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Diventare architetto
Passioni e mestieri
Piuttosto che di lavoro come obbligo dovrebbe sempre trattarsi, quando scegliamo un'attività, di una scelta passionale che dobbiamo coltivare e far crescere. Il lavoro dovrebbe essere una passione insieme ad altre passioni, magari conflittuali tra loro, come amore, amicizia, convinzioni ideali e religiose ecc. Però ci sono tante difficoltà pratiche come quelle dettate dalla povertà e dall'ingiustizia in tutte le sue forme che impediscono e limitano l'accesso al lavoro stesso oppure costringono a forme di lavoro scelte per obbligo di sopravvivenza o per semplice sete di denaro o di potere.
Queste difficoltà non devono impedire i tentativi per trasformare il lavoro in parte integrante della nostra vita. Secondo Gregotti, anche coloro che rifiutano il lavoro lottano perché esso prenda forme nuove, perché diventi diverso il rapporto tra il suo modo di svolgersi e la vita.
Come tutte le passioni,
anche il lavoro può essere soggetto a declini o possono esserci passioni sbagliate o false e allora diventa necessario cambiare. Un lavoro, per essere appassionante, deve potersi rinnovare affrontando sempre nuovi problemi la cui risoluzione diventa verifica delle nostre attitudini e capacità. Gregotti parla di attitudini perché il talento non è altro che un'attitudine ben coltivata cui devono accompagnarsi altre doti, cioè la pazienza, la perseveranza e l'intelligenza. Tutte doti che crescono con l'esercizio del mestiere. Nel linguaggio quotidiano, il mestiere è un'attività per lo più manuale contrapposto alle professioni e alle arti. Solo quando esso giunge ad un alto livello di qualità e ci regala significati, lo si definisce arte. Possedere un mestiere significa sapersi misurare con le condizioni del reale che si pongono di fronte ad ogni riflessione intellettuale, teorica e spirituale. Vi sono mestieri nuovi cheappassionano per il senso dell'avventura, per l'impegno innovativo che richiedono per farli crescere ed anche per la precarietà con cui si presentano. Vocazione, tradizione, opportunità Gregotti parte dalle incertezze che presiedono alla scelta stessa di fare l'architetto. Sino a 50 anni fa, scegliere questo mestiere, in Italia, era una decisione poco comune perché gli architetti erano pochi e spesso venivano confusi con gli ingegneri o con i decoratori. Perché si sceglie di fare l'architetto? Si dice per vocazione che potrebbe esprimersi con un talento naturale per il campo della costruzione, per il disegno e la forma e con una predilezione per l'arte. Oppure si decide di fare l'architetto per tradizione di famiglia, per la presenza di un modello di cui ammiriamo lo stile di vita ed il comportamento. Spesso la strada che ci fa aggiungere a questa scelta è tortuosa. Gregotti parla del suo caso: è giunto il momento diiscriversi alla facoltà di architettura perché non voleva fare l'industriale come la tradizione della sua famiglia. Quando ha scelto la facoltà non sapeva bene cosa fosse un architetto. Certamente ha pensato di fare l'architetto per il suo interesse per le pratiche artistiche, soprattutto per la musica. Senza averne piena coscienza dell'architettura, sceglieva un'attività che era connessa alla costruzione di manufatti attraverso un progetto che era il lavoro industriale che pensava di evitare con l'architettura. Il mestiere dell'architetto sembra aprire molte strade diverse e poter preparare ad affrontare problemi sempre nuovi, ad una ridiscussione sempre continua dei dati e delle regole e alla possibilità di inventare nuove interpretazioni e quindi nuove regole del mestiere stesso. Frequentare l'università per apprendere un mestiere, una disciplina, una professione significa una nuova.responsabilità professionale verso la società, verso le proprie famiglie e verso sé stesso. Frequentare l'università significa, insomma, soprattutto costruirsi una cultura capace di contribuire alla formazione di nuove culture. Cultura come costruzione di senso Cultura non è solo informazione, anche se questa è indispensabile, ma significa organizzazione del sapere e delle esperienze dal punto di vista di una disciplina così come si presenta e significa ancora costruzione, attraverso essa, di un senso delle nostre azioni. Questo vuol dire far crescere la cultura specifica del nostro mestiere ma anche perla collocarla nel contesto delle relazioni storiche, economiche, sociali e ideali del presente. Cultura è riflessione sulle relazioni tra le esperienze del mondo e le nostre esperienze, è costruzione di senso per mezzo di esse. Dunque cultura significa dare un senso, orientare verso un centro le informazioni che si raccolgono e leabilità che si esercitano. Anche se non è l'unico modo per diventare architetti, quello istituzionale, universitario, è il più praticato ma ci consegna la disciplina o in forma accademica o in frammenti, perciò il lavoro essenziale deve essere compiuto da ognuno per mettere insieme questi frammenti e orientarli verso uno scopo. In ogni caso questo non vuol dire rifiutare la tradizione perché essa rappresenta la base sulla quale costruire il futuro. Università e maestri Gregotti, quando ha iniziato a frequentare l'università alla fine degli anni quaranta, ritiene che il più forte impatto con l'architettura lo debba forse alla stazione milanese costruita dall'architetto Ulisse Stacchini. Gregotti invita gli studenti di architettura a guardarsi intorno per arricchire le proprie conoscenze e per utilizzarle come materiali per la loro architettura e soprattutto per affinare le loro capacità di percezione.Distinzione diretta del mondo visivo. Era ancora uno studente quando conobbe colui che sarebbe stato il suo maestro Nathan Rogers, che faceva parte di uno degli studi di architettura più brillanti d'Italia durante gli anni cinquanta e sessanta. Era amico di quasi tutte le personalità dell'architettura internazionale, insegnava in numerose università straniere e aveva diretto nel "Domus" primo dopoguerra trasformandola in una rivista di architettura in cui l'impegno civile era parallelo a una forte provincializzazione dell'Italia uscita appena dal fascismo. Rogers concepiva l'architetto come intellettuale ancora prima che come professionista o artista, sosteneva una continuità critica con il Movimento moderno. È con Ernesto Rogers che ha capito il valore e del confronto internazionale e ha cominciato ad agire come architetto pensando anche a quale potrebbe essere l'opinione dei protagonisti delle Avanguardie del moderno.
