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Le attività letterarie
La stile di vita essenziale che conducono i Tubu ha dato agli scrittori occidentali l’impressione di
un popolo senza cultura. Ci sono state però alcune eccezioni, come la raccolta di alcuni proverbi
da parte di una studiosa francese, che si è limitata a fare la trascrizione della lingua, ad operare
una traduzione in francese e ad aggiungere una piccola spiegazione. Solo ultimamente è appar-
so qualche lavoro sulla musica e sulla danza.
La letteratura, in entrambi i dialetti, è solo orale, e all’interno della produzione vi sono:
1. Le sentenze (= formulare un giudizio): sono particolari perché sono organizzate su tre ele-
menti che vengono paragonati e che si riferiscono ad uno stesso referente; ad esempio: “la
povertà, le redini e il manico della zappa sono buone quando sono corte” (=tutte è meglio
quando sono corte o durano poco); oppure “l’amore per una donna che è solo bella, quella
per uno stallone e per quello di un uomo violento è un amore che è destinato a finire
presto” (=tutti e tre durano poco); “tua moglie, tuo figlio e la tua cavalcatura non si devono
mettere contro di te”. Sono delle dimostrazioni di saggezza spicciola, ma indicative delle
mentalità dei Tubu;
2. Le cronache: i Tubu, avendo soltanto una letteratura orale, devono tenere conto e ragione di
tutti i piccoli avvenimenti della vita quotidiana per poi poterli recuperare, quindi per esem-
pio tengono traccia delle pettinature delle bambine (trecce), il fatto che i maschi siano pelati,
le morti, i funerali;
3. Le leggende sull’origine del clan: c’è una tradizione comune che si rifà al fatto che quasi
sempre è un antenato bianco che dà origine al clan (il “rosso” in lingua Tubu, perché è con
questo colore che si identificano le caratteristiche degli occidentali), oppure trattano di sto-
rie e favole su animali che vengono umanizzati (lotte tra leoni e marmotte, scimmie e leopar-
di…). Un racconto particolare è quello che spiega anche la vicenda della lealtà all’interno
del proprio gruppo, ed è quello che si chiama “Il capo e la carne”: un capo, mentre guida la
sua gente, vede un pezzo di carne che non può mangiare per via dell’interdizione. Il capo,
lascia passare avanti gli altri e la notte torna indietro per mangiarla. Questa carne però si ri-
bella e canta dentro il suo stomaco, impedendogli di adempiere a uno dei numerosi divieti
del popolo che è quello degli uomini che non posso cantare. Il fatto che la carne dentro il
suo stomaco si metta a fare dei rumori gli proibisce di partecipare alla vita sociale. La moglie,
dopo averlo saputo si vergogna e scappa tornando dalla madre che però la caccia, in quan-
to nessuna sposa può ritornare a casa della madre. Quest’ultima si nasconde sotto il letto
proprio per capire cosa succede (in realtà, è molto tabuizzato il rapporto tra genero e suoce-
ra, in quanto non ci deve mai essere contatto). Alla fine, l’uomo si reca dalla più anziana del
villaggio, detentrice della saggezza, la quale gli fa partorire una carne, e con questo si risolve
tutta la faccenda. È una storia di tipo morale che ha come idea quella di stigmatizzare dei
comportamenti che non sono accettati, ma che in questo caso portano a una buona fine
perché il personaggio si è rivolto ad un’anziana;
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4. Proverbi: è un genere letterario molto particolare che dal punto di vista grammaticale pre-
senta una struttura propria, quindi un certo ritmo o addirittura delle rime, e dal punto di vista
semantico può avere delle assonanze o similitudini; i proverbi, in ogni caso, hanno un valore
educativo e morale. I proverbi vanno distinti dalle espressioni idiomatiche che possono
dare seguito o trasformarsi in proverbi, e sono espressioni il cui significato non dipende dal-
l’unione dei significanti (parole).
