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INTERNAZIONALE DI BIBLIOGRAFIA.

dall’introduzione di nuovi dispositivi tecnici e dalla messa a punto di uno specifico metodo di

ordinamento bibliografico (la classificazione decimale universale), doveva condurre alla creazione

di un repertorio bibliografico universale. A distanza di oltre tre secoli si ripresentava il mito di

un’organizzazione unitaria e integrata di tutto il sapere del mondo. Il sapere avrebbe dovuto essere

concentrato e reso disponibile in un luogo, denominato dal 1901 PALAIS MONDIAL e poi, nel

1924 MUNDANEUM, che giunse a raccogliere in tutto circa 15 milioni di schede bibliografiche. Il

Mundaneum ha come obiettivo quello di riunire nello stesso luogo tutte le conoscenze del mondo in

tutte le loro forme.

Negli ultimi anni dell’800 si definisce invece una nuova e diversa prospettiva teorica e metodologica,

generalmente denominata NEW BIBLIOGRAPHY. Il bibliotecario Wilson Greg definì

BIBLIOGRAFIA CRITICA/ANALITICA questo nuovo approccio e specificò che essa è la

scienza che si occupa della trasmissione materiale dei testi letterari e dello studio della tradizione

di problemi testuali e l’oggetto

testuale. Il suo obiettivo è la costruzione di un metodo per la soluzione

del suo interesse è lo studio della modalità di trasmissione materiale dei testi. Questa nuova accezione,

la quale si allontana dalla bibliografia fino a quel momento ritenuta classica, è accolta da RONALD

l’obiettivo finale del lavoro bibliografico è quello di ricostruire, a partire

MCKERROW secondo cui (L’ obiettivo finale

dal libro stampato, il testo per come è stato originariamente concepito dall’autore.

è dunque quello di restituire il testo così come l’autore avrebbe voluto trasmetterlo al lettore, tentando,

quindi, di avvicinarsi il più possibile alla volontà ultima dell’autore. Infatti il testo di un opera, nel

corso della sua storia e quindi della sua trasmissione è interessato da molteplici cambiamenti dovuti

all’intervento sul testo, o dell’autore o del correttore editoriale o del compositore. Tali interventi,

quando non sono opera dello stesso autore - ma operati più o meno consapevolmente da un errore del

di poter migliorare l’opera introducendo una

compositore oppure della convinzione del correttore

lezione ritenuta migliore - allontano il testo dalla volontà ultima del suo autore. Per poter avvicinarsi

dell’autore

alla volontà si confrontano tra loro tutti gli esemplari che si possiedono - collazione -

nel passaggio da un’edizione all’altra possono essere state introdotte delle varianti e se ne

perché

ricostruiscono i legami attraverso la realizzazione dello stemma della edizioni. Lo stemma è quindi

la rappresentazione grafica dei rapporti tra i testimoni il cui vertice rappresenta il testimone

progenitore della stirpe dei codici esistenti, ed è il più vicino all’originale.) McKerrow introduce il

concetto di TESTO-BASE che si fonda su una presa di distanza dalla STEMMATICA CLASSICA

messa a punto dal filologo tedesco KARL LACHMANN.

Walter Wilson Greg ripercorre e analizza criticamente le posizioni di McKerrow (che insieme a lui è

considerato il fondatore dei moderni studi bibliografici) per ciò che concerne il criterio del testo- base;

di un’opera l’editore

termine coniato nel 1904 da Mckerrow per indicare il testo precedente che

sceglie a fondamento del proprio lavoro. Nel fare ciò Greg introduce la distinzione tra LEZIONI

SOSTANZIALI e LEZIONI ACCIDENTALI, intendendo con le prime tutte quelle lezioni che

mettono in gioco il significato dell’espressione originaria (le parole) e con le seconde quelle che

hanno a che fare con l’aspetto formale del testo (la grafia, l’interpunzione, la divisione delle parole e

simili).su queste premesse Greg concludeva che, in mancanza di una successiva edizione revisionata

dall’autore, normalmente solo la prima edizione si attesta come autorevole, e questa autorevolezza si

estende in egual misura alle lezioni sostanziali e a quelle accidentali. (Secondo Greg il filologo deve

adottare un TESTO BASE che gli faccia da guida e che gli permetta di ridurre al minimo le

probabilità di accogliere nel testo lezioni spurie e di aumentare al massimo quelle di accogliere le

esatte parole usate dall’autore: tale GUIDA doveva essere rappresentata dal manoscritto o, in sua

assenza dalla più antica opera a stampa. Una scelta determinata dalla convinzione del deterioramento

nel passaggio da un’edizione all’altra. Occorre

del testo - soprattutto nei suoi accidentali - quindi

adottare, in mancanza del manoscritto, la più antica edizione a stampa, in quanto si può presumere

che essa, derivando direttamente dal manoscritto scomparso, sia più simile ad esso delle edizioni

successive). La tradizione americana, ispirata dalla new bibliography britannica, trova il suo

A parere di quest’ultimo è necessario

fondamento nelle opere di BOWERS e di TANSELLE.

