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R
volte diverse unità organizzative continuano ad utilizzare il vecchio sistema quindi bisogna attendere del
tempo sufficiente affinché tutti possano adattarsi alla nuova realtà);
T tempo di misura (tempo necessario affinché il cambiamento faccia vedere i suoi frutti);
M
T orizzonte degli effetti (alcune decisioni hanno effetti a breve termine altre invece a lungo termine:
E
questo tempo non va considerato come il tempo massimo oltre al quale la mia decisione non provocherà
più effetti, bensì l’orizzonte entro il quale il decisore considera la sua decisione non modificabile);
T tempo di variazione dell’ambiente (intervallo di tempo entro il quale il decisore è in grado di prevedere
A
l’andamento delle variabili ambientali).
Caso Plus: ditta che gestisce i pezzi di ricambio di elettrodomestici. Non potendoli avere tutti, cerca di
prevedere la domanda: quindi raccoglie gli ordini dei clienti per 5 mesi e implementa due algoritmi. Il primo
più semplice, il secondo più complesso ma con prestazioni previsionali migliori. Impiega 2 mesi per
scegliere il secondo: poi impiega 4 mesi per costruire il nuovo sistema. Dopo 11 mesi Plus è pronta: per 1
mese usa il nuovo sistema in parallelo con quello vecchio ma inizia a vedere i risultati dopo 5 mesi. Quindi
in totale dopo un anno e mezzo l’impresa ha finalmente risolto il problema delle previsioni.
Il TIMING è importantissimo: bisogna decidere quando decidere. Aspetti da tenere in considerazione:
Tempo di reazione del sistema = T + T + T , (tempo necessario affinché una decisione generi degli effetti)
D I R
T + T + T + T + T ≤ T “condizione di tempestività” (tempo necessario affinché si valutino gli effetti):
D I R E M A
quando questa disequazione non è verificata allora occorre modificare dei termini a destra per renderla
vera. Nel caso di decisioni “ripetitive” possono essere introdotte delle procedure standard oppure si può
sfruttare l’esperienza pregressa; nel caso di decisioni “non ripetitive” se il tempo necessario alla decisione >
T c’è il rischio di essere in ritardo rispetto all’evoluzione del contesto; se invece T << T allora ci
A D A
potrebbero essere rischi connessi alla scarsità di informazioni e all’incertezza.
Caso Vernici Koni: pensa che potrebbe creare una macchina in grado di creare vernici mischiando la base
con i pigmenti colorati in polvere (molto più economici di quelli liquidi utilizzati fino a quel momento). Visto
20
che l’investimento sarebbe stato molto costoso e si sarebbero potute vendere le vernici solo dopo 3 anni,
decide di non farlo. Peccato però che dopo qualche tempo il suo principale concorrente lo fece prima di lui.
Questo ci spiega che molte volte nel caso di investimenti nuovi siamo riluttanti perché non abbiamo
abbastanza conoscenze e non sappiamo come potrebbero variare le variabili ambientali.
STADI DI CONOSCENZA (Ansoff): fasi che attraversano i decisori: inizialmente vi è una conoscenza scarsa del
problema decisionale quindi prendere la decisione giusta in queste condizioni è impossibile; poi
gradualmente le informazioni rilevanti cominciano ad essere disponibili e il problema risulta più chiaro.
1’ si sente l’esistenza di una
discontinuità ma non si capisce
quando e come si presenterà il
cambiamento;
2’ fonti del cambiamento più
chiare: nuovi concorrenti, nuove
norme, cambiamenti sociali;
3’ si comprendono l’entità del
cambiamento e i modi e i tempi
dei suoi effetti;
4’ quali risposte e azioni possono
essere intraprese;
5’ gli effetti delle diverse
alternative diventano più chiari;
6’ gli effetti iniziano a diventare
misurabili nella realtà (solo alcune
parti del sistema sono
inizialmente investite);
7’ la transazione si completa: il
vecchio contesto non c’è più.
“Tempo disponibile prima del pieno impatto” (T ): più
d
progredisco con gli stadi, più il T diminuisce e tende a zero.
d
Questo
perché più
le
informazioni sono limitate, più il pieno impatto è
distante. 21
“Tempo necessario per reagire al cambiamento”: T = T +T dato da T “tempo necessario per lo sviluppo
n s i s
delle competenze” (tempo per costruire\acquistare le conoscenze necessarie: decrescente perché più
informazioni ho più conoscenze ho) e da T “tempo necessario per l’implementazione del cambiamento”
i
(tempo per rendere operante la risposta selezionata: questa componente è indipendente dalle informazioni
disponibili quindi è una costante). L’intersezione tra le curve T e T mostra che nei primi 5
d n
stadi T > T quindi il decisore ha pieno controllo e può
d n
attendere di avere più informazioni per decidere; nello
stadio 6 le cose si invertono, T < T quindi ho tutte le
d n
informazioni che mi servono e posso prendere una
decisione corretta. Scelta “tardiva”: rinuncio al vantaggio
competitivo di arrivare prima degli altri, rischio di andare
verso il declino. Il punto L indica il momento massimo in
cui bisogna decidere per non arrivare tardi.
