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I social network si inseriscono nei processo di cambiamento dei percorsi di produzione,
riproduzione e consumo di prodotto audiovisivi e mediali. Per quanto riguardo l’aspetto
più propriamente identitario, il consumo dei contenuti mediali sembrerebbe avere un
ruolo centrale nella costruzione dell’identità. Le pratiche di performance del contenuto
all’interno dell’universo dei media sociali partecipano attivamente alla ricostruzione dei
legami e delle relazioni sociali dei soggetti: la condivisione dei contenuti contribuisce alla
socialità e visibilità, cioè alla manutenzione della propria Rete di contatti.
Le pratiche online
La profonda mutazione del sistema mediale operata dall’evoluzione tecnologica ha
favorito attraverso la digitalizzazione la convergenza e l’ibridazione di piattaforme e
contenuti che ha prodotto un contesto di cultura convergente. Le categorie di contenuto
mediale e auto-prodotto non determinano in molti casi il percorso di distribuzione e
condivisione del prodotto, ma solo di generazione dello stesso: una volta inserito nei
circuiti di condivisione, discorsivizzazione, di mobilità tipica dei media digitali, il prodotto
culturale risente sempre già marginalmente delle caratteristiche del contenuto. Facebook
non è un mass media, e rappresenta sempre di più un luogo in cui consumare prodotti
mediali, dove la selezione dei contenuti nello stream degli aggiornamenti rappresenta la
pratica performativa più diffusa. I contenuti mediali e gli UGC per gli utenti sono
strumenti di condivisione simbolica e attraverso l’acquisizione, la manipolazione e il loro
scambio vengono resi funzionali al mantenimento e consolidamento delle reti sociali;
diventano cioè contenuti da produrre e consumare contestualmente allo scambio di
informazioni e conoscenze tra i soggetti. Sono contenuti collettivi nella capacita di essere
prodotti che, più di altri, testimoniano una spinta alla raccolta, condivisione,
riorganizzazione di contenuti (anche di terzi). I social network sono vissuti sempre più
dagli utenti come i luoghi della messa in scena dell’esperienza e del mondo, in particolare
attraverso forme di linguaggio (testuale, fotografico e audiovisivo) informali, attraverso il
consumo mediale, la performance dei gusti e l’adesione a valori estetici condivisi. La
shareability è la tendenza delle strutture della rete digitale a incoraggiare la
condivisione di informazioni: senza la condivisione delle informazioni una rete non
sarebbe né viva, né sociale. I social network offrono l’occasione di un costante silenzioso
monitoraggio delle identità, dei consumi e dello stare in rete dei contatti. Gli utenti di
Facebook hanno sempre di più la percezione di parlare ad audience multiple: più cresce la
lista di amici, più la discussione circa i contenuti sensibili diventa critica, più degli utenti
tendono a proteggere l’immagine personale su Facebook postando e commentando solo
contenuti che possono risultare interessanti a tutti i contatti Facebook.
Una sguardo d’insieme sulle pratiche
Facebook rappresenta per molti dei nostri soggetti un fondamentale strumento di
relazione e informazione sulle attività e le notizie provenienti dalla rete di contatti e
sembra essere giunto a un processo di maturazione e consolidamento legato sia alla
biografia del servizio sia soprattutto alla biografia dei soggetti. Da una parte è un mezzo
per comunicare con le persone, dall’altra è uno strumento per vedere ciò che gli amici
condividono o pubblicano, dall’altro è anche un potentissimo mezzo espressivo di
produzione di contenuti. La maggior parte degli utenti dichiarano di utilizzare Facebook
come piattaforma di lettura già che di scrittura. Facebook è anche un organizzatore di
materiali presenti in Internet, dove notizie e immagini di derivazione mediale si mischiano
a meme, filmati e immagini prodotti dai contatti. Facebook diventa un ambiente digitale
dove coltivare solo alcune delle relazioni e delle passioni, costruendo contatti e amicizie
omogenee e producendo e leggendo contenuti coerenti con gli interessi personali. Per i
soggetti con una rete di amici ristretta e una produzione scarsa di contenuti, Facebook
rimane primariamente un network social basato sulla relazione, dove la produzione
massiva di contenuti e la funzione di Facebook come hub di contenuti eterogenei non
viene considerata essenziale. Facebook rappresenta così una piattaforma espressiva-
relazionale d’uso quotidiano sempre più imprescindibile, tra le pratiche più diffuse c’è
quello dell’aggiornamento dello status, mettere like ai post e condividere contenuti. I
temi, i toni e la frequenza degli aggiornamenti di status dipendono dal pubblico di
riferimento e dalla propria rete sociale.
