Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 12
Riassunto esame Bibliografia, prof Montecchi, libro consigliato Il libro antico di Lorenzo Baldacchini Pag. 1 Riassunto esame Bibliografia, prof Montecchi, libro consigliato Il libro antico di Lorenzo Baldacchini Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Bibliografia, prof Montecchi, libro consigliato Il libro antico di Lorenzo Baldacchini Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Bibliografia, prof Montecchi, libro consigliato Il libro antico di Lorenzo Baldacchini Pag. 11
1 su 12
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

STATO:

deve avere per forza almeno uno stato. La spinta più forte alla creazione di nuovi stati è il desiderio

di correggere il testo a stampa inoltrata. Le correzioni fatte durante la tiratura rappresentano un

fenomeno abbastanza frequente all’epoca della stampa manuale, e si protrassero anche dopo la sua

un’intera

meccanizzazione. Il concetto di stato è applicato anche ai cambiamenti che interessano

forma o anche parecchie forme, senza però creare le condizioni necessarie per la nascita di una

nuova impressione od emissione. Un caso di questo tipo è la sostituzione di una o più pagine, o

intero foglio o più fogli all’interno

anche un di un libro, decisa durante il corso della stampa o a

stampa ultimata. Tale sostituzione può non lasciare traccia, ma sono molti i casi in cui è resa palese

dalla sopravvivenza in alcuni esemplari del volume del materiale destinato ad essere soppresso. Dal

momento che la sostituzione di un foglio comporta una nuova composizione tipografica delle

pagine in questione, potrebbero sorgere dubbi circa la categoria a cui assegnare gli esemplari di un

libro con tali pagine sostituite. Se la sostituzione interessa il FRONTESPIZIO allora è possibile che

si tratti di una nuova emissione. Quando la sostituzione di pagine all’interno di un libro autorizza a

parlare di una nuova edizione? Spetta al giudizio dello studioso decidere a che punto la quantità di

materiale sostituito permetta di parlare di una nuova edizione: generalmente occorre la

ricomposizione di più della metà delle forme perché si possa parlare di nuova edizione. Quindi la

presenza in un libro di una o due pagine sostituite non basta a creare una nuova edizione.

descrivere un libro antico non è un’operazione molto diversa da quella di

LA DESCRIZIONE: nella necessità di porre l’accento, nel caso

descriverne uno moderno. La differenza essenziale sta

del libro antico, su alcune caratteristiche materiali e archeologiche che vanno oltre il testo.

se l’aspetto testuale è quello generalmente privilegiato dalla descrizione dei libri moderni,

Pertanto,

la descrizione dei libri antichi non può ignorare le valenze archeologiche dell’oggetto che descrive.

Quali sono quindi i modi per descrivere un libro antico? Da noi è regnata a lungo una certa

confusione tra descrizione catalografica (che rientra nei compiti istituzionali della biblioteca) e

descrizione bibliografica (che la riguarda soltanto indirettamente come sussidio ed è compito dello

studioso). Ci troviamo infatti di fronte a due diverse forme di registrazione dei libri: la prima, che

chiamiamo BIBLIOGRAFIA, si riferisce a libri che sono in qualche modo imparentati tra loro, ma

non a copie specifiche di essi. L’altra, che chiamiamo CATALOGO, si riferisce alle copie

particolari presenti in una determinata collezione di libri, quali una biblioteca pubblica o il

Perciò un’informazione

magazzino di un libraio. catalografica si riferisce ad una copia specifica di

mentre un’informazione bibliografica,

un libro, facendo riferimento alla cosiddetta copia ideale,

riguarda tutte le copie in quanto ricostruisce storicamente l’edizione. La bibliografia richiede

l’esame di più copie di uno stesso libro per

dunque ricostruire la copia ideale ( Tanselle propone al

suo posto l’espressione copia standard ritenendola più adatta ad indicare una ricostruzione storica).

Al contrario il catalogo descrive la singola copia con tutte le sue particolarità. Non ci sono confini

precisi, ma anzi spesso bibliografie e cataloghi si sovrappongono. Può quindi capitare di imbattersi

in cataloghi di singole biblioteche pensati ed utilizzati come bibliografie (perché impostano la

descrizione con criteri prettamente bibliografici) e in bibliografie che si limitano ad enumerare

alcune copie senza porsi il problema di una ricostruzione della copia ideale. Il compito delle

biblioteche deve essere quello di offrire una guida sia ai libri che esse possiedono, sia alle opere in

Oggi nell’epoca delle registrazioni elettroniche, i confini

essi contenute attraverso i CATALOGHI.

tra registrazioni catalografiche e bibliografiche tendono ulteriormente a sfumare. A suo tempo lo

studioso ESDAILE propose quattro livelli di descrizione:

 Minimum entry: il più elementare consiste nella sola indicazione di titolo e autore, perciò si

riferisce essenzialmente all’opera

 Short entry: il livello superiore registra anche il luogo di pubblicazione o stampa e il formato

 Short standard description: il terzo livello rappresenta uno standard minimo del catalogo

comprendente una trascrizione del titolo con annotazione delle omissioni e registrazione del

L’attenzione

formato, della segnatura, della paginazione e del materiale illustrativo.

comincia qui a spostarsi sugli aspetti materiali e c’è il tentativo di descrivere in primo luogo

tutte le copie e secondariamente la copia singola

 Full standard description: il livello più dettagliato di descrizione comporta la descrizione

quasi facsimilare del frontespizio, un’indicazione del formato, della segnatura e della

paginazione che mostri quante e quali pagine sono numerate, informazioni sul tipo di

si sposta decisamente sull’aspetto materiale.

