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Il libero scambio internazionale
Il libero scambio internazionale si verifica quando un governo non interferisce con la capacità dei suoi cittadini di acquistare prodotti da un altro paese o di produrre e vendere prodotti a un altro paese, attraverso l'uso di contingenti o dazi.
Il senso comune afferma che un certo grado di libero commercio è vantaggioso. Ad esempio, nessuno può sostenere che l'Islanda dovrebbe produrre le arance che consuma, poiché non è un territorio adatto alla coltivazione di arance. Pertanto, nessuno può negare che sarebbe meglio per questo paese importarle. Infatti, un paese può beneficiare se i suoi consumatori acquistano prodotti da altre nazioni che possono comunque essere realizzati internamente.
Il commercio internazionale consente a un paese di specializzarsi nella produzione ed esportazione di quei beni che può produrre in modo efficiente, mentre può importare quelli che possono essere prodotti con maggiore efficienza all'estero.
Può essere vantaggioso per gli Stati Uniti specializzarsi nella produzione di aeromobili commerciali, poiché una produzione efficiente di aeromobili commerciali richiede risorse che abbondano negli USA (come manodopera altamente specializzata e know-how tecnologico all'avanguardia). Per lo stesso motivo, può avere senso per gli Stati Uniti importare prodotti di abbigliamento dalla Cina visto che una produzione efficiente di questi prodotti richiede abbondanza di manodopera a basso costo che negli Stati Uniti non c'è).
Alcuni flussi di commercio internazionale che osserviamo nell'economia reale sono facili da comprendere. Il clima e la dotazione di risorse naturali spiegano perché il Ghana esporta cacao, il Brasile esporta caffè, l'Arabia Saudita esporta petrolio e la Cina esporta gamberi di acqua dolce. Questo perché i paesi hanno dotazioni diverse relativamente ai fattori produttivi. Tuttavia vi sono altri flussi commerciali,
in alcuni casi, i paesi possono specializzarsi nella produzione e nell'esportazione di determinati prodotti a causa delle loro risorse naturali o delle loro competenze specifiche nel settore. Ad esempio, il Giappone potrebbe essere specializzato nella produzione di beni di consumo elettronici e automobili perché ha una forte industria manifatturiera e una lunga tradizione di innovazione tecnologica. Allo stesso modo, la Svizzera potrebbe essere specializzata nella produzione di prodotti chimici, farmaceutici, orologi e gioielleria perché ha una lunga tradizione di eccellenza nel settore chimico e farmaceutico, nonché una reputazione di alta qualità nel settore degli orologi e della gioielleria. In conclusione, le ragioni per cui i paesi esportano determinati prodotti possono essere molteplici e complesse. Possono dipendere da fattori come lo sviluppo e l'accettazione internazionale di un prodotto, la presenza di economie di scala o risorse naturali specifiche, nonché competenze e tradizioni specifiche nel settore.In alcune industrie il mercato mondiale può sostenere solo un numero limitato di produttori. In questi settori industriali, le imprese che entrano per prime nel mercato realizzano un vantaggio competitivo che difficilmente può essere superato. Quindi, i flussi commerciali osservati in queste industrie possono dipendere dalla capacità delle imprese di una determinata nazione di catturare i vantaggi della prima mossa. Infine, anche fattori domestici come la domanda interna e l'orgoglio nazionale possono spiegare il successo di alcuni paesi nella produzione ed esportazione di particolari prodotti.
Sebbene tutte queste teorie siano concordi nell'affermare che il libero commercio è vantaggioso per un paese, esse non sono concordi sul ruolo del governo nella promozione delle esportazioni e nella limitazione delle importazioni. Le teorie più recenti sembrano sostenere un limitato intervento.
La prima teoria riguardante il commercio internazionale nacque in
Inghilterra a metà del XVI secolo ed è conosciuta come mercantilismo. Il punto centrale di tale economia consisteva nell'opinione che oro e argento fossero alla base della ricchezza di una nazione e fossero fattori fondamentali per un commercio vigoroso. In quel periodo, l'oro e l'argento erano la valuta del commercio internazionale tra paesi: dunque una nazione poteva guadagnare oro e argento esportando beni. Per lo stesso motivo, l'importazione di beni da un altro paese significava un flusso in uscita di oro e argento. Il maggiore monito del mercantilismo era che una bilancia commerciale positiva era nell'interesse di un paese; in altre parole, esportazioni maggiori delle importazioni avrebbero consentito di accumulare oro e argento e di aumentare la ricchezza della nazione, il suo prestigio, la sua potenza. Dunque i mercatisti raccomandavano politiche che massimizzavano l'export e minimizzavano l'import. Per raggiungere questo obiettivo, leImportazioni venivano limitate attraverso dazi e quote, mentre le esportazioni venivano sussidiate. Tuttavia nel 1752, l'economista David Hume notò un'incoerenza implicita alla dottrina mercantilista. Secondo Hume, se l'Inghilterra avesse avuto una bilancia commerciale in avanzo con la Francia, l'afflusso di oro e di argento avrebbe causato un aumento dei prezzi alla luce di una più alta offerta di moneta interna (aumento di moneta da spendere e da. In Francia, l'effetto sarebbe stato opposto: l'offerta di investire = paese ricco = prezzi più alti; paese povero = prezzi più bassi) moneta sarebbe diminuita con un effetto restrittivo sui prezzi. Per l'Inghilterra ciò sarebbe risultato in un peggioramento del rapporto di scambio e, come conseguenza, i francesi avrebbero acquistato meno beni dall'Inghilterra (quindi Francia perde moneta che va nelle tasche dell'Inghilterra che ha quindi beni con prezzi più alti) e gli inglesi avrebbero
