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I MODELLI INTEGRATI

Tali modelli sono nati allo scopo di:

- Precisare gli aspetti dinamici già indagati nei modelli processuali ponendo maggiore

attenzione alle variabili che consentono di spiegare il passaggio dall’intenzione al

comportamento (approfondiscono le singole variabili)

- Tener conto non solo degli aspetti cognitivi, ma anche motivazionali

- Sottolineare il ruolo rilevante delle variabili emozionali

Il modello di Conner e Norman (1995)

Gli autori ipotizzano un modello a 5 stadi:

 Stadio 1: Precontemplazione: l’individuo non pensa ad apportare alcun cambiamento nei

suoi comportamenti. Tuttavia, alcuni stimoli induttori possono stimolarlo a pensarci

(percezione di una minaccia). Ad es., potrebbe aver accusato lui un problema minimo, o una

persona conosciuta potrebbe avere problemi gravi legati al comportamento in questione.

 Stadio 2: Fase motivazionale o decisionale: il soggetto comincia a pensare di cambiare

condotta e si forma un’intenzione ad agire in tal senso. L’intenzione è connessa a tre

determinanti:

le aspettative di risultato

• le influenze normative (ambiente, aspettative degli altri, pressioni verso un

• cambiamento)

l’autoefficacia

 Altre variabili possono esercitare un’influenza distale sulle intenzioni, cioè: valori,

esperienza passata (possono condizionare anche se in modo meno esplicito e diretto).

 Stadio 3: Fase della pianificazione: riguarda il passaggio dall’intenzione all’azione. Il

focus è sulle azioni specifiche da attuare e sulle risorse occorrenti per sostenere il

comportamento. È la fase di elaborazione di piani di azione. Variabili cruciali in questa fase:

autoefficacia

• identità personale

• senso di impegno.

 Stadio 4-5: Fase dell’azione e del mantenimento: il soggetto è coinvolto a monitorare e

controllare il suo comportamento. Valgono le stesse variabili dello stadio 3: autoefficacia,

identità personale (“sono un non fumatore”), senso di impegno.

Il modello di Rutter, Quine e Chesham (1993)

Esso mira a specificare le variabili di mediazione fra gli input sociali (classe sociale, reddito,

abitazione, istruzione) e gli esiti in termine di salute (salute o malattia).

Tali variabili di mediazione sono di due tipi: 40

- Variabili socioemozionali, che comprendono le esperienze che le persone hanno degli

eventi della vita e la presenza o meno di relazioni di sostegno; questi fattori influenzano

direttamente le reazioni emotive (ad esempio generando ansia, depressione, scarsa

autostima).

- Variabili cognitive, che comprendono l’accesso alle informazioni, le conoscenze e le

disposizioni cognitive (credenze, atteggiamenti, controllo personale).

A seconda di come queste si combinano, la persona può mettere in atto un coping funzionale o

disfunzionale, con comportamenti adeguati/non adeguati e con rispettivi esiti di salute / malattia.

 Questo modello è applicabile a numerosi ambiti.

Il modello di Brouchon – Schweitzer (1994)

Esso consente di integrare i contributi principali delle altre teorie, proponendosi come un modello

multifattoriale e interazionista.

Esso riconosce i predittori della malattia e li suddivide in antecedenti e scatenanti.

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L’interesse dei ricercatori è centrato in particolare sull’analisi degli elementi “moderatori”, che

influenzano le strategie di coping e che fanno la differenza, tra cui:

- La percezione dello stress

- La percezione del controllo, basato sulla stima del soggetto di avere le risorse e le capacità

sufficienti e necessarie per controllare la situazione

- Gli stati emozionali, cioè l’ansia di stato

- Il sostegno sociale percepito

Critica al modello: pur essendo molto ricco, il modello mette moltissimo accento su variabili di

natura psicologico, rischiando di spostarsi verso un riduzionismo psicologico.

Quali sono le variabli che ricorrono in tutti i modelli? Da quelli stadiali a quelli processuali e

integrati? Percezione del rischio e della vulnerabilità, percezione di autoeffcacia, stressors…

Come viene rappresentata la malattia a livello mentale e sociale? Queste rappresentazioni come

influenzano i comportamenti?

La rappresentazione mentale della malattia (Leventhal, Meyer e Nerenz, 1980)

Si origina dal tentativo di render conto di alcuni comportamenti apparentemente inspiegabili, come:

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- Lo scarto osservato fra l’esperienza sintomatica delle persone e la tendenza a rivolgersi al

medico (chi non ci va neanche per motivi evidenti e chi ci va per qualsiasi cosa)

- La mancata adesione dei pazienti alle cure prescritte dal medico (vanno ma non fanno ciò

che il medico dice di fare)

- Le risposte a volte apparentemente irrazionali mostrate nei confronti di persone portatrici di

particolari malattie

Il modello parte dal presupposto che le risposte comportamentali delle persone alle minacce per la

salute siano mediate dalle loro teorie implicite a proposito della malattia.

Ricerca su pazienti che soffrivano di ipertensione: le teorie implicite sembravano legate a 3 tipi di

rappresentazioni della malattia, cioè acuta, ciclica, cronica.

