vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
3. LA CULTURA FASCISTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE
“La scuola in tutti i suoi gradi e in tutti i suoi insegnamenti educhi la gioventù italiana a
comprendere il fascismo, a rinnovarsi nel fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla
Rivoluzione fascista” .
10
L’istituzione scolastica fu adoperata in questi anni come scuola di guerra, proprio perché la politica
scolastica del regime ebbe necessità di porre la scuola sotto tutela, di farne strumento sofisticato di
manipolazione delle coscienze in vista delle strategie belliche, di eliminare gli spazi di libertà
didattica, lasciati aperti da Gentile, degli insegnanti, di asservire ed inquadrare la scuola all’interno
di una organizzazione onnicomprensiva. In tal senso, la funzione
tutoria e manipolatoria del regime si espresse attraverso
il testo per le scuole elementari, pubblicato dal Poligrafico dello
Stato e presentato il 21 Aprile 1930 da Balbino
Giuliano, Ministro dell’Educazione Nazionale;
sia attraverso il testo, elaborato nella prima parte dal filosofo siciliano, sul
quale mise il marchio Mussolini, pubblicato sull’Enciclopedia Italiana sotto la voce Fascismo e poi,
diffuso, come dottrina fascista . Insieme al libro di testo, il quaderno di scuola ha costituito per
11
lungo tempo l’elemento principale del corredo di ogni scolaro. Inizialmente il quaderno aveva una
veste piuttosto dimessa e una copertina scura, senza alcun tipo di
raffigurazione; l’esplosione della comunicazione di massa, soprattutto
durante la prima guerra mondiale, finì per dare alle copertine di quaderno
un nuovo “look”, che il fascismo non esitò a fare proprio e ad utilizzare
intensivamente. A differenza dei libri di testo, le copertine di quaderno non erano controllate da un
potere centrale ma erano in larga misura affidate all’iniziativa privata. La grande potenzialità dei
quaderni di scuola stava nel loro utilizzo forzato, nell’acquisto obbligatorio da parte degli scolari, il
cui numero era aumentato esponenzialmente durante il periodo della Grande Guerra. Attraverso la
loro circolazione quindi le raffigurazioni in copertina si imponevano allo sguardo infantile ed adulto
più di qualsiasi altra cosa, divenendo un fondamentale mezzo di propaganda. In genere le copertine
di quaderno e le pagelle scolastiche erano stampate con una grafica di qualità e di grande efficacia
comunicativa, tant’è che tra molti studiosi vi è la convinzione, assolutamente fondata, che la grafica
fascista sia espressione della ricerca artistica dell’epoca. Non è un caso infatti che firme prestigiose
si cimentassero nell’arte della copertina di quaderno, da Antonio Rubino a Gino Boccasile. Il
fascismo assumeva quindi le sembianze di un moderno regime mediatico, proponendosi nelle forme
di una narrazione magica e fiabesca e avvolgendo gli italiani in un reticolato iconico e verbale. Il
principale topos nell’iconografia delle copertine di quaderno è dato ovviamente dal personaggio del
Duce, Benito Mussolini, che diviene un vero e proprio oggetto di culto. Una posizione di assoluto
rilievo è poi occupata dal tema coloniale, attraverso la raffigurazione di cammelli, schiave di colore,
negretti e soldati vittoriosi. Altri temi fondamentali per alimentare la propaganda fascista furono il
tema autarchico, la collana dei grandi sportivi, i discorsi memorabili, e, non ultimo, il tema delle
“Giovinezze eroiche”.
Cit. in G. Inzerillo, Storia della politica scolastica in Italia. Da Casati a Gentile, Roma, Editori
10
Riniti, 1974, p. 152.
E. Nolte, I tre volti del Fascismo, Milano, Mondadori, 1978, p. 321.
11 9
Gli elementi iconografici utilizzati per illustrare le copertine di quaderno furono ripresi anche per
decorare le copertine delle pagelle. Le fonti iconografiche utilizzate per l’illustrazione delle pagelle
riguardano per lo più la Gioventù Italiana del Littorio, la GIL, e l’ONB. Altro topos fondamentale
sembra essere l’esaltazione dei poteri dello zucchero: sostanza cardine dell’industria dolciaria, lo
zucchero non è soltanto l’alimento principale per il nostro organismo, ma è anche essenziale per
mantenere viva la concentrazione durante le fatiche dello studio. Si può quindi affermare che
l’iconografia fu il primo passo verso una completa “fascistizzazione delle scuole italiane”.
Tra gli aspetti rimasti in ombra, vi è il ruolo di veicolo ideologico che si trovarono a ricoprire anche
materie classicamente considerate "neutre" come Matematica o Grammatica. Il tentativo che
cerchiamo di mettere in campo è la riflessione sul rapporto tra materie di insegnamento e ideologia
durante il regime fascista proprio concentrando l'attenzione sull'Aritmetica e sulla Geometria nella
scuola elementare. Quello che potremmo chiamare il processo di "fascistizzazione della Matematica
scolastica" segue una scansione temporale che solo in parte coincide con quella messa a punto dagli
studiosi del regime o dagli stessi studiosi della scuola nel periodo fascista. Cronologicamente
abbiamo individuato tre fasi diverse. Nella prima fase, dal 1926 fino al termine degli anni Venti,
l'iniziale penetrazione dell'ideologia negli esercizi matematici fu saltuaria e la ritroviamo
12
solamente nei sussidiari dovuti alla penna di autori particolarmente zelanti nell'adesione al regime.
