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LA VOLPE REINHART
Heinrich der Glichesære
Il titolo originale è Reinhart Fuchs ed è il primo e più antico epos in lingua tedesca sulle avventure
del lupo e della volpe giunto fino a noi. Il poema, poco più di 2000 versi in distici rimati con 4
accenti, è datato intorno alla fine del XII sec. Il testo che possiediamo quasi per intero non è
l'originale ma una rielaborazione testimoniata da 2 manoscritti degli inizi del XIV sec.: il Codex
Palatinus Germanicus 341 della Universitätbibliothek di Heidelberg (contrassegnato come
manoscritto P), e il manoscritto proveniente dalla sede arcivescovale ungherese di Kalocsa (K), ora
Codex Bodmer 72 della Bibliotheca Bodmeriana di Ginevra-Cologny. Ci sono pervenuti anche
frammenti di una redazione più antica conservati nel codice Kassel (S) scoperti da Jacob Grimm.
Nel poema si legge che l'epos è opera di Heinrich, che non sappiano nulla di lui, al quale sembra
riferisri anche l'appellativo di “glichesere” (ipocrita). Lo studioso Wallner suppose che l'appellativo
è riferito alla volpe, però è più probabile che fosse riferito all'autore, del quale le uniche cose che
sappiamo sono il nome e che proveniva dall'Alsazia, si suppone, vedendo e leggendo l'opera che
forse aveva un ruolo nella corte, forse cavaliere, visto le sue conoscenze giuridiche, conoscenza del
diritto e inoltre aveva conoscenze di teologia. Nell'epilogo del poema Heinrich è citato come
l'autore che compose l'epos sulla volpe con rime irregolari; il loro perfezionamento sarebbe stato
opera di un altro poeta che però non modificò la storia. Quindi si suppone ci sia stata soltanto una
revisione per correggere la versificazione. Nei versi 1784-1794 del Reinhart Fuchs Heinrich è
invece menzionato come 'colui che mise insieme le storie sulla rovina di Isengrin', vale a dire
organizzò in una narrazione unitaria le divise avventure del lupo e della volpe. Vi troviamo
all'interno l'espressione “die bvch” (i libri) perchè la materia della volpe del suo poema risulta coeva
e condivisa con il Roman de Renart dal quale dipende. Il poema tedesco si ricollega anche all'epos
latino Ysengrimus di Nirvado di Gand nel quale il lupo è il protagonista di una violenta satira contro
la Chiesa e il monachesimo. Poi è possibile che il Tierepos (epopea animalesca) di Heinrich fosse
noto come Isingrines not (La rovina di Isengrin), come parodia del Nibelungen not della poesia
eroica che circolava a quei tempi. Però nella tradizione il poema lo troviamo con titolo Il libro della
volpe Reinhart, visto che, come nel Roman de Renart, la volpe è la protagonista e non più
l'antagonista del lupo come in Nivardo. L'originalità del poema di Heinrich nei confronti del
Romand de Renart, nonostante condivida la materia, si rivela nello stile e nella struttura,
caratterizzati dall'inserimento di spiegazioni preliminari e commenti, riduzione di episodi, assenza
di ripetizioni e rielaborazione della faida tra il lupo e la volpe con la morte del re leone. Infatti gli
episodi sono disposti in un crescendo narrativo teso verso un epilogo tragico, invece nel RdR gli
episodi sono tra loro indipendente e c'è un finale aperto. L'autore dice che il Reinhart Fuchs vuole
essere un racconto da cui trarre esempio e ammaestramento e sembra quasi desiderare un lettore che
rifletta sulle condizioni di un mondo in cui può accadere quello che è successo ad Isengrin. Il poema
appare simile a una novella morale (mære) sul trionfo del male in una dimensione cosmica, poiché
le malefatte della volpe, ordinate in modo conseguenziale, raggiungono l'acme con la morte del re,
la dissoluzione del regno e l'impunità del colpevole. Così notiamo una satira cupa rivelando così la
fragilità dei valori cortesi. Gli inserti gnomici si collegano alla tradizione esopica e si discosta da
questa favolistica antica poiché attualizza la moralitas con numerosi riferimenti satirici a eventi e
personaggi storici, trasformando il tierepos in un pamphet politico. I vari materiali della narrativa
animale sono rielaborati dal poeta tedesco con elementi originali e considerazioni morali e
organizzati con una diversa economia del racconto in vista dell'epilogo inedito.
Il racconto di Heinrich può essere diviso in 3 parti:
Nella prima parte del poema (vv. 13-384), abbiamo il materiale già noto alla favolistica antica: la
volpe affamata cerca di mangiare un gallo; prova a catturare un corvo; tenta di intrappolare un gatto
ma esce sempre sconfitta. I piccoli animali non si lasciano ingannare. Nel racconto Heinrich
introduce il legame di sangue e la gratuità della malvagità di Reinhart, che nel corso del poema
saranno evidenziati ulteriormente.
