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5. PATOLOGIE DA AGENTI BIOLOGICI

5.1. Definizione di agente biologico

La definizione di agente biologico non è semplice. Qui riportiamo quella contenuta nel D.Lgs.

81/2008 che fornisce anche le definizioni di microrganismo e coltura cellulare:

Agente biologico: qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura

cellulare ed endopararassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni;

Microrganismo: qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o

trasferire materiale genetico;

Coltura cellulare: il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismi

pluricellulari.

Tale definizione, dunque, comprende microrganismi (batteri, miceti e virus), cellule, parassiti, ma

comprende anche altri agenti biologici che possono creare condizioni di rischio per i lavoratori, come

acari e pidocchi.

Il rischio di agenti biologici deve essere valutato in rapporto a differenti variabili che definiscono la

possibilità che l’agente penetri nell’organismo umano e vi provochi danni più o meno gravi. Tali

variabili sono:

• Infettività: capacità di un microrganismo di penetrare e moltiplicarsi nell’ospite

• Patogenicità: riferibile alla possibilità di produrre malattia in seguito a infezione e gravità della

stessa

• Trasmissibilità: capacità di un microrganismo di essere trasmesso da un soggetto infetto ad un

soggetto suscettibile

• Neutralizzabilità: disponibilità di misure efficaci profilattiche o terapeutiche per prevenire o

curare la malattia.

Quando l’agente biologico penetra nell’organismo umano, non solo lo infetta, ma provoca anche delle

reazioni di tipo allergico o tossico quale risposta dell’organismo ad una sostanza estranea.

Sulla base di quanto detto e considerando anche le proprietà allergeniche e tossinogeniche, il D.Lgs

81/2008 ha classificato i microrganismi in 4 classi di pericolosità:

la quarta classe, la più pericolosa, è riferita ai microrganismi che possono costituire un serio rischio

per i lavoratori e la comunità e per i quali non sono disponibili efficaci misure profilattiche o

terapeutiche.

5.2. Attività lavorative con potenziale esposizione ad agenti biologici

Le attività lavorative che espongono professionalmente ad agenti biologici sono assi numerose e

possono essere suddivise in base alle modalità di uso/esposizione in due gruppi:

Il primo comprende le attività nelle quali è fatto uso deliberato di agenti biologici come parte

integrante di processi produttivi e lavorazioni, come nuove tecnologie biologiche, farmaceutiche e

alimentari o laboratori di analisi microbiologiche (VEDI TABELLE PP.175 per l’elenco delle

attività).

Il secondo include le attività nelle quali gli agenti biologici non sono deliberatamente usati,

ma sono probabilmente presenti e costituiscono fonte di rischio per i lavoratori; caratteristica comune

delle attività di questo gruppo è che il rischio biologico è solo teoricamente presente e può interessare

il lavoratore solo in circostanze accidentali, ma spesso prevedibili e prevenibili, in parte.

5.2.1. Rischio da uso deliberato

I microrganismi trovano impiego in molte attività produttive, anche nel campo agroalimentare (es.

produzione di lievito per panificazione, fermentazione del luppolo). Diverse specie microbiche sono

usate anche nella produzione di formaggi e latticini, in particolare per la preparazione del caglio,

utilizzato per la coagulazione delle proteine del latte.

In attività di questo tipo, il rischio infettivologico è assente, poiché i microrganismi usati hanno scarsa

patogenicità, ma può essere presente il rischio allergologico.

5.2.2. Rischio biologico nei settori agricolo e agroalimentare

Il lavoro in agricoltura e nel settore agroalimentare comporta esposizioni frequenti ad agenti biologici

presenti nel terreno, negli animali, nei loro derivati, nonchè nei prodotti di origine animale. Agenti di

questo tipo possono causare patologie che colpiscono solo l’animale o patologie trasmissibili

all’uomo.

Alcune patologie infettive umane, come tubercolosi ed infezioni da parapoxvirus, possono essere

trasmesse agli animali da umani infetti.

5.2.2.1. Zoonosi e altre infezioni

Le zoonosi comprendono oltre 200 malattie note nel mondo: 40 di queste sono un rischio

occupazionale riconosciuto per i lavoratori agricoli dei paesi industrializzati.

Negli ultimi anni, vi è stato un diffondersi di agenti patogeni zoonotici dalle nicchie ecologiche

originarie all’uomo (es.SARS, influenza da virus di tipo A).

In base alle modalità e ai meccanismi di trasmissione, le zoonosi si possono così classificare:

- Dirette: trasmissibili per contatto diretto animale/uomo (es. Rabbia)

- Coclozoonosi: trasmissibili dopo un ciclo vitale compiuto mediante uno o più opsiti vertebrali

(es. Echinococcosi)

- Metazoonosi: la trasmissione avviene mediante invertebrati (es. Borreliosi di Lyme)

una parte del ciclo vitale dell’agente eziologico si compie nell’ambiente

- Saprozoonosi:

esterno (es. Criptococcosi).

Le esposizioni dirette agli agenti biologici nel comparto agricolo sono diverse:

lavorazioni del terreno, concimazione con fertilizzanti organi (liquami e letame), cura degli animali,

pulizia delle stalle, punture di insetti e morsi di animali selvatici, ecc.

Più in generale, i rischi biologici sono specifici per i diversi tipi di allevamento: per es. il virus

dell’epatite E, i virus aviari, il microbatterio della tubercolosi.