Sono gli anni in cui il fascismo, dopo aver raggiunto il potere, procede nella realizzazione del
maggior numero di provvedimenti finalizzati a scardinare il vecchio ordinamento liberale, ad
accentuare i poteri dell'esecutivo e del capo del governo, a completare la distruzione di ogni libertà
di associazione e del pluralismo politico favorendo la crescita di peso politico del Partito Nazionale
Fascista come partito unico e di Stato. In questo panorama, la riforma della scuola, realizzata da
Gentile nel 1923 con accentuazioni autoritarie ed elitiste, venne progressivamente emendata da una
serie di "ritocchi" che miravano ad accentuarne i caratteri fascisti; nell'istruzione elementare, ad
esempio, numerosi aspetti didattici innovatori sottesi ai programmi firmati da Lombardo Radice
(1923) vennero progressivamente svuotati, tanto che la valorizzazione della creatività e delle
Nei programmi del 1923 e del 1934 troviamo l'indicazione "aritmetica" che si riferisce a tutta la
12
materia, compresa la geometria; questa intitolazione si trascinava, ovviamente, anche nei titoli e
nella partizione dei sussidiari. In questo scritto invece, quando non citiamo esplicitamente, usiamo il
termine "matematica" per riferirci sia ad aritmetica che a geometria, secondo l'uso odierno.
10
identità regionali fu troncata dall'istituzione del libro unico di Stato (ventilato già dal 1925 e
realizzato nel 1930). Come sosteneva il deputato fascista Geremicca nel 1928 in ordine al progetto
13
di fascistizzazione della scuola: "occorre che intorno al fanciullo tutto sia penetrato di sentimento e
d'ideale fascista, che tutto nella scuola gli parli di ciò; che attraverso tutto l'insegnamento, anche il
più semplice ed elementare, egli lo senta". In questo contesto, le commissioni per l'analisi e
l'approvazione dei libri di testo cominciarono ad essere gestite da personalità del Partito fascista e di
riflesso i nuovi testi editi accolsero in maniera crescente tra le pagine i principi ispiratori del regime.
In fenomeno interessò anche la Matematica: è il caso di Sommadossi che mise a punto un curricolo
di 4a e 5a dove le pagine di Aritmetica sono intervallate da disegni e fotografie di Mussolini, degli
eroi fascisti dell'aria, della battaglia del grano, del prestito littorio, tentandone una
matematizzazione più o meno forzata . L'adozione del Libro unico apre la seconda fase,
14
approssimativamente dal 1930 al 1935. L'elaborazione dell'Aritmetica nella prima edizione del
Libro unico venne affidata a Gaetano Scorza, docente di Geometria analitica all'Università di
Napoli e membro del Consiglio superiore dell'educazione nazionale. La sua firma prestigiosa
rappresentò certamente un servizio importante per il regime e contribuì a far accettare questa nuova
forzatura totalitaria nella scuola. Nelle pagine a lui dovute, però, non si trovano cedimenti
ideologici di sorta: coerente con la sua concezione che riconosceva alla Matematica un valore
culturale svincolato da quello delle relative applicazioni, egli propose un curricolo fortemente
astratto nel quale le esemplificazioni concrete erano rarissime e in cui, non a caso, mancavano le
liste di esercizi. D'altronde, questa scelta avrebbe implicato l'indispensabile proliferazione degli
eserciziari "non di Stato", nei quali puntualmente ritroviamo la presenza dei nuclei ideologici di
regime. In definitiva, si può quindi affermare che, per gli anni in cui rimase in adozione il testo
firmato da Scorza (1930-1935), la propaganda del regime crebbe rimanendo all'interno dei recinti
disciplinari che tradizionalmente le erano congeniali: letture, storia... e inoltre dilagò al di fuori del
Libro di Stato, in tutti i "testi ausiliari" il cui uso risultava potenziato dalla assenza di esercitazioni
nel libro di Stato (ci riferiamo non solo agli eserciziari, ma anche ai libri delle vacanze, ai testi a
cura dell'Opera Nazionale Balilla ecc.). Con la guerra di conquista dell'Etiopia (1935-36), entriamo
in una nuova fase della storia del regime: in politica estera vennero moltiplicati gli attacchi agli
equilibri politici tra le potenze europee mentre, all'interno, si fece sempre più pressante il tentativo
di estendere il controllo capillare e l'omologazione delle masse. Si assistette così alla crescita della
pressione propagandistica in ogni aspetto della vita pubblica. Furono riscritti anche i libri di testo
riferiti ai nuovi programmi della scuola elementare del 1934; questa volta gli autori vennero scelti
in base ad un concorso il cui bando impegnava ad includere gli esercizi nel testo e a fare in modo
che la materia trattata avesse "piena aderenza allo spirito fascista". L'ambito matematico fu affidato
a Maria Mascalchi, professoressa al Liceo D'Azeglio di Torino e nipote dell'accademico d'Italia
Francesco Severi, uno dei più grandi matematici del periodo. Il suo testo rappresentò il vero
momento di rottura di ogni argine tradizionale tra materie ideologiche e non. Le sue pagine sono ad
alta densità ideologica; i problemi diventano occasioni per celebrare il regime e le sue "conquiste"
militari e sociali; le argomentazioni matematiche si popolano di balilla e piccole italiane; i
riferimenti al bellicismo e ai modelli di vita imposti nelle strutture educative paramilitari sono
continui. La svolta rappresentò un punto di non