vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
I verbi monovalenti sono ad esempio i tradizionali verbi intransitivi, come camminare o parlare. In frasi come < Gianni cammina>, vi è un
unico elemento di valenza che è Gianni.
I verbi bivalenti sono ad esempio i tradizionali verbi transitivi, come catturare, lanciare. In questi verbi il secondo argomento di valenza
può essere una frase dipendente.
I verbi avalenti o zerovalenti sono i verbi non accompagnati da alcun argomento. Un esempio sono verbi metereologici : basta dire
“piove” per esprimere il significato del verbo.
Per finire vi sono i verbi trivalenti,con tre argomenti quindi che ne danno valenza. Sono i cosiddetti verbi di dire e di dare.
2 I gruppi di parole
Esistono alcuni criteri che ci permettono di capire quali parole fanno parte dello stesso gruppo. Uno di questi criteri è quello del
movimento , che permette di capire quali parole si spostano insieme all’interno di una frase. La posizione di una parola e il successivo
spostamento può cambiare o meno l’intera frase.
Un altro criterio è della enunci abilità in isolamento: dato un contesto opportuno le parole che formano un gruppo possono essere
pronunciate da sole, cioè non inserite in una frase completa.
Sappiamo già che le parole appartengono a classi diverse, è che quindi non tutte le parole di qualunque classe sono intercambiabili
l’una con l’altra. Lo stesso accade ai gruppi di parole tramite il criterio della coordinabilità.
Una rappresentazione tramite la quale si può comprendere la struttura interna dei sintagmi è quella di “diagrammi ad albero”.
Se prendiamo la frase: il poliziotto catturò il ladro a mezzanotte.
Diciamo subito che: vi è un
1) Sintagma nominale = il poliziotto;
2) Sintagma verbale = catturò;
3) Sintagma nominale = il ladro ( diviso in articolo e nome)
4) Un Sintagma preposizionale = a mezzanotte ( diviso in preposizione e sintagma nominale del nome mezzanotte).
Così lo rappresenteremo:
I sintagmi sono i costituenti della frase. Essi possono essere costituiti da altri sintagmi e da singole parole.Se volessimo rappresentare
in albero la frase: il poliziotto catturò il ladro, faremo così:
I sintagmi possono essere molto semplici ma anche molto complessi. I sintagmi più semplici sono costituiti dalla sola testa, che oltre
tutto è fondamentale perché da il significato. Le frasi più complesse sono costituite dalla testa più da altri sintagmi, non da sole teste.
3 Le frasi
3.1 Frasi e gruppi di parole
Parliamo ora di frasi e non più di gruppi di parole. Una frase è innanzitutto un gruppo di parole che esprime un senso compiuto. Anche
le singole parole però possono esprimere senso compiuto.
Le frasi sono costituite da soggetto e predicato in primis. Il rapporto tra questi è detto di dipendenza reciproca, l’uno dei due elementi
esiste per l’altro e viceversa. Le frasi vengono dette anche strutture predicative, perché appunto costituite da soggetto e predicato.
3.2 Tipi di frasi
Una primi distinzione da fare è quella tra frasi semplici e complesse. La frase è semplice se non contiene altre frasi; è complessa se ne
contiene altre invece. Il rapporto tra le frasi semplici che costituiscono una frase complessa può essere di coordinazione oppure di
subordinazione: più frasi semplici sono coordinate se sono tutte sullo stesso piano, mentre una frase semplice è subordinata ad un’altra
se le due frasi non sono sullo stesso piano.
Vi sono anche frasi indipendenti, cioè quelle che da sole hanno un significato compiuto. Queste sono le frasi principali ovviamente che
si reggono da sole.
Dal punto di vista della modalità le frasi si possono distinguere in : dichiarative, interrogative ed esclamative.
Poi vi sono le frasi affermative e quelle negative. Ancora le frasi attive e quelle passive.
4 Soggetto e predicato
La definizione più diffusa di soggetto è che questo indichi la persona o la cosa che fa l’azione o che la subisce ( dipendentemente che la
frase sia attiva o passiva). Il predicato invece esprimerebbe l’azione compiuta o subita dal soggetto. Ma queste definizioni valgono solo
per alcuni tipi di frase.
5 Categorie flessionali
Le desinenze delle parti del discorso variabili esprimono le diverse categorie flessionali: ad esempio genere, numero, caso, tempo,
persona, modo. Queste categorie flessionali si oppongono alle categorie lessicali, cioè alle parti del discorso. Se due parole hanno le
stesse categorie flessionali si parla di accordo. Se invece una parola ha una data categoria flessionale perché questa le è stata
assegnata da un’altra parola con categoria flessionale diversa si parla di reggenza.
5.1 Genere, numero e persona
L’italiano ha due generi: maschile e femminile. Altre lingue aggiungono un terzo genere il neutro. Tutti gli elementi del sintagma si
devono accordare dal punto di vista del sesso ( es. quell’uomo è molto bello; non certo bella).
Il numero è singolare o plurale. In lingue come il greco e il sanscrito appare anche il duale che serve per indicare coppie di oggetti (es.
le mani). Ovviamente come per il genere anche il numero si deve accordare con gli altri elementi della frase.
5.2 Caso
Il caso esprime la relazione che un dato elemento nominale (nome, sintagma o pronome) ha con altre parole della frase in cui si trova.
