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FONTI:
anche qui si ragiona come prima: in termini di scadenza, però non col criterio della realizzabilità, ma
quello della esigibilità delle fonti, cioè il tempo di rimborso (tra quanti anni dovrò restituire i soldi che ho
preso in prestitito). 16
N + π = capitale permanente
π + p = capitale di terzi
N + π + p= capitale acquisito K
Capitale acquisito = Capitale investito K
Elaborazione degli indicatori: FASE DUE
Gli schemi di bilancio civilistico sono fissati dalla legge; il bilancio riclassificato invece è fatto dalla prassi
ideato dall'OIC;
Esistono 2 tipi di analisi per lo stato patrimoniale:
• Struttura finanziaria e patrimoniale: si intende lo studio della composizione degli impieghi e delle
fonti (trattati separatamente)
• Situazione finanziaria e patrimoniale: indicatore di situazione: collegare gli investimenti con le
relative fonti; possibilità di valutare (previsioni) a breve o a m/l termine sotto il profilo finanziario
/patrimoniale
Struttura finanziaria: analizziamo prima gli impieghi: (il commento non è facile; sono indici quindi sono
delle percentuali, la somma di entrambe deve fare 100)
• indice di rigidità degli investimenti: tanto più alto è il peso degli immobilizzazioni tanto più la mia
struttura di investimenti si definirà rigida, nella pratica avremo:
immobilizzazioni / capitale investito;
• elasticità degli investimenti: tanto più alta è la % di investimenti in attivo circolante tanto più si dirà
che la mia impresa è elastica, nella pratica avremo:
attivo circolante / capitale investito.
Dipende dal tipo di mestiere preferire la rigidità all’elasticità, non c’è un modello predefinito.
Le fonti: (sono indici, la somma di questi 2 deve fare 100)
• rigidità delle fonti: tanto più è alto tanto più la mia azienda avrà rigidità, cioè avrà una prevalenza di
debiti a m/l termine; nella pratica avremo
capitale permanente / capitale acquisito;
• elasticità delle fonti: tanto più è alto tanto più la mia azienda avrà elasticità, cioè avrà una
prevalenza di debiti a breve termine; nella pratica avremo:
passività correnti / capitale acquisito.
a differenza degli impieghi dove dipendeva dalla natura della impresa se si preferisce rigidità o elasticità qui
è diverso; si preferisce rigidità perchè i debiti è meglio averli a lungo termine che a breve. (dipende
comunque dal tipo di investimenti, regola generale: devo sempre coordinare finanziamenti con fonti allo
stesso tempo).
Situazione finanziaria: abbiamo 8 indicatori: 4 margini e 4 indici. I margini sono:
• capitale circolante netto: investimenti nell’anno - fonti nell'anno: dev'essere ≥ a zero se è sotto lo
zero è male, sopra bene (non di troppo); se è positivo vuol dire che ho fatto bene i conti, cioè mi sono
indebito a breve termine per fare investimenti a breve termine; in pratica: attivo circolante – passività
correnti;
• margine di tesoreria: indica che nell'arco di un anno facendo affidamento SOLO su liquidità
immediate e differite, riuscirei comunque a far fronte ai miei costi (si presuppone che il valore del
mio magazzino sia zero).
Anche qui dev'essere ≥ a zero (anche se è < non è detto che sia male; se lo è, la situazione finanziaria
di breve periodo non è detto che sia brutta perché c'è ancora il CCN che se è buono allora non ci
sono problemi); in pratica: Li + Ld – passività correnti;
questi 2 sono margini di breve periodo.
• Margine di struttura (m. di struttura primario): esso ci dice che se solo grazie al patrimonio netto
sono riuscito a finanziarmi i miei investimenti. Se è ≥ a zero è un sogno (vorrebbe dire che per
finanziarmi non ho dovuto indebitarmi), ma è difficile e se è minore non devo preoccuparmi perché
ci sono ancora le passività consolidate (infatti se questo va male il margine seguente mi copre); in
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pratica avrò: patrimonio netto - immobilizzazioni
• Capitale circolante netto (anche margine di struttura secondario; a differenza del primo margine qui
si guarda il m/l termine): capitale permanente - immobilizzazioni
Per ciascuno di questi margini è correlato un indice (stesse cifre solo che qui divido i numeri e non li
sottraggo); è utile calcolare l'indice perché ci dice dei valori relativi (il margine valori assoluti) che spiegano
meglio le caratteristiche delle imprese: esprimono i rapporti di proporzionalità fra numeratore e
denominatore (per tutti e 4 non c'è un valore ottimale ma più alto è meglio è). Sono:
• Disponibilità: capitale circolante lordo/passività correnti;
• Liquidità: liquidità immediate e differite/passività correnti;
• Autocopertura: patrimonio netto/immobilizzazioni;
• Copertura: capitale permanente/immobilizzazioni.
STRUTTURA e SITUAZIONE PATRIMONIALE: dal punto di vista patrimoniale non c'è distinzione
struttura/situazioni, gli indicatori li mettiamo quindi tutti assieme.
• Indipendenza finanziaria: esprime una parte dell’equilibrio patrimoniale: ci dice se la quota di
patrimonio netto è soddisfacente o no; il suo complemento (il restante del %) sono i debiti. Il valore
"giusto" è il 50% (pochissime sono così in italia, storicamente era più conveniente indebitarsi quindi
ora il valore giusto è > 20%).
