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La questione problematica del fine

Il concetto critico è qui quello del fine, il quale è determinato, come nel sistema aperto di B., dal concetto di uno stato di equilibrio, a cui il la dinamica del sistema tende. Rispetto ai modelli precedenti, però, in queste teorie la funzione del sistema non è espressione di un equilibrio esistente ma di costruzione e ricostruzione di equilibrio (tensione tra impostazione e contenuto dell'informazione).

Il tipo di periodicità non è più quella del ciclo delle condizioni equivalenti ma quella della decisione tra essere e non essere (vero accadere).

La conservazione del sistema dipende qui dalla sua prestazione, non è semplicemente compiuta in essa. La prestazione di conservare se stessi attraverso il rinnovo di stati di equilibrio, che non fa durare la dipendenza dall'ambiente - conservazione dunque come perenne costruzione - è il contenuto della funzione del sistema, quindi.

Il senso della sua esistenza.

Ecco alcune delle domande volte a esaminare l'adeguatezza e i limiti del concetto di sistema per la comprensione del fenomeno della vita:

  • È anche il senso della vita?
  • La vita viene definita dall'organismo o piuttosto l'organismo dalla vita?
  • L'essenza dell'organismo è "organizzazione" - che esiste come sistema della propria molteplicità - oppure "organo" - il quale serve a un interesse che agisce attraverso l'organizzazione, essendo al contempo soggetto alle sue condizioni?
  • Il sistema è condizione della vita o è la vita stessa?

CAPITOLO V, DIO È UN MATEMATICO? - Sul senso del metabolismo

"Il grande architetto dell'universo appare come un puro matematico" (James Jeans) per descrivere le cognizioni della cosmologia contemporanea. Due domande vanno rivolte:

  1. Che cosa dice (domanda relativa al senso):
  2. interrogativo storico che indaga il significato dei concetti di "matematica", "creazione" e "universo" e la loro metamorfosi dai suoi inizi greci sino alle concezioni scientifiche attuali.

    È vero quel che dice (domanda relativa alla verità): ricerca della testimonianza della "creazione" la quale, visto che non ci appare mai nella sua totalità, va indagata in relazione all'organismo vivente.

    Infatti, l'ameba è parte dell'universo e deve essere compresa a partire dal principio creativo che la muove. Parte della testimonianza universale fondamentale in quanto "immanente", includendo il dato di possedere un'interiorità in qualche misura consapevole.

    Ciò conferisce all'ameba un valore privilegiato in relazione all'evidenza ontologica, che compensa la sua limitatezza quantitativa. In questo senso l'affermazione metafisica "Dio è"

    Il concetto di Dio matematico viene riportata allivello dell'esperienza immediata, pur conservando la prerogativa di potersi riferire alla cosmologia.

    Anche se alla testimonianza non viene accordata alcuna validità positiva a cosa sia Dio -e se esista-, vi si potrebbe riconoscere una validità negativa: concetto di Dio messo alla prova durante lo sperimentare di tale desunto su base esperienziale.

    Il concetto di Dio matematico, effettivamente riferito alla realtà, fa emergere le possibilità estreme di tale impostazione, e potrebbe risolversi in una riduzione all'assurdo, assumendo così un ruolo utile anche se autodistruttivo.

    5.2 Senso antico e moderno di una matematica della natura

    L'ALGEBRIZZAZIONE DELLA MATEMATICA

    Affermazione di JJ inclusa in una lunga tradizione, che viene quasi a coincidere con la storia della speculazione occidentale: dal demiurgo del Timeo, al Dio di Leibniz che crea il "matematicamente comprensibile" a Keplero,

    secondo cui Dio “iscrisse la sua somiglianza nel mondo”, con il risultato che“tutta la natura e l’incantevole cielo sono simbolizzati nella scienza della geometria” (es leggi del mondoplanetario), convinzione poi ripresa da Galileo -natura scritta in linguaggio matematico-. Il concetto dell’essere e l’ideale del sapere sono correlativi e si sostengono reciprocamente.

    Keplero fu il primo dei moderni a dichiarare che la quantità (grandezza) è essenziale e al tempo stessol’aspetto veramente conoscibile della realtà: in base a questo conoscere significa per lui misurare econfrontare.

    L’apparente ricorso alla “geometrizzazione” pitagorico-platonica del mondo all’inizio della scienzamoderna mascherava un nuovo approccio caratterizzato dall’applicazione dell’algebra alla descrizionefisica: non tanto la geometria classica stessa, quanto l’algebra applicata alla geometria

    divenne la matematica della nuova scienza della natura. "LE DIFFERENZE TRA IL CLASSICO E IL MODERNO CONCETTO DI 'NATURA MATEMATICA'

    È stato l'originario interesse per il movimento, in contrapposizione a uno studio che si limiti alle figure, a provocare l'ascesa del metodo algebrico nella fisica: il movimento diviene l'oggetto principale dellamisurazione in luogo delle proporzioni spaziali fisse.

    Sin dall'inizio della scienza moderna l'analisi del divenire sostituisce l'osservazione dell'essere, provocando l'introduzione della geometria analitica.

