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Veri e propri rapporti sociali: processi di riproduzione biologica alimentano processi di riproduzione
sociale. Meccanismi che collocano gli individui all'interno della società.
7.1 Sistemi di discendenza:
- discendenza bilaterale
- discendenza unilaterale: - patrilineare
- matrilineare
La discendenza unilaterale da' vita a gruppi corporati: - lignaggi - clan
Sistemi di parentela influenzano aspetti della vita sociale e politica, determinano autorità e potere
(es. parentele matrilineari riconoscono l'autorità sui figli da parte degli zii materni, anzichè del
padre).
7.2 Matrimoni: analizzato da Levi-Strauss
Attraverso l'analisi dei rapporti di parentela si può scoprire una regola che sta alla base di tutti i
rapporti sociali e politici anche più complessi.
"Atomo di parentela": coniugalità, discendenza, alleanza.
Analizza rapporti di alleanza: "Taboo dell'incesto", universalmente presente ma vissuto in forme
diverse nelle varie società.
Esogamia: invito a sposarsi con una persona di un gruppo esterno alla propria famiglia.
Endogamia: invito a sposarsi con una persona di un gruppo interno alla propria famiglia.
In tutte le società vige esogamia, tutte le società devono mettere a disposizione i propri individui:
reciprocità (principio alla base delle relazioni di parentela e non).
8. Sistemi religiosi (contraddistingue l'uomo dalle altre specie)
Serie di pratiche con cui l'essere umano si colloca in una dimensione di ulteriorità.
Antropologia indaga conseguenze e processi di creazione di una religione, non la sua verità.
Ponti: figure ambigue e temute che fanno da tramite tra uomini e dimensione d'ulteriorità.
E. Durkheim indaga i fenomeni religiosi: "Il sacro è un fatto sociale"
Divinizzazione: porre alcuni fatti sociali su un piano superiore, in modo da non poterli mettere in
discussione (es. totemismo tra indigeni australiani: venerando il totem, gli uomini venerano vincoli
sociali e di parentela)
Il sacro è prodotto culturale dell'uomo.
Evans-Pritchard indaga stregoneria tra gli Azande: conflittualità sociale è legata a una
dimensione di ulteriorità (chi si macchia di una qualche conflittualità sociale, può diventare
portatore di un potere magico responsabile di causare sciagure).
9. Miti e riti
Miti: racconti di carattere fondativo, rispondono ad un'esigenza intellettuale.
Riti: serie di comportamenti e pratiche che hanno lo scopo di ottenere una determinata efficacia
(es. entrare a far parte di un gruppo, trasformazione dell'individuo, ...). Riti sono momenti di
formazione culturale dell'identità di un gruppo (esplicitano i criteri di comunanza o differenza tra gli
individui del gruppo, esplicitano criterio di alterità).
Rapporto rito-mito: antropologi pensavano che riti fossero l'attualizzazione dei principi dei miti.
In realtà i riti vivono nella storia, si attualizzano, riflettono cambiamenti e problematiche sociali (es.
amministratori coloniali vengono inseriti nelle pratiche rituali, sciamano di Panama usa pratiche
moderne di stregoneria come l'utilizzo di dollari).
Alcuni riti producono differenze di genere: distinzione tra:
- sesso: differenza morfologica dei genitali
- genere: modalità attraverso cui diamo significato a differenze sessuali tramite pratiche culturali
"Teorie queer": teorie volte a confutare il paradigma dell'eterosessualità come naturale
espressione delle differenze di genere.
Naturalmente e biologicamente siamo esposti ad una molteplicità di possibilità sessuali:
culturalmente e socialmente si arriva a considerare la media (eterosessualità e differenziazione
uomo-donna) come la norma.
Non c'è dipendenza diretta tra attributi genitali (sesso) e identità di genere (genere).
10. Sistemi politici
Modalità attraverso cui si cerca di mantenere un certo ordine sociale e si organizza l'accesso alle
risorse comuni. Legittimazione sociale data a chi riveste ruoli in politica.
1940, seconda epoca coloniale, "African political systems" di Evans-Pritchard e M.Fortes:
individuano tre macrocategorie:
- Società acefale: conflitti risolti con duelli oratori
- Società segmentarie: conflitti risolti attraverso i rapporti di clan e lignaggi (es. tra i Nuer c'è
"capo della pella di leopardo")
- Regni: esplicita organizzazione politica con leader affiancato da un consiglio
Anni '40, seconda epoca coloniale: antropologi iniziano a mappare le varie civiltà in base al tipo di
organizzazione politica per cercare il modo migliore per controllare le popolazioni sottomesse.
Anni '60: Frank e Wallerstein: "Sistema mondiale"
Vecchia mappazione non teneva conto dei rapporti esterni. Nuova visione globale delle civiltà.
Alcune civiltà hanno maggiore impatto mondiale perchè c'è un'inequa distribuzione del potere.
All'espressione "sistemi politici" si preferisce "rapporti di potere su piano mondiale".
11. Michel Foucault: il potere è produttivo, positivo
Il potere non è la proibizione di fare qualcosa, ma è la possibilità stessa dell'uomo di realizzarsi
attraverso forme culturali.
Biopolitica: insieme di processi per controllare la massa intesa come massa biologica (es.
controllo nascite e morti, età media, ...)
