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Crisis management and communications
W. Timothy Coombs
Per crisi si intende una significativa minaccia che può avere
conseguenze negative, se non gestita correttamente, su:
sicurezza pubblica, perdita finanziaria e di reputazione, che sono
tra loro interrelate, ma tra cui le ultime due problematiche
vanno affrontate solo dopo aver garantito la prima.
il crisis management è un processo finalizzato a prevenire o
alleviare i danni che una crisi può infliggere su organizzazione e
stakeholder, attraverso varie fasi.
Nel periodo pre-crisi si seleziona e prepara il crisis management
team, tramite esercizi che (almeno una volta l’anno) testano il
piano di comunicazone di crisi (da aggiornare almeno
annualmente). Occorre quindi confezionare preventivamente i
messaggi di crisis management da sottoporre anche al
dipartimento legale per approvazione.
Il crisis management plan fornisce una lista di informazione sui
contatti chiave e i metodi con cui la crisi va documentata.
Il crisis management team, invece, secondo Barton, include
solitamente membri provenienti da pubbliche relazioni,
dipartimento legale, sicurezza, finanza e risorse umane.
Il portavoce è un elemento chiave del ream: i membri
dell’organizzazione devono essere pronti a parlare ai media,
seguendo alcune tecniche, come l’evitamento di:
• “No comment”, che inducono a pensare che l’organizzazione
sia colpevole e stia cercando di nascondere qualcosa;
• Termini tecnici, che spingono a ritenere che l’azienda stia
cercando di creare confusione per nascondere qualcosa;
• Espressioni di nervosismo che possono essere associate a
dichiarazioni ingannevoli. Viceversa, è fondamentale
mantenere un forte contatto visivo e limitare le esitazioni.
I messaggi pre-confezionati (con l’aiuto delle pubbliche relazioni)
lasciano spazi vuoti dove l’informazione chiave può essere
inserita.
Le ricerche mostrano che avere pronto un sito web per
un’eventuale crisi è una pratica molto profittevole, in quanto gli
stakeholder e i media si affideranno ad Internet per ottenere
informazioni. Per fornire ulteriori dettagli, inoltre, si possono
utilizzare Intranet che limitano l’accesso tipicamente ai
dipendenti e, più raramente, a fornitori e clienti. Coombs ha
inoltre evidenziato che il valore dell’Intranet aumenta se si
utilizza anche un sistema di notifiche attraverso il quale inviare
messaggi a stakeholder selezionati, attraverso i giusti canali.
La risposta alla crisi si articola invece in 2 sezioni:
1. Risposta iniziale, basata sui criteri di rapidità, accuratezza e
consistenza. La pressione sui crisis managers è dovuta al
ruolo dei media di colmare l’esigenza informativa: se
l’azienda non si rivolge ai media, altre persone lo faranno,
probabilmente minandone la credibilità. I media, tuttavia,
vorranno fare domande agli esperti, ad esempio qualcuno
della sicurezza. I potenziali portavoce devono quindi essere
formati per rispondere a qualsiasi crisi, esprimendo vicinanza
alle vittime, tenendo conto che gli avvocati potrebbero
interpretare ciò come un’ammissione di colpa e che le
espressioni di più manager possono far perdere effetto.
Quando la sicurezza pubblica è un problema, le istruzioni
devono essere rapide e accurate anche per poter risparmiare
denaro prevenendo ulteriori danni. Nella fase iniziale è quindi
importante controllare i fatti e assicurare assistenza alle
vittime e alle loro famiglie.
2. Recupero della reputazione e intenzioni dell’azienda. La teoria
dell’attribuzione spiega che le persone cercando di capire
perché gli eventi accadono, spesso attribuendo la
responsabilità all’organizzazione: ciò genera perdita di
reputazione e intenzione d’acquisto, ma anche la propensione
al passaparola negativo. La Situation Crisis Communication
Theory (SCCT) di Coombs sostiene che i crisis manager
dovrebbero utilizzare strategie sempre più accomodanti per
fronteggiare le minacce alla reputazione mano a mano che la
crisi si intensifica. Le strategie di recupero della reputazione
maggiormente utilizzate sono:
• Accidentialità: mancanza di controllo sugli eventi;
• Giustificazione: il crisis manager minimizza i danni
percepiti;
• Provocazione: la crisi è una conseguenza delle azioni di
altri;
• Negazione: il crisis manager sostiene l’inesistenza della
crisi;
• Compensazione: il crisis manager offre soldi o regali alle
vittime;