I Tubu hanno una letteratura vastissima di proverbi, proprio perché dai proverbi emergono
dei tratti particolari della psicologia di questo popolo:
Uno dei più importanti è: “la strada è un paletto, l’affare è uno proverbio” —> come è im-
• portante avere qualcosa che segni la strada dove nel deserto il vento muove le piogge,
così è importante avere un proverbio da opporre quando si va in giudizio;
Alcuni dei loro proverbi fanno parte un po’ di universali che si ritrovano anche nella no-
• stra lingua: “il cane non riconosce mai la propria coda storta” —> si vedono solo i difetti
degli altri e mai i nostri; “si può essere sicuri di ciò che si ha in bocca, ma non di ciò che si
ha in mano” —> meglio un uovo oggi che una gallina domani;
Alcuni sono tipici della loro cultura perché fanno dei riferimenti al gruppo sociale, e in
• particolare una delle caratteristiche dei Tubu è il loro comportamento diffidente nei
confronti di tutti al di fuori della famiglia, che viene proprio fuori da proverbi: “non biso-
gna affidare la custodia della costoletta di carne al cane” —> riferimento ad un animale
che nel mondo occidentale è oggetto di premura, di attenzioni e di associazioni, ma che
da loro non viene considerato tale, anzi viene trattato male, non come animale domesti-
co. I Tubu sono diffidenti anche durante gli incontri ed esistono proprio per questo delle
domande proprio mirate ed accurate per accertarsi della sua identità, della sua apparte-
nenza familiare, sempre verificata a una certa distanza di sicurezza. I Tubu provano molto
disprezzo verso le popolazioni vicine, ma gli unici che fanno eccezione verso i quali di-
mostrano un atteggiamento decente sono i Tuareg, per via della loro storia e dei loro
valori. Al contrario, tanto sono diffidenti verso gli altri e verso la novità, tanto sono attac-
cati alla propria famiglia: “non c’è persona che non abbia dieci dita e che non abbia dieci
parenti”. I legami di sangue sono sentiti in maniera così stretta che anche nel caso in cui
un membro della famiglia abbia commesso un assassinio e sia colpevole, la famiglia lo
aiuta anche a costo di perdere tutto quello che ha: “anche se indossi dieci vestiti, conosci
sempre la posizione del tuo ombelico” —> uno può diventare ricchissimo, ma si ricorda
sempre da dove si viene; siccome dicono sempre di essere al centro del mondo, l’ombe-
lico, essendo al centro del corpo, indica uno strettissimo legame familiare. Non è mai
concepibile l’idea di rinnegare la propria famiglia e questo affetto si estende a tutto
quello che hanno, anche agli animali, tant’è che c’è un proverbio che dice: “al posto di
allevare il bambino di altri, è meglio allevare un cane”. Il bisogno di proteggere questo
nucleo familiare ha portato ad evidenziare come una delle caratteristiche principali dei
Tubu sia l’orgoglio: sono persone quindi che devono sempre affermare la propria capa-
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cità di guidare i greggi e di curare la propria famiglia: “se un tuo amico scava un pozzo
nella roccia, devi scavarlo anche tu” —> invito a non sminuirsi, ma a mettersi sempre in
gioco per far vedere che se uno è capace di fare qualcosa anche noi siamo altrettanto
capaci. Anche lealtà e sincerità sono due concetti molto importanti: “non ci si può na-
scondere su un cammello, e non si possono perdere delle orme di piedi sulla sabbia” —>
non serve a niente nascondersi, ma bisogna dire esattamente quello che si sente;
La vita quotidiana dei Tubu è scandita da regole molto precise e ferree, quello che loro
• chiamano la loro “buona educazione”. Ad esempio, lo stare in compagnia è un valore
quando si lavora, mentre in altri momenti, come i pasti, è veramente ricercata la solitudi-
ne —> “il lavoro vuole la compagnia, il ventre vuole la solitudine”. Quando è il momento
del pasto esiste una rigida divisione perché gli uomini mangiano tra di loro, e le donne
da un’altra parte, ma a complicare le cose esistono dei vincoli per quanto riguarda il ses-
so e l’età: quindi le bambine femmine mangiano da una parte e i bambini maschi da
un’altra: “è meglio dormire affamati, che domandare qualcosa ad un bambino” —> se si
ha fame, meglio andare a dormire piuttosto che domandare qualcosa ad un bambino
perché in quel momento non si dovrebbe parlare e il bambino non dovrebbe essere vi-
cino; in questo stesso proverbio si nota un altro livello, cioè il fatto che un Tubu non deve
chiedere mai.
Musica
Come strumenti musicali esistono il tamburo del Derdé e i liuti. Le danze sono molto semplici e
consistono in una sorta di passetti, senza movimenti sinuosi o aggraziati.
Il turismo del Ciad
Esistono delle problematiche che non fanno decollare il turismo in Ciad, sebbene l’aumento del
numero di agenzie che si occupano di questo Stato. Quali sono i fattori grazie ai quali da una
parte viene impedito lo sviluppo del turismo in Ciad, ma dall’altro viene conservato il popolo dei
Tubu che non subisce l’impatto del turismo che colpisce i Tuareg?
1. Le escursioni termiche: c’è grande differenza tra stagione calda e stagione delle piogge,
e tutti questi incontri di arie calde e fredde provocano l’insorgenza di un vento che si
chiama harmattan;
2. Le condizioni sanitarie: esistono ospedali solo nella capitale e in altre poche città più
grandi, ma in qualsiasi caso le infrastrutture ospedaliere sono minime e anche sconsiglia-
te;
3. Le infrastrutture stradali sono inesistenti, quindi le grandi differenze da una parte all’altra
non sono coperte e sono problematiche per il turismo; inoltre, durante la stagione delle
piogge, le strade vengono allagate, per quello che è importante segnalare la strada con
dei paletti. Oltre a questo, non esiste quasi manutenzione, e più della metà delle strade
dopo dieci anni scompaiono. Un altro problema è il difficile recupero di carburante, in
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quanto nel deserto non esistono pompe di benzina. Anche gli altri mezzi di trasporto
sono inesistenti: non esistono reti ferroviarie, e oltre all’aeroporto della capitale e alcuni
molto piccoli per aerei di fortuna non c’è niente;
4. Un altro problema è l’altissima presenza di mine antiuomo e anticarro. Si dice infatti che il
Ciad è il paese sahariano con il maggior numero di mine non esplose e questo è uno dei
motivi principali per il quale il turismo non riesce a decollare. Bisogna quindi affidarsi a
guide locali molto esperte che sanno la strada per non inca