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CAPITOLO 9 - I SOCIAL MEDIA PER COMPRENDERE I CONSUMATORI
Il ruolo dei social media nella ricerca
Gli operatori di marketing devono comprendere i consumatori e il loro ambiente,
e ogni decisione deve essere basata sulle conoscenze del pubblico. Per prendere
decisioni ci si affida alla ricerca. Con i social media si sono ampliate le possibilità
di espressione del pubblico, con una maggiore importanza all’utilizzo degli UGC. Il
monitoraggio è effettuabile per qualsiasi cosa che sia disponibile al pubblico nei
social media (le menzioni della marca). La ricerca secondaria si avvale di infor-
mazioni già raccolte e disponibili per l’uso (fonti a pagamento di dati, pubblica-
zioni, fonti interne), mentre quella primaria è effettuata proprio per gli obiettivi di
ricerca del momento, con strumenti quali osservazione, focus group, interviste
approfondite, sondaggi, simulazioni, test di mercato.
I tipi comuni di dati sono detti verbatim (commenti effettivamente effettuati da
parte degli utenti), per i quali è possibile identificare elementi come ora e data di
pubblicazione.
Ricerca qualitativa sui social media 29
La ricerca osservativa consiste nella registrazione del comportamento o delle sue
prove residuali (offline si fa da anni per esempio con l’osservazione delle persone
durante lo shopping). In rete si ricorre al social media listening, e sono molte le
aziende a dedicarsi solo a tale attività nelle prime fasi di maturità. Riconoscendo
sempre più il valore dei dati residuali condivisi sui social, è probabile che l’ap-
proccio aziendale diventi più sistematico e organizzato, ricorrendo al social media
listening affiancato a strumenti di monitoraggio per migliorare la raccolta dati
(Technorati, Google Blog Search, Blog Pulse, Twitter Search, Google Alerts, Goo-
gle Trends). Le ricerche dei contenuti social potrebbero non essere rappresenta-
tive dei siti in cui vengono pubblicati, perciò si parla di campionamento di comodo
(indicazioni difficilmente generalizzabili all’intera popolazione).
I dati relativi al listening devono essere classificati dalle persone più che dalle
macchine, quindi si tratta di un processo complesso che non può trattare grandi
volumi di risposte.
Una delle ricerche più comuni è quella delle menzioni di una marca, che possono
essere utilizzate per misurare il volume delle conversazioni, la diffusione virale,
individuare motivi di insoddisfazione nei confronti del prodotto; nel caso delle la-
mentele il problema può diventare opportunità se trattato rapidamente, con il
passaparola sulle azioni compiute dall’impresa per risolverlo.
La netnografia è invece una metodologia di ricerca in rapido sviluppo e che adotta
le tecniche dell’etnografia applicate allo studio delle comunità in rete. Segue di-
versi passaggi:
- Individuare i luoghi d’incontro online che potrebbero fornire informazioni
sull’argomento
- Selezionare le comunità che si concentrano su un argomento o segmento, con
un alto traffico di post, con tanti partecipanti attivi e con post dettagliati
- Apprendere la cultura del gruppo
- Selezionare il materiale da analizzare e classificarlo come social o informativo e
in tema o fuori tema
- Classificare in categorie le persone che prendono parte alle discussioni
- Tenere un registro delle osservazioni
- Essere chiari con la comunità osservata
Ricerca quantitativa sui social media
La seconda fase della ricerca è il monitoraggio dei social media, e funziona con
software che ricercano sistematicamente determinate parole chiave in blog, social
network, forum. La differenza tra ascolto e monitoraggio è nella continuità
dell’approccio: l’ascolto è effettuato ad hoc, il monitoraggio è sistematico. La rac-
colta delle informazioni è detta scraping, ed è volta all’inserimento in un data-
base. Ora si hanno dati qualitativi e quantitativi per rispondere alle domande:
Quante volte risulta il termine? Quando? Dove? Chi lo ha utilizzato?
La ricerca va oltre il semplice ascolto e monitoraggio, specificando i soggetti con
cui i ricercatori intendono interagire, dove queste persone possano essere tro-
vate, le domande da rivolgere. Questo rientra però in un piano di ricerca da sti-
lare prima dell’inizio della raccolta. 30
I dati possono essere usati per stimare il sentiment, cioè quello che le persone
pensano o sentono in merito a un’entità come una marca o un personaggio. Il
sentiment è più legato alle emozioni che alla razionalità, ma cattura un’opinione
su qualcosa. Si tratta essenzialmente di una ricerca sugli atteggiamenti, chiamata
a volta opinion mining: analizzare il contenuto per determinare l’atteggiamento
del suo autore, determinando se si tratta di conversazioni positive o negative. Il
ricercatore crea un dizionario di parole ed espressioni necessario per la codifica
dei dati. L’analisi del sentiment richiede una grande quantità di lavoro quanto ef-
fettuata da umani, ed è molto complessa per essere effettuata dalle macchine,
che non riescono a capire per esempio i giochi di parole. Ci sono diversi passaggi
che conducono all’analisi del sentiment:
- 1: cercare, raccogliere, ripulire. Web crawler (app che si muovo tra i siti racco-
gliendo e memorizzando i contenuti) per selezionare solo contenuti pertinenti
(basandosi sul dizionario). Il processo è detto web scraping.
