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INTRODUZIONE

saggio teorico che si sviluppa da un idea già accennata in un altro saggio -> alcuni aspetti del rituale

si adattano alle circostanze diverse, altre rimangono immutabili. Volontà di ricercare quali sono

queste parti immutabili ed essenziali utilizzando vari esempi etnografici.

Tesi che nella struttura centrale del rituale è racchiusa la spiegazione della violenza presente in

molti fenomeni religiosi.

Questo libro è stato presentato durante delle conferenze su Morgan, anche se l'argomento non è

stato da lui direttamente affrontato. Secondo l'autore queste tematiche sono affini alla filosofia di

Morgan perché egli portava avanti l'approccio fondamentale dell'antropologia, ovvero cercare

aspetti interconnessi della vita. Inoltre egli si interessò di comegli esseri umani creino istituzioni a

fronte dell'esperienza della propria mortalità (clan).

1. INIZIAZIONE

popolazione OROKAIVA della Papua Nuova Guinea. Essi praticano rituali di iniziazione. Il loro

rituale è simile a quello di altri popoli ed è tipico della papua nuova guinea anche se differisce da

quelli di altri popoli perchè vengono iniziati sia maschi che femmine.

Si svolge così:

il villaggo viene invaso da persone nei boschi con maschere di maiali e piume di uccelli e imitano

versi animaleschi. Essi sono spiriti che urlano e danno la caccia ai bambini. Essi poi spingono i

bambini su una piattaforma sulla quale vengono uccisi i maiali durante i riti. Questo rituale è

terrificante e rischia di portare davvero alla morte dei bambini.

I bambini vengono incappucciati e portati in una capanna nel bosco dove non possono mangiare

cibo normale, lavarsi, parlare ad alta voce o guardare fuori.

In questa capanna i bambini vengono considerati morti e quindi trasformati in spiriti. Durante

questo isolamento essi imparano a suonare degli strumenti e a fare balli tipici che vengono attribuiti

agli spiriti. Dopo un periodo di isolamento tornano al villaggio urlando la stessa formula che era

usata contro di loro, prima erano maiali, ora sono cacciatori di maiali.

Nel rituale ci sono 3 soggetti: SPIRITI, UMANI e MAIALI. Per gli Orokaiva i maiali sono la cosa

più simile all'essere umano, essi non conoscono altri mammiferi di grandi dimensioni. C'è

somiglianza tra i maialini e i bambini, inoltre essi vivono in casa e mangiano le stesse cose che

mangiano gli umani.

L'uccisione dei maiali ricorda la mortalità umana. La differenza invece tra maiali e uomini è che gli

uomini hanno un rapporto con gli spiriti mentre i maiali non hanno spiritualità.

Per gli Orokaiva esistono tanti tipi di spirito, i più importanti sono gli spiriti dei morti. Essi

risiedono nel bosco e più in particolare in un "villaggio dei morti" collocato in un luogo remoto.

A parte il fatto che non hanno un corpo, gli spiriti sono simili agli esseri umani, infatti hanno una

personalità, un linguaggio e delle motivazioni. Gli attributi che invece non hanno sono quelli che gli

uomini condividono con i maiali: il corpo, il grasso, il sesso, la morte.

Gli Orokaiva non identificano direttamente gli uccelli con gli spiriti (cosa che avviene in diversi

altri villaggi loro vicini) ma quando rappresentano gli spiriti nei riti li rappresentano come uccelli.

Indossare una maschera di piume identifica gli iniziati con gli spiriti, i suoni emessi dgi spiriti

assomigliano al richiamo degli uccelli. Gli spiriti sono creature del sopra mentre i maiali creature

del sotto. Inoltre in alcune regioni della nuova guinea gli uccelli sono ritenuti essere creature non

soggette al processo di invecchiamento e morte.

Gli esseri umani infine assomigliano sia agli spiriti che ai maiali. La natura spirituale degli esseri

umani si manifesta tramite i riti, in cui essi possono rappresentare gli spiriti. Gli umani, come gli

uccelli e gli spiriti, hanno una casa nel bosco.

La connessione tra umani e spiriti è dovuta alla loro relazione con i morti.

Per rinascere come spiriti gli iniziati devono prima morire come maiali, questo spiega il perché gli

adulti favoriscano l'invasione degli spiriti nel villaggio e l'uccisione dei propri figli.

Gli umani non possono essere spiriti perché se lo fossero sarebbero morti, quindi è possibile

avvicinarsi al mondo degli spiriti soltanto durante il rituale di iniziazione. Quando i bambini

ritornano al villaggio devono riacquistare la dimensione umana ma in modo diverso da quando sono

partiti. Al ritorno essi mangiano carne di maiale che arriva da un villaggio vicino e che è stata

scambiata.

Come i bambini, anche gli adulti sono allo stesso tempo prede e cacciatori.

Finito il rituale agli iniziati viene offerto l'OTOHU, un emblema conferito ai vincitori di un nemico.

Esso è offerto da un anziano che a sua volta è stato un guerriero, che racconta ai bambini la storia

delle sue passate vittime.

Il ruolo dei maiali nel rito è quello dei nemici uccisi (che in passato venivano anche mangiati). Gli

Orokaiva usano la stessa parola per indicare l'uccisione degli umani e dei maiali, e di nessun altro

essere vivente.

Secondo Itenau è centrale il tema dello scambio, infatti egli ritiene che gli antenati, gli spiriti, gli

umani e i malai facciano tutti parte di un circolo di scambio e le relazioni tra loro sono reciproche.

