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Sessanta, i Tuareg si trovarono a far fronte a nuove frontiere e nuovi stati ad hoc, il che, non

permise più alle carovane di passare liberamente da un confine all’altro, e anche i pascoli non

sono più liberi ma appartengono agli stati di diritto. Tuttavia, i francesi, prima di abbandonare il

paese, lasciarono un rapporto scritto nel quale si faceva menzione del fatto che bisognava

costruire un territorio Tuareg per salvaguardare le loro abitudini. Nel rapporto del 1964 redatto

da un politico francese, viene inserita una cartina nella quale si individuano dei confini necessari

alla costituzione di un territorio Tuareg tenendo conto dello spazio per un’economia di

autosufficienza. È chiaro che è impossibile costringere un popolo nomade a stare rinchiuso in

gabbia, soprattutto se poi questo gruppo si isola e non riesce a stare al passo con i tempi.

Pochi anni dopo, la situazione peggiorò con una carestia, durata dal 1970-1973, che bruciò tutti

i pascoli e che mise in pericolo la sopravvivenza dei Tuareg che dovettero affidarsi poi alle

distribuzioni gratuite di miglio e di latte.

A tutti questi problemi di carattere politico, si sono poi aggiunte le conseguenze negative della

modernizzazione, che ha naturalmente indebolito l’economia e diffuso delle teorie che non

rispondono più ai loro concetti di vita. Le carovane verranno sostituite dai camion, le piste della

transumanza cancellate dal vento e dai motori, e quindi anche i valori tradizionali su cui

poggiava la loro società sono stati messi in pericolo.

La società stratificata 4 25.02.19 - 04.03.19

La società è rigidamente divisa in caste, ovvero gruppi chiusi e ben definiti. La casta è un’eredità

delle antiche popolazioni indoeuropee, che oggi si è conservata solo in India, ma che

anticamente ha dei residui sparsi nel mondo, ed era formata dalle tre forze che governano il

mondo: i sacerdoti (incaricati di tenere i rapporti con le divinità, contrassegnata dal colore

bianco), i guerrieri (deve difendere il proprio paese, contrassegnato da colore rosso) e

agricoltori (produce sostentamento, contrassegnati dal colore verde). Questo sistema si è

mantenuto ed è peggiorato con l’evoluzione della società che ha dato vita ad altri sistemi di

caste piramidali più complessi come questo, che molto spesso è stato paragonato all’antico

ordine feudale europeo:

Al vertice della gerarchia ci sono i nobili, che tradizionalmente, rappresentano

• l’aristocrazia guerriera (quelli per cui i francesi avevano distrutto tutte le città cercando di

minare il potere dei combattenti).

- Sono gli unici depositari del potere politico;

- Praticano strettamente l’endogamia (≠ esogamia) ovvero si sposano soltanto tra di

loro, e questo permette così di conservare il potere all’interno di uno stesso gruppo e

anche la purezza razziale;

- Prima della colonizzazione, il ruolo e il potere di questa classe nascevano dalla

tradizione della cosiddetta “razzia” - l’aggressione delle carovane e delle proprietà

altrui - nonché della protezione delle oasi e dai controlli delle vie carovaniere. La

pace imposta dagli occupanti francesi ed italiani ha a suo tempi privato i nobili della

loro principale attitudine: quella di esseri guerrieri. Oggi, a seguito delle repressioni

e le divisioni subite, sono in minoranza e sono ridotti gradualmente in povertà, ma,

nonostante ciò, sono riusciti a mantenere il loro ruolo nella società.

Gli uomini dell’Islam (Ineslemen = uomini dell’Islam): è il gruppo maggiormente

• differenziato all’interno dei popoli Tuareg in quanto pacifista essendo religioso, e quindi si

contraddistingue dagli altri perché non persegue ideali di guerra.

- Il marabù deriva dall’arabo e vuol dire “monaco soldato, gente formata dalla

conoscenza del Corano”, ed la figura che si occupa dell’educazione dei giovani

Tuareg. Essendo nomadi, non ci sono le scuole, quindi queste figure religiose si

occupano del 90% dell’istruzione;

- Si occupano anche della giustizia e di tutto quello che ha a che fare con la religione

(matrimoni, battesimi, funerali…);

- All’interno di questa casta esiste un gruppo di gente particolare che gira per i villaggi

e per gli accampamenti dei sedentari preparando e vendendo gli amuleti. I Tuareg

credono che ogni oggetto sia abitato dagli spiriti e quindi c’è bisogno di qualcosa

che li tenga lontani;

- La loro condizione privilegiata comporta l’esenzione dai tributi e può essere, oltre

che ereditaria dalla nascita, anche acquistata da un singolo con lo studio.

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I vassalli (gli Imghad):

• - A loro sono affidate le mansioni dell’allevamento e del commercio carovaniero. Uno

dei loro nomi, infatti, è kelewi (= quelli delle capre), sottintendendo appunto che si

occupano del bestiame;

- Originariamente nobili bianchi, sono stati costretti - a seguito di qualche sconfitta - a

fare atto di sottomissione. Lo scadimento di classe non li ha privati a suo tempo di

alcuni privilegi (autonomia interna, possesso di schiavi, ecc.) ma ha peraltro

deteriorato i loro costumi e pertanto si sono meticciati più facilmente, hanno

accettato una collaborazione attiva con i colonizzatori ed ora con i regimi degli stati

di appartenenza.

