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L'ADHERENCE
I termini utilizzati in ambito scientifico, spesso in modo indifferenziato, per designare l'adesione al trattamento sono "compliance" e "adherence", anche se oramai il secondo sta soppiantando il primo in quanto sottolinea con maggiore chiarezza gli aspetti di partecipazione attiva del paziente al processo terapeutico. A differenza della compliance, che indica un atteggiamento compiacente e obbediente e che rimanda a una relazione di tipo paternalistico, l'adherence lascia spazio alla libertà decisionale del paziente, che sceglie di aderire al trattamento in quanto intimamente motivato e per questo pienamente responsabile della propria scelta. Anche l'OMS definisce la adesione al trattamento come adherence, ovvero: "la misura in cui il comportamento di una persona (ad esempio assumere medicinali, seguire una dieta e/o applicare cambiamenti allo stile di vita) corrisponde alle raccomandazioni del terapeuta" (WHO 1974).
L'adesione al trattamento ha un peso sostanziale nel processo di cura, in particolare nel modo in cui il paziente affronta la propria malattia: un'adesione inadeguata non solo può comportare complicanze cliniche, recidive e addirittura la morte del paziente, ma ha anche un impatto negativo sui costi che gravano sul sistema sanitario. L'Health Care Team (HTC) dell'OMS ha individuato 5 dimensioni che influenzano in modo rilevante l'adesione al trattamento; il diverso comportamento di aderenza sarebbe riconducibile a variabili socioeconomiche relative: - All'equipe e al sistema di cura: la qualità della relazione terapeutica, un sistema sanitario poco sviluppato o esclusivamente privato che non prevede rimborsi, la mancanza di conoscenze sugli effetti dell'adesione e sui metodi utili al suo miglioramento. - Alla condizione medica del paziente: il paziente con percezione alterata può non rendersi conto dei propri sintomi, delproprio livello di abilità o disabilità, del grado di progressione della malattia e della sua gravità e quindi sottostimare i rischi della non-adherence.
- Alla terapia: c'è la necessità che le prescrizioni siano scritte in modo chiaro, che il medico si accerti che il paziente abbia compreso le modalità e i tempi di somministrazione e che la scelta del tipo di farmaco tenga conto delle caratteristiche del paziente e delle sue condizioni di vita.
- Al paziente stesso: c'è la necessità di considerare le individualità del singolo rispetto non solo alle sue competenze cognitive, alle sue condizioni socioeconomiche, alla rete di sostegno sociale sulla quale può fare affidamento e alla sua realtà familiare e lavorativa, ma anche rispetto al suo profilo di personalità; infatti le persone con livelli estremi (positivi e negativi) di gradevolezza o coscienziosità e livelli più elevati
L’EDUCAZIONE TERAPEUTICAL’OMS ha elaborato delle linee guida per lo sviluppo di programmi di intervento rivolti al paziente e ai suoi familiarifinalizzati a fornire un’educazione terapeutica consistente nel “renderlo capace di acquisire e mantenere abilità che gliconsentano di gestire al meglio la propria vita di malato. Si tratta quindi di un processo continuo, integrato nell’assistenzasanitaria. È centrato sul paziente; comprende una consapevolezza organizzata, l'informazione, l'apprendimento dell'autocurae il supporto psicologico riguardante la malattia, i trattamenti prescritti, l'assistenza, l'ospedale e gli altri ambiti assistenziali,l'informazione organizzativa, i comportamenti legati alla salute e alla malattia. Il suo scopo è di aiutare
I pazienti e le famiglie a comprendere la malattia e la terapia, a cooperare con gli operatori sanitari, a vivere in modo sano, a migliorare e mantenere la qualità della vita”. Si tratta dunque di migliorare la consapevolezza del paziente e dei suoi familiari circa la malattia e il processo di cura, aiutandoli a comprendere il significato dei trattamenti e ad acquisire sia l'autonomia necessaria per attuarli autonomamente che la fiducia e la volontà di collaborare con il team sanitario. Poiché le abilità acquisite devono poter durare nel tempo, l'educazione terapeutica deve essere un processo continuo, integrato nell'assistenza sanitaria e basato non solo sulla trasmissione di informazioni e di competenze riguardo alla malattia e alla salute, ma anche sul supporto psicologico necessario a sostenere il malato e i suoi familiari durante il percorso di cura e l'evoluzione della malattia e sul mantenimento di un livello elevato di motivazione.
Riducendo così il rischio di drop-out. Uno dei modelli più studiati e diffusi di training che fa riferimento al costrutto del self management è il Self-Management Program, fondato sulla teoria dell'autoefficacia sviluppata da Bandura (1997):
- Stesura di un programma
- Condivisione delle esperienze
- Compilazione di un diario
- Elaborazione di soluzioni
PERSONALITÀ E MALATTIA
A partire dai 18 anni circa, ogni persona è caratterizzata da un insieme coerente di modalità comportamentali, cognitive ed emotive dotate di notevole stabilità, che costituiscono quella che viene definita personalità. La personalità indica una predisposizione, ma non è un predittore rigido di determinati comportamenti, dato che l'individuo adatta le proprie risorse in funzione della situazione sociale, dell'ambiente e della propria condizione emotiva. Secondo McCrae e Costa (1989) la personalità può essere descritta
utilizzando 5 dimensioni:- Gradevolezza (indica la qualità dell'orientamento interpersonale)
- Coscienziosità (valuta il livello di motivazione nei comportamenti diretti allo scopo)
- Estroversione (misura il livello di interazione interpersonale)
- Nevroticismo (valuta il grado di stabilità emotiva)
- Apertura alle esperienze (valuta la disponibilità ad accettare nuove idee)
- Un profilo di personalità definito "suscettibile alle malattie", caratterizzato da ostilità, ansia, depressione e aggressività e si osservò che aveva conseguenze negative sulle risposte immunitarie e aumentava il rischio di malattie infettive e di tumori.
