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Attraverso vari studi, si è compreso che l afroamericano non è molto differente dall inglese standard,

differenzia di alcuni aspetti grammaticali (morfologia, sintassi, fonologia etc..). Per qualche tempo

afroamericano fu considerata una delle tante lingue creole venutasi a formare dopo la colonizzazione del

Nuovo Mondo, quando invece è molto parlata e non molto differente dalla lingua principale.

Le varie diseguaglianze linguistiche hanno portato allo sviluppo dell ideologia del linguaggio, ovvero sui

modi in cui viene rappresentata l unione tra parlato e forme sociali. In poche parole, il modo in cui il

parlante attribuisce le sue fondamentali concezioni del mondo, fornendo anche la propria storia personale

vissuta in un mondo segnato da differenze di potere. La maniera in cui le persone controllano il proprio

modo di parlare così da allinearlo a una particolare ideologia di linguaggio (situazione).

All inizio del ventunesimo secolo molti linguisti hanno incominciato a lavorare sulla conservazione e

rivitalizzazione delle lingue usate da un minore numero di persone. Con il tempo alcune lingue rischiano di

morire sei giovani generazioni non le apprendono e finiscono così con l esprimersi in una lingua dominante

a livello regionale o globale. Gli antropologi linguisti hanno prestato molta attenzione alle lingue indigene

parlate da piccole comunità che sono minoritarie all interno di stati in cui dominano le lingue coloniali.

Capitolo 6 (come diamo senso al mondo attraverso il gioco, l’arte, il mito e i rituali?)

● Gioco

Abbiamo esplorato il concetto di apertura come l abilità di parlare o pensare riguardo alla stessa cosa in

modi diversi e intorno a cose diverse nello stesso modo. Se si amplia tale concetto anche alle azioni, cioè sul

fare la stessa cosa in maniera diversa o cose diverse alla stessa maniera, allora si inizia a parlare di gioco.

Insomma fare attività diverse ma utilizzare il metodo dello scherzo e del gioco, anche tra sconosciuti.

Entrare e uscire dalla dimensione del gioco richiede un livello di comunicazione detto metacomunicazione,

ovvero comunicazione sulla comunicazione. La metacomunicazione fornisce informazioni a proposito della

relazione che intercorre tra i due partner. Ci sono due modi per fare metacomunicazione: il framing o la

riflessività. Il primo riguarda il mandare un messaggio all altro che comunichi certi comportamenti di gioco

o di vita quotidiana (per esempio una espressione, uno sguardo, sorriso etc..). All interno del frame le

logiche dove A=A non valgono; ovvero le stesse cose vengono trattate in modi diversi. Il secondo offre

l opportunità di pensare alle dimensioni sociali e culturali del mondo in cui viviamo; ovvero intendere la vita

ordinaria in più di una maniera, speculare su ciò che può essere invece su cosa in realtà è, scherzando non

ci prendiamo troppo sul serio prendendo considerazioni alternative, magari anche ridicole.

Lo sport per esempio è un genere di gioco governato dalle regole, è una componente della cultura quindi

come tale è modellato ritualmente. Il gioco solo una delle componenti dello sport, che può divenire un

lavoro, un investimento o una forma di identificazione sociale per i tifosi. Questi ultimi si identificano per

gioco nei loro eroi e il conflitto tipico delle gare sportive è diverso da quello della vita quotidiana:

combattere per un solo vincitore secondo regole accettate. Quando uno sport viene tradotto da una

cultura a un altra, spesso sono trasformati in modo tale da rientrare negli schemi appropriati della nuova

cultura; inoltre lo sport per alcuni paesi è talmente importante tanto da arrivare a rappresentare la nazione

stessa e la devozione dei tifosi diventa un modo di affermare il proprio patriottismo (es. Brasile e il calcio).

● Arte

ISecondo l antropologo Alland l arte è un giocare con le forme che produce una qualche trasformazione-

rappresentazione esteticamente riuscita. La forma secondo Alland si riferisce alle regole del gioco dell arte,

ovvero alle restrizioni appropriate in base all organizzazione di tempo e spazio; la forma si riferisce anche in

termini di stile e mezzo: stile, definito come appropriato in una determinata cultura in base al mezzo usato

riconosciuto anch esso dal punto di vista culturale. Estetico invece è riferito alla reazione che suscita

positiva o negativa nello spettatore/creatore dell opera. L indifferenza è indizio di qualcosa di non riuscito

esteticamente. Molti antropologi si sono opposti all idea di considerare arte solo ciò che viene approvato

da un gruppo di esperti occidentali definisce come tale. Si è partito dal fatto che ogni essere umano è

dotato di capacità estetiche, il loro obiettivo è quello di riconoscere l arte proveniente da qualsiasi

individuo, di qualsiasi provenienza, ridefinendo l arte in maniera così ampia da comprendere anche

prodotti e attività estetiche che molto esperti occidentali classificherebbero come primitivo o etnico . In

questo modo con il passare del tempo, alcuni oggetti materiali, fabbricati da popoli tribali, entrarono nel

mercato globale dell arte dove vengono trasformati in arte etnica appunto. Per tali ragioni bisogna

distinguere l arte in: arte intenzionale che comprende oggetti che furono concepiti come arte (tipo

quadri) e arte per appropriazione che è costituita da tutti quegli oggetti che sono divenuti opere d arte

perché alcune persone hanno deciso di rientrare nella categoria dell arte. Affinché un oggetto si trasformi

in opera d arte deve possedere un valore di esibizione, cioè qualcuno deve essere disposto ad esporlo.

