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Napoli, fatta eccezione per il distretto di Napoli. L’imposta era reale e personale,
tutto il Regno di
sicché al prelievo sui beni si sommava quello sulle persone fisiche (testatico) e sui redditi da lavoro
(industria). Pagavano metà tributo i beni acquistati fino al 1741 da chiese, monasteri e luoghi pii,
imposta intera dopo tale data. Venivano esentati completamenti i beni di parrocchie, seminari,
L’incarico di
ospedali e i benefici assegnati agli ordinandi come patrimonio sacro, tutti i beni feudali.
attuare il catasto fu affidato alla Camera della Sommaria. Si divide in quattro parti:
Atti preliminari, di competenza dei sindaci delle singole Università, comprendono i bandi, gli
ordini, gli inviti, i processi verbale, le fedi e le attestazioni varie. Contengono anche le norme
per la stima dei beni, i prezzi correnti per la valutazione del bestiame e delle derrate agricole,
lo stato delle anime.
Libro delle rivele, contiene la dichiarazione giurata di ogni capofamiglia. Ogni rivela si apre
con lo stato di famiglia, nome, cognome, età, mestiere di ogni componente, dal capofamiglia
ai servi. Sono riportati tutti i beni posseduti. A ogni rivela si accompagna lo spoglio, ovvero
la trascrizione della rivela fatta da una terza persona. Lo spoglio riporta correzioni o aggiunte,
specificandone i motivi. Nei casi di discordanza dolosa era prevista l’annotazione sul foglio
delle pene, sottoscritto dai deputati e destinato alla Camera Sommaria. Coloro che godevano
dell’esenzione delle tasse dovevano esibire i relativi privilegi.
Apprezzi, dove sono registrate le dichiarazioni degli estimatori e apprezzatori circa le
misurazioni, valutazioni e verifiche conseguenti a sopralluoghi fatti nei singoli fondi situati
nel comune. Nell’apprezzo vengono riportati tutti gli apprezzamenti agricolo-forestali
compresi nel territorio dell’Università, compresi i beni feudali ed ecclesiastici e quelli esenti.
Era indicata la rendita di ciascun fondo ma non una mappa generale del territorio.
documento che chiude il catasto. Per comprendere l’ordine nel quale i contribuenti
L’onciario,
venivano iscritti nell’onciario, veniva fatta prima una distinzione tra cittadini e forestieri e poi
tra laici ed ecclesiastici, comprendendo anche le istituzioni religiose e gli enti. Si ottengono
diverse categorie: cittadini abitanti e non abitanti (pagamento solo capofamiglia e imposta sul
lavoro per i maschi lavoratori); vedove e vergini (esenti dal pagamento del testatico e
dell’industria, rendita solo se superava i 6 ducati, assumevano il ruolo del capofamiglia);
ecclesiastici secolari cittadini (comparivano solo se la rendita superava i limiti entro cui era
fissata l’esenzione del patrimonio sacro, venivano annotati anche i sacerdoti nullatenenti);
forestieri abitanti laici (tassa sui beni e di residenza di 15 carlini); ecclesiastici forestieri
secolari abitanti (solo se la rendita superava); chiese, monasteri e luoghi pii forestieri (metà
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bonatenenza (tassa sui beni)); forestieri non abitanti laici (bonatenenza); forestieri non abitanti
ecclesiastici secolari (bonatenenza se superava i limiti). Ogni partita ha le seguenti info: stato
di famiglia, testatico, once di industria, casa di abitazione, case date in fitto, terreni e immobili
denaro impiegato, animali, persi (debiti). L’ultima parte
rustici, capitali, censi enfiteutici,
dell’onciario contiene il procedimento di formazione della tassa e si chiude con la collettiva
generale delle once, cioè con l’elenco alfabetico onomastico della popolazione tassata e del
importo. Tutta la documentazione di ogni comune risiede nell’Archivio di Stato di
relativo
Napoli, mentre negli Archivi di stato di ogni capoluogo di provincia meridionale è conservato
il documento finale, ovvero l’onciario relativo a ogni comune facente parte della provincia.
Altri dati: stato di salute della popolazione desumendolo dalle espressioni storpio, cieco, scemo;
provenienza dei forestieri; dati sulla scolarizzazione dei componenti delle famiglie, elementi che
consentono di osservare in quali classi sociali gli scolari e gli studenti fossero più numerosi. Grazie
al catasto onciario è possibile ricostruire il paesaggio agrario delle campagne meridionali alla metà
del ‘700. Si può studiare la tipologia familiare in base all’attività occupazionale del capofamiglia; al
livello di reddito familiare; al tipo di coltura; al tipo di insediamento. Si può calcolare la differenza
di età dei coniugi, misurare il numero dei figli per coppia, avere info sulla mobilità sociale. Essendo
un documento fiscale però, il catasto non riporta tutti gli abitanti, ma esclude alcune frange di
popolazione perché prive di beni e quindi non tassabili. Queste lacune possono essere colmate con lo
stato delle anime e delle rivele.
I calendari di corte del Regno di Napoli (1765): sommari della popolazione del Regno divisi per
province. L’iniziativa fu presa dopo l’epidemia di tifo del 1763-1764.