imparare a fare a meno del testo base a partire dalla consapevolezza dell’indebolimento dei suoi

che l’obiettivo finale dell’analisi bibliografica

confini. Bowers ritiene sia quello di individuare

l’edizione che presenta le relazioni più strette con il manoscritto originale dell’autore. Lo studioso

neozelandese DONALD MCKENZIE prende invece le distanze rispetto ai compiti tradizionalmente

assegnati alla bibliografia analitica, uno dei compiti della quale, individuato da Greg, consisteva

nell’individuazione della configurazione del testo base.egli ritiene che osservare e descrivere quanti

più esemplari possibile e INDURRE dalla loro configurazione materiale la struttura della copia ideale

e del testo-base, non è sufficiente. Egli mette in rilievo i limiti del METODO INDUTTIVO, dal

momento che nessun numero limitato di osservazioni può mai giustificare una generalizzazione. Il

metodo induttivo andrà sostituito con un metodo probabilistico (basta una sola testimonianza

contraria a negare il valore di una generalizzazione fondata su ragionamenti di natura meramente

ridefinisce l’identità e le funzioni della bibliografia definendola “la disciplina

induttiva). McKenzie

come forme registrate e i processi della loro trasmissione” e affermando che essa

che studia i testi

dovrebbe avere come oggetto l’insieme degli elementi su cui si fondano i meccanismi di produzione

Egli prevede l’estensione dei compiti della bibliografia

e di ricezione del libro. fino a saldarla con il

generalissimo campo della storia del libro.

Secondo SERRAI, invece, le cosiddette discipline del libro dovrebbero articolarsi in due diversi e

autonomi ambiti. Nel primo ci si occupa del libro in quanto oggetto, dei suoi materiali, della sua

fabbricazione, del suo commercio. Di questi aspetti sono chiamate ad occuparsi in particolare la

Nel secondo invece l’oggetto è costituito dalle opere,

bibliografia analitica e la bibliologia. ossia

da quelle entità immateriali, linguistiche, logiche, informazionali che competono alla bibliografia.

Parlare di unitarietà delle discipline del libro è dunque soltanto un equivoco e le differenze tra gli

ambiti bibliologico e bibliografico sono così profonde da necessitare di reciproca autonomia.

La ricerca bibliografica si effettua tradizionalmente su strumenti tra loro complementari; i

repertori bibliografici e i cataloghi. La distinzione essenziale tra i due strumenti consiste nel fatto

che i primi ci informano sull’esistente, su ciò che è stato scritto, indipendentemente dalla sua

reperibilità materiale, mentre i secondi ci guidano nell’individuazione del posseduto, indicano dove

sia possibile localizzare il documento per consultarlo. Col diffondersi della stampa su scala

dall’inizio del XIX secolo, la raccolta delle informazioni divenne più

industriale, a partire

complessa per l’aumento massiccio della produzione editoriale e si verificò una sempre maggiore

integrazione tra gli strumenti nati per finalità repertoriali (bibliografie), quelli di origine

commerciale (cataloghi di librai e stampatori), quelli nati per finalità di gestione delle biblioteche

(cataloghi di biblioteche). La sovrapposizione tra bibliografie e cataloghi è testimoniata dall’uso di

cataloghi di grandi istituzioni bibliotecarie come se si trattasse di bibliografie: i bibliotecari

consideravano i grandi cataloghi come analoghi agli strumenti per la ricerca bibliografica, data

l’enorme massa di informazioni in essi contenuta, tale da documentare un’alta percentuale della

produzione editoriale internazionale. La sovrapposizione tra bibliografie e cataloghi risulta ancora

più evidente oggi. Infatti il confine tra elenco dell’esistente ed elenco del posseduto si fa sempre più

l’ONLINE COMPUTER

sfumato, soprattutto nel caso dei cataloghi collettivi online. Oggi

LIBRARY CENTER, ad esempio, è la prima rete interbibliotecaria mondiale.

Un altro aspetto di cui tener conto è la commistione di finalità commerciali e culturali che attraversa

la storia della bibliografia. In Italia, una delle prime bibliografie correnti considerate nazionali è la

promossa dal 1835 dall’editore milanese STELLA in cui si propone

BIBLIOGRAFIA ITALIANA

l’elenco di ciò che viene stampato in Italia. Si tratta di cataloghi di libri in commercio che anche se

nati con finalità commerciali concorrono alla registrazione di informazioni sul patrimonio

bibliografico universale. Nel mondo digitale non solo la distinzione tra catalogo e bibliografia si

indebolisce, ma è più labile il confine tra METADATI (un metadato è, alla lettera, un dato relativo

ad un altro dato. Ad esempio la scheda di un catalogo della biblioteca) che consentono di accedere

all’informazione sul documento e al contenuto stesso del documento. Molte istituzioni, come le

biblioteche delle università, infatti acquistano risorse online, come periodici elettronici ed e-book, e

Ne consegue che un utente di quell’

le rendono disponibili nella versione full-text. istituzione,

cercando nel catalogo, se trova una notizia che è disponibile in full-text, può accedervi direttamente

e quindi passa dal metadato al dato stesso. In virtù della possibilità di accesso diretto alle risorse

sul web si è arrivati a negare l’utilità

documentarie full-text stessa delle bibliografie. Ma ciò che

ancora ci accomuna ai bibliografi classici è la volontà di elaborare un metodo per aiutare chi

consulta a trovare percorsi ottimali di ricerca. Ruolo della disciplina sarebbe proprio quello di

realizzare MAPPE CONCETTUALI per orientarsi nella sterminata ampiezza dell’universo

bibliografico. La bibliografia ha dunque ques

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A.A. 2014-2015
19 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher swanrhcp di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Bibliografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Montecchi Giorgio.