I fabbri (gli Inadam): fanno parte della società Tuareg, ma restandone isolati, i fabbri vi si

• aggregano per tempo variabile e producono - sotto gli occhi del committente, nobile o

vassallo che sia - l’oggetto desiderato. Godono di una posizione particolare perché

lavorano il fuoco, e come tutti quelli che lavorano il fuoco si crede che abbiano in sé un

potere che va protetto. Godono quindi di particolari privilegi e godono del rispetto di tutti:

per esempio, quando vengono fatti dei sacrifici a loro viene riservata la parte più succosa

ed importante dell’animale.

- Lavorano soprattuto i metalli - con la produzione di pregevoli gioielli in argento - ma

anche il cuoio, il legno e le pelli. Le loro mogli sono esperte nella lavorazione del

cuoio, e in particolare nella produzione di selle e borse (bisacce) per contenere gli

amuleti e i talismani;

- Hanno anche loro un matrimonio endogamico, quindi tra di loro, e non si sono mai

organizzati in tribù autonome, e dunque non hanno un nome preciso come i vassalli

(quelli delle pecore), ma prendono il nome della tribù presso la quale vivono;

- Hanno una loro lingua segreta, tenet, che usano per comunicare da soli e per tenere

in disparte gli altri per non farsi capire. Questa lingua non deve essere confusa con la

lingua dei bambini, taghennet, usata per gioco e corrisponde a quella dell’alfabeto

farfallino;

- I fabbri oggi, a differenza di prima, sono rimasti con le stesse funzioni, ma ricevono

un compenso. Inoltre, oggi, non sono più solo fabbri, ma dentisti, conoscitori delle

erbe e delle piante medicinali, barbieri, macellai, fanno salassi (togliere il sangue

cattivo), e lo sono diventati perché lavorando con il fuoco hanno una manualità

diversa;

- Sono anche i depositari del sapere e di tutta la storia della tribù di appartenenza;

vengono a svolgere il ruolo di griot. Conoscendo tutta la storia della tribù e poiché

sono quelli che possono raccontare la loro genealogia, a loro è permesso

pronunciare il nome di un antenato morto (ai Tuareg questo non è permesso). Tra i

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fabbri ci sono alcuni dei maggiori poeti e alcuni cantori sono in grado di recitare per

ore la storia della tribù.

Le classi inferiori sono date dagli haratin o contadini, che coltivano i cosiddetti “giardini”,

• cioè i palmeti e gli orti; molto spesso, si tratta di discendenti di schiavi neri, a suo tempo

liberati. Accanto a loro, gli schiavi (gli Iklan): lo schiavo era tenuto a lavorare e prestare la

sua opera al Signore e in cambio riceveva tutto ciò che gli era necessario. Nonostante si sia

scritto molto sul fatto che la società Tuareg usava gli schiavi e quindi li esportavano e ne

facevano commercio, una piccolissima parte era dedicata a questo commercio. I Tuareg,

infatti, non sono famosi come mercanti di schiavi, in quanto, da loro, gli schiavi godevano di

una considerazione particolare. Ed infatti, essi costituiscono il vero fulcro della società

Tuareg, perché grazie a loro la società può andare avanti.

- Sono una categoria a parte perché fanno parte di quella sezione delle popolazioni

nere, diverse dal punto di vista della razza rispetto ai Tuareg, siccome sono

melanodermi. Alcuni sono schiavi catturati in Sudan;

- A loro è preclusa una scalata sociale, nel senso che schiavo nasci e schiavo resti.

Infatti, rimangono culturalmente nel clan di appartenenza, e naturalmente non gli è

concesso combattere e proprio il fatto di non combattere gli preclude di entrare a far

parte della categoria “uomini liberi”;

- In base al lavoro che avevano venivano suddivisi per categorie: gli schiavi che si

occupavano delle tende, quelli della raccolta del grano, i lavori domestici e poi i

cosiddetti schiavi delle dune, quegli schiavi che venivano mandati lontani

dall’accampamento proprio in corrispondenza delle vallate per pascolare;

- Gli schiavi fanno parte del patrimonio domestico e sono ereditati dalle donne —> la

figlia li porta come dote; quando uno schiavo ha servito per molti anni diventa parte

integrante della famiglia e viene trattato con stima e rispetto. Di solito non vengono

venduti e neanche acquistati, ma fanno parte delle famose razzie. Il rapporto tra i

nobili e gli schiavi non ha mai avuto risvolti crudeli, ma si è sempre basato su

rapporto di opportunismo: uno schiavo debole, malnutrito e maltrattato rende

meno; un altro dei loro proverbi è “non uccidere la cammella che ti nutre”;

- Nonostante l’abolizione della schiavitù da parte dei francesi, questa casta esiste

tuttora, ma ovviamente ha cambiato delle caratteristiche: quelli rimasti oggi non sono

più letteralmente schiavi, ma liberti (= schiavi affrancati, cioè hanno sempre dei

vincoli di dipendenza verso la famiglia, ma non sono più schiavi);

- Nonostante siano dei personaggi importanti nella vita, nelle numerose poesie di tutta

la tradizione Tuareg non sono mai nominati, e nelle poche esistenti non ci sono

parole di affetto. 7 25.02.19 - 04.03.19

Le tribù

Molto prima delle conquiste coloniali cinque erano le confederazioni tradizionali che

componevano la grande comunità Tuareg originaria; secondo la tradizione, erano cinque come

le dita di della mano di Antinea, fondatrice della razza. Ora le tribù sono più numerose,

essendovi state vari scissioni e migrazioni.

Una confederazione è un i

Dettagli
A.A. 2018-2019
16 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lazzerimartina9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnolinguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Rocca Giovanna.