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ARCHIVI, MEMORIA E OBLIO NELL’ERA DIGITALE
L’archivio custodisce la memoria del soggetto produttore contenuta ed espressa nei
documenti di cui lo stesso lascia traccia. L’archivistica individua ed applica i principi
che garantiscono la più corretta organizzazione di questa memoria dal momento della
sua formazione al momento della sua consegna al tempo e alla storia, in un’ottica di
conoscenza e di fruibilità della stessa. L’oblio rappresenta la scomparsa, la
cancellazione definitiva dei ricordi e/o delle loro testimonianze documentali, con
ripercussioni sulle radici di un’identità personale e collettiva. Esiste quindi un legame
inscindibile tra memoria e archivio e tra memoria e oblio, che non è tanto una
contrapposizione ma un rapporto di necessaria alternanza e complementarietà.
Obiettivo di approfondire la questione del diritto all’oblio, nella convinzione che gli
archivisti, più di altri professionisti, possiedano le conoscenze per indagare il rapporto
tra la memoria e l’oblio, nell’accezione di memoria archivistica e diritto all’oblio.
Il mondo degli archivi è ricco di relazioni e intrecci, capace di cooperazione nazionale e
internazionale più di altri settori dei beni culturali e depositario della memoria pubblica
e privata di un popolo. Questo mondo è attualmente al centro di una serie di
trasformazioni che stanno cambiando il volto della pubblica amministrazione e della
società civile, non solo in ambito italiano. Il trattamento degli archivi e dei suoi
contenuti alla luce di un nuovo diritto del cittadino di obliare le azioni passate che sono
ritenute lesive della propria identità, rappresentano un problema che comprendono gli
aspetti della trasparenza amministrativa, della innovazione tecnologica, della rilevanza
del sapere e dell’attenzione per il trattamento delle informazioni che ne derivano in
termini di riservatezza. I documenti d’archivio rappresentano il primo e giuridicamente
rilevante strumento di conoscenza e trasparenza per i cittadini, gli operatori e i
ricercatori. È uno strumento imparziale in quanto risultato naturale delle attività che
ogni singolo essere umano svolge nel corso della sua esistenza. Non si creano
documento per i posteri ma per sé stessi, in quanto chiunque ha bisogno di mantenere
in forme adeguate la memoria di ciò che è stato deciso. Ciò fa del patrimonio
archivistico un punto di partenza imprescindibile per ogni comunità civile che intenda
mantenere nel tempo la possibilità di ripercorrere le proprie origini, scrutarle e
valutarle. Lo scopo della disciplina archivistica è quindi l’organizzazione della
memoria, la sua tutela, l’individuazione e la definizione della natura degli archivi dei
criteri della loro gestione, dei mezzi di corredo utili alla ricerca ed alla fruizione dei
materiali. Oggetto dell’archivio è dunque la memoria organizzata.
Bisogna chiedersi oggi che cos’è un archivio e quale sia il suo reale valore giuridico,
storico e sociale nelle sue accezioni sia di memoria cartacea che digitale. Nel 2010 è
stata approvata ad Oslo dall’assemblea generale dell’International Council On Archives
(ICA) e successivamente adottata dall’Unesco nel 2011, la Dichiarazione universale
sugli archivi. Il documento intende promuovere presso i politici e le istituzioni la
consapevolezza dell’importanza degli archivi nella società contemporanea, quali
strumenti di conoscenza del passato imprescindibili per la gestione del futuro di una
società e di una nazione.
Riguardo alla definizione di archivio, ci sono stati molti studiosi nel corso del tempo
che hanno affrontato l’argomento:
- Per Antonio Romiti -> l’archivio è un complesso di scritture che, legate da un
vincolo naturale, sono prodotte da entità pubbliche o private nell’espletamento
della loro attività, per il raggiungimento di finalità contingenti e per la
conservazione della propria memoria.
- Per Elio Lodolini -> l’archivio costituisce la più antica registrazione della
memoria di un popolo e della sua identità nazionale. Per Lodolini il valore
dell’archivio come memoria di una collettività e identità di un popolo è un
aspetto che va oltre gli scopi dell’archivistica intesa come organizzazione della
memoria, ma essa può dare luogo alla memoria identità nella misura in cui
persegue e tutela la memoria-deposito o la memoria-registrazione.
- Per Aurelio Tanodi -> l’archivio si estende a tutto il materiale scritto, grafico,
multigrafato, reprografato, autovisuale, proveniente da un ente, prodotto o
ricevuto, in funzione delle sue attività o, in generale, relazionato con la sua vita
amministrativa, dal momento in cui ha terminato la sua funzione immediata che
originò la sua produzione, e che si conserva per fini amministrativi, giuridici,
scientifici e culturali.
- Per Leopoldo Cassese -> l’archivio è l’insieme di documenti scritti di
qualsivoglia specie, ordinatamente raccolti nella loro continuità temporale e
effettuale, che un’autorità pubblica, un ente laico o ecclesiastico, una privata
azienda associazione o famiglia hanno prodotto ed accumulato, per fini
esclusivamente pratici, durante il loro svolgimento storico nei rapporti giuridici,
sociali e politici.