Tra i contenuti condivisi più popolari ci sono contenuti bizzarri e insoliti, video divertenti;
per quanto riguarda gli UGC la produzione varia a seconda dell’età dei soggetti, all’uso
più o meno esibizionistico, ludico o serio che l’utente fa del social network. Secondo la
maggior parte degli utenti una volta entrati su Facebook bisogna accettarne le logiche: la
rinuncia della privacy, una gestione esibizionistica della presenza online, l’iper
comunicatività e l’espressività sono necessarie se si vogliono sfruttare a pieno le
potenzialità del mezzo e le regole del gioco. Il pubblico immaginato funziona come
potente filtro sia nelle pratiche di lettura e di ricerca delle notizie da parte degli utenti sia
nelle pratiche di condivisione. I post sono pensati per essere letti e possibilmente
condivisi e commentati non solo da un ristretto gruppo di amici vicini, ma anche,
potenzialmente, da un numero più ampio di contatti. Una strategia di controllo delle
conseguenze dei contenuti prodotti e condivisi è l’attenzione per il tono e i registri
utilizzati: molti utenti sostengono che l’ironia, lo scherzo, il motto di spirito rappresentino
una strategia di riduzione della tensione che un approccio serio e serioso a Facebook
potrebbe comportare. L’attenzione per il pubblico è per alcuni soggetti così radicata da
generare una particolare attenzione per le fonti e la qualità delle notizie condivise. Si
pubblicano contenuti coerenti con l’immagine personale percepita, con una sorta di “linea
editoriale” scelta e costruita negli anni.
La performance del contenuto: un patto comunicati fondato sulla reciprocità
degli sguardi
Nei social network I soggetti non solo producono e leggono contenuti, ma riflettono
continuamente sul significato dello stare su Facebook, costruendo e incorporando sia una
teoria del mezzo (cosa si dovrebbe fare e cosa non si dovrebbe fare su Facebook), sia una
teoria del posizionamento degli altri utenti. Il consumo e la produzione di contenuto su
Facebook si inserisce all’interno della gestione di una rete di contatti sempre più
diversificata, grazie al sommarsi, nel corso della vita, di diverse amicizie e conoscenze,
rendendo sempre più accorta e riflessiva tale gestione della presenza online. Dal punto di
vista della produzione di contenuti c’è sempre più una forma di responsabilizzazione nei
confronti dei propri lettori, in termini di etiche ed estetiche dei contenuti prodotti e
condivisi. La reciprocità di sguardi da un lato favorisce la messa in pratica di strategie di
massimizzatine dell’audience, dall’altra fa emergere il giudizio e la critica da parte dei
contatti rispetto ai contenuti postati.
Stare con gli altri su Facebook. Le quattro performance della relazione
La pratica di costruzione, modifica, mantenimento e gestione della rete di friend è
continuamente soggetto a un’altra pratica, quella riflessiva, che caratterizza lo stato
attuale dello stare su Facebook, in una fase matura del mezzo e dei suoi utenti. La rete di
contatti comprende sempre diverse categorie di utenti e non è mai completamente
omogenea se non sul piano di criteri selettivi con cui viene messa insieme, mantenuta e
modificata. Il rapporto con le diverse categorie di friend si gestisce attraverso forme di
controllo che vanno dall’accettazione o meno di certe categorie di friend o loro
caratteristiche (ad esempio l’età) alla sezione dei contenuti da condividere.
L’amico di Facebook: una “nuova” semantica dell’amicizia
friendship.
La relazione che lega gli utenti su Facebook è quella della Facebook rende
l’amicizia la base di ogni connessione sociale, modificando quindi i valori, le norme e le
pratiche che tradizionalmente hanno contribuito a definirla come categoria sociale. Il
momento personale delle relazioni riguarda i rapporti intimi, ovvero quel tipo di legame
sociale che permette di conciliare i processo di individualizzazione del soggetto moderno
con il bisogno di un mondo vicino ancora comprensibile, familiare e di cui ci si possa
ancora appropriare. La comunicazione su Facebook rende probabile un fatto ancora
improbabile nella modernità: il tentativo d far procedere l’individualizzazione della
persona, e quindi l’ampliamento delle relazioni impersonali, assieme al bisogno di un
mondo vicino fatto di relazioni personali, più o meno intime. Su Facebook la spinta al
processo di individuazione opera nel tentativo di rendere compatibile le relazioni
personali e impersonali attraverso l’intensificazione delle estensioni (più proprie delle
relazioni impersonali).
La friendship nel vocabolario del social network
Se il capitale sociale è un tipo di patrimonio che si ottiene solo attraverso le relazioni
sociali, allora va anche visto come un investimento in risorse inserite all’interno di reti
sociali con l’aspettativa di trarne un utile. Esiste una varietà di modalità e motivazioni con
cui gli utenti costruivano le loro reti amicali anche in relazione alle specifiche affordance
abilitanti delle diverse piattaforme. Il numero di amici su Facebook non solo permette di
osservare l’emergenza di un concetto di amicizia dipendente da una diversa articolazione
fra intensità ed estensione, ma consente di rimandare a valori come notorietà e
desiderabilità sociale e definire perciò la friending come pratica di visibilità strategica. I
social network non servono tanto ad accrescere il numero di amici intimi che una persona
già avere, ma svolgono una funzione eccellente nell’abbassare i costi di transazione
associati al mantenimento delle propri reti di contatti deboli. Sui social network esiste
social grommino,
anche la pratica del cioè la tendenza dei social network a replicare molti
degli obiettivi sociali tradizionalmente associati a fenomeni come il pettegolezzo e il
gossip e che posson