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Speranza,
disperazione e
responsabilità.
Il dialogo a distanza fra
Bloch, Anders e Jonas.
Massimo Reichlin.
Il nostro tempo è stato definito come “età della tecnica”, intesa
come nuova epoca del mondo e della coscienza umana, da molti
protagonisti della riflessione novecentesca. La centralità della
tecnica è accompagnata da una diagnosi pessimistica sulle sorti
della storia umana: la pervasività della tecnica annulla la qualità di
fine dell'uomo. Anders denuncia la perdita di storicità della
condizione umana nell’era della tecnica, proponendo il principio di
disperazione. Bloch con il principio della speranza vede delle
possibilità nello stesso sviluppo della tecnica. Jonas contrappone al
principio di speranza quello della responsabilità per la vita e la
libertà umana. Tutti e tre mettono al centro della loro riflessione la
condizione dell’essere umano nella contemporaneità, nell’età della
tecnica.
“Non-ancora-esserci”. Principio di
speranza – Bloch.
La produzione filosofica di Bloch è incentrata sul principio di
speranza. La speranza è la possibilità che il futuro sia presente, che
attimo ed eternità coincidano. L’attimo presente è oscuro e chiede
di essere illuminato dall’anticipazione di un riempimento di ciò che
ancora è incompiuto. Alla base della speranza sta la coscienza
anticipante che ha origine nel desiderio, nel quale si inizia a
rappresentare la propria meta. Il luogo di questa preconsapevolezza
è l’inconscio, nel quale vi è il “non-ancora-conscio”. La speranza ha
un forte carattere anticipatorio. Bloch fa l’esempio dei sogni ad
occhi aperti, che servono a fuggire dalla realtà e sostengono la
speranza. La differenza tra i sogni ad occhi aperti e quelli notturni è
che nei primi l’io è attivo, crea un’immagine migliore di sé e del
mondo. La speranza presuppone che il non-ancora-conscio diventi
conscio, è l’anticipazione psichica di una possibile realtà. In Bloch è
visibile un ottimismo militante che sa che il processo non è già
deciso, che il destino dell’uomo non è segnato ma può essere
deciso tramite il lavoro e l’azione mediata. Compito del lavoro
umano è quello di realizzare il “non-ancora-conscio”, in modo che
diventi conscio. Bloch ha il sogno di una società senza classi,
pienamente giusta, ma ciò non significa che crede nel paradiso
terrestre, poiché egli sa benissimo che esiste il male e che questo
non può essere previsto e arginato. Infatti, il “non” è anche la
potenza del negativo e non ci si può sottrarre a questo.
“Esserci-ancora-appena”. Principio
di disperazione – Anders.
Anders si contrappone a Bloch con il principio di speranza. La
riflessione di Anders è dovuta agli eventi politici del secolo, in
particolare alla bomba atomica. Egli afferma che la tecnica è il
nostro destino, che essa è ormai il soggetto della storia e che
l’essere umano è costretto a vivere in un mondo per il quale è
inadeguato. Nella prima rivoluzione industriale la questione erano i
modi e le quantità in cui venivano fabbricati i prodotti. Nella
seconda rivoluzione industriale le macchine fabbricano altre
macchine, anche l'uomo è un prodotto, esiste come garanzia per la
continuità di produzione di certi prodotti. Nella terza rivoluzione
industriale vi è un rovesciamento, l'uomo produce un mezzo, la
bomba atomica, che ha come scopo la sua stessa distruzione. La
condizione dell'anima è oggi quella di non potersi muovere alla
stessa velocità in cui si muovono le macchine. Queste non sono più
mezzi, sono decisioni preliminari che vengono prese prima che
tocchi a noi decidere. Vi è un dislivello prometeico, la
asincronizzazione tra l’uomo e i suoi prodotti. Questo dislivello
genera la vergogna prometeica, la vergogna che l'uomo prova
davanti alla superiorità di quei prodotti da lui stesso creati. L'uomo
è doppiamente difettoso: in primo luogo, mentre i prodotti sono
plasmabili a piacere, il corpo umano è antiquato, non può essere
modificato; la seconda causa dell'inferiorità è che i prodotti si
incarnano continuamente nella produzione industriale, possono
essere riprodotti, e questo li rende immortali, l'uomo invece è
mortale e non può essere riprodotto. Inoltre, viene chiesto all'uomo
di rendersi un pezzo della macchina. Quindi, l'esito dell’era della
tecnica è quello di abolire l’uomo naturale e trasformarlo in una
macchina, e di abolire il mondo riducendolo in fantasma e matrice.
L'uomo si era guadagnato un posto nella storia ma ha rinunciato a
questo posto per lasciare spazio alla tecnica, quindi è tornato ad
essere astorico. Anders afferma che quello che ci aspetta, non è un
regno avvenire ma, la fine dei tempi. Infatti, Anders vede la