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LO SCARTO NELLA GESTIONE ATTUALE
Le operazioni di scarto devono tenere presenti alcuni aspetti
collegati con le metodologie della gestione della memoria:
a. La programmazione di uno scarto dovrebbe essere
strettamente collegata con la predisposizione di un Massimario
che dovrebbe essere realizzato preferibilmente attraverso un
collegamento con il Titolario di classificazione;
b. La realizzazione di un Massimario non può prescindere dalle
modalità di applicazione della legge 241 del 1990 modificata
con quella del 2005;
c. Non si può operare senza considerare la presenza reale,
attuale o futura, delle nuove tecnologie.
LO SCARTO DI MATERIALE CONSERVATO NELL’ARCHIVIO DI
DEPOSITO
Il soggetto che intende procedere alle operazioni di selezione e
scarto di materiale conservato presso il proprio archivio di deposito
deve intervenire operando con discrezionalità, ma avendo sempre
riguardo alla conservazione del vincolo:
a. Poiché le operazioni di scarto hanno un’incidenza economica
b. Lo scarto può essere preceduto da riproduzione del materiale.
MODALITA’ DESCRITTIVE DA ADOTTARSI PER IL MATERIALE
CHE SI INTENDE SCARTARE
Individuato il materiale da eliminare, la proposta di scarto deve
contenere, oltre al titolo, gli estremi cronologici e la consistenza in
kg. L’elemento fondamentale è individuabile nella specificazione dei
motivi dello scarto che danno la prova della correttezza
dell’intervento.
QUANDO SI PUO’ EFFETTUARE LA SELEZIONE E LO SCARTO
Ammessa quindi l’opportunità di procedere all’analisi, alla selezione
e all’eliminazione del materiale archivistico superfluo, è opportuno
individuare quando può effettuarsi l’intervento durante la vita di un
archivio.
Gli interventi volontari possono essere individuati nelle due
particolari tipologie: la prima, collocata in itinere, durante lo
svolgimento della fase formativa e la seconda, collocata durante la
giacenza del materiale di deposito.
IL SIGNIFICATO DELLA VOLONTA’ NELLO SCARTO
Si può avere uno scarto naturale e/o involontario, uno scarto
colposo, uno scarto preterintenzionale e uno scarto volontario:
a. Scarto naturale e/o involontario: può riferirsi a fattori naturali,
esterni, ad eventi di forza maggiore che non dipendono dalla
volontà del soggetto produttore;
b. Scarto colposo: può verificarsi quando l’operatore destina
l’archivio in una situazione o in una collocazione fisica
dubbiosamente idonea:
c. Scarto preterintenzionale: si ha quando chi ha il compito della
conservazione riserva all’archivio un condizionamento fisico
prevedibilmente pericoloso;
d. Scarto volontario: coincide con la più diffusa concezione dello
scarto cioè lo scarto come scelta del soggetto produttore.
LA QUALIFICAZIONE DELLO SCARTO
Un altro tema da tenere in considerazione è rappresentato dalla
valutazione della consistenza dell’intervento di scarto volontario,
che può essere totale, parziale o a campione. L’eliminazione
totale si verifica più frequentemente in casi di scarto guidati da
volontà, anche se non univoca; l’eliminazione parziale si attua di
solito nello scarto volontario; la cernita a campione avviene
attraverso un atto voluto.
LA SELEZIONE: SIGNIFICATO E CRITERI APPLICATIVI
Nel concetto di selezione devono essere incluse anche la attività
preparatorie, quali ad esempio la strutturazione dei Massimari
che ne fissano le modalità. La documentazione archivistica ha
diversi interessi:
a. Interesse pratico: se al momento della formazione è stato
mantenuto nell’archivio un documento, poiché la sua
presenza serviva per risolvere un problema pratico, quando
tale necessità viene a scomparire e non sussistono più
interessi ai fini della sua conservazione.
b. Interesse amministrativo: si può affermare che per gli
aspetti amministrativi vi è solitamente un ampio riferimento
cronologico e che permangono attivi per tempi piuttosto
ampi.
c. Interesse giuridico: gli elementi attestanti alcune rilevanti
situazioni giuridiche molto spesso non hanno una scadenza
cronologica e i motivi dello scarto si rivelano meno
operativi.
Questi elementi rappresentano l’humus impalpabile insito nella
documentazione e costituiscono le motivazioni che nella fase di
scarto si trovano ad assumere un ruolo decisivo e fondamentale.
d. Interesse culturale: applicando nella selezione parametri
valutativi culturali potremmo incorrere nel rischio della
soggettività delle scelte.
I MASSIMARI DI SCARTO
I Massimari di scarto sono quelle schematizzazioni che vengono
imposte con scopi di normalizzazione dei comportamenti e che sono
destinate a facilitare il lavoro, specie presso gli archivi di soggetti
pubblici. I Massimari si basano sopra le tre metodologie presentate:
interesse pratico, amministrativo e giuridico.
LO SCARTO, IL CONCETTO D’ARCHIVIO E LA FUNZIONE DEL
VINCOLO
È necessario provare altri tracciati che possano garantire un criterio
di maggiore oggettività nelle operazioni di selezione e scarto.