Nella seconda parte (vv. 385-1238) Reinhart, scoraggiato dagli insuccessi, incontra il lupo Isengrin
e gli propone un'allenza di forza (lupo) e astuzia (volpe). Isengrin e famiglia incautamente stringono
il patto che avrà conseguenze molto spiacevoli. Reinhart approfitta subito dell'assenza del lupo,
andato a caccia di cibo, il suo amore alla moglie del lupo, Hersant (parodia della fin'amor), ma la
lupa lo respinge il corteggiamento perchè trova la volpe più debole e brutta del marito. Isengrin
tornato senza cibo, riesce ad avere del cibo grazie a Reinhart che ruba un prosciutto ad un
contadino. I lupi però se lo mangiano senza lasciargli nulla e per vendicarsi Reinhart suggerisce di
placare la sete andando a bere il vino nella cantina di un convento dove vengono scoperti dai
monaci e vengono tutti bastonati tranne Reinhart che riesce a fuggire. La volpe poi incontra un
asino e al verso 562 il racconto si interrompe a causa di una lacuna. Si pensa che questa parte
riguardasse l'episodio della mutilazione di Isengrin e il tradimento di sua moglie con la volpe perchè
il racconto riprende con Isengrin sanguinante che ascolta con dolore i discorsi con Kunin, un rapace
notturno, che avrebbe sorpreso la volpe e la lupa amoreggiare (si ipotizza che la pagina sia stata
rimossa proprio perchè raccontava l'amoreggiamento tra i 2). Isengrim vuole vendetta e tornato in
famiglia la moglie lo tranquillizza. In seguito, spinto dalla fame, Isengrin in cambio di 2 pezzi
d'anguilla perdona Reinhart e desideroso di entrare in convento per mangiare accetta di farsi
moncare dalla volpe (satira monastica). Reinhart per tonsurarlo rovescia sulla testa del lupo acqua
bollente che gli brucia ii pelo e la pelle; poi gli propone di andare a pescare altre anguille e arivati
ad un laghetto ghiacciato, non avendo la corda, lega il secchio alla coda del lupo provocandone il
congelamento. La volpe se ne va e Isengrin si ritrova intrappolato nel ghiaccio. Arriv1a un uomo,
messer Britin, che con l'intenzione di ucciderlo sbaglia colpo e gli taglia la coda, il lupo riesce così
a fuggire. Nella successiva avventura del pozzo, sia Reinhart sia il lupo credono di vedere nel
riflesso dell'acqua in fondo al pozzo l'immagine della moglie; il lupo, ingannato dalla volpe, che
finge di essere morto e di trovarsi in paradiso (parodia delle visioni dell'aldilà), entra nel pozzo
rimanendoci e liberando Reinhart. Il lupo è tirato fuori da monaci che erano andati a prendere
l'acqua e viene bastonato ma notando le bruciature e l'assenza di coda lo risparmiano visto i segni
evidente del suo stato di monaco e penitente. Il ritorno a casa del lupo privo di coda provoca la
disperazione di Hersant (poiché metafora della castrazione) e segna l'inizio della faida tra il lupo e
la volpe. La lince, parente di entrambi, nel tentativo di riconciliarli fissa un'udienza per l'accusa
della volpe di aver corteggiato la lupa. Il cappellano del re, l'orso Brun, dice al mastino Reize di
fingersi morto e appena gli si avvicinerà la volpe di azzannarla come se i suoi denti fossero reliquie
(parodia del culto delle reliquie e del giudizio di Dio). L'inganno è scoperto dal tasso Crimel e
Reinhart fugge nella sua tana inseguito dalla lupa, dal lupo eppoi da altri, entra nella tana e la lupa
cercando di entrare rimane intrappolata e Reinhart uscendo da un'altra parte va dietro la lupa e la
violenta mentre sopraggiunge Isengrin con gli altri animali. La loro testimonianza sullo stupro della
lupa, avvenuta in tempo di pace puibblica, aggrava la sua situazione e rende necessario un processo.
Nella terza parte (che occupa quasi metà poema vv. 1239-2248), inizia alla corte del re con le
accuse a Reinhart. Vediamo qui la contaminazione da parte del Roman de Renart, poiché Heinrich
unisce la favola della malattia del leone alla storia del processo alla volpe. Il poeta tedesco
introduce però come antefatto originale l'episodio della guerra del re leone contro le formiche. Nel
Reinhart Fuchs il re leone non si chiama Noble, come si addice ad un re “cortese”, nel RdR, ma
Vrevel, nome “parlante” che connota come 'tracotante' il sovrano che dovrebbe incarnare l'ideale del
rex iustus. Le formiche non vogliono riconoscere la sovranità di Vrevel, subiscono la distruzione del
formicaio. Il loro signore, “una formica temibile”, saputo dell'accaduto, entra per vendetta
nell'orecchio del re e gli provoca un forte e duraturo dolore nella testa. Il re leone spaventato per la
malattia e temendo che possa trattarsi di una punizione divina per aver trascurato la giustizia,
convoca subito l'assemblea per le udienze. Isengrin denuncia la perdita della coda e lo stupro della
moglie. Tutti decidono di condannare la volpe con l'impiccagione, ma interviene il cammello del
Tuscolo dicendo che non possono emettere un verdetto di colpevolezza senza aver convocato tre
volte l'imputato; e tutta l'assemblea fu d'accordo. Intanto giungono il gallo, che la volpe aveva
cercato di mangiare all'inizio del racconto, e la moglie Pinte a chiedere giustizia per la morte della
loro figlia provocata dalla volpe. La collera del re aumenta a tal punto che la lepre, spaventata, è
colta dalla febbre; si accorge di essere guarita per aver dormito sulla tomba della gallina uccisa da
Reinhart e grida al miracolo. La gallina è proclamata santa (parodia del culto dei santi).
Vrevel manda il capellano a chiamare Reinhart, ma l'orso ritorna da solo e gravemente scorticato a
causa di una trappola orditagli dalla volpe; allora il re manda il gatto e anche lui ritorna malconcio
per colpa di Reinhart. Al terzo richiamo il re manda l'amico della volpe Crimel. Alla terza
convocazione la volpe accetta di andare e travestito da medico si reca dal re leone dicendogli di
aver trovato a Salerno, presso il maestro Pendin, una medicina per il re. Di fronte alla possibilità di
guarire il re diviene indifferente al diritto e al corso della giustizia e non esita a concedere alla volpe