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La legge 84 del 1994 nasce con l’esigenza di superare una situazione di monopolio delle compagnie portuali
sulla fornitura delle operazioni portuali, di mescolanza tra attività amministrativa e attività di impresa
(fallimento dello Stato imprenditore), di collasso dei porti italiani per scarsi volumi di traffico (le navi
commerciali preferivano l’attracco in porti non italiani) e di anti-concorrenzialità.
Con la nuova legge vengono soppressi gli enti portuali sostituiti dalle Autorità Portuali, viene soppressa la
riserva di lavoro portuale e dato il via libera alla liberalizzazione delle operazioni portuali che non sono più
considerate servizi pubblici, viene dato il via libera alla privatizzazione delle imprese mediante
autorizzazione rilasciata dall’ autorità portuale, separazione delle competenze tra autorità marittime e
autorità portuali.
Con la legge 169 del 2016 le autorità portuali sono state ridotte da 23 a 15 e sostituite dalle Autorità di
Sistema Portuale, ovvero strutture più complesse costituite da più porti (la sede dell’autorità di sistema
portuale del porto di Messina fa capo al porto core di Gioia Tauro, ma ogni porto possiede gli uffici territoriali
portuali per migliorare l’efficienza e la comunicazione tra porti core e porti minori)
: Le autorità portuali si configurano come enti pubblici non economici, motivo per cui queste hanno il
Nota
divieto di esercitare le operazioni portuali ma possiedono il compito di indirizzare, programmare,
promuovere e controllare le attività delle imprese private al fine di garantire lo sviluppo e la sicurezza del
porto. Inoltre si occupano dell’affidamento e del controllo dei servizi di interesse generale, ovvero dei servizi
di illuminazione, raccolta rifiuti, servizi idrici, manutenzione e riparazione di impianti e mezzi all’interno del
porto.
Gli organi dell’autorità portuale sono:
Il presidente nominato dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti, resta in carica 4 anni e può essere
confermato solo una volta.
Il comitato di gestione, composto dal presidente dell’autorità, dal comandante del porto, dal dirigente
dell’ufficio del genio civile, dal presidente della giunta regionale e quello della giunta provinciale, dal sindaco
del comune dove ha sede il porto, dal presidente della camera di commercio. Al comitato è affidata la
funzione di approvazione del piano operativo triennale, rilascio delle autorizzazioni e concessioni alle imprese
private.
Il segretario generale il quale si occupa dell’istruttoria degli atti di competenza del presidente e del comitato
di gestione.
Collegio dei revisori dei conti ha il compito di tenere i libri contabili e redigere una relazione sul conto
consuntivo.
Le autorità marittime assolvono i compiti non attribuiti alle autorità portuali, ovvero le funzioni di polizia e di
sicurezza, di pilotaggio, rimorchio, ormeggio e battellaggio.
Aeroporto
Gli aeroporti sono disciplinati dal codice della navigazione del 1942, modificato poi nel 2005/2006.
Inizialmente l’aeroporto era considerato come spazio adibito alla movimentazione degli aeromobili (decollo
e atterraggio), oggi viene definito come un insieme di attività economiche imprenditoriali, passando da un
modello di gestione tradizionale, ovvero quella diretta dallo Stato, ad un sistema di gestione privatizzata.
A differenza dei porti nei quali si parla di demanio necessario, per gli aeroporti si parla di demanio eventuale,
proprio perché secondo l’articolo 704 del codice della navigazione sussiste l’eventualità che l’ENAC mediante
concessione possa far gestire l’aeroporto a soggetti privati.
Mentre dagli anni 40 l’aeroporto veniva gestito in via diretta dallo Stato, a partire dagli anni 50/60 questo
tipo di gestione entrò in crisi a causa degli eccessivi oneri dello Stato tanto da far nascere una gestione
pubblico privata, nella quale lo Stato gestiva l’infrastruttura tecnica (landside), mentre la società di gestione
aeroportuale gestiva l’infrastruttura commerciale (inside).
Prima dell’incidente di Linate del 2001, la società di gestione aeroportuale operava insieme ad altri soggetti
privati come gli operatori di servizi di Handling, soggetti pubblici come l’ENAV, direttore, vigili del fuoco, e
polizia aeroportuale.
La nuova disciplina del 2005/2006 impone l’obbligo della gestione totale dell’aeroporto (inside e landside)
da parte di un gestore comunitario che viene selezionato ad hoc mediante bando di gara rilasciato dall’ENAC.
La concessione è subordinata alla sottoscrizione di una convenzione tra il gestore aeroportuale e l’ENAC,
subito dopo L’ENAC provvederà a rilasciare la concessione e circa 6 mesi dopo viene redatto il contratto di
programma, documento dove il gestore specifica gli interventi infrastrutturali che intende realizzare.
Rimangono fuori dalla gestione privata solo le attività di controllo del traffico aereo, affidata all’ENAV, ente
trasformato in società per azioni per effetto di un intervento comunitario.
La gestione totale è stata introdotta inizialmente negli aeroporti con maggiore volumi di traffico tra cui Roma,
Milano, Palermo e Venezia. Tuttavia alcuni aeroporti minori come quelli di Pantelleria e Lampedusa risultano
sotto la gestione diretta dell’ENAC.