Anatomopolitica: insieme di processi attraverso cui ogni individuo si autoregolamenta perchè
riconosce come comportarsi in ogni situazione (es. ospedali, scuole, carceri, ...)
Rischio della biopolitica: promozione e salvaguardia della vita e della salute riducono l'essere
umano a mera sopravvivenza, non tengono conto dell'uomo in sè, ma solo del suo diritto alla vita e
alla salute (es. campi profughi nei paesi in guerra, diritto d'asilo solo per migranti con gravi
patologie da curare, ...).
12. Paul Farmer
Anni '80, medico e antropologo, questione AIDS.
Critica campagne di informazione come risoluzione del problema AIDS.
"Violenza strutturale": forma indiretta di violenza, apparentemente non imputabile a nessuno, vive
nelle forme di potere e di organizzazione politica basate su grandi disuguaglianze sociali, limita la
possibilità d'azione e di scelta delle persone che ne sono vittima (es. ragazza con AIDS perchè ha
relazione con una guardia del suo paese).
Violenza strutturale si riflette nella responsabilità non individuale (es. diverse aspettative di vita
nel mondo).
Ethos compassionevole: recente atteggiamento di compassione nei confronti dei problemi
attuali, che si prende cura delle vittime ma non agisce sui processi che le creano.
"Arcipelago di potere": recente visione del potere come frammentato e sempre meno
istituzionalizzato.
13. Egemonia - Ideologia
Egemonia: termine coniato da Antonio Gramsci. Specifica visione del mondo vissuta come
naturale ordine delle cose, gruppi dominati arrivano ad identificarsi nei dominanti, potere vissuto
come naturale (es. stregoneria vissuta come naturale crea di conseguenza un potere,
impersonificato dallo stregone).
Ideologia: specifica visione del mondo appoggiata da chi ha il potere, che serve a giustificare
l'assetto sociale cui sono sottoposte le persone. Tutte le altre visioni del mondo sono censurate o
sminuite.
es. Antropologia applicata non aveva un approcio critico nei confronto delle situazioni in cui agiva:
non metteva in discussione i principi della propria civiltà d'origine, ma solo di quella ospite
(egemonia).
Poi si passa da egemonia a ideologia: antropologi applicati iniziano a fare autocritica.
Ad "antropologia applicata" si preferisce "antropologia pubblica".
14. Antropologia pubblica
Occuparsi di questioni di interesse dei pubblici cittadini, interpellare il punto di vista del nativo, non
fare progetti di aiuto ritenute utili a priori.
es. farmaci immunosoppressori e traffico di organi
es. intervento di Paul Farmer nella questione AIDS (no campagne di informazione, ma agire per
rendere consci i locali delle forme di violenza strutturale).
Coinvolgimento dei locali: passaggio fondamentale dell'antropologia pubblica per capire i reali
interessi e bisogni. Interpellare le singole biografie per scoprire dove risiede la violenza strutturale.
15. Modalità di ricerca dell'antropologia
1. Fine '800, teorie dell'evoluzionismo: "antropologi da tavolino", statici. Classificavano le varie
società in base al tipo di organizzazione sociale di ciascuna, dando per scontato che esistesse
un'unico percorso evolutivo e che le società occidentali ne rappresentassero lo stadio più evoluto
(evoluzionismo culturale unilineare)
2. E.B.Tylor, antropologo evoluzionista: classificare le società a seconda del tipo di religione
adottata:
- prima fase: civiltà con concezioni animistiche
- seconda fase: civiltà politeiste
- terza fase: civiltà monoteiste
Cerca di comprendere il fenomeno religioso cercandone l'origine.
Critiche:
- la comprensione di un fenomeno non coincide con la sua origine, ma con il significato che
assume in ciascun partiolare contesto
- scorretto comparare civiltà lontane nel tempo e nello spazio
- metodo di raccolta dati affidato a non esperti (es. missionari, amministratori coloniali, ...)
3. Anni '20, metodo scientifico, B. Malinowski, ricerca nelle Isole Trobriand, "Argonauti del
Pacifico Occidentale".
Teorizza il metodo della ricerca sul campo e dell'osservazione patecipante: bisogna vivere tra i
locali, parlare con loro, vivere come loro per un lasso di tempo sufficientemente lungo, scoprire il
punto di vista del nativo.
Monografia etnografica: nuovo genere letterario, stile descrittivo, scrittura con ambizione di
obiettività e neutralità, l'etnografo cerca di nascondersi e non far trapelare i propri commenti e il
proprio punto di vista: "antropologia positivista".
4. Anni '60 - '70: critica all'atteggiamento positivista
Malinowski non teneva conto che:
- l'antropologo non può essere un osservatore passivo e oggettivo di una realtà immutabile
- l'antropologo viene a conoscenza solo di una parte della società, a seconda degli informatori con
cui parla
Serve invece:
- Posizionamento degli attori (e dell'antropologo stesso)
- Più ampi contesti di ricerca (evitare colonie della madrepatria)
- Scrittura meno statica e deterministica, ma più "umile"
5. Anni '70: svolta autoriflessiva, C. Geertz
- Ricerca sul campo diventa una "Co-costruzione", incontro interculturale, creazione di cultura
- L'etnografo è anch'esso un attore culturale che influisce nell'esperienza su