caratteri usati e un corredo di note. L’accento

Gli ultimi tre livelli sono i più usati: il secondo principalmente per i cataloghi, il terzo sia per le

bibliografie che per i cataloghi, il quarto principalmente per le bibliografie.

l’identificazione

DESCRIZIONE BIBLIOGRAFICA ANALITICA: di un libro consiste nel

chiarire in che rapporto sta con altri libri molto simili e con quelli completamente differenti;

– –

consiste cioè nello stabilire di quale INSIEME (rappresentato da edizioni, emissioni e

impressioni) il libro fa parte, in modo da separarlo da tutti gli altri insiemi. Tale operazione è

possibile solo se si ha a disposizione un corredo bibliografico molto vasto. Se infatti vogliamo

stabilire che il libro che stiamo esaminando è un esemplare di una certa edizione, impressione o

emissione dobbiamo trovare queste ultime descritte da qualche parte e in modo sufficientemente

analitico da consentirci un confronto.

TRASCRIZIONE DEI CARATTERI: ci sono due modi per trascrivere il frontespizio in una

bibliografia

 TRASCRIZIONE QUASI FACSIMILARE: riproduce il tipo di carattere impiegato

(tondo, corsivo, gotico), il tipo di cassa alla quale esso appartiene (lettere minuscole o

maiuscole) e dà notizie più dettagliate sulle caratteristiche tipografiche. La trascrizione del

completa e accompagnata da un’indicazione di tutte le righe, marche,

titolo deve essere

ornamenti e incisioni presenti sul frontespizio. Sono inoltre indicati i caratteri e i capoversi. I

CARATTERI del frontespizio si trascrivono con una riga di sottolineatura per indicare il

corsivo, una riga di puntini per indicare il gotico, con due righe per indicare il maiuscoletto.

I CAPOVERSI si indicano con una barra / posta tra la fine di una riga e l’inizio della riga

successiva (in alcuni casi con due barre //)

 TRASCRIZIONE SEMPLIFICATA: ignora le differenze tra i caratteri, i capoversi e tutti

gli elementi decorativi del frontespizio. Al contrario del metodo facsimilare, il suo scopo è

di riprodurne il contenuto piuttosto che la forma. Si riportano tutti i caratteri in caratteri

romani minuscoli, salvo le iniziali di quelle parole per le quali la lingua in cui è stampato il

frontespizio prevede delle maiuscole. Si possono omettere parti non rilevanti del titolo

(indicando le omissioni con …) e tralasciare le indicazioni dei capoversi. Le note

tipografiche si riportano invece anche qui nel modo più completo possibile.

Le note tipografiche di un libro antico possono generalmente essere considerate più importanti di

quelle di un libro moderno e vanno trascritte esattamente come si presentano senza tentare di ridurle

ad una formula (luogo di edizione, nome dell’editore e/o tipografo e/o libraio, data). Le note

tipografiche possono trovarsi sul frontespizio, ma spesso, soprattutto nelle edizioni più antiche, nel

colofone.

FORMATO: indica la dimensione che deve avere il volume ed è espresso con una serie di cifre (più

piccolo è il numero più grande è il volume). Il concetto di formato è legato al numero di piegature del

foglio. Scegliere il formato significa non soltanto decidere le dimensioni che il volume deve avere

ma anche il numero di pagine che devono essere stampate sul foglio. Il formato di un libro dipende

quindi

 dall’altezza dei fogli originali prima delle piegature,

 dal numero di piegature effettuate,

 dal numero delle carte di cui risultano composti i singoli fascicoli.

Il metodo classico per identificare un formato è quello di osservare la posizione dei filoni e della

filigrana che varia a seconda del numero delle piegature che il foglio originale ha subito. Il

FORMATO rappresenta il secondo elemento della trascrizione tipografica. I principali formati

di libri antichi sono i seguenti:

 usato per fogli volanti, bandi, manifesti e tutto il materiale destinato all’

ATLANTICO:

affissione. In questo caso i filoni saranno orizzontali e la filigrana si troverà al centro di una

delle due metà del foglio. Il foglio intero non era quasi mai usato per formare volumi.

 IN FOLIO 2°: (due carte e quattro pagine) deriva dai fascicoli composti da fogli piegati una

sola volta lungo il lato minore. In tal modo ogni foglio viene a formare due carte. Si avranno

filoni verticali, paralleli al lato maggiore e la filigrana si troverà al centro di una delle due

carte del fascicolo.

 IN QUARTO 4° (quattro carte e otto pagine): deriva da fogli piegati due volte, una volta

lungo il lato minore e l’altra lungo il maggiore. Tagliandolo poi secondo la piegatura effettuata

Inserendole l’una dentro

sul lato minore si ottengono due mezzi fogli di due carte ciascuno.

l’altra si ha l’unità di base del formato in quarto. I filoni risultano orizzontali, paralleli al lato

più corto, mentre la filigrana si trova in posizione centrale, lungo la linea di cucitura dei

fascicoli.

 IN OTTAVO 8°: era necessario piegare il foglio tre volte, la prima secondo il lato minore, la

seconda lungo il maggiore e la terza di nuovo lungo il maggiore. Con due tagli opportuni si

ottenevano otto carte che venivano unite due a due. I filoni sono verticali,paralleli al lato lungo

del libro, mentre la filigrana si trova nell’angolo superiore interno, lungo la cucitura.

 DODICESIMO 12°: si otteneva con una piegatura lungo il lato minore e cinque lungo il

maggiore. Era piuttosto comune nei piccoli libri di devozione del 1500. I filoni sono verticali

e la filigrana si trova nel margine e

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
12 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher swanrhcp di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Bibliografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Montecchi Giorgio.