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Il potere della Città del Sole è tenuto da un Gran Metafisico, un uomo molto saggio, molto sapiente
e conoscitore di teologia e metafisica.
Tale città ideale è anche pedagogica: le persone imparano tutto dalla nascita. La città è formata da 7
cerchia di mura e i fanciulli vengono condotti dai maestri attraverso questi gironi affrescati per
apprendere tutto mediante le immagini.
Campanella sviluppa quindi l’idea che l’uomo stia bene solo se con gli altri, sviluppando nella
società la propria personalità.
Campanella viene liberato nel 1626 per l’intercessione di papa Urbano VIII che ne apprezzava le
competenze astronomiche. Il filosofo aveva cercato un punto di congiunzione tra Lutero e la
Controriforma, perché pensava che tutte le forme di religione fossero manifestazioni di un’unica
religione natura e profonda, quella “solare” (in La città del Sole, si propone di accettare il meglio
del luteranesimo, ovvero un cristianesimo più puro).
Amabile e Bobbio, due studiosi importanti di Campanella, hanno sostenuto questa sua introduzione
di cristianesimo nel testo che scrisse in prigione, per scongiurare peggiori condanne.
Tommaso sostiene che la Rivelazione (il cristianesimo fondato sulla Trinità) sia conciliabile con la
ragione e che arrivi per vie naturali, senza bisogno di libri sacri. Naturalmente si può raggiungere la
consapevolezza dell’esistenza di Dio, così come i solari, senza bisogno di testi sacri, hanno raggiuto
una religione naturale ed universale.
Tommaso conclude il libro parlando del libero arbitrio e si mostra ottimista: l’uomo è forte, sano,
può dar vita ad una comunità armoniosa. In questo si pone in netta separazione con Lutero, per cui
nel “De servo arbitrio”, l’uomo è servo e schiavo del peccato originale e quindi è cattivo.
Francesco Bacone
Nato e vissuto in Inghilterra, contribuisce alla critica della cultura aristotelica sviluppatasi sotto il
regno di Elisabetta I: è stato considerato il “filosofo dell’età industriale” e affermava che l’umanità
trovasse una svolta nella conoscenza congiuntamente ad un miglioramento delle condizioni di vita
generali. Egli, considerando il fatto che le maggiori scoperte si erano avute nell’antichità, quando
l’uomo aveva un rapporto diretto con la realtà senza intermediari libreschi, auspicava ad un ritorno a
tale contatto “della mente con le cose”.
Per esemplificare il rapporto che l’uomo dovrebbe avere con la Natura, Bacone si serve di una
metafora: i ragni pretendono di ricevere il sapere dalla mente umana per deduzione, le formiche
ammassano i dati e le esperienze senza distinzione e senza raggiungere risultasti universalmente
validi, le api, invece, raccolgono il materiale esterno ma lo rielaborano (empirismo sperimentale,
giusto approccio alla natura).
Bacone esprime il suo pensiero nel Novum Organum, per superare l’Organum di Aristotele. Qui il
filosofo inizia col voler liberare la mente dagli idoli (concezioni sbagliate), che sono di quattro tipi:
gli idoli della tribù, ostacoli alla conoscenza dovuti alla struttura fisica degli uomini
gli idoli della spelonca, ostacoli alla conoscenza dovuti alla struttura del singolo individuo
gli idoli del foro, ostacoli alla conoscenza dovuti al linguaggio
gli idoli, ostacoli alla conoscenza dovuti all’imporsi di grandi personalità (quindi le filosofie
risultano inventate e messe sul palcoscenico)
Liberata la mente dagli idoli, si procede col metodo induttivo dell’indagine scientifica (pars
costruens). In una “tavola di presenza” si segna la presenza del fenomeno che si vuole indagare,
mentre nella “tavola dell’assenza” si segnano i casi in cui tale fenomeno non si presenta anche se lo
si aspetta, infine, nella “tavola dei gradi” vengono elencati i casi in cui il fenomeno si presenta con
intensità diverse.
Analizzando i dati raccolti si raggiungerà una prima ipotesi circa la cause del fenomeno, seguita da
esperimenti per cercare di riprodurre il fenomeno, arrivando all’esperimento “cruciale” (del
crocicchio) per indicare la strada giusta da percorrere.
Nell’opera “la Nuova Atlantide”, bacone parla di una società ideale governata da scienziati e tecnici
che trasformano la natura a vantaggio dell’uomo; si tratta di studiosi che cooperano condividendo
ricerche e scoperte, quindi Bacone intuisce l’importanza della ricerca scientifica per una società
moderna. Non a caso, le prime Accademia delle scienze (come quella dei Licei) sorsero proprio al
tempo di Bacone.
Francesco Bacone, tuttavia, pur mirando a raggiungere la “forma” dei fenomeni, ovvero la loro
intima struttura, considera ancora la qualità dei fenomeni, senza tradurli in termini matematici.
Galileo Galilei
Nasce a Pisa e per tutta la vita studia la matematica, la meccanica e l’ingegneria. Tra il 1609 e il
1610, col telescopio, va contro la teologia aristotelica sostenendo che fosse il Sole al centro
dell’Universo, non la Terra (sostenendo il principio copernicano).