5.2.2.2. Allergie l’asma

Tra le patologie allergiche frequenti in agricoltura si ricordano la rinocongiuntivite,

bronchiale, la rinite allergica e la polmonite da ipersensibilità, o alveolite allergica.

5.2.2.3. Tossinfezioni

Sono patologie causate dall’esposizione a microrganismi produttori di tossine. Lavoratori come

allevatori, veterinari, addetti alla macellazione che si occupano della raccolta dei rifiuti, sono

particolarmente a rischio.

La trasmissione dell’agente patogeno può avvenire mediante il contatto con gli animali malati che

possono infettare il lavoratore.

malattia infettiva causata dall’azione della tossina tetanica, prodotta dal batterio

Il tetano è una

Clostridium tetani: l’infezione dei ceppi di Escherichia coli può avvenire soprattutto attraverso il

consumo, o più raramente, la manipolazione di carni di bovini e suini infetti. Tra le malattie

trasmissibili dagli animali all’uomo vanno ricordate le encefalopatie spongiformi, caratterizzate da

degenerazione vacuolare dei neuroni.

5.2.2.4. Notifica e sorveglianza

Nell’UE è attivo un sistema di sorveglianza delle zoonosi, degli agenti zoonotici e della resistenza

agli antimicrobici a essi correlata, istituito con la Direttiva 2003/99/CE. Il medico, che deve conoscere

tale sistema, prevede la raccolta e la condivisioe di informazioni indispensabili per la conferma della

diagnosi. Tutte le infezioni a carattere zoonotico sono soggette a notifica obbligatoria da parte del

medico che pone appunto diagnosi.

Il medico competente (MC) deve collaborare con le altre figure attive negli allevamenti in grado di

fornire le informazioni necessarie per inquadrare un caso clinico o definirne le misure preventive e

profilattiche. Da ciò ne deriva il vantaggio di reperire subito delle informazioni, essendo coinvolte

diverse professionalità. Dato il vincolo comune al segreto professionale e alla legge sulla privacy,

sarebbe auspicabile su problematiche di questo tipo anche una comunicazione diretta tra medico di

medicina generale e MC.

5.2.3 Rischio biologico in sanità

Gli operatori sanitari sono esposti a numerosi agenti provenienti dai pazienti e dai loro materiali

biologici.

In generale, il rischio da agenti biologici è presente in tutte le fasi di assistenza ai pazienti e/o

manipolazione di materiali biologici. La trasmissione di patologie infettive per esposizione

occupazionale può avvenire:

▪ Per contatto/inoculazione: mediante il trasferimento fisico diretto o indiretto del

microrganismo (salmonella, scabbia, herpes, rabbia, E. Coli) dalla fonte colonizzata al

lavoratore; oppure mediante un veicolo comune (sangue, disinfettanti, liquidi di infusione).

▪ Per via aerea: mediante goccioline o polveri contenenti patogeni (tubercolosi, morbillo,

SARS, ecc).

▪ Tramite Droplet: ossia goccioline di diametro maggiore di 5 um contenenti patogeni (es. virus

influenzali, meningococco).

5.2.3.1. Principali infezioni occupazionali trasmissibili per contatto/inoculazione

A livello sanitario, la ferita con ago o altro oggetto tagliente avviene spesso; da qui, ne derivano

patologie infettive come infezioni da virus dell’immunodeficienza umana (HIV, dell’epatite B

(HBV)) e dell’epatite C (HCV). Da uno studio recente statunitense, è risultato appunto che lavorare

nel settore sanitario è associato ad un aumentato rischio di morte per le infezioni menzionate.

Infezione da virus dell’epatite B (HBV)

L’agente eziologico dell’epatite B è un virus a DNA e viene trasmesso per via ematica o mediata da

contatti intimi tra portatore ed individuo suscettibile. La disponibilità di un vaccino efficace,

soprattutto nell’ambito sanitario, è importante, sia come prevenzione sia nella gestione post-

esposizione.

L’Italia oggi è un paese a bassa endemia.

L’infezione da HBV si associa a forme patologiche acute (epatite acuta,epatite fulminante), croniche

(epatite cronica, cirrosi epatica) e neoplastiche (epatocarcinoma primitivo). Le più gravi sono le forme

fulminanti e quelle gravi o subacute.

Clinicamente, l’epatite B è caratterizzata da febbre, malessere addominale, anoressia, nausea, vomito

e brividi, cui fanno seguito ittero, urine scure, feci ipocoliche.

Infezione da virus dell’epatite C (HCV)

L’agente eziologico dell’epatite C è un virus a RNA e viene trasmessa per via ematica o sessuale, ma

nella maggior parte dei casi resta sconosciuta. Negli operatori sanitari, la contaminazione avviene

tramite le mucose e le punture cutanee accidentali con ago cavo. L’assenza di un’efficace profilassi

post-esposizione e di un vaccino rendono indispensabili tutte le misure di prevenzione primaria allo

scopo di evitare il contagio.

Infezione da virus dell’immunodeficienza acquisita (HIV)

L’agente eziologico è un virus a RNA appartenenti alla famiglia dei retrovirus umani; la trasmissione

avviene mediante il rapporto sessuale, il sangue e l’allattamento. Esiste un rischio di contagio per gli

operatori sanitari e per il personale di laboratorio, nonostante il rischio di infezione occupazionale da

HIV sia dell’ordine molto inferiore a quello di altre in

Dettagli
A.A. 2017-2018
77 pagine
SSD Scienze mediche MED/09 Medicina interna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher noemipedagogista di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Medicina del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Menchinelli Claudio.