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Viaggio e stratificazione della società: il Grand Tour

Il viaggio ha assunto fin dalle origine un significato centrale nella comunicazione delle

identità individuali e collettive e abbia occupato quindi un posto centrale nella dialettica

fra identificazione e individuazione. Il Gran Tour è il viaggio di formazione del gentiluomo

inglese fino al tardo Settecento che unisce la tradizione del viaggio cavalleresco del

giovane a quella del pellegrinaggio accademico verso i centro del sapere di Parigi e

Bologna. L’efficacia del Tour è data dal fatto che sancisca la transizione del giovane

all’età adulta e gli permetta di farsi conoscere. Il Grand Tour ha lo scopo di consolidare chi

sei, il tuo rapporto con gli altri aristocratici e la tua entrata in società.

L’altrove qui. Turismo e società-mondo

Il turismo prima di connotarsi come flusso dinamico caratterizzato dallo spostamento

territoriale, ambito privilegiato del consumo e dello svago, viene progressivamente a

caratterizzarsi come una particolare forma di articolazione del rapporto fra qui e altrove,

come processo legato all’interesse per il diverso, per il nuovo, per l’altrove. La categoria

sociologica dello straniera rappresenta l’unità delle due determinazioni e riconosce la

relatività della nozione di straniero. Vuole dire che è il concetto stesso a comprendere

vicinanza e lontananza, estraneo e familiare poiché ora l’essere straniero significa che il

soggetto lontano è vicino. Ognuno è turista e può esserlo ovunque. La figura del turista

comporta lo sganciamento dal riferimento a un contesto specifico, un “dove”. Chiunque

può riconoscersi nel turista se adotta lo sguardo dell’osservatore esterno rispetto ad una

realtà sociale. Il turista sgancia il suo punto di vista, il suo riferimento, da un certo

“dove”, o un “qui” definito, e lo osserva dall’esterno. Nel momento in cui lo osserva come

se fosse esterno da sé, allora sta applicando uno sguardo che chiamiamo turistico. Lo

sguardo turistico si può applicare a tante realtà, anche a quelle che sono strettamente

legati ad un posto o una realtà geografica. In questo contesto nascono le trasformazioni

sociali che portano alla nascita del tempo libero, inteso come tempo liberato dal lavoro. Il

tempo libero è il momento in cui pensare alla realizzazione di se stesso, lontani

dall’alienazione lavorativa, e pensare quindi alle vacanze.

Lo sviluppo turistico segue principalmente quattro tappe:

1. Per tutto il 1800 la prima tappa è stata caratterizzata dalla spinta propulsiva delle

aristocrazie decadenti e dai comportamenti imitativi dell’alta borghesia nel

capitalismo industriale. Il turismo di questo periodo è multi-stagionale, visto l’illimitato

tempo libero della classe aristocratiche (Parigi, Londra, montagna, terme, mare, ecc).

2. Periodo dal 1870 fino alla fine del secolo, ai turisti precedenti si aggiungono i membri

dello strato superiore e dello strato medio dei funzionari e degli impiegati. Si ha quindi

una grande espansione turistica, con grandi alberghi e stazioni marittime.

3. Dal periodo prima della guerra al primo dopoguerra, i protagonisti sono ora gli

occupati dello strato medio-alto che ottengono con il lavoro la loro unica fonte di

sostentamento. Si riscoprono anche i benefici del sole che erano stati persi in passato.

4. Dagli anni Venti del Novecento fino al secondo dopoguerra, i nuovi turisti sono i piccoli

impiegati e i lavoratori.

Queste sono le basi per l’emergenza del turismo di massa e per la sua corretta

definizione che rimanda all’insieme dei processi di diffusione nella società e di

concentrazione nel tempo dei comportamenti turistici. Il turismo di massa è l’esito della

democratizzazione del viaggio, ed è legato al vissuto urano che costituisce la piattaforma

ideale per l’origine dello sguardo turistico di massa. 5/12

Il turismo ha bisogno di certi presupposti culturali, cioè quelli della società moderna.

Esistenza di una prospettiva altrui, riconoscimento dell’altro come alter ego, interesse per

una normalità alternativa, distinzione reversibile fra locale e straniero, normalizzazione

dell’interesse per ciò che non è normale. Il viaggio è una forme di esperienza che può

essere studiata sia in forma teorica sia in forme di ricerca, e abbiamo a che fare con un

concetto che ha valenza metaforica tale da riguardare tutti noi molto da vicino. Lo

sguardo coinvolto ma distaccato dell’approccio scientifico ci serve per canalizzare la

nostra concezione di viaggio e la nostra esperienza. Il termine “viaggio” può avere tanti

usi e ha un carattere ampiamente ancorato al discorso sull’immaginario, ma sono

necessari dei riferimenti storici e teorici per capire come il viaggio viene letto in relazione

all’evoluzione e ai cambiamenti della società. Ci sono diverse condizioni strutturali che ci

permettono di parlare di turismo, che ha a che fare con la società moderna. Il turismo si

incastra alla cultura di massa, perché il turismo di massa ha delle caratteristiche tali da

essere studiati dal punto di vista sociologico; inoltre con la cultura di massa il turismo

diventa un processo economico importante e un fenomeno organizzato. Il turismo ci

serve anche per studiare e capire la differenza di valore all’interno della cultura di massa,

cioè capire che senso diamo all’esperienza che facciamo. Inoltre, il rapporto tra viaggio e

turismo si può definire in rapporto alla società moderna, ma bisogna tenere conto che il

turismo è una pratica dello sguardo, è una declinazione del processo di osservazione. Il

turismo è l’applicazione di una prospettiva esterna di osservazione (non esiste una

destinazione turistica per natura, ma la destinazione viene osservata e questo la

definisce turisticamente). L’idea di partenza è che la realtà sia un costrutto di

osservazione, e le teorie che descrivono il mondo partono appunto da questa

osservazione, che ci aiutano a muoverci all’interno del mondo dell’incomprensibile e

dell’immaginario.

