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Teoria della devianza secondo Mazda
EVIANZA RIMARIAsociali, il deviante non si percepisce come tale. (ad es. perché non viene scoperto)D S : si realizza come effetto della reazione sociale (stigmatizzazione) e ilEVIANZA ECONDARIAdeviante si percepisce tale.
C :RITICHE ALLA TEORIA
- Confusione tra devianza e criminalità.
- Tale teoria ben si adatta alla microcriminalità da strada ma non alla devianza più grave.
- Tale teoria risulta deterministica, perché la persona che ha subito lo stigma sembra non potersisottrarre da un destino da delinquente e deresponsabilizzante, perché equipara delinquenti edevianti e finisce per attenuare la colpevolezza dei primi.
(segue): la teoria della devianza secondo MazdaAnni ’70. Matza superò la teoria della sottocultura (Cohen) e dell’etichettamento. Criticò lateoria delle sottoculture criminali, poiché non è corretto pensare, come facevano quei teorici, cheesistano sistemi di valori che si contrappongono
In tutto e per tutto a quelli cui aderiscono isoggetti che rispettano la legge. Infatti:
La teoria di M. parte da una domanda: perché alcuni uomini violano le leggi che pur riconoscono come valide?
La risposta sta per Matza nel fatto che la devianza non è frutto dell’apprendimento di imperativi o di valori devianti, ma dell’acquisizione di particolari tecniche di auto-giustificazione, considerate valide dal delinquente, ma non dal sistema giuridico o dall’intera società.
Tecniche di neutralizzazione: sono procedimenti psicologici di autogiustificazione, mediante i quali viene effettuato un processo di razionalizzazione (ante facto) che consente al soggetto di considerare, in quella data circostanza, la condotta deviante come giusta (ricorda Delitto e castigo). Queste tecniche sarebbero 5:
- Negazione della propria responsabilità: si considera come trascinato nelle diverse situazioni, si autopercepisce come una “palla da biliardo”.
- ...
Minimizzazione del danno provocato: considera l'atto vietato ma non immorale; opera una ridefinizione: furto = presa in prestito.
Negazione della vittima: si afferma che la vittima meritava quel trattamento. Si autopercepisce "giustiziere". Es. aggressioni xenofobe o razziste.
Condanna di coloro che condannano: es. polizia ipocrita, giudici parziali. ("l'haine")
Richiamo a ideali più alti.
Superamento della teoria dell'etichettamento: chiarisce che la devianza primaria è una scelta. Non sostiene un totale libero arbitrio né un rigido determinismo, ma un determinismo debole (drift): da una parte il controllo è stato allentato, dall'altra manca un'organizzazione stabile nei giovani di rispetto della legalità. Il soggetto, nel limbo tra conformità e devianza, agisce di volta in volta in un modo o nell'altro, senza però dirigere definitivamente il comportamento in senso deviante o conforme.
La sottocultura non è un insieme di valori in conflitto con quelli dominanti, ma il luogo in cui il soggetto, per eliminare l'angoscia, accentua inclinazioni che non sente pienamente. La volontà di violare una norma: preparazione (apprendimento delle tecniche per farlo), disperazione (incapacità di dominare gli eventi), far accadere qualcosa (per convincersi che si è ancora padroni delle situazioni)17. Criminologia radicale e criminologia critica Ricollegandosi alle lotte delle minoranze, alle rivolte dei ghetti, degli studenti, nelle carceri, la criminologia radicale (usa) finisce per uniformare criminalità, devianza, dissenso: i criminali sono intesi come inconsapevoli oppositori del "sistema" borghese e la criminalità viene considerata un fatto sostanzialmente politico. I criminali peraltro non hanno coscienza del valore rivoluzionario della propria condotta oppositiva al sistema e devono essere politicizzati per poter assumere un.Ruolo consapevole di forze promotrici il rinnovamento rivoluzionario. La criminologia critica (Europa) 1970 / 80 Ideologia di ispirazione marxista. Devianza = dissenso = lotta di classe. Criminalità come fatto politico, non solo protesta e rifiuto ma sinonimo delle classi lavoratrici impegnate nella lotta di classe. 24 I criminali come oppositori del sistema borghese, ma non avendo piena coscienza del significato rivoluzionario della loro condotta, devono essere "politicizzati". Il criminologo doveva diventare una persona schierata politicamente e non favorire il reinserimento del delinquente nella società, che era da abbattere. Primo filone: Inghilterra National Deviancy Conference: devianza come scelta consapevole dei singoli dinanzi ai disagi e contraddizioni sociali (prende, quindi, su questo punto, distanza dalla teoria marxista); inoltre essa pose l'accento sull'effetto criminalizzante dei sistemi di controllo sociale, che vanifica le cariche.Potenzialmente rivoluzionarie insiste nella devianza stessa. In Germania e Italia tale orientamento fu portato avanti dalla rivista "La questione criminale": devianza come non accettazione e alternativa al sistema borghese. Tuttavia andava distinta:
- La devianza individuale: priva di consapevolezza e prospettive
- Dalla devianza organizzata: politicizzata
Importante per l'impulso alla decarcerizzazione e umanizzazione della pena.
