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UNA TROVATA RIVOLUZIONARIA: LA TECNICA A FIGURE ROSSE
Intorno al 530 a.C. ad Atene viene inventata la tecnica a figure rosse anche se non tutti gli artisti la adottarono immediatamente. Questa nuova tecnica produce un effetto di ribaltamento in quanto il fondo viene campito a vernice mentre le figure, disegnate a contorno, restano risparmiate nel colore rosso dell'argilla i dettagli non sono più graffiti con una punta metallica ma sono tracciati a pennello consentendo una resa più particolareggiata e realistica dell'anatomia e dei panneggi.
Il pittore di Andokides sperimenta e su quest'anfora dipinge il soggetto di Eracle a banchetto; i capelli ricci sono indicati da un'incisione. Nel passaggio alla tecnica a figure rosse, limita i dettagli ma vediamo subito che l'uso del pennello gli permette di creare un decoro molto articolato nel mantello, insiste molto sul decoro del cuscino e può staccare meglio il vaso dallo sfondo.
riempito da colore nero mentre il resto è ottenuto in negativo. Vi è un gruppo di pittori che lavorano alla fine della tirannide pisistratide che adottano fin da subito questa nuova tecnica a figure rosse. Tra questi pittori vi è Euphronios che realizza vasi di grandi dimensioni che dipinge su grandi superfici; in questo caso, la decorazione è alta 35cm e si presta al gusto più vivace e mitico dell'artigianato ceramico attico. Vediamo ancora le didascalie che accompagnano le figure e rappresenta la scena del trasporto del cadavere di Sarpedonte: principe dei Lici e figlio di Zeus; viene ucciso e Zeus impone l'interruzione della guerra per cui si aprono i due schieramenti per trasportare il cadavere di Sarpedonte portato da Thanatos (morte) e Hypnos (sonno) alla presenza di Hermes che riconosciamo dal cappello e dai calzari alati e il caduceo (bastone da viaggio Hermes Psycopompos: Hermes che conduce le anime dei morti nell'Ade).
→Altro cratere di Euphronio in cui si mostra una scena di palestra i giovani ateniesi sono rappresentati in movimenti diversi: c'è chi si sta preparando per il lancio del disco (che dopo pochi anni diventa il Discobolo), un giovane che si pulisce dopo l'attività, un altro personaggio che sta piegando il mantello.In ambito attico troviamo anche questa hydria (vaso per contenere l'acqua) dipinta dal cosiddetto Pittore di Kleopardes che dipinge l'intera spalla del vaso.
Il soggetto rappresentato è l'Ilioupersis presa di Troia insieme a tutti i drammi e le violenze. Qui vengono messe insieme le scene più violente del mito come in questo caso dove vediamo l'uccisione di Priamo per mano di Neottolemo - figlio di Achille - rappresentato nel pieno della sua violenza; qui viene ucciso anche Astianatte (anche se nel mito viene precipitato da una rupe) mentre i due avevano chiesto protezione all'altare.
Dietro
c'è Cassandra che ha chiesto aiuto alla dea Atena mentre un guerriero sta per ucciderla. Questa rappresentazione drammatica va a rispecchiare il dramma che gli ateniesi hanno vissuto con la presa di Atene da parte dei persiani.
Le fonti letterarie ci dicono che per i greci la grande techné era la grande pittura su legno e le grandi pitture parietali. Pausania e Plinio diventano espliciti riguardo questa grande pittura (megalografia) solo a partire dall'Atene del V secolo. La grande novità è che, verosimilmente, questo rapporto tra grande e piccola pittura (su ceramica) non esiste solo per Atene e non esiste solo a partire dal V secolo esiste in realtà fin dal VII secolo e parte da Corinto.
Negli ultimi anni si sono scoperti templi di VII secolo a.C. con pareti dipinte, in particolare il Tempio di Apollo a Kalapodi Apollo oracolare per cui era noto il tempio di VI-V secolo a.C. Gli scavi degli ultimi tempi hanno restituito
Un tempio più antico allungato con terminazione ad abside. Tempio di VII secolo andato bruciato e poi inglobato dall'edificio successivo nei depositi di crollo del tempio, si sono trovati dei frammenti di dipinti con scene di schieramenti oplitici e, secondo degli studi approfonditi, si è scoperto che la mano che ha realizzato questa megalografia, è la stessa del pittore dell'Olpe Chigi.
Secondo questa scoperta, i ceramografi erano innanzitutto pittori di megalografie e, in alcuni casi, ricevevano commissioni per vasi più piccoli su cui adattavano delle scene dipinte in precedenza per una megalografia ciò spiega anche il perché l'Olpe Chigi sia un vaso più grande del normale. Gli elementi che riconducono a una sovrapposizione tra le maestranze sono diversi; nell'Olpe Chigi, per esempio, abbiamo 4 soldati ma 10 gambe (probabilmente per indicare la velocità) e lo stesso errore lo ritroviamo anche nei
resti della megalografia.→A quest’apertura verso Corinto, si aggiunge la scoperta di una tomba di Chiliomodi grande sarcofago le cui pareti sono dipinte anch’esse datate al VII secolo a.C.
In particolare, è dipinto con due leoni araldici retrospicenti (entrambi girano il muso verso le spalle con→una zampa sollevata) pittura a linea di contorno che ritroviamo nella pittura vascolare indicata da Plinio come prima pittura a Corinto.
