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Architetti svizzeri e la concezione dell'architettura

Architetti svizzeri come Herzog e de Meuron affermano che l'architettura intesa come un tutt'uno non esiste più oggi e debba essere creata artificialmente nella mente del progettista attraverso un atto mentale. I due architetti teorizzano la loro architettura come una forma di pensiero volta a riflettere la sua unità.

Zumthor continua a credere nell'unità autonoma e corporea dell'oggetto architettonico come meta del proprio lavoro. Per l'architetto è illuminante l'idea di "Stato di cose", con l'obiettivo di creare delle entità naturali unitarie e pensare l'edificio in termini di Stato di cose, le cui singole parti devono essere correttamente riconosciute e poste in un rapporto oggettivo, ossia ridurre gli oggetti alle cose che sono.

La buona architettura è intesa a ospitare l'uomo e per Zumthor, la costruzione viene collegata alle nozioni di calma e naturalezza, durevolezza, presenza.

integrità ma anche calore e sensualità, essere se stesso, essere un edificio, non rappresentare qualcosa ma essere qualcosa. Solo tra la realtà delle cose di cui unacostruzione tratta e l'immaginazione, scaturisce la scintilla delle costruzioni felicemente riuscita che conferma se ci si pone la domanda di dove trovo la realtà su cui devo dirigere la mia immaginazione quando tento di progettare un edificio per un dato luogo a un dato scopo; la risposta si trova nelle parole chiave "luogo" e "scopo". La realtà a cui si riferisce non è la realtà delle teorie disgiunte delle cose ma la realtà del concreto compito costruttivo finalizzato all'abitare. La realtà dell'architettura è ciò che è concreto, ciò che si è fatto forma, massa e spazio e corpo. Non vi sono idee se non nelle cose. Parte 3: Dalla passione per le cose alle cose stesse (1994) L'architettoPeter Zumthor afferma che riflettere sull'architettura è molto importante per lui in quanto assume un distacco dalla pratica quotidiana poiché lui, in qualità di architetto, è votato invece alla pratica vera e propria dell'architettura, ossia al costruire e alla cosa realizzata nel modo più perfetto possibile. In lui c'è sempre questo sentimento molto personale nei confronti degli oggetti che crea per se stesso e che sono creati da altri. Afferma di vivere da 25 anni nei "Grigioni", un villaggio rurale attorniato dalle montagne, e si interroga sulla possibilità che se fosse vissuto altrove, probabilmente le sue case avrebbero avuto un altro aspetto ma si accorge ben presto che il suo lavoro è segnato da luoghi molteplici. Quando si concentra su un sito specifico per il quale deve ideare un progetto, cerca di scandagliarlo fino in fondo e subentrano così le immagini di altri luoghi che gli sono note e di.

determinate atmosfere. Queste immagini, secondo Zumthor, sono indispensabili e solo nel momento in cui si lascia irradiare dalle immagini che gli sono affini, si produce quell'immagine locale che rivela le linee di forza e si produce solo allora lo sfondo per la bozza del progetto. Afferma che se un progetto attinge esclusivamente al preesistente e alla tradizione, manca il confronto con il mondo e viceversa. Nel suo libro "pensare architettura", elenca 7 frammenti della sua vita che gli hanno insegnato ad avere una visione più aperta sulle cose:

  1. nel primo dei 7 frammenti, ricorda l'esperienza in cui è riunito attorno a un tavolo da disegno e parla di un progetto ideato da un architetto che tutti stimano e inizia a considerare il progetto interessante sotto diversi aspetti spiegandolo agli altri architetti presenti allo stesso tavolo, elencandone tutte le qualità. Successivamente si rende conto che, nonostante questo progetto sia stato prodotto da
  1. Un progettista per il quale nutre molta stima, il progetto in realtà non gli piace e si apre una discussione sulle possibili ragioni di questa sua impressione senza arrivare a formulare una conclusione generale ma una conclusione parziale da parte di uno dei giovani architetti, il quale afferma che l'edificio è interessante per motivi teorico-progettuali e costruttivi, ma il suo problema è che è privo di un'anima e dunque Zumthor si rende conto che gli edifici devono avere un'anima per poter trasmettere delle emozioni altrimenti sono solo cose.

  2. Nel secondo dei frammenti ricorda di quando si è recato in un albergo di montagna che guardava verso valle. Questo era scandito su tre livelli, con un piano terreno dove si trovano due sale contigue con rivestimenti in legno accessibile dal corridoio e collegate tra loro da una porta, al piano intermedio sono situate le camere con loggiato in legno profondi e ombreggiati, mentre all'ultimo piano ci...

Sono le camere che danno su balconi aperti. Egli ricorda che quando si è avvicinato per la prima volta all'edificio, ha pensato che nelle camere al piano superiore avrebbe apprezzato il cielo aperto e un'ampia visuale sulle catene alpine all'orizzonte. Dopo uno o due giorni l'ambiente è diventato familiare, scandito dai suoi ritmi, dalle sue nicchie, dalle proiezioni di luce e dalle usanze dell'albergo stesso. Quando pensa agli edifici che spontaneamente e naturalmente offrono delle situazioni spaziali idonee al luogo, allo svolgimento della giornata, gli viene in mente quell'albergo di montagna.