Le anagrafi venete (dal 1766 al 1790): prodotte dalla Repubblica di Venezia nella seconda metà del
‘700 al fine di attuare il riordinamento del sistema tributario. La popolazione è suddivisa per classi di
età e per sesso: i maschi sono divisi in 3 categorie mentre la popolazione femminile è registrato nel
suo ammontare complessivo. Non mancano info relative alla popolazione ecclesiastica distribuita per
numero e per ripartizione tra clero secolare e clero regolare. Sono presenti anche il numero e il livello
sociale delle famiglie, la ripartizione degli abitanti per articolazione socioprofessionale, la tipologia
delle attività produttive suddivise per categoria, gli animali posseduti per diverse specie. La raccolta
dei dati era affidata ai parroci che compilavano tabulati predisposti anche in base allo stato delle
anime. Successivamente la documentazione dei parroci veniva inviata a Venezia e riportata in tabelle
riassuntive prestampate.
–
Cap 5 Le innovazioni del periodo napoleonico
Nei 18° secolo crebbe la necessità degli Stati moderni di disporre informazioni precise sulla
popolazione per scopi politici, militari, fiscali e amministrativi. Il passaggio dal periodo prestatistico
a quello statistico si colloca in epoca francese, sotto il dominio napoleonico, grazie anche
all’introduzione del Code Napoléon. Da questo momento in poi si compie la separazione tra potere
religioso e potere civile in materia di registrazione degli eventi demografici: lo Stato si servì del
sindaco (ufficiale di stato civile) per le registrazioni. Nel periodo successivo alla caccia dei francesi
dai territori italiani, la maggior parte dei governi restaurati aveva cancellato, insieme al codice
napoleonico, anche le norma che regolavano la tenuta dei registri dello stato civile. Ciò non avvenne
nel Regno di Napoli che mantenne il codice fino al 1° settembre 1819, quando venne sostituito con il
Codice per lo Regno delle Due Sicilie. 9
Registri di stato civile (avevano note aggiuntive rispetto a quelli parrocchiali):
gli atti di nascita, oltre alla registrazione della data e dell’ora di nascita,
Registri di nascita:
riportano nome, cognome, età, mestiere e domicilio del dichiarante (padre), nome e cognome
della madre (a volte età e professione), il sesso del neonato, nome e cognome del padre se
questi non è il dichiarante. Infine vengono trascritto il nome del neonato e il nome, cognome,
l’età, il mestiere e la residenza dei testimoni con le rispettive firme, insieme a quella del
Dagli anni ’20 dell’800 vengono riportati anche anno,
dichiarante (una croce se analfabeti).
mese e giorno del battesimo. I registri di nascita contengono anche documenti relativi ai
bambini abbandonati per le strade o nella ruota dei projetti.
contengono la data e l’ora precisa della cerimonia, il nome, il
Registri di matrimonio:
cognome, l’età, il luogo di nascita, la professione e il domicilio dei coniugi, info sui testimoni
(nome, cognome, età, mestiere) e sui genitori degli sposi. Non vengono riportate né
l’indicazione relativa allo stato civile dei nubendi, né la professione o condizione sociale delle
spose. I testimoni firmatari non sono più 4 ma 2.
Registri di morte: le registrazioni civili di morte contengono, oltre alle informazioni presenti
negli atti di sepoltura dei registri parrocchiali (nome, cognome, stato civile nel caso di vedovi
ed età del defunto), quasi sempre l’indicazione del domicilio e della professione, il nome o
cognome della madre e del padre e di quest’ultimo anche la professione e il domicilio.
specie di bilancio comunale dell’Italia meridionale, registrazione
Stato discusso:
dell’ammontare della popolazione.
Ruolo generale di popolazione: istituito in tutti i dipartimenti del Regno Italico nel 1811. Con ciò si
gettavano le basi della moderna anagrafe comunale, costituita dal registro nominativo dei cittadini
elencati per nuclei familiari, aggiornato con le variazioni legate al movimento demografico naturale
(morti, nascite) e agli spostamenti migratori. Il ruolo fu generato grazie ad un vero e proprio
censimento famiglia per famiglia di ogni singolo comune, di cui venivano annotati cognome, nome,
età, paternità, maternità, patria, tempo di dimora nel comune (per i non nativi), la professione e lo
stato civile di ogni componente (inclusi domestici e garzoni). Il ruolo della popolazione viene
completato con liste nominative, i registri di popolazione (uno per i maschi e uno per le femmine) in
cui erano elencati in ordine alfabetico per cognome e secondo il numero civico dell’abitazione.
Stato di popolazione: quelli del Regno di Napoli istituiti nel 1810. Il documento si divide in 2 parti:
la prima riporta il numero preciso di cittadini del comune (distinti in adulti e fanciulli prima dei 7
anni) per sesso e per stato civile, l’ammontare annuo dei nati (legittimi ed illegittimi) e dei morti, il
movimento migratorio; la seconda parte riporta la distribuzione della popolazione in grandi categorie
socioprofessionali: possidenti, impiegati ad arti liberali, ecclesiastici, contadini, artigiani, domestici,
marinai e mendicanti. Al termine seguono i prospetti riepilogativi per distretto e per provincia.
l’indagine aveva come scopo
Statistica murattiana (Luca de Samuele Cagnazzi, promotore dal 1806): L’opera di divide in 5
rilevare le condizioni territoriali, economiche e sociali del Mezzogiorno.
sezione: lo stato fisico, il movimento della popolazione, la sussistenza e conservazione della stessa,
la caccia, la pesca e l’economia rurale, le manifatture. I redattori furono scelti dagli intendenti a volte
direttamente dal Ministero. La compilazione doveva durare due mesi ma le scadenze non furono
rispettate. 10
– “Conoscere per governare” dalla Resta