Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PRINCIPI DELL’ANALISI SULLA SCENA DEL CRIMINE
Chi affronta l’analisi della scena di un crimine deve aver presenti alcuni principi
fondamentali
nell’investigazione, che sono:
-
principio dell’interscambio: tutti gli elementi della scena del crimine (vittima,
aggressore, bene aggredito),
nel commettere azioni in relazione al crimine, lasciano e raccolgono su se stessi
tracce. Quindi in ogni scena
del crimine è incisa la dinamica del reato e l’identità di ogni autore;
-
principio dello schema di successione: tutte le tracce si producono tramite una
sequenza temporale e
seguono un principio di causalità, ovvero la causa precede l’effetto. Una errata
individuazione dello schema
di successione può portare a notevoli errori nella definizione della dinamica
dell’evento;
-
principio del criminal profiling: una corretta interpretazione della scena del crimine
può fornire informazioni
rilevanti sul tipo di personalità degli autori del crimine, sul loro profilo psicologico e
sulla metodica
organizzativa del progetto criminale;
-
a)
b)
c)
-
1)
2)
3)
4)
5)
principio della triade criminodinamica: in ogni crimine l’autore mette in atto tre
tipologie di
comportamento:
atti di esecuzione dell’atto criminale;
atti di natura psicologica: si tratta di quelle azioni compite dall’aggressore per il
soddisfacimento di bisogni
intimi (ad es., ferite simboliche sul cadavere, tortura sulla vittima o rivendicazione e
sfida del delitto
attraverso il lascito sulla scena del delitto di un biglietto alle forze dell’ordine);
atti autoconservativi: sono quei comportamenti messi in atto al fine di non
soccombere o di non essere
individuato dall’investigatore o dalla vittima (ad es., alterazione della scena del
crimine, fuga in un altro
Stato, costruzione di un finto alibi, distruzione od occultamento di cadavere,).
principio del progetto criminale: solitamente la decisione di commettere un crimine
viene attuata alla fine di
un processo composta da 5 fasi (che nei reati di impeto coincido nello stesso
momento):
fase ideativa: ideazione del crimine e definizione della vittima. Questa fase può
essere molto lunga (se
l’omicidio è ben pianificato) o estremamente corta (se deriva da un impulso
rabbioso);
fase volitiva: presa di decisione riguardo la commissione del crimine;
fase dell’analisi situazionale: valutazione dei pro e dei contro nella commissione di
un delitto;
fase del punto attuale: è la situazione nella quale tutti i fattori permettono la messa in
atto del gesto e sta
all’individuo decidere se realmente è conveniente compierlo;
fase attuativa: in questa fase il crimine viene messo in atto;
-
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
principio dei sette indicatori concettuali del crimine
contesto: è l’ambiente fisico, contestuale, opportunistico e anche psicologico nel
quale è maturato il progetto
criminale;
movente: la spinta interiore che ha portato il criminale a commettere il delitto;
intento primario: causa circostanziale o obiettivo iniziale che mette in moto il
progetto criminale e si
trasforma, nella fase di progettazione, nel movente;
volontà omicidiaria: indica la predisposizione aggressiva e distruttiva dell’individuo.
Questo criterio
permette di dividere gli omicidi premeditati, volontari ma non pianificati, colposi e
casuali;
livelli criminali: indicano l’organizzazione, la pianificazione e la professionalità
criminale dell’aggressore.
Queste caratteristiche descrivono in maniera dettagliata il criminale e le sue
conoscenze in ambito
criminologico e investigativo.
organizzazione e logistica: sono la mesa in pratica delle conoscenze criminali dettate
dai livelli criminali;
metodica omicidiaria: indica il mezzo con il quale l’assassino ha provocato la morte
della vittima.
LE COMPONENTI DEL CRIMINE
La criminologia investigativa evidenzia che ogni crimine è composto da una serie di
elementi che si riferiscono
al crimine, all’aggressore e alla sua vittima.
In particolare:
-
UNSUB (abbreviazione di Unknown Subject: soggetto ignoto): è il soggetto che ha
commesso il crimine la
cui identificazione è l’oggetto dell’indagine. L’Unsub può assumere una serie di ruoli
(dall’esecutore
materiale all’ideatore, dal committente al complice);
-
vittima: è il titolare del bene aggredito e si mette in contrapposizione con l’Unsub.
-
bene aggredito: è qualsiasi elemento che può essere “preso di mira” dall’Unsub e può
essere materiale (ad
es., un oggetto o il denaro), immateriale (come la vita della vittima, una
informazione) o personale (l’onore,
la sessualità e la dignità);
-
protettore del bene: è la persona o la tecnologia responsabile per la preservazione del
bene aggredito (più è
alta la protezione e maggiore sarà la capacità criminale dell’offender);
-
sistema difensivo: è l’insieme delle difese previste per preservare il bene aggredito.
