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La nuova difesa sociale e la politica penale dell'arisocializzazione

Si sviluppa nel 2° dopoguerra, ma i suoi antecedenti sono già nella Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo e nelle rinnovate Costituzioni che posero i principi per una politica penale e penitenziaria di intervento sociale. Il movimento si innesta nel più ampio rinnovamento culturale, che nei Paesi del Patto Atlantico si incentra sulla giustizia sociale e sulla rivalorizzazione della dignità umana: il Welfare State. Il nuovo programma di politica penale vede gli inizi nel 1932, con Roosevelt, il quale introdusse i principi, poi estesi in Europa, del riformismo sociale.

Punto di partenza della politica del Welfare State è di natura economica: interventi statali control l'esasperato liberismo imprenditoriale (New Deal - il nuovo patto), soprattutto per favorire le classi meno abbienti. Si afferma il principio per cui lo Stato non può

difesa sociale) e pena. In questo sistema, la rieducazione sociale diventa il principale strumento per la risocializzazione del delinquente, con l'obiettivo di prevenire la recidiva e favorire il reinserimento nella società. Secondo Gramatica, la criminologia clinica è fondamentale per comprendere le cause profonde dell'antisocialità e individuare le strategie più efficaci per la rieducazione. Questo approccio si basa sull'idea che la delinquenza sia un fenomeno sociale complesso, influenzato da fattori biologici, psicologici e sociali. Pertanto, il sistema penale dovrebbe concentrarsi sulla comprensione e la cura dell'individuo, anziché sulla punizione. La rieducazione socializzativa diventa quindi un nuovo diritto del cittadino, che ha il diritto di essere aiutato e supportato nel processo di reinserimento sociale. Allo stesso tempo, diventa anche un nuovo impegno dello Stato, che deve fornire gli strumenti necessari per la rieducazione e la riabilitazione del delinquente. In conclusione, la rieducazione socializzativa e l'utilizzo della criminologia clinica rappresentano un nuovo approccio al sistema penale, basato sulla comprensione e la cura dell'individuo. Questo approccio mira a prevenire la recidiva e a favorire il reinserimento sociale, contribuendo così a migliorare la società nel suo complesso.sicurezza). Contro tale dottrina utopistica, reagisce la Società Internazionale di Difesa Sociale (pur sempre composta da riformatori del diritto penale), soprattutto col rifiuto del determinismo e il riconoscimento del sentimento di responsabilità: rivalutazione del libero arbitrio, ma anche riconoscimento dei condizionamenti della realtà umana e sociale. Anzi, si propugna una pedagogia della responsabilità, cioè sviluppare nel delinquente l'etica pubblica, e si sostiene che il principio di responsabilità non è il punto di partenza del diritto penale, bensì punto di arrivo, la giustificazione dell'intera giustizia penale. Quindi, la dottrina mira a realizzare un equilibrio tra individuo e società, mediante una politica criminale fondata sul principio che anche la società ha dei doveri verso il cittadino che delinque. Non si tratta di sopprimere la sanzione penale retributiva sostituendola con la misura di difesa.

sociale (come voleva la Scuola Positiva di Gramatica), ma solo adeguare la reazione ai bisogni congiunti di individuo e società. Quindi, la criminologia deve affiancare il diritto penale per de giuridicizzare alcuni concetti o settori della scienza penalistica.

39. CRIMINOLOGIA DEL CONSENSO

Varie teorie degli anni '50 e '60, rappresentate dalla sociologia struttural-funzionalista, si basano sull'assunto che le norme sono suffragate dal consenso della maggioranza, e delinquenti e devianti sono elementi patologici. E il rimedio dev'essere la riforma e non la sovversione rivoluzionaria. La maggior parte dei cittadini, anche se lamenta le sue manchevolezze, accetta la struttura sociale: la società si regge sul consenso.

Contro, la criminologia del conflitto, per la quale solo le condotte delle classi subordinate sono percepite come criminali; così, la criminalità diventa un fatto qualificativo: il delitto non esiste in sé, ma solo come

conseguenza delle reazioni sociali e istituzionali che provocano certe condotte commesse dai più poveri: la delittuosità è frutto di stigmatizzazione e discriminazione; alla fine, tale criminologia giunge a negare il significato delittuoso dei reati delle classi subordinate, intesi quali compensazioni sociali. Nell'ambito della criminologia del consenso, vi sono gli indirizzi antropologici e individualistici che mirano a considerare le caratteristiche individuali quali cause della condotta criminosa e i fattori di vulnerabilità individuali che favoriscono o determinano le scelte criminose (capitoli 3 e 4). In questa prospettiva è rilevante la criminologia pragmatistica, che sposta la ricerca sugli interventi operativi, sul "cosa fare": interventi istituzionali, legislativi e di trattamento risocializzativo, per contenere la criminalità e correggere l'antisocialità. Radzinowicz è il più noto rappresentante.

Questo indirizzo vi è il rifiuto di approcci unifattoriali: le teorie individualistiche non possono mai illustrare le ragioni di tutti i delitti, ma solo di alcuni; e non esiste una singola causa della criminalità, ma un insieme di fattori che concorrono, e che sono sempre variabili col variare delle circostanze sociali. Scopo della criminologia è quello di fornire conoscenze, per adeguare con realismo i provvedimenti legislativi, gli strumenti istituzionali e il trattamento dei criminali, alla mutevole realtà. Da qui traggono origine le teorie multifattoriali.