    Le forme che vengono studiate non sono più quelle delle cose così come sono, bensì quelle dei continui processi della natura, definiti unicamente dalle proprie forme, ossia dalla legge delle loro sequenze. Mentre la geometria greca aveva osservato i rapporti di figure e corpi immutabili ed evidenti, la nuova algebra rese possibile rappresentare la forma.

    geometrica stessa come funzione di variabili, formulandocosì le leggi della sua produzione, che divennero i veri oggetti della conoscenza matematica.

    Figure immutabili della tradizione classica che sacrificano il loro status indipendente e isolato peracquisire quello di limiti di transazione.

    Questo sviluppo, di per sé interno alla matematica, trovò applicazione fisica. Ciò che in campo puramente matematico appariva come l'introduzione dell'osservazione funzionale al posto dell'osservazione statica di oggetti evidenti, se applicato all'ambito descrittivo della fisica veniva a significare il risolversi delle "forme sostanziali" dell'ontologia classica nei movimenti e nelle forze elementari, di cui esse possono essere pensate e dimostrate come prodotto.

    Entità osservate non complete ma risultato di una sequenza.

    La forma che ne risulta non ha una propria realtà indipendente ma è data dalla

    somma di fattorielementari uniformi e costanti (forza di gravità, inerzia…). Singolarmente si muovono con MRU (il più semplice dei movimenti), ma la loro addizione dà luogo alle forme della geometria astrale.

    La forma intellegibile non rappresenta più la perfezione dell'essere, bensì è spiegata ricorrendo ai tipi dieventi inferiori e più semplici, che costituiscono tale ordine grazie al mero persistere nella loro quantità inarticolata: solo quest'ultima sostanza è veramente reale; e la "totalità" del suo risultato addizionale che appare è appunto solo apparente e non gode né epistemologicamente né ontologicamente di una propria validità integrale.

    L'armonia pitagorica si è tramutata nell'equilibrio di forze indifferenti, calcolabile in base alle condizioni del loro coincidere.

    Ribaltamento del vecchio rapporto di intellegibilità.

    Poiché ora tutto viene spiegato in base alle parti, l'intellegibilità significa ora riconducibilità a ciò che, in quanto elementare, è nell'accezione antica meno intellegibile di tutto, perché nel suo comportamento dimostra il minor grado di intelletto. Per l'idea moderna della comprensione della natura il meno intelligente diviene il più intelligente, il più privo di ragione il più razionale: alla base di ogni razionalità del mondo naturale sta il mero dato di fatto di costanti quantitative del comportamento della materia oppure il principio di uniformità in quanto tale, che trovò la sua prima dimostrazione nella legge dell'inerzia. 5.3 Dottrina della creazione classica e giudeo-cristiana La nuova concezione di natura "matematica" influenza anche l'idea di un creatore matematico: un certo punto di vista metafisico è non solo l'effetto ma anche la

    Causa di uno sviluppo scientifico, in cui eventi come la soppressione della teleologia e delle forme sostanziali non deriva unicamente da qualche determinata scoperta ma da una rivoluzione del metodo.

    Richieste determinate condizioni metafisiche per rendere possibile un nuovo accesso alla natura da parte della scienza post-rinascimentale.

    IL DIO DEL TIMEO

    Egli creò il mondo in quanto essere vivente perfetto, visibile, animato e razionale. Guardando agli archetipi intellegibili egli creò le cose che mutano a loro, e dunque propria, somiglianza (intellegibile = intelligente): necessità di un'anima quale causa spontanea del movimento e della ragione quale causa del movimento razionale, cioè di una ragione che manifesti razionalità.

    È questo il doppio aspetto dell'anima - il fatto che esso sia movimento e causa dell'ordine - a renderla principio naturale universale: l'anima domina tutti gli aspetti del cosmo. Quanto

    più costantemente razionale è un movimento, tanto più elevato deve essere l'elemento razionale dell'anima motrice: superiorità razionale dei corpi celesti, manifesti di intellegibilità nella loro bellezza.

    IL DIO DELLA CONCEZIONE GIUDAICO-CRISTIANA

    • Il mondo creato per la Genesi non è un Dio e non deve essere adorato al suo posto. Esso non dispone neppure di un'anima propria illustre della sua attività e del suo ordine, è unicamente creato e non creatore (chiara distinzione tra Dio e mondo).
    • Anima umana unica entità nel mondo - e non del mondo - a essere stata creata a immagine di Dio da egli stesso, e quindi divina, mentre cielo, terra e altri e.v sono solo opera delle sue mani ma non la sua immagine (anima umana che non appartiene alla natura e condivide il carattere soprannaturale di essere divini).
    • L'essenziale separazione di Dio e mondo si rispecchia in quella di spirito e natura, priva di
    spirito ed esecutrice della volontà di Dio. Metafisicamente possibile la concezione di una natura priva di spirito che si comporta tuttavia conformemente a leggi, che possiede
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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher appunti-liceo-e-criminologia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia teoretica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Mariani Emanuele.
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