Esistono sistemi
difensivi generici (come la casa, il vicinato o la famiglia) o sistemi difensivi
specializzati (come allarmi,
barriere, guardie del corpo);
-
superamento delle difese: è il modo con il quale l’Unsub neutralizza il sistema
protettivo determinato dal
protettore del bene per raggiungere il bene aggredito;
-
-
a)
b)
c)
-
danno al bene: è qualsiasi effetto sul bene prodotto dall’aggressore e può consistere in
danni per distruzione,
privazione o lesione (ad es., vita, onore o proprietà) o per intrusione e conoscenza (ad
es., violazione della
privacy);
minaccia: è la potenziale fonte di pericolo e, vista dal lato della vittima, rappresenta
la sensazione o il
sospetto di essere in uno stato di pericolo. Può concernere:
atto compiuto intenzionalmente per incutere timore;
entità vivente intenzionata a causare danno al bene;
situazione di pericolo incombente che grava sulla vittima;
sistemi criminali:l’insieme delle risorse e degli strumenti utilizzati dal criminale per il
raggiungimento del
suo obiettivo e risulta fondamentale analizzare l’arma del delitto-metodo omicidiario-
causa della morte (se
si assiste, ad es., ad un omicidio perpetrato con un coltello lasciato poi sulla scena del
crimine, molto
probabilmente si è di fronte ad un delitto d’impeto);
-
-
-
tempi critici: sono l’insieme di tutti quei comportamenti che devono essere messi in
atto nelle varie fasi del
progetto criminale, per la buona riuscita dello stesso.
Rappresentano tempi utili che occorrono per compiere tutti quei comportamenti
accessori e preparatori alla
commissione del delitto;
percorsi del crimine: sono i tragitti effettuati dai vari componenti della combinazione
criminale per
raggiungere l’epicentro della scena del crimine e poi allontanarsene.
L’analisi di questi percorsi può risultare utile per comprendere il modus operandi
dell’aggressore, nonché
per confermare i possibili alibi degli indiziati;
rischio: è la probabilità che si verifichi un evento non programmato e contrario ai
progetti criminali
dell’Unsub.
Ciò che è rischio per l’aggressore è vantaggio per la vittima.
Durante la fase della di pianificazione l’offender ha come obiettivo quello di ridurre
al minimo il rischio di
lasciare tracce così da poter essere identificato.
LE TRACCE DEL CRIMINE
All’interno della scena del crimine si possono identificare cinque tipologie di tracce:
1) le tracce determinate dall’azione o dai comportamenti determinati dalla diade
omicidiaria (aggressore ed
aggredito);
2) le tracce determinate dall’azione di persone terze (ad es., i testimoni);
3) le tracce determinate dagli oggetti lasciati sulla scena (ad es., l’arma del delitto);
4) le tracce determinate dall’azione degli animali (ad es., morsi di un orsi su di un
cadavere abbandonato in un
bosco);
5) le tracce storiche (come ad es., fotografie o diari personali).
Non tutte le tracce sono “reali” in quanto potrebbero essere “simulate”, ovvero create
ad arte dall’aggressore al
fine di depistare l’attività investigativa.
Se una traccia è assente dove invece dovrebbe essere presente, le ragioni sono
quattro:
a) l’assassino ha fatto in modo di non lasciare tracce;
b) l’assassino si è adoperato ad eliminare tutte le tracce;
c) la gestione delle indagini è sbagliata;
d) l’investigazione si basa su presupposti o dati di partenza falsi.
Qualunque sia la traccia (fisica o comportamentale) questa deve essere analizzata
nelle seguenti caratteristiche:
-
morfologica: aspetto, struttura e sua complessità;
-
appartenenza: capire chi l’ha prodotta;
-
ubicazione: individuare il punto esatto dove è stata rinvenuta;
-
attività determinatoria: quale è la causa che l’ha generata;
-
strategia esecutiva: perché e per quale fine la traccia è stata prodotta;
-
cronologia: quando e con quale successione spazio-temporale è stata prodotta;
-
interrelazione tra le tracce: la traccia in esame è in relazione con altre tracce e perché
è o non è in
relazione con altre tracce.
Analizzare : IL CR I M I NAL P R OFI LI NG
UNITÀ ANALISI CRIMINI
VIOLENTI
Nel 2006 l’Unità di Analisi dei Crimini Violenti ha avviato un progetto di ricerca
molto interessante in
collaborazione con la facoltà di psicologia dell’università di Roma “La Sapienza”.
In pratica, su un grande schermo a parete, un proiettore speciale riproduce la scena
del delitto in ogni minimo
particolare alla presenza del sospetto, che guarda le immagini attraverso speciali
occhiali ad infrarossi: se è già
stato sulla scena del crimine, i suoi occhi compiranno istintivamente dei
micromovimenti alla ricerca di elementi
già visti.
L’Unità ha il compito di supportare gli organismi investigativi e l’Autorità
Giudiziaria attraverso un’attività di
studio, analisi ed elaborazione di tutte le informazioni disponibili nel caso di:
-
-
-
omicidi senza apparente movente e/o di particolare efferatezza;
omicidi e violenze sessuali riconducibili ad un unico autore;
rapine in ambiente videocontrollato.
Il