2. SACRIFICIO

La matrice dell'iniziazione Orokaiva è analoga a quella di gran parte dei rituali che la letteratura

antropologica chiama SACRIFICI.

Sacrificio non è un termine facilmente definibile nè è limitato ad uno specifico rituale. Gli esempi

di sacrificio che ricorrono più frequentemente sono due:

– il sacrificio degli antichi greci

– il sacrificio biblico.

Gli antichi greci non uccidevano animali domestici per nutrirsi ma solo per fini sacrificali (come per

gli orokaiva anche qui c'è correlazione tra religione e consumo).

es. SASCRIFICIO DI IFIGENIA -> per una ripicca della dea Artemide ci fu mancanza di vento

quando le navi dovevano salpare per la guerra.Agamennone decide di sacrificare la figlia Ifigenia,

che all'ultimo momento viene scambiata con una cerva. La cerva viene uccisa, divisa in parti e

consumata. Il vento torna a soffiare.

Analogia con la storia biblica di Abramo e Isacco.

L'idea del consumo e del sacrificio di sè (es. Sacrificio del figlio) sono presenti nella maggior parte

dei casi di sacrificio. È questa combinazione che mette in relazione sacrificio ed iniziazione.

es. POPOLAZIONE DINKA del Sudan Meridionale.

Il sacrificio Dinka ruota attorno all'uccisione di bovini. I bovini per i Dinka sono molto simili agli

umani; per loro il bestiamo rappresenta la forza, la vitalità, la sessualità. In particolare il bestiame è

associato ai giovani. Invece la differenza tra umani e bovini è rappresentata dalla capacità di parlare

ed è tramite la parola che si esprime il divino.

Solitamente il sacrificio viene compiuto in momenti di difficoltà, quando è necessario recuperare le

forze o riprendersi da una malattia. La malattia è sempre causata da una forza esterna. In africa

esistono due sistemi di cura dalle malattie: espellere la foza intruisiva attraverso una medicina

oppure sottomettersi alla malattia, accettare l'invasione del proprio corpo. In questo caso l'oracolo

suggerirà probabilmente il sacrificio del bestiame. In questo rito la vittima (il bovino) è associata

con la persona per la quale si compie il sacrificio. L'animale viene indebolito in vari modi e alla fine

ucciso. Nel sacrificio il linguaggio si esprime tramite invocazioni e preghiere. Il linguaggio assume

più vigore man mano che la forza vitale dell'animale si indebilisce.

Quando l'animale muore non è altro che un animale morto, la cui carne deve essere consumata nella

seconda parte del rituale. Il consumo della carne restituisce la vitalità persa nella prima parte del

rituale.

Il sacrificio riattiva in generale la forza e la vitalità del gruppo, funziona quindi applicato alle

malattie ma anche a problemi morali, sociali, militari.

Secondo esempio etnografico: BUID del Mindoro (Filippine).

Per i Buid la persona è composta da tre elementi: corpo, anima e mente. Per i Buid gli animali e gli

uomini condividono il corpo e l'anima, che sono elementi guidati dai desideri, ma ciò che li

differenzia è la mente e quindi il linguaggio.

Ance per i Buid i maiali sono molto simili agli uomini, infatti sono addomesticati e vivono sotto le

case. Secondo i Buid se gli umani non avessero la mente sarebbero come maiali e quindi vivrebbero

nel caos e sarebbero preda di creature superiori come gli spiriti. Essi infatti credono che quando

qualcuno muore e quindi la sua mente muore, essi diventano cibo per gli spiriti.

I Buid ritengono possibile che una persona si stacchi dal proprio corpo (parte animale) e voli con la

mente sulla "schiena" di uno spirito di un familiare.

A differenza degli Orokaiva, secondo i Buid l'anima non sopravvive al corpo ma muore con esso,

inoltre essa condivide l'animalità del corpo.

Le sedute principali dei Buid, che coinvolgono l'intera comunità, comprendono possessioni e

sacrifici. I sacrifici sono motivati da questioni diverse e gli spiriti coinvolti possono essere benevoli

oppure totalmente ostili agli esseri umani.

Nel caso di spiriti ostili, i Buid possono uccidere un maiale offrendolo agli spiriti da mangiare al

posto della persona che hanno preso di mira, poi l'animale viene mangiato da quella persona che ne

prenderà le forze. Se invece gli spiriti sono benevoli, le persone possono uccidere un animale sulla

soglia di casa per invitare gli spiriti ad entrare.

In entrambi i casi gli spiriti sono invitati al pasto comune.

3. LA COSMOGONIA E LO STATO

COSMOGONICO = i rituali dissolvono il particolare in un processo generale. I rituali fanno parte

di un sistema più complesso.

Il sacrificio indù è forse l'esempio più lampante di questo. Alcuni studiosi hanno affermato che il

modello del sacrificio cosmogonico organizza e accomuna tutti i fenomeni religiosi indù.

Gli indù concepiscono la cremazione del corpo come un atto d isacrificio nel quale il corpo

costitutisce un offerta da parte della persona defunta. Nel momento in cui la persona ancora viva,

oppure post mortem con l'aiuto di amici e parenti, si reca a Benares (città sulla riva del Gange dove

molti indù vanno a morire) sta volontariamente offrendo il proprio corpo agli dei.

Come nei casi visti precedentemente, anche in questo caso si può osservare una violenza di ritorno,

esiste infatti una prima fase del rituale che è la morte, il sacrificio, ma c'è anche un ritorno del morto

nella terra dei vivi (come fanno i giovani al villaggio Orokaiva). Infatti nel sacrificio indù il cor

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher G.frosio3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia delle religioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Brivio Alessandra.