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Stile protoattico
Il Pittore di Analatos, attivo tra la fine del VIII secolo e i primi anni del successivo, nella sua produzio-
ne supera la ceramica geometrica iniziando il protoattico, cioè i vasi attici figurati di età orientalizzante.
Hydria del Pittore di Analatos presenta spunti geometrici, ha decorazioni plastiche, la decorazione di-
pinta copre tutta la superficie ma ha già elementi orientali come il fiore di loto nella zona di massima
espansione del vaso.
1. Stile protoattico antico (710-680 a.C.)
2. stile protoattico medio (680-630 a.C.)
3. stile protoattico tardo (630-600 a.C.)
Nei decenni successivi, dal 680, si ha la lenta sostituzione del vecchio patrimonio iconografico e com-
positivo geometrico accelera visibilmente con scelte figurative che rompono traumaticamente con il
passato ed esprimono soluzioni formali e tecniche disorganiche ed inquiete. Tipiche di questo periodo
sono figure di grande mostruosità con ventri enormi, posteriori magri, teste giganti, come le orrende
Gorgoni. Fino al 630 a.C. i vasi protoattici non conoscono una vasta diffusione commerciale, si trovano
nell'aerea ristretta di Atene e delle sue necropoli, dell'Attica e a breve distanza; questo testimonia una
crisi profonda che comporta lo spostamento verso le campagne delle élies che si fregiano di questi vasi.
Da tale crisi l'Attica sembra riprendersi con vigore a partire dall'ultimo trentennio del VII secolo con un
significativo incremento delle produzioni commerciali e delle esportazioni verso l'Egitto e l'Etruria,
l'irrequietezza si compone in un linguaggio canonico, lo slancio delle figure si attenua e delle varie tec-
niche sperimentate prevale quella delle figure nere.
3 L'età arcaica (secolo VI a.C.)
Definizione degli ordini architettonici (vedi libro per le piante)
L'edificio periptero si delinea come la soluzione ideale per esprimere le tensioni tra le componenti tet-
toniche del tempio (dialogo tra il solido e chiuso naos e il recinto aperto della peristasi). Gli elementi
ornamentali distintivi dell'ordine dorico e ionico (nella colonna, nel capitello, nell'intera trabeazione)
prendono forma e si pietrificano: le forme severe e rigorose dell'ordine dorico, i cui ordini ritmici risul-
tano basati sulla ripetizione di un modulo; il carattere decisamente più esuberante e fantasioso dell'ordi-
ne ionico.
1. L'ordine dorico si sviluppa dal principio del VI secolo quando la raggiunta stabilità permette
alle colonie orientali di dedicarsi a grandi costruzioni: il progetto di imporre un edificio sacro è
lo specchio eloquente delle aspirazioni generali di una città e del suo impegno a realizzarle.
Appollonion di Siracusa (principio del VI a.C.) tempio periptero esastilo 6x17 colonne con
◦ uno dei più antichi colonnati dorici in pietra, la forma è allungata e la fronte e sfarzosa -dop-
pia fila di colonne-. La cella è edificata in blocchi lapidei su crepidoma di tre gradini, lo spa-
zio interno del naos accoglie una doppia fila di colonne, la cella non ha opistodomo ma un
ambiente chiuso detto adyton. Nell'elevato sono notevoli le forme doriche nella precoce de-
clinazione litica: le colonne sono monolitiche con sfaccettature appena sbozzate a ritmo
molto serrato per sostenere il pesantissimo architrave, nei lati brevi l'intercolumnio è più
ampio per alleviare il senso di oppressione. Il capitello è composto da un abaco quadrango-
lare che poggia direttamente sul blocco dell'architrave, l'echino di sezione circolare segna il
raccordo con la colonna. L'architetto rinuncia a coordinare il ritmo delle colonne con quello
della trabeazione litica.
Artemision di Corcira (580 a.C.) la scelta è quella di un peristilio molto ampio in cui si po-
◦ tevano svolgere riti e processioni, la peristasi è di 8x17 modulo che diverrà canonico. La
cella ha pronao e opistodomo distili in antis è tipicamente arcaico solido ed allungato con
doppia fila di colonne all'interno. La peristasi litica è coordinata alla trabeazione, l'interco-
lumnio è poco più ampio dello spessore della colonna che ha 24 scanalatura, il capitello è
molto meno secco di quello siracusano. Piuttosto conservata è la composizione del timpano
occidentale: la grande gorgone Medusa inginocchiata con i figli Pegaso e Crisaore, la deco-
razione frontale che tende ad occupare tutto lo spazio del timpano, superando le difficoltà
connesse alla sua forma con la giustapposizione di figure su scale diverse.
Tempio di Apollo a Corinto (metà del VI secolo) restano ancora in piedi sette colonne mo-
◦ nolitiche issate su di un crepidoma di quattro gradini non presentano ancora l'entasi, doveva
essere 6x15, anche se vi si trova l'applicazione della correzione ottica della curvatura dello
stilobate, insieme alla leggera contrazione degli intercolumni sui lati lunghi.
Con questi edifici di forza dirompente l'ordine dorico può dirsi codificato: canone che per quan-
to conosca variazioni è già un sistema costruttivo ed estetico basato su rapporti modulari.
2. L'ordine ionico mostra fin dall'inizio una logica razionale e matematica la cui evoluzione trae
slancio dall'incontro con la ricchezza e la fantasia che attinge spunti ed esuberanti decorazioni
animali e vegetali di origine egiziana e vicino-orientale.
