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8. L'ARTE OCCIDENTALE NEL CROGIOLO DI FUSIONE:

Il periodo dopo la caduta dell'impero romano è conosciuto con il nome di "età delle tenebre".

Questo periodo dura quasi cinquecento anni, dal 500 al 1000. In questi anni non sorge uno stile

chiaro e uniforme, ma piuttosto vi è un conflitto di un gran numero di stili diversi. Fu questo un

periodo oscuro e discontinuo. In questi cinque secoli, particolarmente nei monasteri e nei

conventi, vissero uomini e donne che amavano la cultura e l'arte e che avevano una grande

ammirazione per le opere del mondo antico che erano state poste in salvo in biblioteche e forzieri.

A contrastare i sacrifici di questi monaci intervenivano invasori armati con idee diverse dalle loro,

come le tribù teutoniche, i goti, i vandali, i sassoni, i danesi e vichinghi, che compivano scorrerie

e saccheggi. Essi furono davvero barbari, ma ciò non significava che non avessero un sentimento

della bellezza o un'arte loro propria. Avevano artigiani esperti nella raffinata lavorazione dei

metalli, ed eccellenti scultori in legno (potevano essere paragonati ai maori neozelandesi [22]).

Amavano schemi complicati che includevano corpi contorti di draghi o misteriosi intrighi di

uccelli.

101. Testa di drago (820 ca): Intaglio ligneo rinvenuto a Oseberg, in Norvegia. È una figura di

drago intagliato che era presente sulle slitte e sulle navi vichinghe. Queste figure non servivano

soltanto a scopi decorativi, ma anche per esorcizzare gli spiriti maligni.

100. Chiesa di Tutti i Santi a Earls Barton nel Northamptonshire, Inghilterra (1000 ca):

Torre sassone a imitazione di una struttura in legno. I monaci e i missionari dell'Irlanda Celtica e

dell'Inghilterra costruirono chiese e campanili in pietra che imitavano le strutture in legno

eseguite dagli artigiani locali, ma i monumenti più sorprendenti sono alcuni manoscritti miniati in

Inghilterra e in Irlanda durante il VII e l'VIII secolo.

103. Pagina dell'Evangeliario di Lindisfarne (698 ca): Si tratta del famoso Evangeliario di

Lindisfarne miniato nel regno di Narthumbria. Si vede la croce composta da una trina

incredibilmente ricca di draghi e serpenti allacciati, sullo sfondo di un disegno ancora più

complicato. È incredibile vedere come non vi sia la minima confusione e come, anzi, i vari

schemi corrispondano esattamente l'uno all'altro, formando un'armonia complessa di disegno e

colore. Questa è una prova che gli artisti, eredi della tradizione indigena, non mancano di abilità e

tecnica.

102. San Luca (750 ca): Miniatura di un Vangelo. È sorprendente vedere come gli artisti trattano

la figura umana nei manoscritti inglesi e irlandesi. Non sembrano delle vere figure, ma bizzarre

trame fatte di forme umane. Molto probabilmente l'artista si è valso di qualche esemplare trovato

in un'antica Bibbia, adattandolo al proprio gusto. Mutò le pieghe dell'abito in una specie di intrigo

di nastri, i ricci della chioma e perfino le orecchie involute, mutando così il volto in una maschera

impassibile. Le figure degli evangelisti e dei santi sono rigide e grottesche, quanto gli idoli

primitivi, questo dimostrava come fosse difficile per gli artisti cresciuti nella tradizione indigena

adeguarsi alle nuove esigenze dei testi cristiani.

104. Cattedrale di Aquisgrana (consacrata nell'805): Questa chiesa è stata fatta costruire da

Carlo Magno nella sua residenza ad Aquisgrana (Germania). Si tratta di una copia abbastanza

fedele di una chiesa famosa costruita a Ravenna trecento anni prima.

