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LA REALIZZAZIONE DI UN REPERTORIO
Un repertorio è una lisa di notizie bibliografiche strutturata secondo procedure trasparenti e
omogenee, corredata da delucidazioni sui criteri adottati e sugli obiettivi perseguiti, nonché da
indici per consentire gli accessi alle informazioni contenute. Il passo è stabile a che fine e in
rapporto a quale tipo di utenza si intende procedere nell’iniziativa. Il repertorio che si vuole allestire
deve costituire o un contributo di aggiornamento o integrazione di precedenti strumenti relativi
alla medesima area di ricerca o un contributo originale legato a un settore in merito al quale si sia
accertata l’esigenza diffusa di informazione. Insomma ci deve essere una ragione per compilare una
bibliografia su un argomento; essa non dovrebbe duplicare una bibliografia esistente allo stesso
livello. Prima di accingersi alla compilazione di un repertorio occorre verificare che:
• Essa possa risultare effettivamente utile e funzionale per un numero esteso, o cmq non
irrisorio, di fruitori
• Si sia constatata una quantità congrua di pubblicazione sulle quali si può allestire o
aggiornare uno strumento di informazione sistematica
Occorrerà poi stablire che tipo di repertorio si vuole realizzare e quindi delimitare l’oggetto della
ricognizione bibliografica sulla base di criteri concettuali, relativi alla tematica selezionata, e di
criteri formali, relativi al tipo di materiale documentario che s’intende considerare. Tra i primi
quello disciplinare (specifico ambito di materia prescelto), cronologico (periodo di riferimento),
geografico (area geografica di riferimento) e autoriale (delimitazione della paternità intellettuale).
Tra i secondi quello bibliografico (tipologia del materiale bibliografico prescelto; es: monografie o
miscellanee), cronologico (anni di pubblicazione del materiale prescelto), geografico (luogo di
pubblicazione) e linguistico (lingua della documentazione prescelta). La fase successiva è quella
della ricerca e della raccolta dei dati: occorrerà individuare le fonti dalle quali prendere le
informazioni iniziali sull’esistenza e sull’ubicazione dei documenti da esaminare successivamente.
Le fonti possono essere bibliografiche, catalografiche e commerciali. Tra le prime ci sono le
bibliografie di bibliografie (strumenti propedeutici per verificare se e quali repertori inerenti al
progetto che si vuole realizzare hanno già visto la luce), le bibliografie nazionali, quelle speciali
(legate ad una specifica tematica) e quelle biobigliografiche (impostate su notizie legate alle vite di
personaggi). Tra le seconde cataloghi a stampa delle biblioteche nazionali di Londra, Parigi e
Washington (strumenti utilissimi che rivestono il ruolo di bibliografie universali perché non
schedano solo le opere pubblicate nel proprio paese ma anche quelle edite in altre nazioni), i
cataloghi delle biblioteche nazionali, cataloghi delle biblioteche di rilevante interesse e cataloghi
di fondi speciali e di patrimonio bibliografico antico. Tra le terze ci sono i cataloghi storici della
case editrici, i cataloghi dei singoli editori e i cataloghi delle librerie antiquarie.
Individuate le fonti più funzionali per il reperimento delle notizie, occorre procedere al relativo
spoglio per registrare tutti i dati che vengono ritenuti congrui alla ricerca bibliografica progettata.
Il passo successivo è di decidere quale procedura costante adottare per schedare tutta la
documentazione rinvenuta nel corso della ricerca sulle fonti considerando la tipologia della
documentazione, l’obiettivo e la destinazione del repertorio. La notizia bibliografica è l’insieme
degli elementi descrittivi atti a rappresentare un documento analizzato, il modo in cui si scheda una
notizia bibliografica può essere definito formula citazionale. Esistono vari livelli di descrizione e
di formula citazionale:
• short-title: citazione sintetica che si limita agli elementi essenziali
(autore,titolo,note,talvolta il numero di pagine) utilizzabili per le bibliografie essenziali
• citazione catalografica standard: conformata ai codici nazionali di catalogazione
bibliotecaria
• ISBD: differenziato per tipologia di materiale
• descrizione bibliografica standard:descrizione a livello bibliologico(in cataloghi
antiquari)
• descrizione bibliografica completa: descrizione diplomatica o facsimilare da usare in
bibliografie di libri antichi di alto livello scientifico e bibliologico.
Occorre poi stabilire l’ordine coerente con il quale i dati vanno inseriti nel repertorio scegliendo tra
l’ordinamento alfabetico, quello cronologico e quello classificato. L’ordinamento alfabetico, il
più utilizzato, comporta di ordinare le notizie secondo una precisa sequenza alfabetica. Quello
cronologico è regolato dalla data di pubblicazione dei documenti schedati, si procederà da quello di
data più antica fino al più recente. L’ordinamento classificato è determinato dalle categorie che il
compilatore avrà ritenuto opportuno stabilire.
La lista ordinata delle notizie bibliografiche accuratamente vagliate e uniformate costituisce il cuore
del repertorio. Tuttavia l’efficacia del repertorio è compromessa se non si prevedono una serie di
corredi atti a facilitarne la consultazione:
• Introduzione: costituisce una sorta di biglietto da visita col quale si comunicano le ragioni
scientifiche che hanno suggerito l’iniziativa e le modalità con le quali essa è stata realizzata.
