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LO SGUARDO DELLA LUMACA – ANNUNCIAZIONE. FRANCESCO DEL COSSA 470­72,

TEMPERA SU TAVOLA, Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister

Il secondo saggio è il famoso “Sguardo della lumaca” che ha origine dall’Annunciazione di Francesco del

Cossa del 1470. La lumaca che compare in primo piano è il vero chiodo fisso di Arasse: “Se il pittore l’ha

dipinta così è proprio perchè la si veda! E ci si chieda che cosa ci sta a fare lì”.

Non è normale una lumaca nel sontuoso palazzo di Maria che avanza con occhi attenti sulle

antenne dall’angelo verso di lei, in primissimo piano, nell’ordine e la purezza del palazzo, non è

discreto.

Arasse è convinto che non si tratti di un mero capriccio artistico, ma piuttosto, considerando anche il

grado di eleganza e sofisticatezza del Cossa, di un simbolo ben preciso, anzi, di un simbolo che

contiene a sua volta una sottile critica religiosa, pur se inserita in un contesto del tutto inattaccabile

ed ineccepibile dal punto di vista sacro.

1° ipotesi­­>Basata sulla ricostruzione iconografica: secondo una dotta specialista la lumaca

simboleggerebbe la Vergine, in quanto i primitivi pensavano che la lumaca venisse fecondata dalla

rugiada, la fecondazione divina, veniva quindi paragonata alla fertilizzazione della terra da parte

della pioggia.

Per Arasse è poco probabile­­> lumache rare nelle rappresentazioni, maggiormente presenti nelle

resurrezioni o nelle immagini funerarie.

2° ipotesi­­> Lumaca = Dio in terra. Francesco del Cossa ha voluto simboleggiare con la sua lumaca

la lentezza con cui Dio Padre ha deciso di incarnarsi (e quindi redimere l’umanità) dopo la caduta di

Adamo ed Eva.

Prove: Costruzione prospettica: la lumaca si trova esattamente sulla stessa linea che collega Dio

l Padre (in alto, a sinistra, della stessa dimensione e quasi, perfino, con la stessa forma

della lumaca) alla mano di Gabriele e poi alla lumaca stessa, linea obliqua sulla quale è

costruita tutta l’Annunciazione. Un gioco geometrico troppo studiato e complesso perchè

possa essere casuale.

la lumaca non è dentro il dipinto, quindi non è un semplice elemento iconografico, ma non

l è nemmeno fuori, quindi non è nemmeno un elemento trompe­l’oeil (illusione del reale), ma

si colloca esattamente al limite del dipinto; indica così la sua funzione di simbolo riferito a

ciò che effettivamente sta dentro la cornice, e vuole spiegarci dal bordo quello che

vediamo. Già Filippo Lippi nella sua Annunciazione interpone un oggetto tra Gabriele e

Maria, un vaso trasparente, se la lumaca è simbolo di fecondazione il vaso è simbolo della

verginità. Il vaso segnale il punto d’ingresso dello sguardo entro il quadro.

Colonna che divide la Vergine e l'angelo­­>presenza della divinità nella scena

l dell'annunciazione, si ricollega alla costruzione geometrica: asse Dio, colonna, mano

angelo e lumaca. Espediente già usato da Piero della Francesca

nella sua Annunciazione.

3 ipotesi: la lumaca ci invita a uno sguardo particolare.

l

Cosi come una lumaca nella realtà non è come Maria, allo stesso modo questa Annunciazione non è

come quella avvenuta a Nazareth. 5

La figura non somigliante a Maria della lumaca ci indica che il dipinto stesso è una

rappresentazione non somigliante dell’avvenimento rappresentato.

La lumaca figura dell’inseminazione divina di Maria, ci invita a renderci conto del fatto che

un’Annunciazione non ci farà mai vedere l’oggetto provvidenziale dell’Annunciazione: l’incarnazione

di Dio salvatore.

Cossa segnala il limite della rappresentazione mettendo in scena la lumaca sulla soglia di questa stessa.

Cossa non è l’unico a collocare in questo modo, in margine al dipinto, un animale o un oggetto che

mette in questione lo statuto della rappresentazione.

L’onnipotenza divina si fa gioco della geometria umana. Il raggio dorato parte dalla profondità del cielo e

giunge alla stanza di Maria, s’inscrive sulla superficie con un andamento rettiline, ribadendo la propria

materialità, nega la profondità illusoria dello spazio.

Ciò che assomigli di più alla lumaca è la cavalletta di Lorenzo Lotto sul bordo inferiore di S. Girolamo

penitente, anch’essa è sproporzionata. Segna il punto d’ingresso del nostro sguardo nel dipinto. Non ci

dice cosa guardare ma come.

Cavalletta ottava delle piaghe mandate da Dio sull’Egitto per placcare le resistenza di Faraone. Fissando il

punto dove il nostro spazio si unisce e si scambia con quello del dipinto, ci invita a entrare mentalmente

nel immagine, ad applicarla a noi stessi.

Cavalletta falsa pista, occupano lo stesso posto ma non sono la stessa cosa. La cavalletta è un

animale del deserto

Permeabilità tra il mondo del dipinto e il nostro.

La presenza della cavalletta è logica, ce la aspettiamo, la lumaca no.

­­> La lumaca è un invenzione intellettuale teorica.

Nel dipinto originale la lumaca non appare enorme. È la Vergine che è piccola. Con la sua sproporzione,

la lumaca, in quel punto preciso del quadro mette in scacco la profondità illusoria della prospettiva e

ribadisce la presenza materiale della superficie del pennello, del supporto della rappresentazione.

Cossa non ha cercato di costruire una profondità rigorosa, gli basta fingere questa profondità dietro i

personaggi.

