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STATO:
deve avere per forza almeno uno stato. La spinta più forte alla creazione di nuovi stati è il desiderio
di correggere il testo a stampa inoltrata. Le correzioni fatte durante la tiratura rappresentano un
fenomeno abbastanza frequente all’epoca della stampa manuale, e si protrassero anche dopo la sua
un’intera
meccanizzazione. Il concetto di stato è applicato anche ai cambiamenti che interessano
forma o anche parecchie forme, senza però creare le condizioni necessarie per la nascita di una
nuova impressione od emissione. Un caso di questo tipo è la sostituzione di una o più pagine, o
intero foglio o più fogli all’interno
anche un di un libro, decisa durante il corso della stampa o a
stampa ultimata. Tale sostituzione può non lasciare traccia, ma sono molti i casi in cui è resa palese
dalla sopravvivenza in alcuni esemplari del volume del materiale destinato ad essere soppresso. Dal
momento che la sostituzione di un foglio comporta una nuova composizione tipografica delle
pagine in questione, potrebbero sorgere dubbi circa la categoria a cui assegnare gli esemplari di un
libro con tali pagine sostituite. Se la sostituzione interessa il FRONTESPIZIO allora è possibile che
si tratti di una nuova emissione. Quando la sostituzione di pagine all’interno di un libro autorizza a
parlare di una nuova edizione? Spetta al giudizio dello studioso decidere a che punto la quantità di
materiale sostituito permetta di parlare di una nuova edizione: generalmente occorre la
ricomposizione di più della metà delle forme perché si possa parlare di nuova edizione. Quindi la
presenza in un libro di una o due pagine sostituite non basta a creare una nuova edizione.
descrivere un libro antico non è un’operazione molto diversa da quella di
LA DESCRIZIONE: nella necessità di porre l’accento, nel caso
descriverne uno moderno. La differenza essenziale sta
del libro antico, su alcune caratteristiche materiali e archeologiche che vanno oltre il testo.
se l’aspetto testuale è quello generalmente privilegiato dalla descrizione dei libri moderni,
Pertanto,
la descrizione dei libri antichi non può ignorare le valenze archeologiche dell’oggetto che descrive.
Quali sono quindi i modi per descrivere un libro antico? Da noi è regnata a lungo una certa
confusione tra descrizione catalografica (che rientra nei compiti istituzionali della biblioteca) e
descrizione bibliografica (che la riguarda soltanto indirettamente come sussidio ed è compito dello
studioso). Ci troviamo infatti di fronte a due diverse forme di registrazione dei libri: la prima, che
chiamiamo BIBLIOGRAFIA, si riferisce a libri che sono in qualche modo imparentati tra loro, ma
non a copie specifiche di essi. L’altra, che chiamiamo CATALOGO, si riferisce alle copie
particolari presenti in una determinata collezione di libri, quali una biblioteca pubblica o il
Perciò un’informazione
magazzino di un libraio. catalografica si riferisce ad una copia specifica di
mentre un’informazione bibliografica,
un libro, facendo riferimento alla cosiddetta copia ideale,
riguarda tutte le copie in quanto ricostruisce storicamente l’edizione. La bibliografia richiede
l’esame di più copie di uno stesso libro per
dunque ricostruire la copia ideale ( Tanselle propone al
suo posto l’espressione copia standard ritenendola più adatta ad indicare una ricostruzione storica).
Al contrario il catalogo descrive la singola copia con tutte le sue particolarità. Non ci sono confini
precisi, ma anzi spesso bibliografie e cataloghi si sovrappongono. Può quindi capitare di imbattersi
in cataloghi di singole biblioteche pensati ed utilizzati come bibliografie (perché impostano la
descrizione con criteri prettamente bibliografici) e in bibliografie che si limitano ad enumerare
alcune copie senza porsi il problema di una ricostruzione della copia ideale. Il compito delle
biblioteche deve essere quello di offrire una guida sia ai libri che esse possiedono, sia alle opere in
Oggi nell’epoca delle registrazioni elettroniche, i confini
essi contenute attraverso i CATALOGHI.
tra registrazioni catalografiche e bibliografiche tendono ulteriormente a sfumare. A suo tempo lo
studioso ESDAILE propose quattro livelli di descrizione:
Minimum entry: il più elementare consiste nella sola indicazione di titolo e autore, perciò si
riferisce essenzialmente all’opera
Short entry: il livello superiore registra anche il luogo di pubblicazione o stampa e il formato
Short standard description: il terzo livello rappresenta uno standard minimo del catalogo
comprendente una trascrizione del titolo con annotazione delle omissioni e registrazione del
L’attenzione
formato, della segnatura, della paginazione e del materiale illustrativo.
comincia qui a spostarsi sugli aspetti materiali e c’è il tentativo di descrivere in primo luogo
tutte le copie e secondariamente la copia singola
Full standard description: il livello più dettagliato di descrizione comporta la descrizione
quasi facsimilare del frontespizio, un’indicazione del formato, della segnatura e della
paginazione che mostri quante e quali pagine sono numerate, informazioni sul tipo di
si sposta decisamente sull’aspetto materiale.
caratteri usati e un corredo di note. L’accento
Gli ultimi tre livelli sono i più usati: il secondo principalmente per i cataloghi, il terzo sia per le
bibliografie che per i cataloghi, il quarto principalmente per le bibliografie.
l’identificazione
DESCRIZIONE BIBLIOGRAFICA ANALITICA: di un libro consiste nel
chiarire in che rapporto sta con altri libri molto simili e con quelli completamente differenti;
– –
consiste cioè nello stabilire di quale INSIEME (rappresentato da edizioni, emissioni e
impressioni) il libro fa parte, in modo da separarlo da tutti gli altri insiemi. Tale operazione è
possibile solo se si ha a disposizione un corredo bibliografico molto vasto. Se infatti vogliamo
stabilire che il libro che stiamo esaminando è un esemplare di una certa edizione, impressione o
emissione dobbiamo trovare queste ultime descritte da qualche parte e in modo sufficientemente
analitico da consentirci un confronto.