- Speculare al precedente profilo è la
“self-healing personality”, che comprende un insieme di caratteristiche che promuovono la salute e il benessere, come l'ottimismo, che è associato a risposte immunitarie più efficaci e a livelli più bassi di pressione sanguigna, la hardiness e la socievolezza.
È stato in seguito identificato un profilo detto “di tipo A”, che descrive individui caratterizzati da un’elevata reattività allo stress e da livelli elevati di ambizione, rigidità, sensibilità, impazienza. Queste persone tendono a caricarsi di impegni che non sempre sono in grado di soddisfare e spesso sono dei workaholics che, per alleviare lo stress, adottano comportamenti dannosi per la salute, come fumare o bere alcolici. Sembra correlato a patologie aterosclerotiche e a ischemia miocardica.
La tipologia di personalità speculare a quella di tipo A è quella “di tipo B”, che presenta caratteristiche opposte:
si manifesta anche a livello fisico. Questo fenomeno, noto come "effetto placebo", è stato ampiamente studiato e si ritiene che sia dovuto all'aspettativa positiva del paziente nei confronti del trattamento. L'effetto placebo può essere influenzato da diversi fattori, come la fiducia nel medico o nel trattamento, le aspettative personali del paziente e la percezione del dolore o dei sintomi. È importante sottolineare che l'effetto placebo non è una cura reale, ma può comunque avere un impatto positivo sulla salute e sul benessere del paziente. In conclusione, il livello di stress e l'effetto placebo sono due argomenti di grande interesse nel campo della psicologia e della medicina. Comprendere come queste variabili influenzano la salute e il benessere può aiutare a sviluppare nuove strategie di trattamento e migliorare la qualità della vita delle persone.nonché di processi neurobiologici complessi, come l'attivazione del sistema endocannabinoide o la modulazione dell'attività dei neurotrasmettitori. L'effetto placebo è ampiamente studiato in ambito medico e psicologico, poiché può influenzare significativamente l'efficacia dei trattamenti farmacologici e delle terapie psicologiche. La sua comprensione è fondamentale per ottimizzare l'efficacia delle cure e per evitare l'uso eccessivo o inappropriato di farmaci. In conclusione, l'effetto placebo è un fenomeno complesso e multifattoriale, che coinvolge sia fattori psicologici che neurobiologici. La sua presenza e la sua rilevanza devono essere considerate attentamente nella pratica clinica e nella ricerca scientifica.come l'ansia, la rivalutazione cognitiva, la motivazione, l'apprendimento sociale. È stato anche descritto un effetto speculare, l'effetto nocebo, consistente nella reazione avversa sperimentata da una persona a cui sia stato somministrato un nocebo, cioè una sostanza inerte a cui vengano attribuiti effetti negativi. Come nel caso del placebo, anche nel caso del nocebo gli effetti osservati hanno origine psicogenica e derivano dalle aspettative del paziente e dalle sue percezioni soggettive degli effetti della sostanza somministrata.PSICOSOMATICA E BEHAVIORAL MEDICINE
Le due discipline si occupano di argomenti in parte sovrapponibili, ma spesso visti da prospettive differenti. La "Behavioral medicine" riguarda lo sviluppo e l'integrazione delle conoscenze socioculturali, psicosociali, comportamentali e biomediche rilevanti per la salute e la malattia e l'applicazione di queste conoscenze alla prevenzione, alla promozione,
ca” deriva dalla combinazione delle parole “psiche” (mente) e “soma” (corpo), e indica quindi la connessione tra la mente e il corpo nella manifestazione delle malattie. L'eziologia, ovvero l'origine o la causa delle malattie, è uno degli aspetti studiati dalla medicina psicosomatica. Questa disciplina si occupa di comprendere come i fattori psicologici, come lo stress, l'ansia o la depressione, possano influenzare la salute fisica e contribuire allo sviluppo di malattie. La diagnosi in medicina psicosomatica è basata sull'analisi dei sintomi fisici e dei fattori psicologici che possono essere correlati. Spesso vengono utilizzati strumenti di valutazione psicologica per identificare eventuali disturbi mentali o emotivi che possono essere collegati alla malattia. Il trattamento in medicina psicosomatica si concentra sulla gestione dei fattori psicologici che possono influenzare la salute fisica. Questo può includere terapie psicologiche, come la psicoterapia, che mirano a ridurre lo stress, migliorare la gestione delle emozioni e promuovere un benessere generale. La riabilitazione in medicina psicosomatica si riferisce al processo di recupero e di miglioramento della salute fisica e mentale. Questo può includere programmi di riabilitazione che combinano interventi fisici e psicologici per favorire la guarigione e il benessere complessivo del paziente. In conclusione, la medicina psicosomatica si occupa dello studio dell'interazione tra mente e corpo nelle malattie, analizzando l'eziologia, la diagnosi, il trattamento e la riabilitazione. Questa disciplina è importante per comprendere come i fattori psicologici possano influenzare la salute fisica e per sviluppare approcci terapeutici integrati che tengano conto di entrambi gli aspetti.