La grande pittura parietale quindi non si sviluppa ad Atene nel V secolo ma nasce già a Corinto nel VII secolo a.C. (protocorinzio) e questa pittura spiega perché di certi ceramografi corinzi abbiamo ben poco e quindi molto probabilmente si muovevano dalla grande pittura alla piccola pittura.
Sempre dal territorio di Corinto (villaggio di Pitsà), all’interno di una grotta ricca di stalattiti e stalagmiti, si sono ritrovate delle tavolette lignee inglobate da delle stalattiti. La grotta era frequentata durante
VII e VI secolo a.C. dagli abitanti dei villaggi della Corinzia ed erano dedicati alle ninfe e siportavano queste tavolette in dono alle ninfe. Di queste tavolette (pinakes in greco) se ne conservano solo alcune ma possiamo vedere come siano dipinte e come ci sia uno stile e un alfabeto corinzio ulteriore espressione di una pittura non solo ceramica e che viene prodotta a Corinto. Nell'Atene di V secolo, a partire dall'Atene di Cimone, dominano Micone e Polignoto che lavora nella bottega gestita da Micone i due ricevono solo committenze cittadine e avrebbero dipinto ad Atene (su lastre di legni) la parete interna di una stoà (portico) costruito dal cognato di Cimone (politico ateniese) chiamato dagli ateniesi Peisanakteion ma che entra nella storia come Stoà Poikile ("portico variopinto") ricco di queste opere di Polignoto e Micone. Pausania vede questo portico e descrive i soggetti vede una Amazzonomachia, la Battaglia di Maratona.
con a lato Milziade morto (padre di Cimone operazione molto audace perché i greci non rappresentavano mai le proprie battaglie) e l'esercito schierato davanti a Troia45. Dei dipinti di Polignoto e Micone non c'è rimasto nulla però. I due avrebbero dipinto anche il Teseion dove Cimone avrebbe fatto seppellire le ossa di Teseo. Secondo una tradizione molto antica, i due avrebbero dipinto le pareti con la vita di Teseo, grande pittura descritta da Pausania. L'impatto dei due lo possiamo cogliere nella ceramica in alcuni casi di vasi importanti da parte di pittori più sensibili ai cambiamenti nella grande pittura. Un esempio è il pittore dei Niobidi che rappresenta la strage dei figli di Niobe che aveva osato comparare i suoi numerosi figli ai pochi figli di Latona. Apollo e Artemide uccidono i figli e Niobe dal dolore si trasforma in pietra. Le forme sono concepite su uno spazio aereo, alcune figure sono rappresentate in primo piano.piano mentregli altri poggiano su un rilievo del terreno. Questo movimentare il paesaggio, viene descritto da Plinio quando parla di Micone, simbolo che probabilmente il pittore avesse assorbito le novità provenienti dalla megalografia. Esempio in cui non vediamo il paesaggio
4. L'ETÀ DELLO STILE SEVERO (480-450 A.C.)
4.1 UNA GENERAZIONE DI PASSAGGIO
Atene esce vincitrice dalle Guerre Persiane con la battaglia di Salamina (480 a.C.) e si avvia a diventare la guida politica e spirituale dei greci. 477 a.C.: Atene e le città ioniche fondano la Lega delio-attica in funzione antipersiana con sede a Delo dov'era conservato il tesoro della Lega costituito dal tributo fondato dalle città alleate.
4.4 IL SANTUARIO DI OLIMPIA
Il Santuario di Olimpia è un santuario panellenico (punto di aggregazione di tutti i greci) legato alla leggenda di Pelope, eroe eponimo del Peloponneso, e l'istituzione dei giochi olimpici da parte di Eracle (cfr. par. 2.2.1).
Heraion di Olimpia).Come avviene per ogni santuario greco, anche il santuario di Olimpia ha una monumentalizzazione→graduale che culmina tra V e IV secolo a.C. la fase più antica è testimoniata dalle offerte diceramiche, tripodi e statuette in terracotta e bronzo. Il fulcro del santuario sembra essere stato il cultoeroico di Pelope.Il primo edificio monumentale del santuario è il tempio di Hera (cfr. par. 2.2.1).Solo nel secondo quarto del V secolo viene costruito il tempio di Zeus che ospita il ciclo figurativo piùimportante del santuario.All’interno dell’area del santuario era stata costruita l’officina di Fidia, in asse e secondo le proporzionidella cella del tempio di Zeus.
4.4.1 … E IL CICLO FIGURATIVO DEL TEMPIO DI ZEUSIl tempio nell’antichità era celebre non solo per la grandiosità delle proporzioni ma anche per ilcomplesso ciclo scultoreo.Le metope hanno il tema delle 12 fatiche di Eracle illustrate
singolarmente in ogni quadro metopale. La scelta del soggetto richiama sicuramente il riferimento cultuale al tempio (Eracle figlio di Zeus) e al santuario che è sede dei giochi istituiti dall'eroe a ricordo delle fatiche sostenute per espiare le sue colpe ed essere riammesso al cospetto degli dèi. Una particolarità notata dagli studiosi è che la figura di Eracle e di Atena (lo affianca in 4 metope) sembrano subire un'evoluzione psicologica. Eracle passa dall'atteggiamento di incertezza e meditazione della prima metopa raffigurante la fatica del leone Nemeo, all'atteggiamento decisivo ed eroico nelle metope successive; Atena invece passa da un aspetto giovanile a una maturità sempre maggiore. Nella metopa degli uccelli stinfalidi, la dea è ancora una fanciulla; in questo caso l'autore ha deciso di rappresentare la conclusione dell'episodio: l'eroe ha già ucciso con le frecce gli uccelli antropofagi.