- Per Hilary Jenkinson -> rappresentante della corrente anglosassone. Si ricollega
lucus jus archivi,
al diritto romano del e dello considera l’archivio come custode
di tutti i documenti accumulatosi per un procedimento naturale nel corso della
trattazione di affari di ogni genere, pubblici o privati, in ogni epoca, e conservati
per documentazione, nella propria custodia, dalle persone responsabili degli
affari in questione o dai loro successori.
L’archivio dunque custodisce la memoria del soggetto produttore contenuta ed
espressa nei documenti di cui lo stesso lascia traccia, rappresenta e comunica nel
tempo fatti, ricordi, azioni e rapporti nel suo percorso di vita pubblica e privata.
I primi due punti nevralgici del valore degli archivi sono dunque sono l’identità e la
memoria, come chiavi di accesso alla conoscenza del passato e di lettura del futuro.
- L’identità nasce con le prime relazioni ed è alla base della complessa
interazione umana. Si è evoluta di pari passo con l’uomo. L’identità si rispecchia
quindi anche nella sedimentazione delle carte d’archivio, e nell’era digitale nella
rete internet in cui nasce una nuova identità digitale che rappresenta il riflesso
della nostra identità offline, e riguarda ogni tipo di contenuto (testuali,
immagini, video ecc.).
- La memoria è anch’essa connaturata nell’esistenza dell’essere umano, è una
costante nell’evoluzione dell’umanità. Ha consentito di trasmettere il sapere
attraverso le generazioni, nella sua forma scritta, ed è diventata strumento di
potere.
L’introduzione delle tecnologie informatiche ha prodotto variazioni su questi due temi.
Per quanto riguarda la memoria, i dati disponibili in rete sono in continua crescita ogni
giorno, costituiti da informazioni in ogni lingua e provenienti da diversi utenti. È una
memoria in grado di immagazzinare ogni cosa, attraverso una reta di condivisione
globale.
Queste conquiste hanno influito anche sul mondo degli archivi e della loro percezione,
ovvero come un insieme generico di dati vengono utilizzati per predeterminate
esigenze di ricerca. Secondo le linee guida sulla gestione dei documenti elettronici
pubblicate dall’International Council on Archives, in ambito digitale i documenti
archivistici sono informazioni redatte o ricevute nell’avviare, condurre o completare
un’attività istituzionale o individuale, e includono contenuto, contesto, e struttura
sufficienti a fornire prova di tale attività. Il termine archivio e vincolo quindi si
presentano con un proprio significato tecnico in un contesto in cui il focus è
soprattutto posto sulla definizione delle procedure di gestione dei flussi dei dati e sulle
loro possibilità di fruizione, senza porre attenzione agli aspetti strutturali ed
organizzativi originari.
In ambito digitale quindi con il termine archivio non si deve intendere qualsiasi forma
di sedimentazione scritta della memoria, ma un complesso di scritture, testimonianza
dell’attività del soggetto produttore verso l’esterno, che si deve distinguere per la
presenza di un vincolo naturale. Questo vincolo viene individuato da Cencetti nel 1937
e definito come naturale, originario, involontario e necessario. Egli legava
indissolubilmente l’archivio e il suo contenuto al soggetto produttore. Dunque si ha lo
sviluppo dei concetti di non volontarietà della sedimentazione archivistica, di
originarietà e naturalezza delle scritture da parte del soggetto produttore, e di
necessarietà del vincolo quale elemento distintivo dell’archivio che lo differenzia dagli
altri beni culturali.
Negli anni ’60 e ’70 del ‘900 si manifestano nuove posizioni che creano i presupposti di
un rinnovamento della disciplina archivistica. Valenti, D’Angiolini e Pavone
ridefiniscono il concetto di archivio e di vincolo archivistico mettendo in discussione
l’ineluttabilità dell’archivio in quanto in quanto specchio del soggetto produttore. In
particolare Pavone afferma che insieme alla storia istituzionale del soggetto produttore
bisognava conoscere e valutare anche i percorsi che avevano condotto l’archivio fino
alla sua fase di conservazione storica.
Romiti nel 1995 riprende a analizza il concetto di vincolo in ottiche diverse, da una
prospettiva sia interna che esterna. Elaborò il concetto di vincolo complesso, costituito
da 4 momenti tra loro collegati ma ben distinti e caratterizzati:
- vincolo istituzionale esterno -> legame tra entità produttrice di archivio e realtà
esterna con cui essa interagisce.
- vincolo istituzionale interno -> legame tra soggetto produttore e la propria
organizzazione interna operativa e burocratica.
- vincolo archivistico esterno -> collegamento tra documentazione presso il
produttore e quella presso gli altri soggetti correlati.
cencettiano
- vincolo archivistico interno -> nesso esistente all’interno della
documentazione realizzata e conservata dall’entità produttrice.
All’archivio viene quindi riconosciuta l’appartenenza ad un contesto più ampio ed
esteso.
Nuova teorizzazione che ci permette di affrontare la questione della natura
dell’archivio informatico in rapporto anche alle disposizioni legislative riguardo il diritto
all’oblio. In esso in