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Le province interne senza esercito (inermes) non erano tuttavia completamente sguarnite, comprese le province

senatorie.

Gli eserciti di frontiera rappresentavano una risorsa e una forza di dissuasione. Molti militari erano distribuiti sulle strade.

[Il limes]-> il nucleo principale dell’esercito si sistemò sulla frontiera Renania o sull’alto Eufrate, mentre altrove era su

frontiere simboliche (Danubio in Pannonia) oppure su confini imprecisati (come in Africa Proconsolare). Il trasferimento

delle truppe in accampamenti stabili slungo le frontiere condussero a organizzare un sistema difensivo permanente, le

soluzioni variarono in base alle epoche, le regioni, i nemici. I resti più impressionanti sono il Vallo di Adriano in Britannia

o le mura di Taunus e di Suabe.

Il limes era un settore difensivo di frontiera, preso dal vocabolario degli agrimensori, significava limite catastale che

poteva indicare una strada o un sentiero. Per i limiti militari la strada fu l’elemento primario, altro era il fiume (es Danubio

o Reno). Il limes militare NON definiva una frontiera politica, era uno spazio più o meno largo con capisaldi molto diversi.

Oltre alla strada vi erano altri elementi difensivi come accampamenti di legioni o di unità ausiliarie, forti, fortini, torri di

vedetta. A volte la fortificazione era lineare. La tendenza a consolidare il limes si osserva nella Germania Superiore fin

dalla fine del I secolo. In compenso i limites d’Africa e di Siria restarono aperti, talvolta ridotti, come in Tripolitania fino

alla fine del II secolo.

Dei forti erano collocati come avamposti. In Africa Proconsolare e in Numidia il limes serviva a tener d’occhio i movimenti

tradizionali dei seminomadi, canalizzandoli verso certi passaggi, mentre controllavano in profondità gli accessi all’acqua.

il problema essenziale dell’Impero fu la sua perdurante incapacità di far fronte a parecchie operazioni di ampio respiro.

[I grandi settori strategici]-> all’estremo ovest la Britannia immobilizzò 4 poi 3 legioni e numerosi ausiliari, anche se il suo

ruolo strategico non era importante e il suo interesse economico modesto.

Sul fronte della Germania (dalle foci del Reno e il gomito del Danubio) le truppe furono sempre essenziali, si creò un

limes continuo per proteggere la Germania Superiore e la Rezia fino a Ratisbona. L’importanza del basso Danubio non

cessò di crescere. La conquista della Dacia non comportò l’abbandono della linea di difesa sul fiume, benché protetta

dalla nuova provincia, la Mesia Superiore mantenne quindi due legioni. In Oriente gli effettivi aumentarono, così il

numero delle legioni passò da 4 sotto Augusto a 8 nel II secolo. L’annessione dei regni vassalli comportava

l’occupazione militare di nuovi settori. In Africa le truppe legionarie si svilupparono poco perché vi erano ausiliari (una

sola legione in Egitto, mentre la Cirenaica e Mauritanie avevano solo ausiliari).

5. Il posto dell’esercito e dei militare nell’Impero

[Il costo dell’esercito]-> le spese militari erano la voce principale nel budget imperiale. Non conosciamo le retribuzioni.

Alla paga si aggiungevano i premi di arruolamento e i donativa (retribuzioni straordinarie in base alle unità e ai gradi

concesse con l’ascesa dell’imperatore). In tempi normali il bilancio imperiale faceva fatica a far fronte alle necessità

dell’esercito, in periodo di pace le unità erano mantenute al di sotto dell’organico per fare economia. L’aumento delle

paghe era reso dall’aumento delle tasse.

[Le condizioni dei soldati e dei veterani]-> è difficile rappresentarsi il livello di vita dei soldati che variava secondo il rango

e corpo. Con Augusto i soldati erano privilegiati sotto l’aspetto delle costrizioni legali. I militari erano proprietari dei beni

acquistati durante il servizio, potevano disporne anche tramite testamenti non legali o a beneficio di categorie

normalmente escluse. Nei processi godevano di trattamenti di favore. Negli accampamenti il diritto era severo. La pena

capitale era impartita su diserzione, disobbedienza, o la fuga presso il nemico. Lo statuto privilegiato di veterano era per

coloro che beneficiavano del congedo onorevole (honesta missio) il quale presupponeva una buona condotta e il

compimento dell’intero servizio.

L’espulsione dall’esercito (ignominiosa missio) non solo privava del congedo, ma poneva per legge nel numero degli

infami.

I veterani erano esentati dalle funzioni delle città. Solo i volontari assumevano i sacerdozi e le magistrature.

[L’esercito e le trasformazioni dell’Impero]-> fattore di sviluppo economico e sociale, che favorì l’integrazione di regioni

periferiche. All’inizio l’esercito era in primo luogo un fattore di oppressione (saccheggi, estorsioni, espropriazioni illegali),

in seguito l’esercito appariva come una “benedizione ambigua”. L’esercito aveva un territorio proprio. Non mirava

all’autosufficienza, ma stimolava la produzione locale e regionale, quindi le campagne conobbero trasformazioni, si

sviluppò un commercio di prodotti pesanti a media distanza, e l’insediamento dei veterani comportava il progresso

dell’agricoltura. Le regioni militari furono uno sbocco per prodotti di qualità come la ceramica sigillata italica, poi gallica o

l’olio della Betica. L’esercito portava una sorta di civilizzazione romano, ma influenzò solo lentamente e in modo

incompleto la cultura delle popolazioni locali.