Nel terzo dei 7 frammenti ricorda di quando entra in un locale e si e si ci aspetta un locale migliore di quelli situati lungo la via principale della località turistica. La sua aspettativa non viene delusa in quanto all'interno vi è uno spazio ampio avente il carattere di una sala con pareti e soffitto rivestito in legno scuro,

L'ambiente della sala è scuro e la luce del giorno che entra è ritmata dalle alte finestre ed evidenzia determinate parti dello spazio. Viene colpito da un punto focale al centro della grande parete frontale, la quale ha una dilatazione semicircolare nello spazio, una concavità o una nicchia, all'interno della quale sono posizionati dei tavoli. Si rende conto che il posto gli piace e anche se la nicchia è occupata da altre persone, gli altri commensali sono occupati nelle loro vicende, nelle loro conversazioni e hanno l'aria di trovarsi a proprio agio.

Nel frammento quattro ricorda quando era in macchina sul lungomare californiano per trovare la scuola che la guida di architettura riportava senza particolari commento, con estese strutture a padiglione, su vasto pianoro a strapiombo sul pacifico. Vi era a malapena qualche albero, la roccia carsica che spuntava, pochissime case nelle immediate vicinanze, vie asfaltate coperte che collegano le singole.

parti del complesso. La struttura dei percorsi e degli allineamenti dei padiglioni contenenti le classi è regolare mentre invece si interrompe all'improvviso presso i corpi di fabbrica dei quali si possono intuire le funzioni. Il posto è deserto ma l'arredamento è sobrio. Per l'architetto è valsa la pena visitare questa scuola perché per una volta ha posto anzitutto gli aspetti semplici e pratici.

5. Nel frammento 5 ricorda quando a 18 anni si è costruito da solo i primi mobili. Generalmente la forma e la costruzione dei mobili che eseguiva all'officina non gli piaceva e nemmeno il legno usato, ossia il noce. Per i suoi mobili aveva scelto un frassino chiaro e aveva potuto smussare i bordi appena appena, anche nella parte retrostante del mobile dove di solito viene messa meno cura in quanto è un dettaglio che non viene visto d'altro. Ricorda quanto fare quei lavori per i propri mobili lo facesse sentire bene.

6. Nel

Frammento sei ricorda di un'idea progettuale formata da un parallelepipedo stretto e allungato di basalto che si levava dal suolo con altezza di tre piani. Il blocco veniva scavato su tutti i lati e in sezione somigliava a una sorta di albero rivestito da materiale scuro, quasi nero, di una lucentezza opaca, con grandi aperture che evidenziavano la massa. I committenti ritennero troppo impegnative le modalità con cui volevano essere impiegati i materiali e volevano che venissero adottati i mezzi e le modalità di costruzione generalmente in uso, in modo che la costruzione risultasse anche più economica. L'architetto pensa che effettivamente i committenti non abbiano molto torto poiché se si pensa all'atmosfera che tra 5 decenni questa casa potrebbe emanare nel luogo nella quale l'hanno ideata, questa potrebbe essere molto diversa da quella attuale.

7. Nel frammento 7 afferma di aver rivisitato nuovamente la sala nel cui muro frontale si apriva

Un'anicchia con qualche posto a sedere che gli era tanto piaciuta e ricordava che vi fosse uno scalino che poneva la nicchia più in alto rispetto al resto della sala, ma in realtà questo scalino non esiste e le divergenze tra la realtà e il ricordo non lo stupiscono in quanto egli non si è mai visto come un buon osservatore ma gli piace cogliere certe atmosfere e quindi si ritrova di nuovo in veste di architetto consapevole del piacere che gli reca il lavoro con queste immagini malleabili e consapevoli di quanto lo aiutino a trovare ciò che cerca.

Parte 4: Il corpo dell'architettura (1996)

Nel corpo dell'architettura, l'architetto Peter Zumthor, elenca una serie di notazioni, 15 per la precisione:

  1. Nella prima notazione, afferma che il curatore di un museo gli fa un'intervista con domande sagge e sorprendenti in cui cerca di sondare le sue opinioni ma quello che dovrebbe chiarire è come l'architetto rifletta sull'architettura,
su cosa gli prema del proprio lavoro. Più tardi, durante l'aserata, l'architetto si ricorda di essersi intrattenuto con un'amica sulla recensione dell'ultimo film di Aki Kaurismaki ammirandone la simpatia e il rispetto che registra dimostra nei confronti dei suoi personaggi. L'arte del regista conferisce ai suoi film un senso di calore, poter costruire gli edifici nel modo in cui il regista realizza dei film, sarebbe la cosa più bella per l'architettura. Nella seconda notazione, ricorda di un albergo nel quale ha soggiornato, opera di una star del design francese. Fin dal momento in cui entra nella Hall dell'albergo, la luce artificiale rischia l'atrio come uno spazio scenico, la luce è intensa ma attenuata. Prendendo le scale elegantemente risaltate che danno accesso al piano galleria, si siede in uno dei tavolini dai quali si può guardare verso il basso. Tutti i posti offrono una buona visuale. Gli piace.guardare verso il basso e gli piace il movimento che si svolge nella Hall, quindi il successo conseguito dal designer gli sembra giustificato. 3. nella terza notazione, ricorda di aver visto una piccola casa d'abitazione di Frank Lloyd Wright che lo ha affascinato.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
8 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/12 Tecnologia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Pegaso1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Composizione architettonica 3 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Capanna Alessandra.