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IL POETA CHE VOLA
Poeta è folle in quanto posseduto da dio, che gli dà energia psichica che lo fa
comporre, alienandosi dalla realtà che lo circonda in una trance creativa. In Grecia
arcaica poeti “folli” conservano memoria collettiva tramite miti e conoscenze
tradizionali, tramandate oralmente prima della scrittura: loro ruolo sociale era
importante. Poeta diventa folle quando entra in risonanza coi versi che recita, in
questo stato di coscienza alterata coinvolge pubblico e lo trasporta.
ENTUSIASTI E PROFETI - follia ha qualcosa d profetico x greci: mantikè (arte profetica)
è parola parente di manikè (pazzia). Preveggenza e follia, coscienza alterata, erano
legate. Pratica di “divinazione ispirata” (responsi di veggente in stato d
alienazione) è diffusissima in Grecia, luogo + importante è Oracolo
panellenico di Apollo Delfico: pizia in delirio causato da possessione Apollo dava
responsi (in fase primitiva forza non era Apollo ma dea femminile preellenica, Terra o
Gea).
Bacidi e Sibille erano invece profeti estatici che operavano fuori da strutture ufficiali
come invece era Delfi, giravano x villaggi. Primi spesso erano posseduti da ninfe
(come mitico Bakis) che davano follia felice, senza desideri e pene. Santuari oracolari
ufficiali usati per guerre, fondazioni di colonie ecc. avevano x divinità Apollo. Invece
Dioniso in Tracia, Zeus a Dodona, con uomini e donne in trance profetica (santuari
Dioniso erano estemporanei e popolari, con riti orgiastici dove cadevano in trance e
profetizzavano, no ufficiali).
Molti erano i ventriloqui: coloro che cadendo in trance profetica cambiavano voce
perché posseduti dal dio, a risveglio erano immemori.
Profezia x greci era risultato della possessione o estasi, follia transitoria e non
permanente. C’è sdoppiamento della coscienza: mentre profetizza ed è posseduto, il
profeta non ha sua coscienza, che riacquista alla fine: delirio gli impedisce di essere
schiacciato dalla sapienza del dio a cui mortale non reggerebbe. Quando si profeta, c’è
annullamento del tempo e si parla al presente (es indovina Cassandra di Eschilo,
Agamennone). Ospitare un dio è sempre doloroso e l’indovino si contorce, soffre, è
rispettato ma anche temuto.
Veggente Teoclimeno – Odissea - + antico esempio di profeta Apollineo e unico
caso di divinazione estatica in Omero – discende da famiglia profeti apollo, ha
allucinazioni profetiche – interessante perché: già in epoca arcaica profeta poteva
operare fuori contesto sacro, e visione non è indotta ma spontanea. (si trova
a Itaca in esilio x delitto da Argo, e profetizza morte pretendenti a isola).
MENTE E DISTURBI MENTALI IN OMERO
LA SOTTILE MATERIA DELL’ANIMA – psychè = anima, ma solo da epoca classica, da
metà V a.C. (x Platone, Socrate ecc.), psiche è nucleo vita spirituale dell’uomo, ove si
originano pulsioni e dopo morte sopravvive al corpo, quindi è il vero IO
dell’individuo.
X autori arcaici non era così: concetto di psiche = anima non esisteva,
inizia a svilupparsi in epoca arcaica piano piano, grazie anche a pitagorismo e orfismo
che insegnavano dualismo corpo\anima e metempsicosi. A queste correnti si deve idea
che durante sonno anima si libera dal corpo e può usare sue capacità profetiche, di
estasi: sua vera natura si manifesta solo fuori da gabbia piccola del corpo. Questa
idea sarà alla base dell’estasi profetica greca.
In Omero tutto questo è diverso: psychè=vita, soffio vitale che abbandona uomo
durante morte, per andare nel regno morti (psychè = farfalla anche, un qualcosa
quindi che vola via). Uno sbuffo che lascia il corpo da bocca o ferita.
Anche Omero credeva che psiche sopravviveva a morte, ma molto diversamente da
Socrate: ha ricordo vita ma esistenza larvale, ombra che può esser rianimata
solo con sacrifici (Ulisse nell’Ade che offre sangue a ombre).
Achille sogna ombra Patroclo ma esso è sia immaginario che reale, si
manifesta solo nel sogno e negli estremi stati psicologici anche se è autonoma. È un
doppio del corpo che lo riproduce nella forma, detto “èidolon” =sembianza (greci vi
definivano fantasmi che pur confinati nell’Ade operavano ancora in terra). Si aggira in
una zona intermedia tra mondo vivi e morti, nella mente degli uomini. Mentre per
Socrate psiche è IO persona, x Omero è sbiadita copia dell’essere vivente,
destinata ad esistenza spenta – eppure definite da stessa parola quindi il concetto
si evolverà verso quello di Socrate.
Omero non ha termine che indica 1 sede unica da dove nascono
manifestazioni dell’io di ognuno: fenomeni mentali e loro alterazioni non nascono
da unica sede come in epoca classica, in epoca arcaica è diverso: follia quindi non è
malattia anima, dato che non è da essa che partono emozioni, non è stadio
definitivo ma sempre momentaneo, quasi un normale fenomeno dell’esistenza.
Fenomeni mentali e psicologia sono concreti in omero: sono anche
PERSONIFICAZIONI REALI OLTRE CHE ASTRAZIONI. (Colpa, si aggira sopra le
teste degli uomini) – Punizione, Contesa, Ecc. – ogni concetto astratto ha 1 doppio
demoniaco reale, che opera indipendentemente dalla psiche dei personaggi. C’è
proiezione verso esterno di fenomeni psicologici e idee morali in entità
demoniache.