Acuta: le persone che la interpretavano così smettevano le cure con l’abbassarsi della

• pressione

Ciclica: seguivano la cura in modo discontinuo, come si fa ad esempio con gli integratori

• Cronica: riuscivano a seguire le prescrizioni in modo continuativo

In questo modello un ruolo centrale nel processo di risposta alla malattia è attribuito alla

rappresentazione della malattia, che include quattro componenti, a cui in seguito se ne è aggiunta

una quinta:

1. L’identità: l’etichetta verbale associata alla malattia e ai sintomi

2. La causa: la ragione per la quale si ritiene che la persona si ammali

3. Il decorso temporale: le aspettative circa la durata (malattia acuta, ciclica o cronica)

4. Le conseguenze: aspettative circa l’esito e i postumi

5. La cura: che fa riferimento alle azioni che la persona può mettere in atto per ristabilirsi o

alleviare la propria condizione 

La rappresentazione mentale della malattia (Bishop et al., 1996) hanno utilizzato il costrutto

di prototipo per descrivere il modo con cui le persone organizzano cognitivamente le informazioni

sulle varie malattie, e le richiamano alla memoria.

Si ritiene che le persone possiedano delle concezioni generalizzate (prototipi) sulla natura delle

varie malattie, sui loro sintomi, le cause, le conseguenze, e quando avvertono determinati sintomi di

malattia, effettuano un confronto tra: l’esperienza sintomatica attuale e i vari prototipi di malattie

disponibili in memoria, fino a scegliere il prototipo che meglio si adatta alla configurazione di

sintomi sperimentata.

La persona sperimenta dei sintomi (es. fastidio alle orecchie) e nella sua memoria ha arichiviato

diversi prototipi (1, 2, 3…) tra cui il 3 = otite, che gli sembra quello più pertinente “avrò l’otite”

 comportamenti che rispondono al prototipo, non ai sintomi.

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Esperienza

sintomatica

attuale

prototipo 1 prototipo 2 prototipo 3

comportamenti

successivi verso

se stessi

relazioni

interpersonali

verso soggetti

malati

Dimensioni intorno alle quali sono organizzati i prototipi circa le malattie:

- Natura contagiosa di una malattia (la più condizionante indipendentemente se

l’informazione di partenza sia o meno giusta)

- Gravità della malattia

- Modalità di trasmissione

- Parte del corpo colpita

- Tipo di causa

- Effetto disorganizzante sulle attività quotidiane

Tali dimensioni dipendono in gran parte anche dalla cultura, e forniscono quindi al soggetto dei

valori di riferimento iniziali in base ai quali stimare malattie nuove o sconosciute, e sulla base di

tale stima guidare le risposte relative.

Questi modelli fanno riferimento a rappresentazioni mentali in una prospettiva individualista,

mentre esiste una teoria che si occupa di come la malattia sia socialmente rappresentata.

La teoria delle rappresentazioni sociali (Herzlich, 1991 Moscovici, 1989)

La teoria delle RS si occupa di come la conoscenza è rappresentata in una collettività, condivisa dai

suoi membri e considerata come una vera e propria “Teoria del senso comune” relativa a qualsiasi

aspetto della vita di una società.

Gli attori sociali appartenenti a un medesimo ambito culturale costruiscono, attraverso gli scambi

simbolici, i significati condivisi che permettono loro di dare senso alla realtà di capirsi

reciprocamente. È un sistema di valori, nozioni e pratiche che permette agli individui di orientarsi

nel loro ambiente sociale e di scegliere comunicazioni e condotte.

La teoria sottolinea la natura sociale e collettiva della comprensione che le persone hanno di se

stesse e del mondo, e quindi anche della salute e della malattia.

Le rappresentazioni sociali sono teorie ingenue, forme di conoscenza tipiche del senso comune o

“profane”, che si differenziano da altre forme di conoscenza più formalizzate (come quelle

scientifiche); la funzione delle teorie profane è di organizzare la percezione del mondo e servire da

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codice condiviso per la comunicazione sociale e gli scambi interpersonali; influenzano moltissimo

la concezione della saluta e della malattia.

Queste teorie non sono frutto dell’ignoranza, né sono un’interpretazione sbagliata delle conoscenze

scientifiche ufficiali, ma sono costruite attivamente allo scopo di dare un senso all’esperienza delle

persone.

Il lavoro più significativo della teoria delle RS è dell’autrice Herzlich. L’autrice, nel suo primo

lavoro (intorno al 1969), ha indagato gli elementi strutturali e contenutistici delle rappresentazioni,

evidenziando la presenza di uno schema figurativo di base, secondo cui il rapporto salute-malattia è

visto come metafora del legame di opposizione esistente fra l’individuo e società: emerge che

l’individuo viene visto come intrinsecamente sano, e la società come portatrice di patologia sul

piano fisico e mentale (la nocività-tossicità del vivere). Diffusa cioè l’idea di individui come

predisposti alla salute me legati alla tossicità del vivere.

L’autrice voleva rispondere alle seguenti domande:

- Quali sono le nozioni di salute e di malattia?

- Che tipo di concezione di salute e malattia abbiamo nella nostra società?

- Qual è il rapporto tra i concetti di salute e malattia e il sistema di valori?

- Quali sono le norme che salute e malattia apportano nella nostra società?

Attua dunque un PIANO DI RICERCA.

Obiettivo: esaminare come il discorso, nelle sue diverse forme – opinione e informazione,

sensazioni, racconti di e

Dettagli
A.A. 2021-2022
92 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher annamariamusumeci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della salute e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Pontificia Salesiana - Unisal o del prof Colasanti Anna Rita.