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-RITRATTI IN FORMA DI AUTORITRATTI E AUTORITRATTI IN FORMA DI RITRATTI.
Ci sono sia ritratti in forma di autoritratti (nel casi di Marzia rappresentata mentre dipinge il suo
autoritratto), sia autoritratti in forma di ritratti come quadri già dipinti (Perugino al Cambio di
perugia).
-AUTORITATTO MENTALE E AUTORITRATTO COME NEGAZIONE DI SOGGETTIVITA'
Vi sono molti autoritratti che mirano a una discreta somiglianza fisica e ve ne sono altri che senza
venir meno a questa somiglianza si autoraffigurazione fisica, vogliono essere sopratutto
l'espressione di un'emozione interna, di un sentimento.
Che dire poi dell'autoritratto mentale: l'artista non vuole rappresentare il suo volto, ma vuole dare
un volto alla sua anima, al suo mondo interiore, al suo stato mentale. Ci troviamo di fronte ad un
autoritratto come oggettivazione della psiche dell'autore. In questi casi il concetto fisico è
secondario (Bacon).
Un altro caso è quello dell'autoritratto somigliante fisicamente ma la cui valenza non è
psicologicamente quella di un'autorappresentazione. L'artista si serve del proprio corpo e del
proprio viso per esprimere concetti, condizioni, tematiche che hanno poco a che fare con la propria
persona (Wharhol, Magritte).
-AUTORITRATTO E POETICA FUNZIONALE.
L'idea poetica funzionale può essere asociata a quella che possiamo definire una semplice pulsione
autobiografica, cioè al fatto che l'artista si rappresenta comunque attraverso la propria opera,
sentendo che fisicamente gli appartiene, come nel caso della scrittura.
-AUTORITRATTO E PULSIONE AUTOBIGRARICA.
Una distinzione va fatta per L'AU. Inteso come riproduzione grafica della propria immagine e
quello di universale pulsione autobiografica,
Un arista può riprodurre nell'opera qualcosa che appartiene al suo mondo: come oggetti o figure che
alludono al suo privato. Alte volte questa pulsione autob. Si esprime semplicemente nel bisogno di
lasciare una traccia del proprio vissuto attraverso l'opera, come prolungamento del se.
-L'AUTORAPPRESENTAZIONE PREFISIGNOMICA E L'AUTORITRATTO COME
IMPRONTA.
Autorit. Che nascono dalle impronte, lasciate ANCHE senza intenzione, ma che possono essere
sentite come testimonianze esplicite di un corpo e del suo passaggio. L'impronta rispetto all'ombra o
al riflesso possiede una fisicità, una materialità, che è per si se una oggettivazione dell'io, del corpo
che lo rappresenta.
L'impronta, a differenza dell'ombra o del riflesso, può contare su una sua autonomia e su una
stabilità e una durata che la rendono indipendente dell'oggetto che l'ha marcata: l'impronta esiste
anche quando l'oggetto è assente.
Quando l'uomo decide intenzionalmente di lasciare una propria traccia, come per testimoniare il suo
passaggio, prevede l'uso dell'impronta per essere inequivocabilmente associata alla propria persona.
-OMBRA E RIFLESSO.
Il ritratto e l'autori. Come impronta sono strettamente associati al motivo dell'ombra e del riflesso.
L'impronta assicura la durata, lo specchio la somiglianza e l'ombra la continuità. Il profilo
dell'ombra è collegato all'origine del ritratto, mentre la frontalità dello specchio e del suo riflesso
dell'autorit.
L'ombra non supporta bene la frontalità dell'autorit, riducendosi ad una macchia nera priva di
riconoscibilità fisionimica.
-GLI AUTORITRATTI NON RITRATTI E IL MECCANISMO DELLA PROTEZIONE.
Alcune volte si parla di autoritratto con opere che non hanno nulla dell'autroritratto.
Secondo RELLA, la stanza da letto di VAN GOGH sarebbe autoritratto. Sopratutto il Campo di
grano con corvi è un autoritratto che rende conto di una verità oggettiva: l'autoritratto al pari
dell'autobiografia può elaborare i suoi contorni senza però che tutto diventi autoritratto. E' un idea
di identificazione.
I meccanismi di identificazione nella misura in cui l'artista si identifica negli oggetti, persone e
situazioni e che rappresentando quelle figura rappresenta se stesso. Ci troviamo nell'ambito della
poetica dell'artista come ad esempio ANTONIO LIGABUE che aveva un rapporto stretto come la
natura e con gli animali e si può dire che quando dipinge gli animali egli infondo dipinge se stesso
come animale. Anche le nature morte di Frida Kahlo ( <3 amore mio grandissimo ti amo), fungono
da autoritratti.
Nei bambini e nei malati mentali, con un psichismo più elementare e originario, si solito non c'è una
immediata pulsione alla rappresentazione della propria immagine ma tendono a rappresentarsi
attraverso immagine e figure (alberi, case, animali, etc).
-AUTOBIOGRAFIA E AUTORITRATTO.
Potremmo pensare a una omologia sul piano psicologico tra autobiografia e autoritratto.
Ma ci sono differenza nel pensiero visivo e quello verbale: il primo è più vicino all'inconscio ed è
più diretto ed emozionale, invece il secondo è più articolato e descrittivo e quindi più simile ad un
pensiero cosciente. L'uomo attraverso l'autobiografia e l'autoritratto intente sempre comunicare
qualcosa e la parola è il veicolo privilegiato per esprimere la consapevolezza della complessità delle
cose. Nel caso della pittura d'autore, con il controllo dell'immagine formale con l'uso di codice etc,
è molto forte e quindi può risultare anche qui ingenuo parlare di comunicazione primitiva-
emozionale.