La lumaca ci mostra che non dobbiamo lasciarci incantare dall’illusione di ciò che vediamo, né dobbiamo

crederci.

Con la lumaca il pittore fa crollare il prestigio della prospettiva.

Lumaca simbolo di uno sguardo cieco. 6

UN OCCHIO NERO – ADORAZIONE DEI MAGI, 1564, Pier Bruegel, olio su tavola, National Galley

Londra.

(N.B. Re magi: Gaspare, il re nero; Melchiorre, signore di Saba ;Baldassarre, mitico Re Babilonese)

Nel terzo saggio, “Un occhio nero”, che analizza l’Adorazione dei Magi di Pieter Bruegel il Vecchio, Arasse

vuole confuta l’aura di perfetta sinfonia del dipinto. Lo fa partendo dai dettagli; dettagli quanto mai evidenti

ma che non vengono interpretati per quello che sono proprio perchè inseriti in una composizione dal tono

alto, serio e solenne come l’Epifania (riconoscimento universale dell’Incarnazione della divinità umana di

Cristo ).

Ad uno sguardo più attento e ravvicinato è evidente che il corteo rappresentato non è dotato di quella

altera dignità e austerità che gli dovrebbe competere.

Bruguel ne fece uno spettacolo da fiera paesana. Niente cortei lussuosi, animali esotici, sfarzo i

partecipanti sono dei soldati, quelli che per ordine di erode in seguito compiranno la strage degli Innocenti.

Inquietante è la figura del soldato con l’elmo chino perpendicolarmente sul bambino, che 30 anni dopo lo

umilierà e incoronerà di spine.

Per quanto riguarda i re solo i loro abiti li fanno identificare come tali, non mostrano dignità che distingue

la regal persona. Con cappelli lunghi e sporchi hanno l’aria di hippy svaccati. (pag. 43).

Tali sono la maggior parte dei personaggi dipinti; gli unici che sfuggono al ridicolo sono la Vergine, il

Bambino e il re nero, Gaspare.

Giuseppe fa meno ridere, ma comunque è grasso e si distrae parlando con un contadino.

Soltanto Maria e il bambino trovano la grazia agli occhi del pittore, lei non è una regina dei cieli, però una

giovane semplice castamente vestita ed elegantge, Gesù un po’ grandicello ha assunto una posa naturale

ma ricercata.

Al centro del dipinto queste due figure formano una bolla di calma e dolcezza.

Mentre presenta il bambino con il semplice gesto della mano destra con la sinistra sembra di trattenerlo a

sé. Il bambino con un sorriso prudente guardare il re Magio e consapevole del futuro si stringe alla madre,

la fine è lì pero, come è avvolto nella fascia bianca sarà avvolto nel sudario.

Isolata a destra la figura di Gaspare, il re nero, a differenza dei altri non è grottesco, è composto e a

sottolinearne la verticalità è il mantello. Anche il dono che porta è il più ricercato, caro e raro, è una nave

d’oro, una sorta di caravella in miniatura.

La figura conferisce stabilità all’insieme, equilibrando da sola la lunga diagonale, che partendo

dall’angolo inferiore sinistro, attraversa il corpo del vecchio re Magio e della Madonna e Bambino,

raggiunge Giuseppe e la sua testa inclinata e si perde nel margine superiore destro. Il mantello fa da

spalla al resto della composizione. Le due figure rozze, da ubriaconi, uno con un occhio pesto,

sottolineano la bellezza del re nero.

Ci sono altre 2 versioni, 555 e 565. è l’unica verticale delle tre.

Perché Bruguel ha risparmiato al re nero la comicizzazione?

Non ha nulla di particolare, è un luogo comune per il suo personaggio.

7

Fu Van der Weyden nel 1460 a rapprentare il primo re nero, inizialmente il nero aveva un valore negativo

nella cristianità e veniva rappresentato come schiavo. La sua ascesa a re è un fatto inconsueto: la

dimostrazione della cristianizzazione dell'Africa.

La rappresentazione del Re nero ebbe un grande successo, tanto da riprodurlo in più rappresentazioni.

Il primo re nero italiano è quello di Mantegna nell’Adorazione dipinta per la cappella privata della

marchesa di Mantova, nel 1464, sempre Mantegna dipinse una domestica nera sorridente nel soffitto

della Camera degli Sposi.

Caratteristiche comuni nella rappresentazione di Gaspare: vestiti sontuosi; giovane; defilato.

Lo sguardo di Gaspare è attento, ma gli occhi sono poco visibili, dipinti nero su nero, B. li indica con tre

piccoli tocchi chiari; intensità dello sguardo rivolto a ciò che si vede.

Il motivo dello sguardo, centro della elaborazione tematica di B. ­­> vedere il bambino. Cosa guardano i

Magi? Melchiorre, ancora in piedi, ha gli occhi velati, la palpebra a destra cadente, copre metà occhio,

l mentre l'occhio sinistro, l'aria di non distinguere un granchè.

Baldassare, il più anziano, probabilmente vede poco.

l

­­> Lo sguardo è rivolto al sesso del bambino!

Nel rinascimento esisteva un vero culto del apparato genitale di Cristo e ostentatia genitalia era al centro

di molti dipinti.

Gaspare nostro trasmettitore nel dipinto, trasmette il nostro sguardo sul dipinto, figura di bordo (mostra

non ciò che bisogna vedere, ma suggerisce come guardare ciò che veniva offerto alla vista)

Il ruolo di Gaspare non è soltanto formale, riequilibra la scena, ma anche spirituale. Lui è il solo, assieme a

noi, ad avere, occhi b

Dettagli
A.A. 2016-2017
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sabrina.tavarini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Magnani Lauro.