● Mito

Tutte le società dipendono dalla disponibilità dei propri membri a non mettere in discussione certi assunti

rispetto a come debba andare il mondo. Lo fanno usando il mito. Questi sono narrazioni che raccontano il

modo in cui vari aspetti del mondo sono arrivati a essere così come li conosciamo. La verità dei miti si basa

sull integrazione delle esperienze personali entro un insieme più ampio di concezioni su come funziona il

mondo; la maggior parte delle volte sono storie sulle origini del mondo naturale, del cosmo, dell umanità,

della fine del tempo etc.. Trattandosi di storie con un narratore e un pubblico, i miti sono rappresentazioni,

prodotti di una raffinata arte verbale (principalmente raccontati da anziani, leader etc..). I miti, se presi alla

lettera, sono molto importanti sotto il profilo sociale, perché raccontano le origini di quel determinato

g uppo, dove sta o a da do, uali so o le lo o t adizio i… I miti, secondo Levi-Strauss, sono costituiti da

unità più piccole disposte in maniera tale da conferire sia coerenza narrativa che strutturale, sono in grado

di rappresentare gli aspetti della vita quotidiana che si ritiene si contraddicano a vicenda. Un esempio è

l opposizione tra vita e morte che non si presenta a nessuna soluzione terrena; invece con il mito può

trasformare un problema irrisolvibile in una forma concreta e maggior mente accessibile. I miti possono

proporre altri modi di vivere la nostra esistenza, non ci mostrano solo com è la vita, ma anche come

potrebbe essere.

● Rito

Quando si sente parlare di rito il più delle volte si pensa subito a quello religioso, ma per gli antropologi un

rito può essere anche un esperimento scientifico, una cerimonia di laurea, una festa di compleanno etc.. La

definizione di rituale è divisa in quattro parti: è una pratica sociale ripetitiva (composta da una sequenza di

attività simboliche sotto forma di danza, canto, gesti..), è separato dalla routine sociale della vita

quotidiana, segue uno schema rituale in base definito in base alla cultura che lo pratica e, infine, l azione

rituale si collega strettamente a uno specifico insieme di idee spesso codificate in un mito. Ciò che

conferisce potere ai rituali è il fatto che coloro che li eseguono sanno di essere autorizzati a farlo da

un entità fuori di loro (stato, dio, società) e che quindi non sono loro a creare il rituale ma è questo che li

ricollega tutti insieme e che li controlla. Un rituale presenta una particolare sequenza ordinata di atti, ha

quindi un testo da seguire. Ma poiché il rito è azione, bisogna considerare anche l esecuzione che non viene

mai separata dal testo: anzi questi si plasmano a vicenda. Laurearsi, sposarsi, fare il militare sono alcuni riti

che vengono chiamati riti di passaggio poiché prima di cominciare il rituale si era un certo tipo di persona

e una volta finito si è diventati un altro tipo (laureato, sposato, soldato). L antropologo Van Gennep notò

che tutti i riti di passaggi iniziavano tutti con un periodo di separazione dalla vecchia posizione e dal tempo

normale. Ci si distaccava dalla routine, lasciando alle spalle le vecchie abitudini. Il secondo stadio comporta

il periodo di transizione, dove la persona non si trova né nella vecchia né nella nuova vita. Questo periodo è

caratterizzato da una mancanza di ruolo, il non sapere la propria identità. L ultimo stadio consiste nella

riaggregazione, la persona è reintrodotta nella società nella sua nuova posizione. Il periodo di transizione fu

quello a cui si dedicarono maggiormente gli antropologi poiché il più particolare: l individuo si trova sulla

soglia, a metà strada, né dentro né fuori. Questo stato viene chiamato anche liminalità. Qui le persone

tendono a sviluppare un intenso cameratismo reciproco, si formano delle communitas, cioè delle comunità

non molto strutturate di individui eguali, che si sviluppano generalmente nei riti di passaggio. Queste

comunità durano ben poco, poi però si ritorna ad uno stato di struttura assicurata.

Il gioco e il rito sono complementari. Hanno entrambi un frame nel quale si entra, ma quello del gioco

mostra ciò che può essere, mentre quello del rito quello che dovrebbe essere. La cornice rituale è più

rigida, mentre i giocatori possono facilmente uscire dal gioco, nel caso del rito non è possibile. Infine il

gioco ha scarso effetto sull ordine sociale nella vita di ogni giorno, invece il rituale è diverso: il suo ruolo

consiste nel mantenere lo status quo. La vita quotidiana è ricca di rituali, quindi se non venissero seguiti ci

sarebbe un caos generale.

Capitolo 7 (cosa insegna l’antropologia sulla religione e sui modi di vedere il mondo?)

I membri di una stessa società fanno uso di assunti condivisi su come funziona il mondo: interpretano le

loro esperienze quotidiane alla luce di questi assunti, dando così un senso alle loro vite e racchiudendo

queste immagini in cui viene racchiusa la realtà, si creano la propria visione del mondo. Le persone si

servono ovunque di simboli per ricordare a loro stesse le considerazioni che ritengono significative. I

simboli sono qualcosa che sta ad indicare q

Dettagli
A.A. 2016-2017
18 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cecconimarta96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Apolito Paolo.