Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 17
Riassunto esame di Linguistica generale. Testo consigliato: Le lingue e il linguaggio Pag. 1 Riassunto esame di Linguistica generale. Testo consigliato: Le lingue e il linguaggio Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame di Linguistica generale. Testo consigliato: Le lingue e il linguaggio Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame di Linguistica generale. Testo consigliato: Le lingue e il linguaggio Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame di Linguistica generale. Testo consigliato: Le lingue e il linguaggio Pag. 16
1 su 17
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

I verbi monovalenti sono ad esempio i tradizionali verbi intransitivi, come camminare o parlare. In frasi come < Gianni cammina>, vi è un

unico elemento di valenza che è Gianni.

I verbi bivalenti sono ad esempio i tradizionali verbi transitivi, come catturare, lanciare. In questi verbi il secondo argomento di valenza

può essere una frase dipendente.

I verbi avalenti o zerovalenti sono i verbi non accompagnati da alcun argomento. Un esempio sono verbi metereologici : basta dire

“piove” per esprimere il significato del verbo.

Per finire vi sono i verbi trivalenti,con tre argomenti quindi che ne danno valenza. Sono i cosiddetti verbi di dire e di dare.

2 I gruppi di parole

Esistono alcuni criteri che ci permettono di capire quali parole fanno parte dello stesso gruppo. Uno di questi criteri è quello del

movimento , che permette di capire quali parole si spostano insieme all’interno di una frase. La posizione di una parola e il successivo

spostamento può cambiare o meno l’intera frase.

Un altro criterio è della enunci abilità in isolamento: dato un contesto opportuno le parole che formano un gruppo possono essere

pronunciate da sole, cioè non inserite in una frase completa.

Sappiamo già che le parole appartengono a classi diverse, è che quindi non tutte le parole di qualunque classe sono intercambiabili

l’una con l’altra. Lo stesso accade ai gruppi di parole tramite il criterio della coordinabilità.

Una rappresentazione tramite la quale si può comprendere la struttura interna dei sintagmi è quella di “diagrammi ad albero”.

Se prendiamo la frase: il poliziotto catturò il ladro a mezzanotte.

Diciamo subito che: vi è un

1) Sintagma nominale = il poliziotto;

2) Sintagma verbale = catturò;

3) Sintagma nominale = il ladro ( diviso in articolo e nome)

4) Un Sintagma preposizionale = a mezzanotte ( diviso in preposizione e sintagma nominale del nome mezzanotte).

Così lo rappresenteremo:

I sintagmi sono i costituenti della frase. Essi possono essere costituiti da altri sintagmi e da singole parole.Se volessimo rappresentare

in albero la frase: il poliziotto catturò il ladro, faremo così:

I sintagmi possono essere molto semplici ma anche molto complessi. I sintagmi più semplici sono costituiti dalla sola testa, che oltre

tutto è fondamentale perché da il significato. Le frasi più complesse sono costituite dalla testa più da altri sintagmi, non da sole teste.

3 Le frasi

3.1 Frasi e gruppi di parole

Parliamo ora di frasi e non più di gruppi di parole. Una frase è innanzitutto un gruppo di parole che esprime un senso compiuto. Anche

le singole parole però possono esprimere senso compiuto.

Le frasi sono costituite da soggetto e predicato in primis. Il rapporto tra questi è detto di dipendenza reciproca, l’uno dei due elementi

esiste per l’altro e viceversa. Le frasi vengono dette anche strutture predicative, perché appunto costituite da soggetto e predicato.

3.2 Tipi di frasi

Una primi distinzione da fare è quella tra frasi semplici e complesse. La frase è semplice se non contiene altre frasi; è complessa se ne

contiene altre invece. Il rapporto tra le frasi semplici che costituiscono una frase complessa può essere di coordinazione oppure di

subordinazione: più frasi semplici sono coordinate se sono tutte sullo stesso piano, mentre una frase semplice è subordinata ad un’altra

se le due frasi non sono sullo stesso piano.

Vi sono anche frasi indipendenti, cioè quelle che da sole hanno un significato compiuto. Queste sono le frasi principali ovviamente che

si reggono da sole.

Dal punto di vista della modalità le frasi si possono distinguere in : dichiarative, interrogative ed esclamative.

Poi vi sono le frasi affermative e quelle negative. Ancora le frasi attive e quelle passive.

4 Soggetto e predicato

La definizione più diffusa di soggetto è che questo indichi la persona o la cosa che fa l’azione o che la subisce ( dipendentemente che la

frase sia attiva o passiva). Il predicato invece esprimerebbe l’azione compiuta o subita dal soggetto. Ma queste definizioni valgono solo

per alcuni tipi di frase.

5 Categorie flessionali

Le desinenze delle parti del discorso variabili esprimono le diverse categorie flessionali: ad esempio genere, numero, caso, tempo,

persona, modo. Queste categorie flessionali si oppongono alle categorie lessicali, cioè alle parti del discorso. Se due parole hanno le

stesse categorie flessionali si parla di accordo. Se invece una parola ha una data categoria flessionale perché questa le è stata

assegnata da un’altra parola con categoria flessionale diversa si parla di reggenza.

5.1 Genere, numero e persona

L’italiano ha due generi: maschile e femminile. Altre lingue aggiungono un terzo genere il neutro. Tutti gli elementi del sintagma si

devono accordare dal punto di vista del sesso ( es. quell’uomo è molto bello; non certo bella).

Il numero è singolare o plurale. In lingue come il greco e il sanscrito appare anche il duale che serve per indicare coppie di oggetti (es.

le mani). Ovviamente come per il genere anche il numero si deve accordare con gli altri elementi della frase.