40. TEORIE MULTIFATTORIALI DELL'INTEGRAZIONE PSICO-AMBIENTALE

Tipico di tali teorie è l'integrazione individuo-ambiente. Agli elementi che facilitano la delinquenza, alcuni rispondono con la condotta criminosa, altri, nelle stesse condizioni socio-ambientali, si mantengono nella conformità. E queste teorie indicano i fattori criminogenetici ambientali, si mantengono nella conformità come componenti di

vulnerabilità individuale, e li integrano con quelle di vulnerabilità ambientale.
  1. Teoria non direzionale dei Glueck
  2. Studiano il comportamento di due gruppi di minorenni, di cui solo uno autore di delitti, e alla fine identificano il diverso comportamento nelle diverse caratteristiche di personalità e dell’ambiente familiare. In particolare, le caratteristiche che spiegano il diverso comportamento sono:

    1. Fisico (costituzione robusta, muscolosa).
    2. Temperamento (aggressivi, energici, impulsivi).
    3. Atteggiamento psicologico (ostili, risentiti, desiderosi di affermazione).
    4. Intelletto (apprendono con modalità dirette e concrete).
    5. Famiglia: Inadeguatezza dei genitori e dell’ambiente familiare, in cui vi è poca occasione, scarsi valori, e genitori non idonei a fungere da modello di identificazione.

    Le differenze tra i gruppi di giovani hanno però solo valore statistico, e il riscontro delle suddette caratteristiche è stato

utilizzato come indice predittivo di probabile futura criminalità. E tale margine di validità si mantiene molto elevato anche se si considerano solamente le caratteristiche della famiglia, a dimostrazione dell'importanza dei fattori legati all'inadeguatezza dell'ambiente familiare. In sintesi si può dire che, solo se i fattori negativi ambientali si sommano a certe caratteristiche psicologiche e/o all'inadeguatezza della famiglia, si realizza più facilmente la condotta criminosa (Ferracuti ha avuto conferma di quanto sopra: Portorico). 2) Teoria dei contenitori di Reckless La teoria identifica i fattori che favoriscono il contenimento della condotta nell'ambito della legalità. Le condizioni legate alle caratteristiche psicologiche, allo status e all'ambiente, si integrano fra loro e assicurano l'adattamento sociale. - Contenitori interni: Attengono alla struttura psicologica: autocontrollo, concetto di sé, forza di volontà,

Socializzazione, tolleranza alle frustrazioni, senso di responsabilità. Però, la teoria non contempla gli elementi di tipo patologico (nevrosi, psicosi, ecc.).

Contenitori esterni: Insieme delle caratteristiche dell'ambiente. Sono rappresentati da fattori molteplici: da un insieme di aspettative di successo sociale, cioè, quanto maggiori sono le prospettive di successo, tanto più agevole sarà mantenersi nella conformità e non usare i mezzi illegittimi per affermarsi. In tal senso, sono importanti i consensi del proprio ambiente, le figure che offrono idonei modelli di identificazione. Ad essi si aggiungono l'efficienza dei sistemi di controllo istituzionale.

Dunque, è necessario sempre considerare contemporaneamente l'integrazione e la correlazione tra le variabili psicologiche e quelle ambientali. E, nel condurre alla criminalità, quanto più difettano i contenitori esterni, tanto minore importanza assume.

lacarenza di quelli interni, e viceversa

41. CRIMINOLOGIA DEL CONFLITTO

Poggia sulle ideologie di sinistra degli anni '60, per le quali il bene era identificato nei Paesi a regime comunista gravitanti attorno all'URSS, e il male nell'Occidente e specialmente negli USA. In questi anni vi è una rivoluzione culturale ispirata dai filosofi della Scuola di Francoforte (Adorno, Marcuse, Horkheimer), che sottopone la società neocapitalista a una serrata critica: rifiuto del consumismo, dell'integrazione sociale, e fiorisce un'etica solidaristica verso poveri, diseredati, emarginati, devianti e, addirittura, delinquenti. Si mira alla distruzione della società del consenso e dell'integrazione, sostituendo i relativi ideali con quelli del dissenso, della contestazione e trasgressione.

E alcuni filoni della criminologia vengono intrisi di questi concetti: criminologia del dissenso contrapposta a quella del consenso, per la quale è vero che la

società è migliorabile con le riforme, chela delinquenza è favorita da handicap sociali e individuali, ma senza che venga intaccato il principio di responsabilità. Per i filoni più estremistici, la delinquenza è eliminabile solo mediante la radicale trasformazione della struttura economico-sociale, che conduce all'eliminazione dei conflitti di classe. In tale ottica, la risocializzazione è intesa come una mistificazione, in quanto mira a rendere i criminali conformi e dare inserire in una società che invece è da abbattere. Invece, nei prossimi 3 paragrafi, i concetti degli approcci meno ideologizzati ------>42. TEORIE DELLA SOTTOCULTURA GIOVANILE Cultura: Insieme di modelli astratti di valori e norme relativi al comportamento, che sono appresi direttamente o indirettamente nell'interazione sociale. A tale concetto si associa quello di gruppo: esistono tante culture quanti sono i gruppi, che hanno le seguenticaratteristiche:
  • rapporto stabile;
  • nei membri vi è un concetto chiaro del gruppo e dei suoi limiti;
  • un gruppo può avere un obiettivo comune;
  • i membri del gruppo collaborano e si supportano reciprocamente;
  • il gruppo può avere una struttura organizzativa;
  • i membri del gruppo condividono valori e norme;
  • il gruppo può avere una leadership;
  • i membri del gruppo possono sviluppare un senso di appartenenza.
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
60 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/17 Diritto penale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Criminologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof Schiaffo Francesca.