Il generale impatto emotivo di un immagine, comunque, è più violento e meno contenibile dei un
testo scritto.
Rappresentarsi attraverso le parole e l'immagine non è la stessa cosa. La scrittura risulta più adatta
perché permette di descrivere dettagli, la pittura o la fotografia invece nell'immagine racchiude
specificità e frammentarietà. Infatti ogni autoritratto costruisce un momento particolare di vita di un
artista, incompiuto rispetto al contento INTERO della sua vita.
L'esempio di REMBRANDT, ha lasciato autoritratti pieni di segni autobiografici Passa in rassegna
tutta la scala delle emozioni e delle reazioni fino alla smorfia. Il volto viene inteso come
rappresentante simbolico-espressivo dei sentimenti. Si cala in ruoli sempre più diversi cambiano la
propria posizione sociale.
La scrittura consente di comunicare il senso della durata, la momoria è cioò che da continuità alla
nostra esistenza. Non è possibile ottenere lo stesso risultato con l'autoritratto figurativo, è il gesto di
un particolare momento, il momento di quando viene dipinto.
L'autoritratto come ritratto personale è molto difficile, deve rappresentare la nostra immagine come
soltanto noi la conosciamo bene, ma anche il nostro stato d'animo e la nostra condizione
esistenziale.
-DIVERSI INTENZIONI DELL'AUTORITRATTO:
1- Per sconfiggere la morte: lasciare un'immagine di se che sopravvive al tempo.
2-Il grado zero dell'autoritratto:
.l'immagine corrisponde soltanto all'oggettivazione del riflesso nello specchio, ed è un modo per
testimoniare il proprio esserci, blocchiamo l'immagine evanescente.
.costruzione originaria del proprio io attraverso la scoperta e l'identificazione con l'immagine
speculare.
3- Dio crea l'uomo a sua immagine e somiglianza, nell'idea e nel gesto dell'autoritratto c'è un
implicazione di onnipotenza. Troviamo il gesto del creatore.
4- Autorti. D'occasione: ?
5-Implicazioni sociali:
.fase 1: semplice oggettivazione del riflesso allo specchio.
.fase 2:relazione con la propria immagine, quando l'immagine è riconosciuta come propria si
ripropone nel rapporto con gli altri e come gli altri la guardano.
.fase3: la nostra immagine riguarda gli altri e noi stessi.
6-
.AUTORITRATTO NARCISISTICO: farsi l'io dell'uomo
.D'OCCASIONE: ci sono delle tappe importanti sia a livello soggettivo che oggettivo.
.COME MONUMENTO: segue le tappe importanti della vita di una persona, assume valore
retrospettivo come svolta radicale.
.COME RICERCA DEL SE': come mezzo di autoanalisi e può avere valore riparativo (artiterapie).
- CAP.2
- IL RAPPORTO DELL’UOMO CON LA PROPRIA IMMAGINE
Definizione di autoritratto: si intende riproduzione intenzionale della propria immagine .
Possiamo parlare di autoritratto anche in relazione al problema al rapporto con l’uomo con la
propria immagine, rapporto complicato e tormentato.
-IDENTIFICAZIONE CON IL PROPRIO RITRATTO.
Rientra anche il problema dell’identificazione con il ritratto, o meglio con l’immagine di se che
il ritratto rappresenta. Bisogna distinguere 3 momenti : il rapporto con il ritratto prima che
venga realizzato, durante l’esecuzione, dopo che è terminato.
1-C’è il rapporto a monte, che precede l’esecuzione del ritratto. Il soggetto decide di farsi
ritrarre, da un pittore o fotografo. Il modello può essere ESTERNO che risponde all’esigenza di
tipo storico-culturale e quello INTERNO a cui il ritratto o l’autoritratto si deve conformare per
la questione dell’immagine interna.
2-C’è il rapporto con il ritratto durante la sua esecuzione: è importante tenere conto della
relazione con il pittore e del bisogno del soggetto di indurlo ad adeguarsi alle sue aspettative.
Ma c’è anche il problema al rischio di subire il ritratto.
3-C’è il rapporto con il ritratto fisico: può essere di rifiuto o di mancato riconoscimento. Un
ruolo importante è la sorpresa che può portare sia al rifiuto che all’accettazione.
-LA NOSTRA IMMAGINE INTERNA.
Un elemento centrale nel determinare la problematicità della propria immagine è dato dal
rapporto con la nostra immagine interna, cioè l’immagine che ciascuno di noi ha con se stesso,
del proprio corpo de del proprio volto. E’ proprio con questa immagine che ci dobbiamo
confrontare ogni volta che ci confrontiamo con la concreta rappresentazione della propria
figura. Questa immagine interiore diviene in un certo senso il modello di riferimento a cui
mettiamo in confronto i nostri ritratti, sia nel senso concreto della raffigurazione sia nel senso
dell’immagine e della maschera.
Il prima elemento che ci permette di concretizzare questa visione interna è il fatto che ciascuno di
noi ha un preciso senso del sé e del proprio corpo, è quella che viene definita SENSIBILITA’
PROPRIOCETTIVA”. La propriocezione è la consapevolezza di avere un corpo che ci appartiene e
coincide in qualche misura, o ha strettamente a che fare, anche con il senso della nostra identità,
perché noi siamo prima il nostro corpo.
No