Se si considera il vincolo quale elemento naturale e originario ci si
colloca in una posizione teorica che non può non essere contraria
allo scarto; se si ritiene il vincolo come necessario, si ammette
anche teoricamente lo scarto. La qualificazione di necessario, sta a
significare che il vincolo non può non esserci, ma non esige che sia
naturale. PROPOSTE DI METODI OGGETTIVI
La selezione deve avvenire sopra un materiale che sia almeno in
parte ordinato. Nell’intervento di selezione l’archivista può svolgere
un’attività collocabile sopra due distinti livelli, tendenti:
Alla conservazione del documento: affinchè non si abbia
a. la distruzione del vincolo
Alla conservazione della notizia: si ha un certo materiale
b. primario e originale che può essere selezionato per
l’eliminazione, purchè all’interno della complessità si trovi
un altro elemento primario che contenga la stessa notizia.
CONCLUSIONE
Il problema dello scarto di materiale appartenente ad archivi su
supporto tradizionale deve essere affrontato seguendo diverse
prospettive:
- la prima è rappresentata dalla necessità di delimitare la
consistenza degli archivi in formazione;
- la seconda consiste nella predisposizione e nell’utilizzo di
massimari che consentano la conservazione del documento.
- la terza può essere realizzata nella creazione di strutture operative
e di professionalità;
- la quarta deve essere caratterizzata non tanto dalla necessità di
scegliere il materiale per l’eliminazione, quanto dall’impegno di
selezionare, per la conservazione, una attività che richiede
l’intervento di operatori archivistici culturalmente e
scientificamente preparati.
IL TRASFERIMENTO DALL’ARCHIVIO DI DEPOSITO
La legislazione italiana prevede che, trascorsi quarant’anni, la
documentazione archivistica giacente nell’archivio di deposito
debba essere trasferita nell’archivio della terza fase.
Ogni soggetto produttore, all’inizio di ogni anno, dovrebbe
trasportare nella sezione separata o nell’archivio storico la
documentazione relativa all’anno che ha concluso il quarantennio.
Per procedere al trasferimento, tra le attività da svolgere vi sono
quelle relative al riordinamento e quelle concernenti lo scarto.
Il passaggio della documentazione archivistica dal deposito alla
sezione separata avviene effettuando un’operazione interna al
soggetto produttore e interna alla memoria stessa e si chiama
versamento.
Si configura come versamento il trasferimento del materiale da un
archivio di deposito di un determinato soggetto produttore ad un
archivio di concentrazione, avente la medesima natura giuridica del
soggetto primario.
Si ha versamento, ad esempio, quando una Prefettura toglie una
parte del materiale presso il proprio archivio di deposito per
consegnarlo all’Archivio di Stato competente per territorio.
Prefettura e Archivio di Stato sono appartenenti allo “Stato”.
Gli archivi di concentrazione
La caratteristica di archivio di concentrazione oltre che agli Archivi
di Stato può essere estesa anche ad altre figure che non sempre
sono state create con tali finalità.
Si viene pertanto a creare una situazione particolare nella quale,
assieme alla documentazione “storica” del soggetto produttore
possono trovarsi i cosiddetti archivi aggregati i quali entrano a far
parte del complesso archivistico che li ospita.
In tempi recenti si è verificata un’altra trasformazione da archivio
storico a archivio di concentrazione: ci riferiamo agli archivi
ecclesiastici diocesani, denominati archivi vescovili o archivi
arcivescovili i quali hanno deciso di ricevere nei propri locali la
preziosa documentazione delle parrocchie.
IL DEPOSITO E GLI ALTRI PROCEDIMENTI TRA SOGGETTI DI
NATURA DIVERSA
Il trasferimento del materiale dall’archivio principale all’archivio di
concentrazione può avvenire:
- per versamento, quando il passaggio della documentazione si
realizza attuando un trasferimento tra due soggetti
appartenenti alla medesima struttura istituzionale ed aventi la
stessa natura giuridica
- per deposito, quando i soggetti tra i quali avviene il passaggio
non possiedono la stessa natura giuridica e istituzionale
- per donazione, quando la natura giuridica e istituzionale dei
soggetti non coincide, e quando il proprietario cede la
proprietà del bene a titolo gratuito.
- per alienazione, quando in un rapporto tra soggetti
giuridicamente e
istituzionalmente non omogenei, il proprietario cede
all’acquirente il materiale
a titolo oneroso.
IL DEPOSITO COATTIVO
La procedura di deposito può assumere anche una forma di
coattività quando ci si trova in situazioni che lasciano comprendere
l’esistenza di immediati, reali pericoli per la documentazione.
In presenza di situazioni di particolare urgenza, il Ministero può
imporre il restauro di alcuni documenti o prendere altri
provvedimenti finalizzati alla salvaguardia del materiale.
Gli interventi coattivi sugli archivi privati, notificati di notevole
interesse storico, sono realizzati qualora i proprietari non
garantiscano una idonea conservazione.
X - L’ARCHIVIO STORICO
L’ULTIMA FASE DELL’ARCHIVIO
La teoria e la prassi archivistica prevedono per la gestione della
terza fase le seguenti tipologie di intervento:
a. Riordinamento del materiale applicando il rispetto del metodo
storico istituzionale;