Si chiama così perché la mia fetta di patrimonio netto mi libera dalle influenze dei miei creditori e
quindi sono indipendente. Nella pratica è p. netto/capitale acquisito;
• Solidità del capitale sociale: esprime la parte restante dell'equilibrio patrimoniale: esso infatti
dipende dall'indipendenza finanziaria e dalla crescita del p. netto (può crescere aumentando il cap.
sociale oppure non distribuendo i dividendi ai soci); i soci però nel primo caso devono spendere
quindi si preferisce il secondo modo: perciò l'indicatore ci dice la capacità del patrimonio netto di
crescere (in maniera autonoma) tenendo fermo il capitale sociale. Se è uguale a 1 vuol dire che nel p.
netto c'è solo capitale sociale (situazione possibile nei primi anni di vita), se > 1 è bene; < 1 male
perchè vuol dire che ci sono state gravi perdite che hanno intaccato il capitale sociale. < 0 situazione
di deficit patrimoniale, patrimonio netto negativo. Nella pratica è p. netto/capitale sociale;
• Patrimonio netto tangibile: è un margine: ci dice se il p. netto basta a coprire le imm. Immateriali,
che senso ha farlo? Le imm. sono investimenti a m/l termine e sono considerati tra i più rischiosi
(non hanno materialità, il valore di iscrizione è aleatorio. Tra essi i costi pluriennali sono i più
pericolosi perché non li puoi vendere e soprattutto perché esse non valgono nulla perché molte volte
con un truschino servono a mascherare dei costi capitalizzando qualcosa che non c'era bisogno di
capitalizzare) nel m/l termine e quindi in quanto più rischiosi dovrebbero essere coperti con la
migliore fonte di finanziamento: il p. netto (perché non mi costi nulla in interessi).
In particolare serve a:
vedere se riesco a finanziare col solo p. netto gli investimenti col più basso grado di realizzo;
vedere a quanto ammonterebbe la mia ricchezza se la senza le immobilizzazioni;
Dev'essere > 0; in pratica patrimonio netto – immobilizzazioni immateriali.
CONTO ECONOMICO: bisogna incrociare dati di natura economica con quelli di natura finanziaria;
dobbiamo riclassificare il c/e: più semplice dello stato patrimoniale. C'è ne sono diverse di riclassificazioni
(ma comunque hanno in comune il voler dettagliare l'ultima riga del c/e cioè il reddito netto, cioè la somma
algebrica di tutte le voci) noi ne vedremo solo una.
Partiamo quindi dall’ultima riga, il reddito e lo scomponiamo in cinque parti ognuna delle quali rappresenta
un area della gestione d’impresa:
1. reddito operativo: parla della gestione caratteristica, o tipica o operativa: qui ci sono tutte quelle
attività finalizzate a produrre beni o servizi "core" dell'azienda. Il reddito che ne viene fuori è
chiamato: reddito operativo (EBIT. A - B del bilancio civilistico è molto simile; differente perché ci
sono assieme oneri e proventi atipici e tipici);
2. oneri e proventi atipici: gestioni secondarie delle attività satellite all'attività core;
3. oneri e proventi finanziari: operazioni finalizzate all'acquisizione delle fonti di finanziamento e
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degli impieghi;
4. oneri e proventi straordinari: operazioni che non si ripetono di anno in anno;
5. gestione tributaria: tasse e imposte.
Ricavi tipici: A – A 5 (se ha ricavi atipici, se nell’es non c’è scritto nulla non faccio niente)
Costi tipici: B – B 14 (stesso discorso di sopra).
Reddito operativo: ricavi – costi.
Ricavi atipici: A 5
Costi atipici: B 14
Reddito gestione atipica: ricavi – costi.
Proventi finanziari: C 15 + C 16 + C 17bis (questa la metto solo se ha segno positivo) + D 18
Oneri finanziari: C 17 + C 17bis (se ha segno negativo) + D 19
Reddito gestione finanziaria: proventi – oneri.
Reddito gestione corrente: r. operativo ± r. gestione atipica ± r. gestione finanziaria.
Proventi straordinari: E 20
Oneri straordinari: E 21
Reddito gestione straordinaria: proventi – oneri.
Reddito ante-imposte: reddito gestione corrente ± reddito gestione straordinaria
Redito netto: reddito ante-imposte – imposte
Analisi di redditività nel c/e: la redditività può essere definita come la stabilizzata (deve riproporsi di anno
in anno) attitudine dell’impresa a garantire una congrua remunerazione al capitale.
È diversa dal reddito: dipende da esso, ma è ponderato sulle fonti che l'hanno generato. Un indice sintetico
ma al suo interno molto complesso che esprime molti concetti.
L’analisi di redditività rappresenta il sistema degli indicatori che consente di comparare:
• flussi di ricavi e di costi originati dalla dinamica della gestione;
• impieghi di capitale.
Quando calcoli un indice di redditività a numeratore ci sarà sempre un reddito; al denominatore metterò il
valore del capitale che ho investito che mi ha permesso di raggiungere il reddito che c'è al numeratore.
Faremo solo 2 indici di analisi di redditività:
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