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CONDIZIONE INDISPENSABILE PER UN COLLOQUIO EFFICACE E’ CHE LA MOTIVAZIONE DIVENTI INTRINSECA

Il silenzio Parte integrante dello scambio verbale del colloquio. Le pause vanno rispettate, poiché possono assumere diversi significati.

Il tema del colloquio: permette di distinguere tra contenuti che riguardano il soggetto ed i suoi problemi e contenuti maggiormente

centrati sui temi oggetto di conoscenza.

Fasi di svolgimento del colloquio:

1) Fase iniziale lo scopo è quello di introdurre il soggetto e l’esaminatore alla finalità del colloquio motivandolo. Scopi principali:

A) Riconoscimento (chiarificazione ed esplicitazione dei ruoli)

B) Presentazione

C) Riconoscimento

2) Fase centrale Dedicata all’acquisizione del processo di conoscenza nel contesto della relazione e tocca temi e problemi che

costituiscono l’oggetto del colloquio.

3) Fase finale Modalità usate per terminare il colloquio. Importante è il momento della restituzione (al soggetto)

Il colloquio clinico/diagnostico: A differenza del colloquio diagnostico, nel colloquio clinico terapeutico, si attua un trattamento vero

e proprio finalizzato alla cura della personalità del soggetto.

Colloquio investigativo: Colloquio tecnico finalizzato allo scopo di accertare l’andamento dei fatti in una situazione di reato e quindi si

basa sul principio del “diritto a sapere” da parte dell’intervistatore/investigatore. Se deontologicamente è sconsigliato o addirittura

vietato utilizzare tecniche induttive e/o manipolatorie durante un normale colloquio clinico, il bisogno di accertare la verità dei fatti che

si riferiscono ad un reato può spesso far oltrepassare questo limite.

L’intervista contestualizzata: Questa tecnica presuppone che l’intervistato sia riportato sul luogo dell’evento in un tempo successivo al

fine di aiutarlo nel ricordo dei fatti.

12. Conversazione non verbale

La comunicazione è formata da 3 parti ben distinte:

• Comunicazione verbale

• Comunicazione para-verbale

• Comunicazione non verbale

Insieme attribuiscono significato al messaggio: - Tono di voce: 38% - Parole: 7% - Linguaggio del corpo: 55%

Comunicazione verbale: È legata al significato convenzionale delle parole e della struttura sintattica della frase/periodo.

Comunicazione para-verbale: È legata al tono, al volume, al ritmo della voce, alla velocità del parlare, alle pause et..

Comunicazione non verbale: È l’informazione fornita dal corpo: mimica facciale, postura, relazione spaziale con l’altro, il contatto. La

scelta del proprio abbigliamento etc..

In caso di incoerenza tra i 3 sistemi di comunicazione il messaggio che prevale è quello trasmesso dalla comunicazione non verbale e

paraverbale.

Si possono distinguere 3 tipi di segnali emessi dalla comunicazione non verbale:

• Segnali non controllati

• Segnali indicativi

¾ Segnali indicativi fisici o deittici

¾ Segnali indicativi di qualità

¾ Segnali rappresentativi o rafforzativi

• Segnali codificati

• Segnali contraddittori

• Gesti barriera 11

Segnali non controllati: Gesti che spesso sono così rapidi che difficilmente vengono percepiti dai destinatari (se non a livello

subliminale). La loro manifestazione viene definita anche “fuga di informazioni non verbali”

Es. Nella menzogna si verificano 2 manifestazioni:

A) asimmetria della muscolatura tra parte sx e dx del volto;

B) blocco dei gesti manuali

PROSSEMICA gestione dello spazio personale ed in particolare la distanza spaziale tra le persone che interagiscono.

à

Le “distanze sociali” sono comunemente così definite:

• Distanza intima (pari a circa un braccio)

• Distanza amicale (due braccia)

• Distanza sociale (si usa nelle relazioni formali)

13. Vittimologia

La vittimologia studia la sfera bio-psico-sociale della vittima, il rapporto che la vittima ha avuto con il proprio aggressore, il contesto

ambientale, la fenomenologia e, nel caso di vittima sopravvissuta, studia le conseguenze fisiche, psicologiche e sociali.

Il termine vittimologia fu coniato da Beniamin Mendelsohn negli anni ’40 Basandosi su dati statistici e materiale giudiziario operò una

classificazione in base al grado di colpevolezza delle vittime: da VITTIMA COMPLETAMENTE INNOCENTE (bambino) a VITTIMA PIU’

COLPEVOLE (aggressore che diventa a sua volta vittima).

Dichiarazione dei basilari principi di giustizia per le vittime del reato ed abuso di potere, adottata dall’assemblea generale delle

Nazioni Unite il 29 novembre 1985, dove la vittima è chi, individualmente o collettivamente, ha sofferto un danno . In tale ambito, nel

concetto di vittima possono essere inclusi anche i prossimi congiunti della vittima diretta e le persone che hanno subito un danno

intervenendo in aiuto delle vittime o per impedire la vittimizzazione stessa..

La classificazione delle vittime. Le vittime possono dividersi, in maniera generale, in due grandi categorie:

• vittime passive, accidentali, professionali, simboliche e trasversali;

• vittime attive, aggressive, provocatrici, favorenti, disonoranti e consenziente.

Mendelsohn (1965) concetto di “colpa” da verificare nella vittima, cioè quanta responsabilità attribuire alla vittima per l’accadimento

à

dell’evento deviante (attenzione a non cadere nel malinteso di giustificare il criminale a scapito della vittima).