invecealti —> Francia non acquista da Inghilterra perchè ha meno moneta e i prezzi in Inghilterra sono alti)acquistato + beni francesi (dato che quelli adesso sono + convenienti visto che la Francia con meno moneta subisce un ribasso del prezzo. Il risultato di ciò sarebbe stato un peggioramento della bilancia commerciale inglese e undei beni)miglioramento di quella francese, fino al punto in cui il surplus inglese sarebbe stato eliminato.Quindi, secondo Hume, nessun paese poteva sostenere un surplus della bilancia commerciale nellungo termine e quindi accumulare oro e argento come prescritto dalla dottrina mercantilista.L’errore del mercantilismo risiedeva nel ritenere il commercio estero come un gioco a somma nulla(cioè un gioco dove il guadano di un paese ha un corrispettivo nella perdita di un altro pese; èinvece un gioco come visto attraverso il quale con alcuni passaggi tutti possono guadagnare).Nel 1776 la pietra miliare posta dallibro di Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, si scagliava contro la visione mercantilista del commercio come un gioco a somma zero. Smith affermava che i paesi si distinguono per l'efficienza con la quale sono in grado di produrre beni diversi. Ad esempio, grazie alla combinazione di clima favorevole, terreno fertile ed esperienza accumulata, i francesi avevano la produzione di vino più efficiente. Per gli stessi motivi, gli inglesi avevano un vantaggio assoluto nella produzione di prodotti tessili, mentre i francesi avevano un vantaggio assoluto nella produzione di vino. Quindi, un paese ha un vantaggio assoluto nella produzione di un prodotto quando è più efficiente di qualsiasi altro paese nella sua produzione. Secondo Smith, le nazioni dovrebbero specializzarsi nella produzione di beni per i quali hanno un vantaggio competitivo e scambiare questi beni con quelli prodotti da altri paesi. Questo suggeriva che gli inglesi dovevano specializzarsi nella produzione di tessili,
mentre i francesi dovevano specializzarsi nella produzione di vino. L'Inghilterra poteva procurarsi tutto il vino che voleva cambiando prodotti tessili contro vino. Allo stesso modo, la Francia poteva procurarsi tutti i prodotti tessili di cui aveva bisogno vendendo vino all'Inghilterra e acquistando tessuti. Il punto cardine della teoria di Smith è che un paese non dovrebbe mai produrre beni che possono essere acquistati ad un prezzo minore all'estero. Smith afferma che specializzandosi nella produzione di beni in cui ciascuno ha un vantaggio competitivo, entrambi i paesi beneficiano del commercio. Il commercio tra paesi è, perciò, vantaggioso. David Ricardo ha sviluppato la teoria di Adam Smith considerando cosa potrebbe accadere quando un paese ha un vantaggio assoluto nella produzione di tutti i beni. In base alla teoria di Smith, quel paese non avrebbe avuto alcun vantaggio a intrattenere relazioni commerciali con il resto del mondo. Nel suo libro.Del 1817, Principles of Political Economy, Ricardo dimostra che il vantaggio comparativo non è vero. In base alla teoria Ricardian del commercio, ha senso per quel paese specializzarsi nella produzione di quei beni che esso produce più efficientemente in termini relativi rispetto agli altri e comprare quelli che esso produce meno efficientemente in termini relativi rispetto ad altri paesi. Il paese deve specializzarsi quando produce molto molto meglio degli altri e comprare quando produce più efficientemente ma non tanto rispetto agli altri (anche se ciò significa comprare da altri paesi beni che potrebbe produrre più efficientemente in termini assoluti). In tal modo si fa un uso migliore delle risorse e si comprende come il commercio sia un gioco a somma positiva (non a somma nulla). Tuttavia i fattori della produzione non sempre si sposano facilmente da un'attività economica all'altra (fattori di produzione immobili).
(—> Il processo di trasferimento è ostacolato da frizioni intrinseche al sistema economico ed è probabile che generi anche sofferenza umana. Resistenze al libero commercio vengono proprio da quei soggetti il cui posto di lavoro è a rischio. Per esempio, negli Stati Uniti i lavoratori tessili e i loro sindacati si sono spesso opposti ad un regime di libero commercio per i loro prodotti proprio perché quel settore ha molto da perdere in un regime di libero commercio. I governi spesso facilitano la transizione verso un sistema di libero commercio aiutando coloro che a causa di ciò hanno perso il loro lavoro. Le sofferenze causate dal cambiamento in favore di un sistema di libero commercio sono di breve periodo, mentre i benefici, una volta che il passaggio è stato fatto, sono duraturi e significativi. Inoltre il semplice modello del vantaggio comparato precedentemente illustrato ha come assunto rendimenti costanti di specializzazione (siAssume x es che un paese ha sempre bisogno di $10 per produrre un rendimento. Tuttavia, è più realistico presupporre che il costo di produzione sia di $20 per tonnellata di un bene.