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Principi della comunicazione
1) Impossibilità di non comunicare: ogni comportamento, intenzionale o no, ha un valore di messaggio. Anche il silenzio esprime significati, comunica.
2) In ogni comunicazione vi è sempre un aspetto di contenuto e uno di relazione:
- Il primo si risolve nelle notizie trasmesse.
- Il secondo riguarda i comportamenti mediante i quali sono fornite le informazioni.
3) Punteggiatura della sequenza di eventi: partendo dal presupposto che tutti noi siamo diversi, ciò comporta anche una costruzione di una propria versione, in quanto ognuno di noi filtra le informazioni in base al proprio modo di essere.
4) Comunicazione numerica e analogica:
- Numerica: verbale, astratta, ha una sintassi logica alquanto complessa.
- Analogica: racchiude ogni comunicazione non-verbale, intendendo con ciò non soltanto i movimenti del corpo ma tutto il complesso di fenomeni fisici, psichici, vocali e il contesto in cui essi hanno luogo.
- La comunicazione può essere SIMMETRICA o COMPLEMENTARE:
- Simmetrica: basata su una condizione paritaria (linguaggio tra due studenti)
- Complementare: basata sulla disuguaglianza (es. madre e figlio), in cui colui che si trova nella posizione di dominanza possa dare l'inizio all'azione; mentre l'altra segue passivamente la comparte.
- DALLE SLIDE:
- COMUNICAZIONE VERBALE (ha meno incidenza): contenuti verbali che trasmettiamo agli altri
- COMUNICAZIONE NON VERBALE-ANALOGICA: comportamento spaziale, contatto corporeo, postura, gesticolare, espressione facciale...
- COMUNICAZIONE PARAVERBALE: aspetti di contorno del processo educativo: tono della voce, ritmo, volume...
- Gli ultimi due aspetti (AREA RELAZIONALE) rappresentano circa il 93% di successo per una comunicazione autentica.
1.6 La COMUNICAZIONE EDUCATIVA (pgg 69-80)
Necessità di insegnare a...
comunicare: urgenza di APPRENDERE A DIALOGARE in maniera corretta, per compiere un cammino formativo, idoneo a ripristinare la primarietà della progettazione educativa ed a CONDANNARE L'IMPROVVISAZIONE.▪ Importante cercare di delineare una PEDAGOGIA DELLA COMUNICAZIONE EDUCATIVA che venga assunta con le dovute modificazioni metodologiche ed operative, dalla famiglia, dalla scuola e dai vari organismi educativi, CONTRIBUENDO ALLA CORREZIONE DELL'ASSETTO RELAZIONALE vigente nell'attuale società.
La comunicazione in ambito pedagogico non si riduce a semplice flusso d'informazioni: chiede di ▪ essere sostanziata di SIGNIFICATI ESISTENZIALI, DI FINALITÀ ONNICOMPRENSIVE, DI VALORI META TEMPORALI.
- PERCIÒ LE RELAZIONI NON SONO MAI NEUTRE, VOGLIONO DIRE SIGNIFICATI.
▪ Se ci si ferma soltanto alla tecnica comunicativa, prescindendo dalla dimensione di senso, che inerisce alle relazioni interpersonali, si ha la COMPLETA MECCANIZZAZIONE DEL
RAPPORTO di significazione, con il grave rischio di sminuire il valore della coscienza personale.
La comunicazione non esiste se non si ha "coscienza di una coscienza", quindi se non c'è l'intenzione personale di voler stabilire con un'altra persona un rapporto di significazione e di averne cura, evitando di ridurlo a semplice scambio meccanico di notizie.
Sotto l'aspetto pedagogico la comunicazione è da collegare sempre alla LIBERA INIZIATIVA DEL SOGGETTO INTERESSATO.
La comunicazione è frutto d'intenzionalità, è un atto guidato dalla coscienza, persegue finalità onnicomprensive di crescita.
Comunicare non è uno scambio di contenuti ma è anche una CREAZIONE DI RAPPORTI RECIPROCI.
Se vogliamo orientare una comunicazione verso finalità formative bisogna mirare all'edificazione di un rapporto interpersonale che abbia alla base la COOPERAZIONE, secondo
modalità rispondenti all'età dei soggetti coinvolti.➔ In questo caso la libertà è una via per poter dare avvio ad una unione, collaborazione.➔ Da tutto ciò emerge: integrazione comunicativa, la quale si manifesta in termini di avvaloramento delle caratteristiche personali nell'unità dialogica costituita.▪ Importante risulta stabilire legami di reciprocità, senza i quali diventa impossibile che avvenga un scambio interpersonale e una vera dinamica di crescita individuale e sociale.➔ In questo modo i due coinvolti diventano significativi soggetti autonomi.➔ Ciò chiarisce meglio il rapporto educativo ed il conseguente schema di comunicazione attivato, in cui l'adulto ha il compito di facilitare nel dispiegamento delle sue potenzialità l'educando.▪ Esige impegno, il quale è indispensabile, da parte dei soggetti interessati, da rivolgere sia nella delineazione di sé stessi comepersone autentiche sia nel modo di situarsi nei rapporti intersoggettivi.
Ovviamente non tutte le fasi, i tempi, i ritmi della comunicazione educativa hanno la medesima intensità d'impegno. l'EDUCATORE, il quale ha come obiettivo di promuovere.
Questo tema interessa soprattutto l'educando ad AUTOREALIZZARSI mentre questi consolida dei legami sulla base della reciprocità. comparti di DARE E DI RICEVERE: capaci di porsi nei confronti dell'altro sia come soggetto sia come oggetto.
Ciò evita di considerare in senso strumentale e di dominio colui che è nella posizione di oggetto. Non ci si pone mai su di un vettore unilaterale, bensì sulla DIMENSIONE ESISTENZIALE DELLA RECIPROCITÀ.
Proprio qui si dovrebbe fondare il CONCETTO DI VALUTAZIONE.
Capitolo 2: LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE COME COMPONENTE PRIVILEGIATA DEL DISCORSO PEDAGOGICO (pgg 81-188)
2.1 centralità e circolarità della
intorno al tema delle TECNICHE EDUCATIVE.relazione educativa (pgg 81-93)
Il discorso pedagogico, nel corso della storia, ha subito una molteplicità di revisioni, ripensamenti, approfondimenti.
a) Atmosfera educativa dialogica- Sino al secolo XV: rapporto educativo ADULTOCENTRICO
Il discorso pedagogico esaltava la figura dell’ADULTO. La sua azione era di natura autoritaria, Quindi l’educando era considerato un elemento passivo, colui che riceveva colui che direttiva. l’adulto impartiva. Educazione come forma di indottrinamento.
- Verso il XVI secolo: rapporto educativo PUEROCENTRICO
Emergono figure pedagogiche fondamentali tra cui Rousseau. Si incominciò a mostrare un interesse sempre più forte nei confronti del BAMBINO. Perché?
Affinamento delle conoscenze psicologiche Conseguente avvaloramento della libertà personale.
I due indirizzi nel corso della storia non si sono succeduti in modo lineare: si impongono spesso l’uno sull’altro.
- XIX secolo: cresce attenzione
- Disinteresse circa il problema dei fini e dei valori
- Maggior peso alle scienze empiriche e sperimentali
- Risalto allo sviluppo della sfera cognitiva e sminuisce la formazione di altri settori della personalità individuale
- ADULTISMO: tendenza ad attribuire al minore caratteristiche operative che non rispettano la sua età e le sue reali capacità, si pretendono dei rendimenti superiori alle sue potenzialità.
- INFANTILISMO: svalutare le possibilità e le capacità dell'educando.