TRASCRIZIONE DEI CARATTERI: ci sono due modi per trascrivere il frontespizio in una
bibliografia
TRASCRIZIONE QUASI FACSIMILARE: riproduce il tipo di carattere impiegato
(tondo, corsivo, gotico), il tipo di cassa alla quale esso appartiene (lettere minuscole o
maiuscole) e dà notizie più dettagliate sulle caratteristiche tipografiche. La trascrizione del
completa e accompagnata da un’indicazione di tutte le righe, marche,
titolo deve essere
ornamenti e incisioni presenti sul frontespizio. Sono inoltre indicati i caratteri e i capoversi. I
CARATTERI del frontespizio si trascrivono con una riga di sottolineatura per indicare il
corsivo, una riga di puntini per indicare il gotico, con due righe per indicare il maiuscoletto.
I CAPOVERSI si indicano con una barra / posta tra la fine di una riga e l’inizio della riga
successiva (in alcuni casi con due barre //)
TRASCRIZIONE SEMPLIFICATA: ignora le differenze tra i caratteri, i capoversi e tutti
gli elementi decorativi del frontespizio. Al contrario del metodo facsimilare, il suo scopo è
di riprodurne il contenuto piuttosto che la forma. Si riportano tutti i caratteri in caratteri
romani minuscoli, salvo le iniziali di quelle parole per le quali la lingua in cui è stampato il
frontespizio prevede delle maiuscole. Si possono omettere parti non rilevanti del titolo
(indicando le omissioni con …) e tralasciare le indicazioni dei capoversi. Le note
tipografiche si riportano invece anche qui nel modo più completo possibile.
Le note tipografiche di un libro antico possono generalmente essere considerate più importanti di
quelle di un libro moderno e vanno trascritte esattamente come si presentano senza tentare di ridurle
ad una formula (luogo di edizione, nome dell’editore e/o tipografo e/o libraio, data). Le note
tipografiche possono trovarsi sul frontespizio, ma spesso, soprattutto nelle edizioni più antiche, nel
colofone.
FORMATO: indica la dimensione che deve avere il volume ed è espresso con una serie di cifre (più
piccolo è il numero più grande è il volume). Il concetto di formato è legato al numero di piegature del
foglio. Scegliere il formato significa non soltanto decidere le dimensioni che il volume deve avere
ma anche il numero di pagine che devono essere stampate sul foglio. Il formato di un libro dipende
quindi
dall’altezza dei fogli originali prima delle piegature,
dal numero di piegature effettuate,
dal numero delle carte di cui risultano composti i singoli fascicoli.
Il metodo classico per identificare un formato è quello di osservare la posizione dei filoni e della
filigrana che varia a seconda del numero delle piegature che il foglio originale ha subito. Il
FORMATO rappresenta il secondo elemento della trascrizione tipografica. I principali formati
di libri antichi sono i seguenti:
usato per fogli volanti, bandi, manifesti e tutto il materiale destinato all’
ATLANTICO:
affissione. In questo caso i filoni saranno orizzontali e la filigrana si troverà al centro di una
delle due metà del foglio. Il foglio intero non era quasi mai usato per formare volumi.
IN FOLIO 2°: (due carte e quattro pagine) deriva dai fascicoli composti da fogli piegati una
sola volta lungo il lato minore. In tal modo ogni foglio viene a formare due carte. Si avranno
filoni verticali, paralleli al lato maggiore e la filigrana si troverà al centro di una delle due
carte del fascicolo.
IN QUARTO 4° (quattro carte e otto pagine): deriva da fogli piegati due volte, una volta
lungo il lato minore e l’altra lungo il maggiore. Tagliandolo poi secondo la piegatura effettuata
Inserendole l’una dentro
sul lato minore si ottengono due mezzi fogli di due carte ciascuno.
l’altra si ha l’unità di base del formato in quarto. I filoni risultano orizzontali, paralleli al lato
più corto, mentre la filigrana si trova in posizione centrale, lungo la linea di cucitura dei
fascicoli.
IN OTTAVO 8°: era necessario piegare il foglio tre volte, la prima secondo il lato minore, la
seconda lungo il maggiore e la terza di nuovo lungo il maggiore. Con due tagli opportuni si
ottenevano otto carte che venivano unite due a due. I filoni sono verticali,paralleli al lato lungo
del libro, mentre la filigrana si trova nell’angolo superiore interno, lungo la cucitura.
DODICESIMO 12°: si otteneva con una piegatura lungo il lato minore e cinque lungo il
maggiore. Era piuttosto comune nei piccoli libri di devozione del 1500. I filoni sono verticali
e la filigrana si trova nel margine e