5.2 Caso

Il caso esprime la relazione che un dato elemento nominale (nome, sintagma o pronome) ha con altre parole della frase in cui si trova.

L’esistenza di queste relazioni è universale; la loro realizzazione mediante una categoria flessionale si ha invece soltanto in alcune

lingue, ma non in altre.

Capitolo 8: Il significato e l’uso delle parole e delle frasi, semantica e pragmatica

Introduzione

Il linguaggio si riferisce al mondo e ci permette di comunicare reciprocamente le nostre visioni del mondo. La comunicazione avviene tra

un parlante ed un ascoltatore . Allo studio del significato delle espressioni linguistiche si da il nome di semantica, allo studio del loro uso

si da il nome di pragmatica.

1 Significato, denotazione e riferimento

Il modo di indicare la realtà mediante le espressioni del linguaggio è chiamato significato, mentre la realtà denotata da queste stesse

espressioni è chiamata riferimento. Altri studiosi invece di riferimento usano denotazione. Il linguaggio umano si riferisce sia al mondo

reale ma anche alla pluralità dei mondi possibili (ad es. le parole astratte).

2 Semantica lessicale

Alcuni lessemi, cioè le unità minime che costituiscono il lessico di una lingua per quanto riguarda il piano del contenuto, hanno la

proprietà di essere ambigui, cioè di poter avere più di un significato (es. vite; penna; esecuzione).

Ci sono casi di ambiguità polisemica (es. esecuzione) e di omonimia (es. vita).

2.1 Estensione del significato: metafora e metonimia

Questi sono processi tipici della retorica ma usati anche nel linguaggio comune. Con metafora si intende l’uso traslato di una parola

sulla base di una parziale somiglianza tra il significato che potremmo chiamare fondamentale e il significato traslato. La metonimia

consiste invece nell’estendere il significato di una parola ad un altro significato connesso per contiguità.

2.4 Relazioni di significato: sinonimia, antonimia, iponimia, iperonimia

Come uno stesso lessema può avere più significati, così più lessemi diversi possono avere lo stesso significato: in questo caso la

relazione tra i lessemi è detta di sinonimia. Il fenomeno opposto alla sinonimia è l’antonimia, cioè l’espressione di due significati opposti

da parte di due lessemi: bianco e nero. Le relazioni antonimiche del primo tipo bianco e nero sono detti contrari, mentre quelle di

secondo tipo (es. scapolo e sposato) sono dette contraddittori.

3 Semantica frasale

Occupiamoci ora del significato delle frasi. Una frase ha un significato che ottiene grazie al significato delle sue parole. Questo è il

principio di composizionalità. Non sempre il principio di composizionalità però funziona.

3.1 Tautologia, contraddizione, analiticità, presupposizione

Nel caso dei connettivi proporzionali il principio di funzionalità funziona. Congiunzioni come e,o,se indicano la veridicità o meno di una

frase. Se esprimono falsità della frase si dicono contraddizioni, all’opposto tautologie.

Si dice analiticità il caso in cui si stabilisce la veridicità o meno di una frase analizzando sia i connettivi frasali che la loro relazione con i

lessemi.

In fine si dice presupposizione, quando bisogna affermare la veridicità di una frase perché altre frasi presuppongono la sua veridicità.

4 Gli atti linguistici

4.1 Tipi di atti linguistici

L’uso del linguaggio umano consiste nell’esecuzione di determinati atti: la pronuncia di determinate parole e sintagmi; una

constatazione, un ordine, un consiglio; il tentativo di produrre un determinato effetto sull’interlocutore e così via. Vi sono quindi atti

locutori o anche detti di enunciazione; atti proposizionali; atti illocutori; atti perlocutori.

5 Uso letterale e uso non letterale delle espressioni linguistiche

Un filosofo inglese Paul Grice ha mostrato come gli scambi comunicativi siano guidati da quella che egli ha chiamato la logica della

conversazione. Secondo Grice la conversazione è regolata da massime, che egli raggruppa in quattro categorie: quantità, qualità,

relazione e modalità, che suonano come raccomandazioni date dal parlante. La massima della quantità dice che bisogna fornire delle

informazioni necessarie quantitativamente, cioè né troppe né poche. La massima della qualità chiede di essere pertinenti. La massima

della modalità dice di evitare oscurità ed ambiguità nel discorso, bisogna essere chiari e brevi. La massima della relazione chiede di

essere pertinenti allo conversazione che si sta svolgendo. Queste sono una serie di implica ture convenzionali.

Capitolo 9: Sociolinguistica e dialettologia

Introduzione

Una lingua non è un blocco monolitico: è stratificata sia verticalmente che orizzontalmente. La stratificazione verticale riguarda le

variabili alla stratificazione sociale. La stratificazione orizzontale riguarda le differenze dialettali. Spesso si intrecciano altre due

dimensioni di variazione linguistica a queste: il livello di formalità, che riguarda l’accuratezza o meno del parlare e le variazioni

dipendenti dal mezzo usato per la trasmissione. E’ la sociolinguistica l’ambito che si occupa di ciò.

1 Linguistica teorica e sociolinguistica

La linguistica teorica e la sociolinguistica hanno domini diversi: la linguistica teorica si basa su idealizzazioni ed ha come oggetto

principale di studio il linguaggio umano come capacità; la sociolinguistica tende invece a tenere conto di dati più vicini alle varie

situazioni comunicative ed ha

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
17 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SODESI di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Assenza Elvira.