Turismo di massa e cultura del loisir: per una nuova semantica del viaggio

Il turismo di massa assume in sé la due valenze performative del viaggio: l’efficacia

rituale, la tensione verso il contatto perturbativo e trasformativo con l’altrove; e

l’intrattenimento, il gioco, lo svago, la capacità riflessiva, il contatto con la realtà

dell’immaginario. D’ora in poi uomini e donne possono cominciare a partecipare alla

civiltà del benessere e ai consumi, perché il loisir non è più soltanto lo spazio del riposo

ma la possibilità di avere una vita di consumi. Eventi e attività del loisir privilegiano

perciò le dimensioni dell’intrattenimento che si esprime in maniera significativa nelle

vacanze moderne. La cultura di massa rappresenta quindi il culmine del passaggio dalla

stratificazione sociale alla differenziazione funzionale e la ridefinizione del rapporto tra

individuo e società. I luoghi sono scelti per essere visitati a partire da un’anticipazione

estetica, in genere mass mediale. Sguardo costruito tramite segni da collazionare

(stereotipi): l’attrazione non è data tanto dall’oggetto in sé quanto da un segno distintivo,

si costruisce come “edonismo emancipativo”, tipico del consumismo contemporaneo.

Viaggio e turismo nella società contemporanea

Se ognuno è potenzialmente un turista, può esserlo ovunque purché si metta nella

condizione di guardare con occhi stranieri una particolare realtà sociale, che si ponga

come osservatore esterno. L’esperienza turistica va definita allora come quella particolare

prospettiva di osservazione esterna che ci permette di vedere in altro modo una realtà

sociale e che pertanto va interpretata tenendo conto di molteplici fattori che chiamano in

causa anche i cambiamenti del tempo libero. Il turismo è un fenomeno adeguato alla

contingenza del moderno, il superamento del principio di non contraddizione e risponde

alla necessità che la comunicazione si riproduca. Il viaggio è la ricerca dell’altrove, del

diverso in quanto tale, della trasgressione, l’avventura, la sfida, il benessere e l’armonia

con la natura. Il viaggio può essere vissuto come esperienza sensata soltanto in quanto

non contingente, se è in grado cioè di fare la differenza, se fa parte del processo di

individuazione di ognuno. L’esperienza turistica diventa un consumo vocazionale, cioè un

consumo legato al bisogno di orientarsi alle proprie distinzioni soggettive, di

rappresentarsi. Il turista vocazionale applica la prospettiva interna, non tanto e non solo

per affinare lo sguardo turistico, per accrescere cioè la sua carriera turistica, e sceglie

quindi il “vero” e l’”autentico”.

Il viaggio fra immaginario e comunicazione: dalla rappresentazione alla

performance

Si attua un passaggio da un immaginario di stampo rappresentazionista, basato cioè sulla

riproduzione del reale e sulla dominanza della dimensione visiva dell’esperienza; ad un

immaginario di tipo performativo, che produce un tipo di rappresentazione

“costruttivista” per la quale la realtà, del viaggio come del turismo, dipende da chi ne fa

esperienza a cominciare dalla capacita di osservare turisticamente, riconoscendo la

reversibilità del rapporto fra qui e altrove. L’immaginario performativo può ritenersi il

prodotto di processi comunicativi che tendono a privilegiare la dinamica esperienziale,

interattiva, immersiva, sensoriale e tattile. Non esiste un viaggio rappresentazionista o

performativo, è l’immaginario che è di tipo rappresentazionista o di tipo performativo.

Sono le forme dell’immaginario che rimandano alle forme di rappresentazionismo e

performativismo. È dunque l’immaginario e non il viaggio, anche perché il viaggio è

sempre performativo, nel momento in cui lo faccio agisco.

L’immaginario rappresentazionista del viaggio

Quando cambia una prospettiva teorica, anche fenomeni che prima si potevano osservare

attraverso quella prospettiva, cambiano di conseguenza. Quando nasce il turismo

(viaggio scientifico e rinascimentale, Grand Tour, ecc) quello che si mette in forma è uno

sguardo turistico caratterizzato dall’immaginario rappresentazionista, che dipende

dall’epistemologia rappresentazionista, cioè dall’idea pre-scienza del 20esimo secolo. Per

immaginario rappresentazionista si intende l’insieme di immagini, simboli, descrizioni

volte a costruire una rappresentazione fedele e punt

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A.A. 2018-2019
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentinapaci96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e pratiche dell'immaginario e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Gemini Laura.