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Jonas e Scholem, altro grande studioso ebreo della Gnosi.
Sholem arrivò a definire lo gnosticismo come il caso più notevole di antisemitismo metafisico. Con questa affermazione dunque, anche lui condivideva la tesi della presenza, all’interno del movimento gnostico, di un fondamentale e insuperabile animus antiebraico.
L’interpretazione della Gnosi in senso filosofico, ha portato Jonas a conclusioni diverse da quelle che avevano assunto altri studiosi ebrei, tra cui lo stesso Sholem. Questi arrivava a parlare di uno gnosticismo ebraico senza arrivare a stabilire l’origine ebraica del gnosticismo, ma in ogni caso rilevando contatti e affinità tra la mistica ebraica e lo gnosticismo del I e II secolo dell’era protocristiana.
Jonas continua invece a vedere una fondamentale opposizione tra la religione ebraica e la religione gnostica, a causa dell’insuperabile dualismo gnostico tra Dio e mondo e quindi anche tra Dio e uomo.
Dio e il mondo: il
ebraismo e comprensione filosofica del linguaggio religioso, ritorna anche in uno dei suoi saggi più significativi: "Il concetto di Dio dopo Auschwitz" dove vuole vedere quale problema pone, dal punto di vista dei rapporti con la tradizione ebraica, la reinterpretazione filosofica del mito della creazione e, quindi, del rapporto tra Dio, il mondo e l'uomo. Il titolo del saggio allude a queste due esigenze: il tema del "concetto di Dio" riguarda il pensiero filosofico, la specificazione "dopo Auschwitz" riguarda gli ebrei che, dopo aver vissuto un tragico evento, si interrogano sul modo di riannodare il futuro con il passato, non solo senza dimenticare tale evento, ma ricordandolo alle generazioni successive. La nozione di Dio viene sottoposta da Jonas ad una duplice revisione critica. Un primo livello riguarda la possibilità stessa di pensare Dio, ovvero della possibilità perl'Olocausto ha messo in discussione questa concezione tradizionale di Dio e ha reso necessario un ripensamento del concetto stesso. Jonas sostiene che l'uomo può ancora avere una comprensione razionale di Dio, nonostante le difficoltà che si presentano. La seconda revisione critica di Jonas riguarda la presenza del concetto di Dio nella cultura e nella tradizione ebraica. Dopo l'Olocausto, diventa necessario ripensare l'idea di Dio e rivedere il rapporto tra l'ebraismo e il concetto di Dio. Per gli ebrei, Dio è il signore della storia e quindi l'Auschwitz mette in discussione il concetto stesso di Dio che la tradizione ha tramandato. Quindi, coloro che non vogliono rinunciare al concetto di Dio devono pensare a questo concetto in modo completamente nuovo. L'identità ebraica è stata negata nel suo nucleo, che è costituito dalla fede originaria nella bontà e onnipotenza di Dio. L'evento dell'Olocausto ha messo in discussione questa concezione tradizionale di Dio e ha reso necessario un ripensamento del concetto stesso.Auschwitz chiama in causa direttamente Dio il quale ha assistito in silenzio alle più crudeli atrocità. Jonas tenta una soluzione originale del problema di Dio di fronte all'esistenza del male e rifiuta la risposta dell'insufficienza dell'uomo a comprendere il mistero della sapienza divina. Jonas arrivò dunque a formulare la spiegazione che Dio non intervenne ad Auschwitz non perché non volle, ma perché non fu in condizione di farlo. Concedendo all'uomo la libertà, Dio ha rinunciato alla sua potenza. Con l'esclusione dell'onnipotenza dagli attributi divini, Jonas è consapevole di allontanarsi dalla più antica dottrina dell'ebraismo. Il conflitto tra il pensiero di Jonas e le fonti ebraiche deriva dall'aver inteso l'onnipotenza in senso fisico, come se Dio, che è bontà assoluta, dovesse sempre far scattare il suo volere annientante di fronte al male. Ma qui saremo difronte alla posizione manichea nella quale la divinità buona sconfigge il male. Se Dio intervenisse continuamente nelle vicende umane, la libertà umana sarebbe annullata. SECONDA FASE: filosofia della biologia Fin dagli studi giovanili sulla Gnosi, egli ritiene che le idee di "mondo" e di "uomo" vadano ripensate alla luce di una nuova ontologia, un'ontologia che non sia né naturalistica, secondo il paradigma antico, né soggettivistica, secondo il paradigma moderno. L'organismo, in cui la materia e la vita convivono, fornirà a Jonas la categoria per la nuova ontologia. C'è dunque bisogno di un'ontologia in grado di sintetizzare in modo adeguato uomo e mondo, natura e cultura. Su questi presupposti si innesta, nei lavori di Jonas, un significativo paradigma storiografico. Si tratta del paradigma che vede l'esistenzialismo contemporaneo legato con tutta la tradizione gnostica. L'esistenzialismoIl nichilismo contemporaneo, secondo Jonas, rappresenterebbe quindi una forma di rinascita dell'antica tradizione gnostica. Ecco allora che tra gnosticismo ed esistenzialismo verrebbe a crearsi un autentico circolo ermeneutico. La chiave interpretativa dell'esistenzialismo è decisiva per entrare nello spirito dello gnosticismo tardo-antico. Quest'ultimo a sua volta risulta la migliore chiave interpretativa per entrare nello spirito dell'esistenzialismo. Tutto questo perché il gnosticismo sta all'esistenzialismo come il dualismo sta al nichilismo e viceversa. L'uomo gnostico è gettato in una natura anti divina e pertanto antiumana, l'uomo moderno in una indifferente. Solo quest'ultima significa il vuoto assoluto. La lettura che Jonas ci offre del nichilismo contemporaneo alla luce dell'antica Gnosi apre prospettive molto interessanti, sia per quanto riguarda la filosofia esistenzialistica in generale, sia per la