L’esistenza di queste relazioni è universale; la loro realizzazione mediante una categoria flessionale si ha invece soltanto in alcune
lingue, ma non in altre.
Capitolo 8: Il significato e l’uso delle parole e delle frasi, semantica e pragmatica
Introduzione
Il linguaggio si riferisce al mondo e ci permette di comunicare reciprocamente le nostre visioni del mondo. La comunicazione avviene tra
un parlante ed un ascoltatore . Allo studio del significato delle espressioni linguistiche si da il nome di semantica, allo studio del loro uso
si da il nome di pragmatica.
1 Significato, denotazione e riferimento
Il modo di indicare la realtà mediante le espressioni del linguaggio è chiamato significato, mentre la realtà denotata da queste stesse
espressioni è chiamata riferimento. Altri studiosi invece di riferimento usano denotazione. Il linguaggio umano si riferisce sia al mondo
reale ma anche alla pluralità dei mondi possibili (ad es. le parole astratte).
2 Semantica lessicale
Alcuni lessemi, cioè le unità minime che costituiscono il lessico di una lingua per quanto riguarda il piano del contenuto, hanno la
proprietà di essere ambigui, cioè di poter avere più di un significato (es. vite; penna; esecuzione).
Ci sono casi di ambiguità polisemica (es. esecuzione) e di omonimia (es. vita).
2.1 Estensione del significato: metafora e metonimia
Questi sono processi tipici della retorica ma usati anche nel linguaggio comune. Con metafora si intende l’uso traslato di una parola
sulla base di una parziale somiglianza tra il significato che potremmo chiamare fondamentale e il significato traslato. La metonimia
consiste invece nell’estendere il significato di una parola ad un altro significato connesso per contiguità.
2.4 Relazioni di significato: sinonimia, antonimia, iponimia, iperonimia
Come uno stesso lessema può avere più significati, così più lessemi diversi possono avere lo stesso significato: in questo caso la
relazione tra i lessemi è detta di sinonimia. Il fenomeno opposto alla sinonimia è l’antonimia, cioè l’espressione di due significati opposti
da parte di due lessemi: bianco e nero. Le relazioni antonimiche del primo tipo bianco e nero sono detti contrari, mentre quelle di
secondo tipo (es. scapolo e sposato) sono dette contraddittori.
3 Semantica frasale
Occupiamoci ora del significato delle frasi. Una frase ha un significato che ottiene grazie al significato delle sue parole. Questo è il
principio di composizionalità. Non sempre il principio di composizionalità però funziona.
3.1 Tautologia, contraddizione, analiticità, presupposizione
Nel caso dei connettivi proporzionali il principio di funzionalità funziona. Congiunzioni come e,o,se indicano la veridicità o meno di una
frase. Se esprimono falsità della frase si dicono contraddizioni, all’opposto tautologie.
Si dice analiticità il caso in cui si stabilisce la veridicità o meno di una frase analizzando sia i connettivi frasali che la loro relazione con i
lessemi.
In fine si dice presupposizione, quando bisogna affermare la veridicità di una frase perché altre frasi presuppongono la sua veridicità.
4 Gli atti linguistici
4.1 Tipi di atti linguistici
L’uso del linguaggio umano consiste nell’esecuzione di determinati atti: la pronuncia di determinate parole e sintagmi; una
constatazione, un ordine, un consiglio; il tentativo di produrre un determinato effetto sull’interlocutore e così via. Vi sono quindi atti
locutori o anche detti di enunciazione; atti proposizionali; atti illocutori; atti perlocutori.
5 Uso letterale e uso non letterale delle espressioni linguistiche
Un filosofo inglese Paul Grice ha mostrato come gli scambi comunicativi siano guidati da quella che egli ha chiamato la logica della
conversazione. Secondo Grice la conversazione è regolata da massime, che egli raggruppa in quattro categorie: quantità, qualità,
relazione e modalità, che suonano come raccomandazioni date dal parlante. La massima della quantità dice che bisogna fornire delle
informazioni necessarie quantitativamente, cioè né troppe né poche. La massima della qualità chiede di essere pertinenti. La massima
della modalità dice di evitare oscurità ed ambiguità nel discorso, bisogna essere chiari e brevi. La massima della relazione chiede di
essere pertinenti allo conversazione che si sta svolgendo. Queste sono una serie di implica ture convenzionali.
Capitolo 9: Sociolinguistica e dialettologia
Introduzione
Una lingua non è un blocco monolitico: è stratificata sia verticalmente che orizzontalmente. La stratificazione verticale riguarda le
variabili alla stratificazione sociale. La stratificazione orizzontale riguarda le differenze dialettali. Spesso si intrecciano altre due
dimensioni di variazione linguistica a queste: il livello di formalità, che riguarda l’accuratezza o meno del parlare e le variazioni
dipendenti dal mezzo usato per la trasmissione. E’ la sociolinguistica l’ambito che si occupa di ciò.
1 Linguistica teorica e sociolinguistica
La linguistica teorica e la sociolinguistica hanno domini diversi: la linguistica teorica si basa su idealizzazioni ed ha come oggetto
principale di studio il linguaggio umano come capacità; la sociolinguistica tende invece a tenere conto di dati più vicini alle varie
situazioni comunicative ed ha