Appartenente all'area critica è anche l'etnometodologia. Coniato dal sociologo statunitense H. Garfinkel, il termine designa una teoria dell'azione sociale ispirata alla fenomenologia e, in particolare, all'opera di A. Schütz. Il termine si riferisce all'insieme dei "metodi" impiegati dagli attori per creare e sostenere, nei confronti del mondo sociale, la quotidianità e la naturalità del vissuto sociale; l'etnometodologia studia in particolare i fenomeni cosiddetti
'microsociali' non oggettivabili in sistemi di regole. Per conoscere il grado di devianza di un individuo si dovrebbe quindi conoscere anche la sua condotta microdeviata (es. prendere alla lettera la domanda di rito "come stai?", dilungandosi).
18. Il nuovo realismo (1980)
Nella seconda metà degli anni '80 il fervore ideologico è andato scemando. Gli stessi autori che erano stati promotori della National Deviancy Conference e della criminologia critica, pur sempre rimanendo su posizioni di sinistra, diedero vita alla scuola del Nuovo Realismo. Che con pone attenzione agli street crimes (attraverso una osservazione empirica e non più ideologica e teorica). Viene posto l'accento sulla marginalizzazione, malcontento, deprivazione relativa delle classi meno favorite. Queste condizioni spingerebbero quindi verso il crimine, crimine che non è più creazione delle istituzioni, ma una realtà "in sé" anche
se dovuta pur sempre ai difetti della società. Criminalità come fatto e non solo come contestazione. Riprende quindi alcuni concetti della criminologia struttural-funzionalista.
Nuovi contributi di politica criminale: programmi sociali per ridurre la marginalizzazione, esperimenti di riconciliazione tra reo e vittima, organizzazioni che cooperino con la polizia, progetti di sorveglianza di vicinato.
19. Abolizionismo e neoclassicismo (1980)
Abolizionismo massima espressione della critica alla carcerazione, ritenuta inefficace quale strumento per combattere la criminalità.
Abolizionismo carcerario: si sottolinea la funzione di contagio sottoculturale legata ai disvalori dominanti all'interno della prigione, scuola del crimine, stigmatizzazione.
Abolizionismo penale: Christie il più noto esponente di questo orientamento, propone in alternativa al carcere, risoluzioni in chiave privatistico-risarcitoria e un controllo disciplinare esercitato dalle.
comunità.Teoria radicale e provocatoria, in concreto irrealizzabile in toto. Tali appunti hanno però portato all'idea della probation, della necessità di rispettare quanto più possibile la dignità del carcerato, etc.
Il neoclassicismo o neo-retributivismo. Nasce in risposta al fallimento dell'ideologia del trattamento, della risocializzazione, della pena utile. Tale cambiamento di rotta si deve soprattutto agli scarsi risultati in termini prettamente economici che la soluzione socialpreventiva (settori assistenziali) ebbe. Inoltre la valutazione prognostica e i giudizi sul rischio di recidiva, sui quali sostanzialmente si fondavano le misure extradetentive, mostravano ampi limiti per la loro fallacia e arbitrarietà: la delusione fu grande, anche se, in buona parte, dovuta all'eccesso di aspettative. Inoltre fu contestato lo stesso obiettivo della risocializzazione accusato di "conformizzare". Negli USA (paese in cui si
Era maggiormente affermato il principio dello Stato assistenziale, ciò comportò meno misure alternative, inasprimento delle pene, sanzioni rigidamente prefissate, non discrezionalità del giudice, movimento del Justice Model (rispetto dello stato di diritto) nostrutture amministrative che gestiscono le pene.
Nei paesi scandinavi invece il neoclassicismo portò a modifiche meno radicali:
- Depenalizzazione
- Estensione di misure alternative alla pena detentiva ma rigorosamente fissate dalla legge e comminate secondo garanzie processuali
- La pena detentiva viene mantenuta solo in ipotesi limitate di particolare allarme sociale
L'approccio economico-razionale
I contributi della psicologia e della sociologia si sono rivelati talora lacunosi se finalizzati a comprendere una criminalità "moderna", sempre più organizzata, in cui si muovono disinvolti attori psicologicamente e sovente ben inseriti nel proprio ambiente sociale. Inoltre si
può constatare che più complessa diventa la società nelle sue articolazioni, più complessa tende a diventare la criminalità che ne riproduce le patologie. Secondo l'approccio economico alla base dell'agire criminale vi è una forte componente di calcolo e un'analisi razionale dei costi-benefici connessi alla commissione del fatto-reato. Possiamo identificare due tipi di Costi del delitto: a. costi diretti: connessi all'organizzazione del reato e all'esecuzione del reato. Sono suscettibili di valutazione economica anche la violazione dei valori etici, il contrasto con l'educazione civile religiosa, etc. b. costi indiretti: collegati al rischio di venire 1) individuati e 2) condannati. I Benefici è più difficile calcolarli. Si deve distinguere tra: a. benefici suscettibili di immediata valutazione economica: furto di gioielli. b. Benefici indiretti: condotte di danno a cose o persone in questo caso.l'utilità può essere inteso come piacere o soddisfacimento di