A dargli maggiore conferma furono le scoperte che fece in ambito astronomico:
le montagne lunari, dimostrando che ci sono affinità tra la terra e la luna (Aristotele affermava il
contrario)
i pianeti “medici”(ovvero i satelliti di Giove), quindi vi è un sistema con centro di rotazione diverso
dalla Terra
le macchie solari, quindi non vi è perfezione ed incorruttibilità degli astri va contro la teoria
vigente
le fasi di Venere, i pianeti non hanno luce propria ma riflettono quella del Sole intorno a cui girano.
Per difendere la libertà di pensare con la ragione, anche scontrandosi con i precetti della fede, scrive
numerose lettere, tra le quali ricordiamo quella indirizzata al benedettino Benedetto Castelli in cui
sostiene che i testi sacri vadano interpretati e non presi alla lettera. Lo scienziato si riferisce al Libro
di Giosuè, dove si legge “fermati o sole”, che quindi dovrebbe essere inteso secondo la mentalità
antica in cui è stato scritto: le parole di un testo non possono prevalere sulle certe dimostrazioni.
L’osservazione della natura, la scienza, è autonoma rispetto alla fede. Galileo, a maggiore sostegno
delle sue idee, in un’altra lettera, cita Tertulliano, dicendo che Dio si sia mostrato prima nella Natura
e poi conosciuto con le dottrine.
Nel Saggiatore Galileo pone poi la distinzione tra qualità oggettive e soggettive dei corpi: le prime
si riferiscono alla forma, al volume dei corpi (propriet à geometriche), le seconde derivano dalla
sensibilità dell’uomo; pertanto, conclude che per conoscere la natura bisogna applicare le leggi
matematiche.
Nel 1632, Galileo pubblica il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e
copernicano, nel cui proemio afferma di prendere la teoria copernicana come semplice ipotesi
(cerca di evitare lo scontro col papato); nell’opera vengono inserite tre figure, ovvero Simplicio
(sostenitore del pensiero aristotelicotolemaico), Salviati (sostenitore del copernicanesimo) e
Sagredo (spirito aperto al nuovo). Nei Dialoghi Galileo afferma la veridicità dell’ipotesi
copernicana, rispetto a quella aristotelica, e pertanto viene convocato al tribunale del Sant’Uffizio
dove è costretto all’abiura; viene condannato all’isolamento, prima presso l’arcivescovo di Siena
Antonio Piccollomini e poi presso casa sua di Arcetri. In questa fase dolorosa della sua vita, Galileo
continua le ricerche, pubblicando in Olanda i Discorsi e dimostrazioni matematiche dove alla teoria
aristotelica del moto fondata su qualità e finalismo, ne sostituisce una basata su quantità e
misurabilità ( il moto naturale è quello in cui un corpo tende al suo naturale luogo, quindi il peso
va verso il basso, cioè verso il centro della terra).
Con questo filosofo abbiamo la “relatività galileiana” che implica l’assolutezza, uniformità ed
invariabilità delle leggi fisiche (le leggi della meccanica, ad esempio, valgono in ogni sistema di
riferimento).
Renato Cartesio
Questo filosofo, nato nel 1596, afferma l’assoluta autonomia della ragione, la quale consente
all’uomo di costruire un mondo migliore. Il suo pensiero ruota intorno al “cogito”: la conoscenza si
basa sull’ “io penso, quindi sono”.
Da ragazzo, studiò presso un collegio gesuitico ma ne restò insoddisfatto, tanto da approfondire
autonomamente lo studio delle scienze matematiche; arrivò a stabilire che si potesse applicare il
metodo matematico a tutte le conoscenze.
Il metodo matematico vive quattro fasi:
evidenza, è l’inizio di ogni procedimento matematico, è intuitiva ed indica le caratteristiche di un
fenomeno
analisi, scompone il problema in segmenti concatenati
sintesi, collegamento degli anelli di una catena
enumerazione, verifica finale della successione, affinché sia corretta
Cartesio, tuttavia, semplifica il discorso matematico dicendo che esso consta di due momenti:
intuizione, apprensione immediata della verità
discorso, media l’analisi, la sintesi e l’enumerazione.
A Cartesio si deve, anche, il dubbio iperbolico: la nostra esistenza va considerata come un sogno da
cui ci si sveglia attoniti perché lo si era considerato realtà.
Da qui il filosofo arriva a definire l’esistenza del “genio maligno”, ovvero un dio malvagio che
inganna l’uomo.
Cartesio, inoltre, fonda la teoria della morale provvisoria, seguendo la metafora di se stesso come un
costruttore che, mentre costruisce la sua casa lussuoso, per non vivere sotto i ponti costruisce una
capanna (appunto, un’abitazione provvisoria, in attesa di finire l’altra, definitiva).
La morale provvisoria segue tre regole:
rispetta la religione, le tradizioni e gli usi del luogo in cui si vive: Cartesio credeva che la ragione
si sviluppasse nell’uomo di generazione in generazione, per cui gli usi di una regione sono
attribuibili ad una ragione passata
coerenza: una volta scelta una via, percorrerla senza ripensamenti
adattamento: in un eventuale conflitto tra sé e la realtà, va data ragione alla realtà.
Secondo Cartesio vi è una verità basilare: l’uomo dubita, quindi si può titubare su tutto eccetto che
su questo. Per uscire dal dubbio iperbolico, bisogna sempre ricordare la massimo “cogito ergo sum”,
a cui si arriva per sillogismo:
premessa maggioreci ò che pensa, esiste
premessa minoreio penso
conclusioneio esisto
Il cogito, tuttavia, non è un discors