DANNO PRIMARIO deriva direttamente dal reato, il DANNO SECONDARIO deriva dalla risposta formale e informale che viene data alla

vittimizzazione (atteggiamenti negativi assunti da parenti, amici, agenzie di controllo sociale)

Il ruolo della vittimologia è di inserirsi laddove emergono i limiti del sistema punitivo, terapeutico e preventivo. L’apporto della

vittimologia alla lotta alla criminalità è quindi quello di conoscere il comportamento della vittima per combattere la criminalità anche in

funzione della vittima.

Sindrome di Stoccolma: particolare condizione psicologica per cui la persona sequestrata manifesta sentimenti positivi e di affetto nei

confronti di chi l'ha rapita.

14. Profiling

CRIMINAL PROFILING E’ la costruzione di un profilo psicologico, comportamentale e demografico di un criminale ancora sconosciuto,

à

che possa avere commesso uno o più reati, realizzato analizzando: la scena del crimine nei più piccoli dettagli, da ogni notizia disponibile

sulla vittima e da qualunque altra informazione. Di solito viene applicato ai reati seriali.

-

Il primo caso di Criminal Profiling, Mad bomber. George P. Metesky (2 nov. 1903 23 mag. 1994), ha terrorizzato New York per 16 anni

dal 1940 al 1950 con ordigni esplosivi che ha posizionato in teatri, terminal, biblioteche ed uffici. L'ordigno era formato da un pezzo

di tubo chiuso alle estremità da due tappi a vite.

• Omicidio organizzato: approccio metodico e pianificato in ogni fase dell’atto, questo si riflette in un individuo caratterizzato da

intelligenza, competenza sociale, sessualmente adeguato e con controllo emotivo durante il compimento del crimine.

• Omicidio disorganizzato: atto non pianificato, impulsivo, caotico connesso ad individui poco intelligenti, non adeguati socialmente e

sessualmente, eventualmente con psicopatologie e/o abuso di sostanze, mancanza di controllo durante l’azione.

Scena del crimine organizzata (elementi base) Scena del crimine disorganizzata (elementi base)

• •

Il corpo è nascosto Il corpo non viene nascosto, a parte azioni di staging

• «Undoing»

L’arma viene rimossa dalla scena • L’arma è presente sulla scena

• Il reato sembra essere stato ben pianificato • Il reato sembra d’impeto

• La scelta della vittima è mirata • La vittima generalmente è un conoscente dell’autore

• Spesso vengono usate costrizioni sulla vittima • Vi sono segni di violenza e di abusi sessuali post mortem

• Vi sono segni di violenza pre mortem 12

Douglas Crime Classification Manual (1992), rappresenta un sistema standard per investigare e classificare i tre principali crimini

à

violenti (omicidio, stupro, incendio doloso).

La Psicologia Investigativa di Canter si basa su 5 assunti fondamentali:

• coerenza interpersonale dell’offender;

• significatività del tempo e del luogo del delitto;

• caratteristiche dell’ autore di reato;

• carriera criminale;

• forensic awareness (consapevolezza forense)

I presupposti per la costruzione di un valido profilo geografico devono rispettare determinate condizioni:

a. Si deve essere verificata una serie di crimini con ragionevole certezza collegati fra di loro, cioè commessi da un solo aggressore;

b. devono esserci almeno 5 eventi separati nella serie criminosa.

c. ogni informazione geografica, di sopralluogo e relativa alle caratteristiche della vittima deve essere tenuta in considerazione.

Le Inner narratives: storie, racconti personali rivelatori che ogni individuo produce e utilizza per incorporarci una visione di sé, per dar

senso all’esperienza; tali racconti sono in continua evoluzione, si creano e modificano in relazione con gli altri e con l’ambiente.

David Canter mappa (immagine mentale) come prodotto della codificazione delle informazioni che giungono all’individuo e di come

à

l’individuo utilizza il suo ambiente.

*I luoghi dove vengono commessi i crimini non sono scelti casualmente.

Statisticamente l 87% degli offender rientra nella categoria dei Residenti (marauder) che utilizzano la propria area come centro attorno

al quale si sviluppa l attività predatoria.

Le tre metodologie dell’ omicidio desunte da Canter:

1. Espressiva o affettiva;

2. strumentale opportunistica;

3. strumentale cognitiva.

Il metodo di Rossmo analizza e investiga anche altri tipi di crimini quali lo stupro, la rapina, l’incendio e gli attentati esplosivi.

Rossmo (1996) elenca i fattori più importanti per la costruzione del profilo geografico:

• Ubicazione del crimine;

• Strade e autostrade di collegamento;

• Limitazioni fisiche e psicologiche;

• Conoscenza del territorio;

• Composizione demo-sociografica del quartiere;

• Attività abituali delle vittime;

• Disposizione dei cadaveri.

15. I killers

Serial killers: L'uccisione illegale di due o più vittime dello stesso reato in eventi separati

Secondo il criminologo-psicologo Ruben De Luca per poter parlare di un assassino seriale è necessario che il soggetto mostri una chiara

volontà di uccidere anche se poi gli omicidi non si compiono e le vittime sopravvivono: l’elemento centrale è la ripetitività dell’azione

omicidiaria. In caso di omicidi seriali l’intervallo che separa le azioni omicidiarie pu&ograv

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Publisher
A.A. 2021-2022
18 pagine
11 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ross9515 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica forense e criminologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Palmegiani Armando.