particolare interpretazione dell'esistenzialismo di Heidegger. Il nichilismo contemporaneo, a differenza di quello inerente allo gnosticismo tardo-antico, è però molto più radicale. Là era ancora presente una forma di antagonismo tra il divino e la natura, tra Dio e l'uomo. Il nichilismo moderno si afferma, invece, dentro una cornice in cui la natura è diventata indifferente, la cui realtà consiste unicamente nella sua plasmabilità attraverso il potere trasformativo della tecnica. Questo nichilismo, a differenza di quello tardo-antico, che conserva ancora un suo carattere eroico e antagonistico, è visto da Jonas in preda ad una rassegnazione che giunge ai limiti della disperazione. Nelle tre fasi del percorso intellettuale di Jonas si potrebbe vedere la riproposizione della classica triade metafisica Dio-uomo-mondo. In questa triade il mondo costituisce lo spazio dell'essere rispetto al quale Dio e l'uomo possonotrovarsi in una molteplicità di relazioni. Dio può servirsi del mondo contro l'uomo, condannando quest'ultimo al carcere delle leggi fisiche e della corporeità finita e mortale. Ma anche l'uomo può servirsi del mondo contro Dio, sfidando le leggi del cosmo che Dio ha stabilito. Occorre dunque, secondo Jonas, pensare con nuovi strumenti concettuali all'essere del mondo. Per questo bisogna superare l'ontologia di Heidegger, a partire da una ricomprensione ermeneutica della nozione di organismo, ripercorrendo una tradizione di pensiero che va da Aristotele alla biologia contemporanea. Dallo studio della Gnosi alla biologia: il significato ontologico della svolta. La seconda fase dell'itinerario speculativo di Jonas si colloca sul piano di una filosofia della natura. L'importanza fondamentale di questa fase discende da varie origini: a) Innanzitutto perché è lo stesso Jonas che riconosce a questa fase della suaricerca un'importanza fondamentale: "se si vuole parlare della mia filosofia occorre dire che essa non comincia con la Gnosi, ma con gli sforzi dedicati alla biologia filosofica". Tutta questa insistenza sull'importanza della svolta della sua ricerca, nel passaggio dagli studi di storia della religione, a quelli di biologia, risponde alla volontà di Jonas di essere considerato anche un filosofo e non solo uno storico. In secondo luogo perché questa fase del pensiero di Jonas ci spiega il motivo del passaggio dagli studi sulla Gnosi a quelli sulla natura. In questi anni Jonas inizia a mettere in questione i presupposti dell'ontologia di Heidegger. Tali presupposti sarebbero anche la causa della non comprensione da parte di Heidegger, degli eventi storici che condussero la Germania a sposare la causa politica del nazismo. In terzo luogo perché si tratta del lato meno esplorato e più sottovalutato del pensiero di Jonas. La filosofia.La natura di Jonas, a causa dell'impostazione metafisica che la sorregge, è stata vista con sospetto da molti, e di conseguenza più criticata che compresa. Sia la biologia filosofica che l'etica della responsabilità, nella versione fornita da Jonas, vengono ritenute da alcuni studiosi del tutto inattuali in quanto condizionate da motivi che farebbero riferimento a opzioni metafisiche razionalmente indimostrabili.
Infine perché la prospettiva di Jonas evita i riduzionismi e costituisce una posizione di equilibrio evitando da una parte l'ottimismo evoluzionistico e dall'altra il probabilismo scientifico. Con la sua filosofia della natura Jonas ci fa capire che gli studi sullo gnosticismo antico non nascevano da una preoccupazione prevalentemente storico-filologica, ma erano mossi da una preoccupazione teoretica in quanto il nichilismo gnostico, con la sua condanna del mondo potrebbe sottendere un paradigma di carattere universale.
manifestatosi attraverso un fenomeno culturale storicamente determinato. Esso si è ripresentato nella veste di nichilismo moderno, frutto dell'abiforcazione tra il ritiro idealista dal mondo in una ragione acosmica e una concezione radicalmente meccanicistica della natura. È da questo nichilismo che può discendere la giustificazione di un'ontologia senza etica. L'ontologia senza etica, secondo Jonas, rappresenta il peccato originale della filosofia di Heidegger, a cui corrisponde l'errore speculare di un'etica senza ontologia. La filosofia della biologia, oltre che un approfondimento degli studi iniziali sull'antica Gnosi, costituisce dunque il luogo di maturazione dell'etica della responsabilità per la civiltà tecnologica, indispensabile in un'epoca di nichilismo e di crisi delle etiche fondate su una fede religiosa. Se non si può fondare sull'ontologia, per non correre il rischio nel quale ème, è un assistente virtuale, è importante ricordare che l'etica non può essere basata su una consapevolezza personale o su un dovere specifico verso gli altri. L'etica deve invece essere fondata sulla certezza di un dovere universale di partecipare alla sofferenza degli altri.