Azione degli uomini in omero non parte da sede unitaria, dall’anima, ma dall’insieme
di diversi organi interni, quindi idea di follia=malattia anima non è applicabile
mancando sede unitaria dell’io.
L’ORGANIZZAZIONE DEGLI STATI MENTALI – psicologia omerica ha 3 punti:
1) – L’IO (che in futuro sarà psiche) è formato da più organi del sentire e del
pensare, che interagendo creano psiche di una persona. Forza che spinge ad
agire è thymos (cervello centra poco in generale) – la Phrèn (diaframma, in
futuro indicherà la mente) = area dove nascono rappresentazioni mentali
e dove individuo progetta sue azioni. L’IO è RISULTATO DI QUESTI 2
ELEMENTI.
2) Fenomeni psicologici interiori sono proiettati all’esterno, diventano fenomeni
con i quali l’individuo può dialogare
3) I disordini della mente, le idee improvvise, sono in genere opera di entità
demoniache\divine che operano sul soggetto. tutto è fluido nella psiche degli
eroi, ogni parte dell’anima opera autonomamente, quindi sono fortemente
“emotivi”. Thymos = organo dove si percepiscono emozioni\ passioni e trascina
uomo a seguire istinto immediato. Va ammansito e Ulisse è colui che ha
imparato meglio a controllarlo, infatti è figura nuova.
Sembra quindi il thymos la sede dei conflitti psicologici in Omero, spesso gli eroi vi
dialogano come se fosse una entità a se stante, quando sono indecisi se passare
all’azione o meno (Ulisse vorrebbe farla finita subito con ciclope, con spada nella
coscia ma poi si trattiene e aspetta).
INTELLETTO E DIAFRAMMA: a volte disturbi comportamento nascono dal phren (o
noos) ovvero il diaframma (parte che separa viscere da polmoni), inteso come
“mente”: organo delle rappresentazioni mentali, dove si progettano le azioni da fare.
Quando pensieri diventano sconnessi si perde senno.
Di solito il phren dirige il thymos (non lo placa), ma anche qui si possono scatenare
emozioni. “Odisseo fu incerto nel thymòs e nel Phrenès” (se uccidere subito
pretendenti o calmarsi aspettando giusta occasione).
Quando Phrenès (può essere sede intelligenza), luogo ove opera il thymos, si altera, si
può andare fuori di sé ma è stato momentaneo, non fisso.
FOLLIA PROVVISORIA: IL M(è)NOS – La follia in Omero raramente è conclamata perché
ha altre vie: si nasconde negli abituali comportamenti, era ovunque. Nei pochi casi in
cui traspare, è particolare: provvisoria e improvvisa, causata da accrescimento
energie emotive, il M(è)NOS. È un energia fisica\mentale che un dio getta dentro
l’uomo, dandogli coraggio e vigore (a Diomede ferito Atena raddoppia mènos
rendendolo invincibile). Quando uomo fa sforzo estremo riempie d’aria polmoni:
quello è soffio mènos che il dio dona a guerriero. Poi svanisce. Riempie il thymos
e le phrenès di qualcuno (Achille nella sua ira riempie di mènos le sue phrènes, Iliade).
Non si è del tutto padroni mente, da eccesso di furia, furore guerriero simile al
berserek dei nordici (spiegato con rabbia di Ares, donata da Zeus a Ettore e Troiani per
spingerli all’assalto). Modello di guerriero furibondo posseduto da Ares c’è nell’iliade
poi sparisce (con nascita VII a.C. tattica oplitica, spariscono episodi singoli furia
guerriera arcaici).
LO SMARRIMENTO MENTALE: ATE E LA PERDITA DELL’ANIMA – nei poemi omerici c’è
altra patologia del comportamento oltre a mènos, è Ate: Ate e Mènos sono coppia
di alterazioni diverse.
Ate è forma temporanea di pazzia e significa “accecamento”: momento
d’oscuramento mentale causato dall’esterno, infatti Ate è anche un demone,
gettato da un dio dentro un uomo, usato per spiegare casi in cui un uomo apparente
saggio compie azioni deplorevoli (Agamennone in sua autodifesa per aver offeso
Achille da colpa a Zeus ed Erinni che gettarono Ate su di lui facendolo agire
sconsideratamente – Ate può prendere anche Zeus, che infuriato la scagliò sulla terra
facendola camminare tra uomini, può essere quindi anche casuale – in società arcaica
ove conta il giudizio esterno per non perdere faccia, Ate era giustificazione per azioni
scellerate). Mentre il mènos è benefica energia guerriera quindi anche fisico, Ate è
fenomeno psicologico e porta ad azioni autodistruttive. (in futuro Ate sarà la colpa, per
Eschilo nel tardo arcaismo). Ate è simile a una malattia della mente.
LA MENTE ALLUCINATORIA: - eroi omerici hanno grossa pressione psicologica, loro
società li giudica e non possono perdere onore: questo provoca serie d nevrosi.
Conflitti tra istinto e rispetto regole e usi sociali (non si può disonorare famiglia, si
deve sempre essere i migliori) – questa parte di sé che rispetta regole si scontra con
impulsi psiche (istinto sopravvivenza, paura…) – meccanismo psicologico di difesa è
identificare con fenomeni esterni (dio, demone) tutte quelle cose che non sono
accettabili e che non si potrebbero accettare o giustificare.
2 modi di descrivere conflitti interiori degli eroi omerici:
- 1 dio arriva ad indirizzare il comportamento (quando riflessione è in stall