La gestione deve rivestire necessariamente la forma di società di capitali alla quale può partecipare anche lo
Stato ma non in via maggioritaria ed ha una durata massima di 40 anni, durante questo periodo, tutte le
opere costruite sul suolo demaniale da parte della società, una volta scaduta la concessione verranno
acquisite da parte dello Stato... La società di gestione aeroportuale ha il diritto di percepire i proventi
derivanti dalla gestione dell’aeroporto, quelli derivanti dalla movimentazione degli aeromobili, quelli dei
parcheggi e dei cartelloni pubblicitari.
I servizi di Handling o servizi di assistenza a terra sono disciplinati dall’articolo 706 del codice della
navigazione, il quale rinvia al decreto legislativo 18 del 1999 che individua le tipologie dei servizi che possono
essere svolti all’interno dell’aeroporto, come assistenza ai passeggeri (check-in), assistenza bagagli,
assistenza operazioni in pista come la navetta che trasporta persone e merci fino all’aereo. Inizialmente le
operazioni di Handling venivano svolte dagli stessi vettori aerei, soprattutto negli anni 50 in cui prevaleva la
gestione diretta degli aeroporti, durante gli anni 60 con la gestione pubblico privata venivano svolte dal
gestore aeroportuale. Con l’intervento dell’Antitrust e del decreto del 1999 venne introdotto il principio di
liberalizzazione dei servizi di Handling, i quali possono essere concessi ad imprese private in concorrenza tra
loro o essere auto-prodotte da parte della società di gestione aeroportuale. Qualora nessuna impresa volesse
effettuare le operazioni di Handling per motivi economici, lo Stato può imporre un ordine di servizio pubblico.
All’interno dell’aeroporto possiamo avere due tipologie di infrastrutture, le infrastrutture tecniche
(landside) sono quelle destinate alla navigazione aerea in via diretta, qui sono presenti le imprese che
effettuato i voli, i radar, impianti di illuminazione, piste di atterraggio, imprese di pulizia e di catering, torri di
controllo per le autorizzazioni al decollo e all’atterraggio. Le infrastrutture commerciali (inside) sono
destinate alla navigazione aera in via indiretta, ovvero bar, ristoranti, negozi, check-in dei passeggeri,
consegna e riconsegna delle merci e controlli di sicurezza.
Secondo il regolamento comunitario del 1993 perfezionato poi nel 2004, il quale si applica solo agli aeroporti
congestionati, lo slot o banda oraria è il permesso dato da un coordinatore per l’utilizzo della pista di decollo
e atterraggio ad una data e un orario specifico.
Il criterio di attribuzione delle bande orarie o slot allocation è quello del grandfather rule secondo cui il
vettore storico ha il diritto di riassegnazione degli slot che aveva nella stagione precedente a condizione che
li abbia utilizzati per almeno l’80%. Mentre secondo il principio del “use it or loose it” gli slot che non vengono
utilizzati confluiscono in un paniere detto pool e riassegnati ai nuovi concorrenti.
Le bande orarie possono essere create dal coordinatore al fine di aumentare il traffico aereo o per la
creazione di più piste, queste finiscono nel paniere e il 50% delle stesse viene riservata ai nuovi concorrenti.
Dopo il principio di liberalizzazione dei servizi aerei il legislatore comunitario ha emanato dei regolamenti
comunitari mostrando una sensibilità maggiore verso i nuovi concorrenti che offrono servizi completi e
innovativi come il volo Milano-Reggio Calabria e ai vettori che svolgono oneri di servizio pubblico.
Per quanto riguarda la mobilità degli slot vi è il divieto di compensazione in quanto vengono trasferiti senza
oneri economici. Gli slot possono essere trasferiti tra rotte dello stesso vettore, tra società madre e affiliata,
tra società affiliate della stessa società madre oppure una contro una tra concorrenti.
Ferrovie
L’Unione Europea già negli anni 60 guarda il mercato ferroviario come essenziale per la coesione territoriale
e sociale tra paesi membri, in quanto crea poche esternalità rispetto agli altri trasporti e inoltre è un sistema
per cui l’Unione può avvalersi della rete già realizzata dai singoli stati nazionali,
Le ferrovie in Italia nascono prima dello Stato unitario del 1861 per iniziativa di alcuni imprenditori privati per
una modalità di trasporto militare, fino ai primi del 900 le ferrovie sono private spesso sovvenzionate anche
dallo Stato per brevi tratte in modo da rispondere ad esigenze di carattere regionale o locale. L’esigenza di
unificare la rete nasce per il fatto che il soggetto privato non era più in grado di garantire il servizio a causa
degli eccessivi oneri e in secondo luogo la presenza di diversi gruppi privati determinava enormi costi di
coordinamento.
Nel 1905 il nostro Stato nazionalizza le ferrovie, ovvero le espropria ad una parte di privati mentre alcune
linee regionali rimangono nelle mani di altri privati che vengono riqualificati come concessionari, nasce una
prima distinzione tra ferrovie in gestione diretta e ferrovie in concessione; i soggetti concessionari sono
chiamati a mantenere e implementare le reti date in concessione e alla scadenza il bene diventa di proprietà
dello Stato. Viene istituita l’azienda autonoma delle ferrovie dello Stato per gestire le linee di preminente
interesse nazionale.
Nel 1912 viene disciplinata una terza modalità di gestione delle ferrovie ancora oggi esistente, ovvero la
gestione commissariale governativa, lo Stato interviene co