I soldati erano arruolati nelle classi inferiori e potevano avere delle promozioni sociali all’interno dell’esercito.

L’esercito non era integrato perfettamente nel territorio, non si mescolava all’insieme della popolazione se non nelle

province di frontiera.

Capitolo VI – Gli statuti delle persone e delle comunità

1. Le cittadinanze

[La cittadinanza locale]-> ogni individuo era membro di una comunità, città, popolo, o tribù, fino alla concessione

generalizzata della cittadinanza romana nel 212, fino ad allora gli abitanti dell’Impero vivevano sotto il diritto delle loro

comunità riconosciuto da Roma. Lo statuto era diverso in base a che fossero cittadini di una città (civica, polis) o di una

comunità priva di organizzazione civica (popolo, nazione, tribù). In Egitto al di fuori di tre città la superiorità sociale dei

greci ellenistici prese una forma concreta in statuti privilegiati di cui beneficiava l’elite delle metropoli. La cittadinanza

locale era ottenuta secondo le regole del diritto della città, così un liberto acquisiva l’origine del suo patrono. La

cittadinanza era trasmessa dal padre, non era legata alla residenza (la vita civica era riservata ai cittadini). L’imperatore

poteva modificare lo statuto originale e trasferire qualcuno da una città all’altra.

Le città potevano accordare la cittadinanza, che si aggiungeva a quella di origine.

[Il contenuto della cittadinanza romana]-> solo il romano godeva di piena capacità giuridica (anche se era cittadino di

comunità di diritto romano o latino, membro di una comunità peregrina, romano di Roma).

[L’onomastica del cittadino]-> il nome dei peregrini rifletteva i costumi locali, normalmente unico era a volte seguito dal

nome del padre e da quello del nonno (in Africa). Invece i tria nomina erano riservati ai romani. Al nome e al nome di

famiglia (gentilizio) si aggiungeva un soprannome (cognomen). Il nuovo cittadino poteva assumere il nome gentilizio del

protettore che lo aveva naturalizzato, ma il più delle volte adottavano il nome e prenome dell’imperatore che li aveva

favoriti.

Il patronimico, con l’indicazione del prenome del padre, attestava la cittadinanza di nascita e l’ingenuità (libertà di

nascita).

[cittadinanza romana e cittadinanza locale]-> secondo Cicerone il cittadino aveva due cittadinanze, quella conferita da

Roma e quella locale, ma la nozione di doppia cittadinanza era rifiutata dai romani.

Da Ottaviano il nuovo romano rimaneva cittadino della propria comunità d’origine, continuava ad esservi sacerdote o

magistrato, a utilizzare i suoi tribunali e la sua legge, ma a proprio piacimento, egli era libero da ogni obbligo finanziario,

pur essendo esonerato dalle imposte romane. I privilegi erano un ostacolo alla diffusione della cittadinanza romana.

Verso il 7aC in Cirenaica 215 Romani sopraffecero i Greci che controllavano i tribunali, nei quali intendevano essere

volta a volta giudici, testimoni e accusatori. Queste tensioni vennero risolte da Augusto con un editto sulla Cirenaica. La

cittadinanza romana era distinta nettamente dall’esenzione di oneri e di doveri nella comunità d’origine. L’immunità

fiscale doveva essere conferita espressamente, ed era limitata alle proprietà possedute nel momento della concessione.

[La condizione di cittadino romano]-> il voto nelle assemblee romane cadde in disuso all’inizio dell’Impero, ma il servizio

nelle legioni rimase riservato ai cittadini romani. Il diritto italico non si sa se fosse una nozione legale o un termine

empirico.

Con Augusto i nuovi cittadini si videro vietare l’ingresso al senato, ma non nel rango equestre. Con Vespasiano i

provinciali poterono entrare in numero ridotto nel senato. I cittadini nelle province avevano particolari privilegi, tuttavia

con la diffusione della cittadinanza questi privilegi vengono meno. Più che il beneficio di privilegi penali aleatori il

godimento del diritto privato romano giustificava il desiderio di ottenere la cittadinanza. Il conubium (diritto di

intermatrimonio) imponeva che gli sposi fossero Romani per far acquisire la cittadinanza ai figli, a parte i privilegiati che

avevano il diritto di contrarre un matrimonio romano con peregrinae (in generale ex soldati ausiliari). Il cittadino poteva

continuare a vivere secondo il diritto della propria patria, tuttavia utilizzava il diritto romano per regolare le proprie

faccende familiari, acquistare o trasmettere beni (commercium).

[Cittadinanza romana e adesione all’Impero]-> la cittadinanza era un dignità derivante dall’appartenenza al popolo che

dominava il mondo civilizzato. Roma era la patria comune a di tutti i cittadini, la sua cittadinanza era superiore alle altre,

una doppia cittadinanza era inconcepibile perché avrebbe messo sullo stesso piano le due città o avrebbe fatto della

cittadinanza romana un semplice statuto onorario. In Occidente la romanità era solo un quadro giuridico e

amministrativo, ma corrispondeva a una civiltà considerata superiore, accedervi implicava acculturazione e promozione

giuridica. In Oriente l’attaccamento alla cultura greca spiega che la cittadinanza romana non avesse assunto il suo pieno

significato se non per coloro che, membri degli ordini equestri e senatori, avevano la loro parte di respon

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Publisher
A.A. 2016-2017
25 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Shrewa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia delle province romane e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Musso Luisa.