intorno alle sue scelte. Secondo Gregotti ogni giovane che vuole fare l'architetto deve scegliersi un maestro, anche qualcuno al di fuori del proprio mestiere, ma che sia capace di guardare il mondo con curiosità e spirito critico sufficiente a sospendere e mettere in discussione il maggior numero possibile di pregiudizi ed aprire il numero massimo di possibilità. Nessuno ha origine dal nulla, ma della propria origine bisogna essere consci, anche se si vuole prendere le distanze da essa con il proprio lavoro. Il nuovo è costituzione di una distanza da ciò che si conosce. Conoscenza e interesse. Nelle facoltà di architettura, soprattutto italiane, una diretta relazione con il mondo del lavoro e dei bisogni è recisa; oppure regna solo l'idea della professione come servizio alla produzione. Tutto questo può essere superato se si è mossi da un autentico interesse, o meglio, passione per l'architettura, che muove ogni sforzo di.conoscenza. Secondo Gregotti i giovani che vogliono diventare architetti devono alimentare la passione e un'ambizione più profonda, più artigiana, per il lavoro ben fatto, preciso che deve durare. L'orgoglio della modestia. Per fare bene il proprio lavoro è oggi necessaria anche una serietà culturale e morale fuori dal comune: secondo Edoardo Persico è necessario avere l'orgoglio della modestia. Sono pochi tra coloro che intraprendono questa carriera diventeranno veri architetti capaci di fare di questo mestiere una pratica artistica significativa e di contribuire positivamente al bene della collettività anche criticandone le convenzioni. I pericoli che minacciano la pratica artistica dell'architetto sono numerosi: prima di tutto il tentativo di ridurla a pratica decorativa e quindi il tentativo di espellerla dall'universo tecnico specifico del mestiere. C'è chi invece crede che la tecnica, il profitto, la propaganda eLa moda siano i veri obiettivi. Non vi è più niente di più falso di ciò. Si tenta così solo di operare una marginalizzazione del contributo per renderlo meno necessario. Tra le difficoltà che attengono a questa professione vi è la spinta verso la provvisorietà, quella verso la riduzione dell'architettura immagine o manufatto indifferente all'ambiente in cui viene inserito. La flessibilità, l'apertura al nuovo, sono importanti ma l'architettura è arte della lunga durata. L'architettura, a differenza dell'oggetto prodotto, del manufatto industriale, è connessa a un sito, appoggia su un terreno, sta in un luogo; questo stabilisce una sua unicità e la sua prima responsabilità. Infine, sono molti coloro che considerano la confusione una forma di flessibilità, l'eclettismo delle posizioni una opportunità: tutte idee che colpiscono l'identità stessa del
Il nostro mestiere. Il numero delle qualità che bisogna coltivare per diventare architetti è molto ampio: testardi, pazienti, insoddisfatti, grandi lavoratori, capaci di superare molte sconfitte, sapere che è un lavoro duro che si impara lentamente, che richiede una grande fedeltà alle opere su cui si sta lavorando.
Fare architettura significa porsi interrogativi radicali di fronte ad ogni problema progettuale e per questo essa ha bisogno di trasformare senza pregiudizi tutte le esperienze in materiali per il progetto.
Secondo Gregotti è una pratica artistica del tutto speciale che ha a che vedere con i bisogni del mondo, con le tecniche della costruzione come mezzi e che cerca di rappresentare il dialogo con le condizioni esistenti e quello con le speranze future senza tradire i propri fondamenti.
Ogni cosa ha una forma ed essa è il risultato tra necessità e volontà, tra memoria e nuovo. La forma è ordine e quindi non si dà una cosa senza.
lla luna è un'esperienza unica. La luna è un satellite naturale della Terra ed è il nostro vicino più prossimo nello spazio. Guardare il mondo dalla luna ci offre una prospettiva diversa e ci fa riflettere sulla nostra posizione nell'universo. La luna è un luogo senza vita, senza aria e senza acqua. La sua superficie è coperta da crateri, montagne e pianure. Non ci sono piante, animali o esseri umani sulla luna. Tuttavia, la luna ha un fascino unico che affascina gli esseri umani da secoli. La luna ha un effetto significativo sulla Terra. La sua gravità influenza le maree e ha un impatto sul clima. Inoltre, la luna svolge un ruolo importante nella cultura e nella mitologia di molte civiltà. È stata fonte di ispirazione per artisti, poeti e scrittori di tutto il mondo. Guardare il mondo dalla luna ci fa rendere conto della nostra fragilità e della bellezza del nostro pianeta. Ci fa riflettere sulla nostra responsabilità di proteggere e preservare la Terra per le generazioni future. In conclusione, guardare il mondo dalla luna è un'esperienza che ci fa riflettere sulla nostra posizione nell'universo e sulla nostra responsabilità di proteggere il nostro pianeta.