Heraion di Samo (progetto di Rhoikos e Theodoros del 570 a.C.) edificio enorme di
◦ 52,5x105m con una doppia peristasi di 8/10x21 colonne che formano quasi un labirinto, le
colonne ioniche sono di proporzioni decisamente più slanciate e assotigliate, poggiano su di
una base in pietra articolata in un profilo concavo e in una modanatura a profilo convesso.
Dieci anni dopo di fronte al tempio venne eretto un altare monumentale accessibile median-
te una scala aperta verso il tempio. Questo sorgeva su terreni alluvionali poco stabili, pochi
decenni dopo fu necessario ricostruirlo.
Artemision di Efeso (opera degli architetti cretesi Chersiphron e Metaghenes del 560 a.C.)
◦ copre uno spazio di 59x115m con un triplice colonnato in fronte, gli assi dei muri della cella
sono inseriti in una maglia ortogonale, l'ingresso è scandito dal profondo pronao. L'alzato è
ottenuto in marmo che ha permesso agli artigiani lavorazioni molto più fini ed elaborate. I
capitelli delle colonne presentano una fascia di ovuli e palmette sormontata da un cuscino a
volute con rose ad otto petali. Nel timpano vennero aperte delle finestre per inserire le sta-
tue. L'ordine ionico con la sua esuberanza e molteplicità trova qui la sua massima espressio-
ne.
Santuario extraurbano di Didyma dedicato ad Apollo in una località poco a sud di Mileto
◦ (ultimi decenni del VI secolo a.C.) doveva essere un tempio diptero con otto colonne sulla
fronte, la cella era priva di opistodomo e il naos non aveva la doppia fila di colonne ma otto
pilastri per lato addossati ai muri. La decorazione architettonica, richiamandosi a quella pro-
gettata ad Efeso, doveva essere rigogliosa con sculture di fanciulle intorno al rocchio infe-
riore delle colonne e rilievi di gorgoni e leoni su alcune parti della trabeazione.
Heraion di Samo (530 a.C.) venne costruito circa 40m spostato rispetto al precedente con
◦ uno stilobate di 55x112m e una peristasi di 8/9x24 colonne e un terzo colonnato su entrambi
i lati brevi.
E poi è attestato ad Assos in Eolide intorno alla metà del VI secolo a.C. un tempio dorico per Atena con
impronta ionica: presenta architettura e fregio dorico a cui si affianca un fregio continuo ionico.
L'architettura nelle Cicladi
Gli edifici sacri eretti nelle Cicladi nel VI secolo assumono forme e dimensioni arcaicizzanti, meno am-
biziose rispetto ai dipteri ionici e usando il marmo locale.
Oikos dei Nassii a Delos ha una trabeazione in cui la cornice a dentelli tipica delle soluzioni io-
• niche microasiatiche si sostituisce una lastra marmorea continua che ospiterà un fregio ionico
insulare, adottato dall'architettura ateniese in età classica. L'oikos ha una struttura chiusa da
mura su tre lati mentre uno è aperto con fronti prostile o ad ante.
Il tempio di Apollo del tiranno di Ligdami data alla seconda metà del VI secolo e stavo proprio
• all'ingresso del porto di Nasso.
Santuario di Dionisio a Yria (Nasso) mostra l'evolversi della forma costruttiva dell'edificio sa-
• cro tra VIII ed VI secolo. Appartengono all'età geometrica due successive costruzioni con pianta
a oikos e tetto piatto sostenuto prima da un a singola poi da una doppia fila di colonne; eviden-
temente la comunità cresce, e vi è la testimonianza che nel tempio dovevano svolgersi sacrifici
e banchetti; al principio del VII si data la trasformazione in tempio prostilo con un vestibolo di
quattro colonne.
La scultura in pietra (600-530 a.C.)
I primi tre quarti del VI secolo sono decisivi per la scultura a tutto tondo: l'attenzione si focalizza sulla
resa del corpo umano a tutto tondo, i primi esempi sono in marmo insulare prova dell'origine delle in-
novazioni. La figura umana diventa protagonista in ambito pubblico perché collocata in santuari che
verranno sempre più frequentati dalle persone di tutti gli strati sociali, la plastica manca di appigli cro-
nologici che sono stati almeno in parte colmati attraverso lo studio dell'evoluzione stilistica che punta
verso un sempre maggiore naturalismo.
Il tipo scultoreo maschile dell'età arcaica è il kouros una statua maschile stante, rigidamente frontale,
nuda, priva di particolari attributi, non impegnata in alcuna azione particolare; figure maschili di questo
tipo sono già attestate dalla fase orientalizzante in versione colossale, la novità è piuttosto la diffusione
di questo tipo scultoreo che corrisponde all'ideale eroico greco della società aristocratica incarna valori,
bellezza, giovinezza, coraggio; la perfezione del corpo e dello spirito sono in armonia, ideale tipico gre-
co e per questo il kouros è sempre rappresentato come un atleta, solo l'acconciatura è particolarmente
elaborata. Esempi sono i kouroi del santuario di Poseidone di Capo Sounion in cui manca lo stacco tra
busto e gambe che prima era evidente, il kouros porta avanti la gamba sinistra ma il peso è equamente
distribuito, lo studio dei muscoli porta ad evidenziare il corpo atletico ma la simmetria risulta poco rea-
listica; le due statue gemelle da Delfi identificate come Kleobi e Bitone riflettono un canone stilistico
peloponnesiaco che privilegia la solidità della struttura corporea costituita per volumi geometrici acco-
stati e raccordati e la lavorazione per piani paralleli. Il kouros di Tenea riflette un nuovo canone di ma-
trice ateniese sotto l'influsso della scultura ionica e insulare, abbandona la costruzione geometrica delle
masse e arrotonda i v