TURBOLENZA AMBIENTALE: le variabili ambientali sono in continuo mutamento. Elementi caratterizzanti:
• Velocità del cambiamento: più la velocità
aumenta, più si rimpicciolisce l’intervallo di
tempo in cui le variabili rimangono stabili
(meno tempo per rispondere e prima del pieno
impatto);
• Novità del cambiamento: è connesso alla legge
f (con una novità variano le leggi che possono
prevedere l’andamento nel tempo delle
variabili A), all’insieme di variabili ambientali e
decisionali rilevanti e ai vincoli
(variano\nascono nuovi).
Caso cromo esavalente: bisogna cercare di eliminare il cromo VI utilizzando un solfato ferroso in
tutti i tipi di cemento. Però la Deutsche Kleber AG ebbe dei problemi perché se lo aggiungeva in
fase di macinazione si colorava, se lo aggiungeva in cottura non toglieva del tutto il cromo. Così
l’azienda riuscì nel suo intento solo un anno dopo il termine, creando un danno alla sua immagine e
dovendo pagare penali salate.
Questo indica che quando siamo di fronte ad una novità dobbiamo abbandonare i metodi passati;
• Complessità del cambiamento: quante variabili e relazioni tocca il cambiamento. All’aumentare di
queste risulta più difficile prevedere l’evoluzione dello scenario anche perché crescono i vincoli.
Caso TPC: inizialmente TPC posava cavi quasi
esclusivamente per Telecom. Quando però
nascono nuovi concorrenti, TPC si trova davanti ad
un mercato instabile, nuovi clienti, nuove esigenze.
Non riuscendo a star dietro al cambiamento il suo
fatturato diminuì.
Novità + complessità: più queste aumentano, più
tempo è necessario per reagire al cambiamento.
In conclusione più aumenta la turbolenza ambientale, più il
punto “al più tardi” L si sposta indietro e quindi 22
l’organizzazione deve decidere con poche informazioni, alto rischio e a volte in situazioni di incertezza.
Modelli di management:
- Stabile (stadio 7): controllo e reazione al
cambiamento;
- Reattivo (stadio 6): il management osserva il
cambiamento e poi agisce;
- Anticipativo (stadio 5): definisce una risposta prima
del cambiamento e adotta sistemi di previsione a lungo
termine basati sulle previsioni formulate e non sul
passato;
- Esplorativo (stadi 3-4): esplora l’ambiente esterno
per gestire l’elevata novità e dà risposte rapide e
flessibili;
- Creativo (stadi 1-2): cattura i segnali deboli che
annunciano il cambiamento e nel peggiore dei casi
cerca di indirizzarlo al posto di subirlo. 23
PARTE 3: MARKETING
IL MARKETING MANAGEMENT
Il marketing è l’insieme di decisioni e di azioni intraprese per creare prodotti e servizi, crearne la domanda e
distribuirli ai clienti.
DOMANDA: è influenzabile tramite campagne promozionali (sconti) che gonfiano la domanda nel breve
termine oppure tramite eventi (fiere) per far conoscere i propri prodotti. La domanda origina da un
BISOGNO: soddisfatti tramite l’”autoproduzione” (orto), il “baratto” (scambio di beni) o l’”acquisto” (bene
in cambio di denaro: i più diffusi oggi giorno). “Scala dei bisogni”, Maslow:
- Bisogni elementari (per sopravvivere devo mangiare e coprirmi);
- Bisogni di accettazione (all’interno di un sistema sociale: integrazione in una comunità);
- Bisogni di distinzione (emergere e differenziarsi dagli altri);
- Bisogni di autorealizzazione (riguarda la persona, al di là della posizione acquisita nella comunità).
Mercato di consumo finale: bisogno – desiderio – domanda (il desiderio, influenzabile, soddisfa il bisogno);
mercato industriale (clienti: aziende): bisogno – domanda.
OFFERTA: viene valutata per i suoi benefici funzionali e/o psicologico-emotivi (un diamante non ha nessuna
proprietà funzionale però ha la componente psicologica-emotiva se viene regalato come promessa di
amore) e il costo di acquisizione (prezzo, sforzo/fatica/tempo per andare a comprarlo).
7898:;<; ,
Valore dell’offerta = i “brand” comunicano in sé il valore del loro bene.
=>?@/ A/ B=CD/?/E/>FG
• Orientamento:
- Alla vendita: importantissime le politiche promozionali perché si pensa che senza la vendita
sarebbe pressoché nulla;
- Al marketing: si basa sulla soddisfazione del cliente, fa emergere le domande latenti per poi
soddisfarle;
- Al prodotto: mi concentro sulle caratteristiche tecniche del prodotto mettendo in secondo
piano i desideri dei clienti;
- Alla produzione: produrre e distribuire prodotti in grande quantità.
• Stati della domanda:
- Stabile: domanda stabile ma concorrenza alta;
- Irregolare: stabile a lungo termine ma oscilla nel breve periodo (domanda stagionale);
- In declino: ci si chiede se cercare di rivitalizzare il prodotto o lasciarlo al suo destino (carne
in Italia: se ne mangia sempre meno per via della salute e dei vegetariani);
- Eccessiva: porta a danni ambientali (olio di palma) oppure lancio un nuovo prodotto ma
non ne ho abbastanza da soddisfare tutti i clienti: “demarketing” (ridurre la domanda);
- Nociva: si cerca di scoraggiare la domanda e di azzerarla con il demarketing (fumo);
- Latente: si cerca un bisogno nascosto e da questo si crea una domanda (“time to market”:
agire