105. San Matteo (800 ca): Miniatura di un Vangelo, dipinta probabilmente ad Aquisgrana. La

figura mostro una pagina di un Vangelo vergata alla corte di Carlo Magno, rappresenta la figura di

San Matteo che scrive il Vangelo. Il modo in cui il santo è drappeggiato nella sua toga ci dimostra

che l'artista medievale si è sforzato per quanto poteva di produrre degnamente un modello

ammirato.

106. San Matteo (830 ca): Miniatura di un Vangelo, dipinta probabilmente a Reims. Questa

miniatura la possiamo confrontare con la miniatura della figura 105 e possiamo vedere che la

mano sinistra regge un calamaio ed è posata sul leggio e la destra stringe la penna; possiamo

confrontare inoltre i piedi e perfino il drappeggio che volge le ginocchia. È evidente che, mentre

l'artista della figura 105 aveva fatto del meglio per copiare con la maggiore fedeltà possibile

l'originale, l'artista della figura 106 non voleva rappresentare l'evangelista come un qualunque

studioso, tranquillamente seduto e al suo scrittoio. Per lui San Matteo era un ispirato che

trascriveva il verbo divino. L'artista, che voleva rappresentare un momento inebriante, ha

disegnato un santo con gli occhi spalancati e sporgenti, con le mani enormi e un'espressione

intensamente concentrata. Notiamo inoltre un gioco di pennellate a formare il drappeggio, con

linee svolazzanti e pieghe aggrovigliate, e trapela uno stato d'animo fortemente eccitato. Sta

nascendo in questo periodo un'arte nuova. Abbiamo visto come gli egizi avevano disegnato ciò

che sapevano che esisteva, i greci ciò che vedevano, nel medioevo l'artista impara a esprimere

nella sua opera ciò che sente. Infatti questi artisti non tentavano a fare cose somiglianti, ma

volevano trasmettere ai loro confratelli di fede il contenuto e il messaggio della storia sacra.

107. Cristo lava i piedi degli apostoli (1000 ca): Dall'Evangeliario di Ottone III. Questa figura è

tratta da un Vangelo, illustrato (o come si diceva "illuminato") in Germania. Rappresenta

l'episodio narrato nel Vangelo secondo Giovanni, quando Cristo, dopo l'ultima cena, lavò i piedi

ai discepoli. L'artista voleva rappresentare solo la stanza in cui si svolge la scena. Egli collocò le

figure principali davanti ad un luminoso sfondo dorato: il moto implorante di San Pietro, il pacato

gesto di Gesù. Un discepolo a sinistra si sta togliendo i sandali, un secondo reca una bacinella, gli

altri si affollano dietro San Pietro. Gli occhi di tutti sono fissi verso il centro della scena.

All'artista non interessa che la bacinella non sia proprio rotonda o che la gamba di San Pietro sia

contorta, egli era solo preoccupato di dare il messaggio dell'umiltà. Questa scena si può

confrontare con la figura 58, dove in Grecia era stata scoperta l'arte di rappresentare "i travagli

dell'anima". Qui l'artista ha interpretato in modo diverso tale obiettivo, ma si vede che si tratta di

un erede di quell'arte.

108. Adamo ed Eva dopo il peccato originale (1015 ca): Particolare delle porte in bronzo della

cattedrale di Hildesheim, in Germania. Rappresenta Dio nell'atto di avvicinarsi ad Adamo ed Eva

dopo il peccato. Dio punta il dito verso Adamo, Adamo verso Eva ed Eva verso il serpente, a

dimostrare il passaggio della colpa. Il significato è così evidente che non si pensa alla bellezza di

questo bronzo.

Non si deve credere che tutta l'arte di questo periodo abbia servito solo idee religiose. Nel periodo

medievale non furono costruite soltanto chiese, ma anche castelli, che però, a differenza delle

chiese, furono distrutti e rimossi. Un esempio di pittura decorativa di questo periodo è la

Tappezzeria di Bayeux.