Si offre così la possibilità di valutare la sua effettiva pertinenza alle esigenze di
informazione dei fruitori
• Avvertenza: in essa devono essere riportate tutte le fonti utilizzate
• Indici: occorrerà prevedere almeno quelli necessari per consentire l’accesso alle varie
informazioni e cioè quello alfabetico, cronologico e classificato
Infine occorrerà scegliere titolo ed eventuale sottotitolo che dovranno informare
inequivocabilmente e immediatamente sui contenuti del repertorio. Importante poi è la scelta dei
caratteri con l’adozione di soluzioni che rendano il repertorio chiaramente leggibile, ricorrendo a
caratteri diversi intestazioni, titoli annotazioni ecc. Condivisibile l’uso del maiuscoletto tondo per le
intestazioni, del corsivo per i titoli, e del tondo per il corpo della scheda, le annotazioni in corpo più
piccolo.
ORIGINI E SVILUPPI DELLA BIBLIOGRAFIA: Il termine bibliografia verrà introdotto solo
nel 600 e ad esso possonoessere attribuiti significati e compiti diversi. L’esigenza di raccogliere le
informazioni in modo sempre più organico ed efficace si sviluppa presto, basti pensare a Callimano
(III sec. a.C.) a Galeno o a S.Girolamo. Con lo sviluppo dell’umanesimo e l’incremento delle
opere realizzate cresce l’esigenza di raccolta e di accesso alle informazioni che porta a preparare
con rinnovato fervore gli inventari dei fondi allo scopo di agevolare la conservazione e la
consultazione della documentazione e consentire anche una adeguata divulgazione del patrimonio
all’interno della cerchia degli uomini di cultura. Questa esigenza aumenta con l’introduzione della
stampa che determina una accelerazione della riproduzione di testi e l’aumento delle copie in
circolazione con la conseguente crescita di biblioteche e di raccolte. Si avverte per tanto il bisogno,
soprattutto da parte delle aziende che producono edizioni, di aggiornare i lettori e vengono stampati
elenchi di pubblicazioni, spesso solo dei fogli volanti che contengono aggiornamenti relativi ai
cataloghi degli editori. I singolo autori avvertono cosi l’opportunità di rendere partecipi i lettori dei
loro lavori. Nel 500 vedono la luce numerosi repertori proprio in corrispondenza della crescita
libraria.
Konrad Gesner: (Zurigo 1516-1565) fu naturalista e medico svizzero, autore della Bibliotheca
Universalis, il primo ed unico repertorio dal respiro universale nel quale vengono segnalate 12000
opere in latino, in greco e in ebraico inerenti a tutti i settori dello scibile a partire dalla Filosofia,
dalla quale hanno origine tutte le arti e scienze. Opera monumentale divisa in due parti (la terza non
è stata finita). La prima contiene notizie ordinate alfabeticamente per autore, la seconda è
organizzata secondo una classificazione sistematica dei contenuti semantici delle opere. La
Biblioteca universale risulta il ceppo da cui nasce la moderna bibliografia.
Anton Francesco Doni: nato a Firenze nel 1513 fu prete secolare, a Firenze aprì una stamperia
senza però alcun successo. Autore di varie opere, va ricordato per la sua Libraria dedicata ai libri a
stampa (1550) e ai manoscritti (1551). Si tratta di un elenco di autori volgari e di traduzioni in
volgare, da cui la possibilità di considerare l’opera una prima prova di bibliografia nazionale
italiana. Non aveva nessun ambizione bibliografica, l’obiettivo era solo quello di essere utile,
tramite le informazioni fornite, agli uomini che si dilettano di leggere nella lingua italiana.
Antonio Possevino, gesuita mantovano, nel 1593 pubblica la Biblioteca selecta (trattato che
propone il canone bibliografico della Controriforma prescrivendo i libri utili alla formazione del
perfetto soldato della Chiesa) e nel 1606 l’Apparatus sacer nella forma del repertorio bibliografico
rigoroso ed edificato con competenza tecnica. Se la chiesa si era fino ad allora concentrata su
interventi di repressione e censura delle idee piuttosto che sulla promozione di quelle considerate
ortodosse, l’opera si concretizza nell’efficace promozione di autori e opere allineati al cattolicesimo
per favorirne la diffusione e la fruizione. Estromette quindi tutta la produzione tacciata di eresia.
Nonostante ciò il suo Apparatus Sacer si impone come una delle iniziative bibliografiche di
maggiore spicco nel panorama italiano del tempo.
La progressiva maturità delle bibliografia (tra sei e settecento): nel 600 viene dato nuovo
impulso all’informazione di respiro territoriale e vedono la luce pregevoli repertori bibliografici
locali relativi a determinate aree geografiche: la Biblioteca napoletana di Niccolò Toppi, per
l’area napoletana, e Apes urbanae di Leone Allacci per la realtà romana.
Allacci, greco italianizzato trasferitosi in Italia, ecclesiastico e bibliotecario della biblioteca
vaticana, pubblicò numerose opere tra cui nel 1633 Apes Urbanae, api di città, una rassegna delle
opere di scrittori transitati per Roma dal 1630 al 1632, come le api volano sui fiori per attingere il
nettare da portare all’alveare, gli intellettuali erano presenti a Roma come centro di cultura e di vita
religiosa per attingere gli elementi culturali. Toppi nel 1678 scrive la Biblioteca Napoletana, uno
dei filoni più interessanti del florido filone delle bio-bibliografie seicentesche di modulo territoriale.
Una