a scuola si concedono tempi di attesa molto brevi: poco più di un
secondo prima che uno studente risponda ad una domanda e meno di 10 secondi prima che
l'insegnante intervenga di nuovo con una richiesta o con un commento. Se si allungano i tempi di
attesa fino a 5 secondi, si determina un aumento del numero, della qualità e della lunghezza delle
risposte.
Se rappresentiamo la classe come il teatro di gioco tra 2 squadre, l'una costituita dalle insegnanti e
una costituita dagli alunni, un modo per rendere i ruoli giocati più paritari e per rendere più attivo e
partecipativo l'intero gruppo degli allievi, è quello di lasciare un tempo di attesa maggiore.
Bisogna tenere conto di 2 variabili:
1. preparazione degli insegnanti: sapere dare tempo al silenzio non è solo questione di buona
volontà ma di un training che dovrebbe coinvolgere i team docenti
2. setting conversazionale e di classe. Sapere dare tempo al silenzio comporta una modifica del
setting di cui i bambini hanno fatto esperienza fino a quel momento; occorre un training e
quindi anche del tempo per modificare il setting e lo stile comunicativo degli allievi.
La socializzazione al silenzio è parte di quel sistema di conoscenze, di aree di abilità, di aspettative,
di valutazioni, di concezioni che contribuiscono a costruire la realtà soggettiva e l'identità del
bambino. Sapere dare tempo al silenzio contribuisce a coltivare le abilità per la vita.
Affettività e percorsi di intelligenza
le paure dei bambini fanno parte del normale processo di crescita: si collegano alle varie fasi della
maturazione psicologica e accompagnano l'emergere della loro individualità e originalità. Con
l'ingresso a scuola può manifestarsi la 'fobia della scuola' con vomito, cefalee, mal di pancia.
Vecchie e nuove paure che se non vengono riconosciute possono provocare inibizione intellettiva,
affettiva e relazionale. Le paure dei bambini sono un terreno di lavoro difficile, anche perchè più le
paure sono grandi più il bambino tenderà a tenerle nascoste anche a se stesso.
Nella classe è possibile riconoscere e ascoltare le paure dei bambini; occorre stare accanto a loro,
nutrire la loro fiducia e autostima finchè non trovano da soli il gioco, il disegno o le parole per
raccontarle e dare loro una forma esteriorizzata.
Il bilanciamento tra intelligenza ed affettività è difficile. Qualsiasi conquista cognitiva avviene in un
contesto dato dal rapporto tra il proprio spazio di vita personale al momento presente e i
condizionamenti ambientali.
Montuschi afferma che sentimenti di paura bloccano il comportamento. Quando l'intelligenza
spinge in una direzione e l'affettività nella direzione opposta, la persona vive un conflitto penoso e
tutte le sue energie sembrano esaurirsi in un corto circuito insuperabile.
Essere resilienti: le parole per sentire e sapere di avere, essere, potere
resilienza: insieme di abilità che permettono di far fronte ai traumi e alle avversità. È possibile
educare alla resilienza?
La resilienza viene definita come una capacità universale, un insieme di abilità che permette a una
persona, a un gruppo, ad una comu