109 e 110. Tappezzeria di Bayeux: re Aroldo presta giuramento al duca Guglielmo di

Normandia e riparte per l'Inghilterra (1080 ca): Illustra la storia della conquista normanna. La

Tappezzeria è una cronaca figurata dell'arte orientale e romana (per esempio la Colonna Traiana

[78]) e racconta in modo vivo la storia di una campagna militare e di una vittoria. Nella figura

109 vediamo Aroldo che presta giuramento di fedeltà a Guglielmo. Guglielmo sul trono che

osserva Aroldo mentre stende la mano in segno di giuramento sulle reliquie sacre. Nella figura

110 è rappresentato Aroldo che ritorna in Inghilterra. Si nota sul balcone un uomo, che con le

mani fa schermo agli occhi, per scorgere in lontananza l'arrivo della nave di Aroldo. Tutte le

figure sono piuttosto goffe e sembrano piccoli manichini disegnati. L'artista medievale, quando

non aveva un modello da copiare, faceva dei disegni piuttosto infantili, però riusciva a raccontare

precisamente una storia.

9. LA CHIESA MILITANTE:

I normanni, invasori, portarono con sé un progredito stile architettonico. I vescovi e i nobili

dell'Inghilterra, fecero costruire abbazie e cattedrali e lo stile con cui vennero costruite fu

chiamato stile normanno in Inghilterra e stile romanico sul continente. Le chiese servivano

affinché la domenica e durante le funzioni religiose gli abitanti della città si incontrassero. La

chiesa era spesso l'unico edificio di pietra entro un raggio di parecchie miglia e l'unica

costruzione notevole, e il suo campanile era un punto di riferimento per chi veniva da lontano. Le

chiese venivano costruite più o meno come quelle dell'Alto Medioevo. La pianta era la stessa: una

navata centrale che conduceva un abside, o coro, e due o quattro navate minori laterali. Ad alcuni

architetti venne l'idea di costruire chiese in forma di croce, così si aggiunse la parte che viene

chiamata transetto, tra il coro e la navata. La pianta di queste chiese normanne o romaniche, come

abbiamo visto, era la stessa delle antiche basiliche, ma l'impressione generale era molto diversa.

Nelle chiese romaniche o normanne troviamo archi a tutto sesto che poggiano su solidi pilastri, al

contrario delle vecchie basiliche, che avevano colonne che sostenevano trabeazioni dritte. Queste

chiese hanno poche decorazioni e poche finestre; solo muri saldi e ininterrotti, e torri che

ricordano le fortezze medievali.

111 e 112. Chiesa benedettina romanica di Murbach in Alsazia (1160 ca) e la cattedrale di

Tournai in Belgio (1171-1213): Vediamo proprio delle chiese romaniche. Masse possenti e

superbe di pietra, erette dalla Chiesa in terre di contadini e di guerrieri, che avevano il concetto

che sulla Terra sia dovere della Chiesa combattere le potenze delle tenebre finché con il giorno

del giudizio albeggi l'ora del trionfo.

Nel costruire queste chiese, ci fu un problema tecnico, cioè quello di dare a queste impressionanti

costruzioni in pietra una copertura in pietra. Le vecchie basiliche avevano soffitti in legno che

non erano abbastanza dignitosi ed erano facilmente vittime di incendi. Non era stato facile

riuscire a formulare il modo giusto per fare queste coperture, ma dopo vari studi si scoprì che il

miglior metodo era quello di gettare le nervature o "costoloni" a croce fra i pilastri, riempiendo

poi le sezioni triangolari che ne derivavano.

113 e 114. Navata centrale e lato occidentale della cattedrale normanna di Durham in

Inghilterra (1093-1128): Questo sistema rivoluzionario lo troviamo applicato nella cattedrale di

Durham. L'architetto disegnò

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Publisher
A.A. 2018-2019
103 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ManekiNeko di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della ricerca storico-artistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Collareta Marco.