- 2: estrarre gli elementi di interesse, i post rilevanti.
- 3: estrarre il sentimento con gli indicatori di sentimenti. L’intento del messaggio
è più semplice da comprendere quando i dati per frammento di contenuto sono
minori. Il dizionario del sentimento specifica gli indicatori e le regole per l’ana-
lisi.
- 4: aggregare dati grezzi per arrivare a una sintesi.
L’analisi del sentiment ha però diversi problemi: accuratezza (manca nei sistemi
automatizzati), fattori culturali (sfumature linguistiche per decretare contenuti
positivi, negativi, neutri, e grandi difficoltà per i software nel comprendere le
stesse sfumature), definizione del dizionario del sentiment (più significati delle
parole), precisione dei dati di classificazione (difficile reperire info sugli autori dei
commenti).
Il sentiment è un tipo di text mining, cioè una raccolta e analisi dati da fonti si-
gnificative.
L’analisi del contenuto è invece un approccio analitico utilizzato per identificare la
presenza di concetti e temi all’interno di dati qualitativi, e procede dall’alto con
l’applicazione di teorie o risultanze empiriche alla codifica. L’intento è di consen-
tire al ricercatore di fare inferenze sui messaggi presenti nel contenuto, studiare i
significati trasmessi dal contenuto stesso è quindi fondamentale. Utilizzando dei
codici, etichette che i ricercatori associano a frammenti di informazione, gli anali-
sti possono utilizzare i commenti e determinarne i temi.
Errori e distorsioni nelle ricerche
Ogni studio è soggetto a errori che non è possibile specificare con precisione: lo
scopo dei ricercatori è minimizzarlo. La definizione della popolazione è il processo
di selezione di persone o famiglie che vogliamo analizzare, e dà vita a una base
di campionamento, approssimazione del totale. L’errore di copertura è quando
non vengono coperti tutti i componenti della popolazione studiata, che presenta
un grosso divario tra base di campionamento e popolazione definita. Il campiona-
mento è il processo che un ricercatore effettua per selezionare una base di casi
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specifici da includere nello studio. L’errore di campionamento è il risultato di una
raccolta dati di un sottoinsieme della base anziché di tutti i suoi membri.
Sono diversi i pericoli: effetto eco online (duplicazione del volume delle conversa-
zioni negli spazi socia, come per i retweet. L’effetto partecipazione è invece quello
dello spam, e si muove intorno a menzioni a pagamento o comunque non organi-
che. La distorsione da mancata risposta consiste nella possibilità che vengano in-
cluse unità differenti nel campione finale rispetto a quello iniziale a causa di man-
cata risposta.
Ci sono poi particolari utenti, che non consumano contenuti ma si limitano ad os-
servare, mentre altre non sono affatto attive nelle comunità social: queste non
saranno rappresentate nell’analisi con i social media. Ci sono anche diversi tipi di
contenuti da un social all’altro, perciò è opportuno pesare i campioni, con fattori
di correzione da attribuire per tenere conto delle diverse probabilità di selezione
degli elementi di un campione. (Es. meno del 9 % degli utenti è su Twitter, ma
Twitter genera il 60 percento dei contenuti monitorati). Senza ponderazione i dati
sarebbero distorti. Tra i servizi di monitoraggio ci sono Radian 6 (social + blog +
tendenze), ScoutLabs (conversazioni + sentiment) o NetBase, ma sono pro-
grammi molto costosi, anche 500 dollari/mese.
Ricerca primaria nei social media
Negli spazi social le organizzazioni possono scegliere anche i dati primari come
focus group, interviste, sondaggi, tutti nei social media.
CAPITOLO 10 - METRICHE PER I SOCIAL MEDIA
Misurare ciò che conta
Nessuna campagna può essere portata a termine se mancano gli obiettivi e la va-
lutazione dell’efficacia. Contare follower, mi piace, amici, retweet, commenti, ha
senso solo se sono legati con gli obiettivi dell’attività che la marca svolge nei so-
cial media. Si possono misurare reach (persone esposte al messaggio), frequenza
(numero di volte a cui le persone sono esposte al messaggio), stickiness (tratte-
nere le persone), relative pull (reazioni suscitate), clickthrough (click sull’inser-
zione rispetto alla reach), conversione in vendite, viewthrough (persone della
reach che non cliccano ma poi visitano il sito della marca).
Amiamo contare (mi piace, fan, commenti, condivisioni, ecc.) ma spesso il nu-
mero non dice tanto sulla qualità del coinvolgimento. Il coinvolgimento è un co-
strutto formato da diversi singoli risultati. L’engagement food chain illustra gli ef-
fetti che cerchiamo nel pubblico, dalla visualizzazione al consiglio con il WOM pas-
sando per varie tappe. Gli indicatori chiave di prestazioni (KPI, Key Performance
Indicators) sono le metriche di misura dell’efficacia degli obiettivi aziendali, le-
gate alla chiarezza degli obiettivi stessi.
Le metriche possono cambiare con l’avanzamento della campagna: nei primi
giorni si potrebbe cercare la notorietà, poi all’incremento delle vendite.
Processo di valutazione e misurazione: DATA 32
La misurazione non è facoltativa, ma anzi è necessaria