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TRA PROIBIZIONI E COSTRUZIONE DEL CONSENSO:
La storia della danza è anche una storia di proibizioni:danze giudicate immorali o
sovversive sono state vietate nel corso dei secoli. Le religioni hanno avuto a riguardo
un'influenza fondamentale:danze considerate lascive sono state addomesticate fino a
renderle moralmente accettabili, purificate anche da elementi superstiziosi e chi
praticava alcune particolari danze veniva addirittura denunciato all'Inquisizione.
Anche la politica ha avuto un ruolo regolatore, vietando espressioni artistiche
considerate offensive, politicamente pericolose o potenzialmente critiche nei confronti
dell'ordine costituito. Nel contesto coloniale la dimensione politica e quella religiosa si
intrecciano perché la danza viene spesso considerata una minaccia sia sul piano della
sicurezza sia sul piano morale.
Stefano Santandrea, riferisce del “ru ndogo”, danza tipica delle occasioni
– solenni, condannata in quanto mostrava nudità negli adulti. Venne modificata
dal capo-governo in modo da non turbare l'aspetto morale del cristianesimo.
Terence Ranger: danza Zanzibar,descritta come frenetica e selvaggia che
– racconta una caccia o un combattimento. Si assiste ad un progressivo
disciplinamento del corpo, per i bambini, figli degli schiavi liberati.
Monica Wilson: nella sua analisi di un rito matrimoniale sud africano, evidenzia i
– mutamenti introdotti dai missionari e negli sguardi poiché considerati
peccaminosi.
In Papua Nuova Guinea ugualmente i missionari proibirono determinate danze
– poichè erano rivolte agli spiriti degli antenati e perchè pensavano incoraggiasse
la sfrenatezza sessuale. Inserirono così forme modificate delle danze originali.
L'elaborazione di nuove forme performative rappresenta una strategia per i movimenti
politici che cercano di affermarsi e per gruppi di potere che devono costruire consenso
intorno a una nuova identità nazionale.Es. La Repubblica Dominicana è rappresentata
dal merengue, una danza contadina che fu promossa negli anni '30 dal dittatore
Trujillo.
1. Censura politica: il caso Southland di Kathrine Dunham:
Danzatrice, coreografa e antropologa, attivista: opera in un periodo in cui essere una
donna nera, danzatrice e intellettuale era quasi impossibile.
Creò una tecnica di danza che fondeva movimenti di base africana con il balletto e la
modern dance per liberare ginocchia e bacino, modificando profondamente la danza
americana.Tua scuola di danza New York negli anni 40 formò una generazione di
artisti che contribuirono notevolmente all'indirizzo che prese poi il teatro americano.
Ella fu impegnata per tutta la vita a combattere ogni forma di discriminazione:nel
1992 attua uno sciopero della fame per protestare contro il trattamento riservato ai
profughi hitiani dal governo americano.
Negli Anni '50: realizza Southland, la sua opera più apertamente politica, dove ricrea
una coreografia sul linciaggio dei neri (senza che nessuno ne paghi le conseguenze).
Southland nasce in risposta alle esecuzioni di imputati neri accusati di stupro di donne
bianche in Missouri e Virginia. Sarà considerata antipatriottica, e sarà boicottata dal
governo americano che le negherà fondi, ricevendo anche minacce, linciaggi e altre
proibizioni.
Per creare l'opera, False della collaborazione di Dino Di Stefano, Gesuita residente in
Argentina che realizza un arrangiamento orchestrale di spirituals afro-americani e
John Pratt, marito e collaboratore, che propone una scenografia al cui centro pone un
albero di magnolia in fiore, simbolo delle terre calde e assolate del Sud. Nella
coreografia, oltre a sezioni create con e per i danzatori, vengono inseriti brani di
danze collettive già presenti nel repertorio della compagnia.
La prima parte della coreografa vede in scena due innamorati neri, lussi e Richard,
impegnati in un romantico passo a due. Entra poi una copia di bianchi, Julie e Landwood
visibilmente ubriachi: Lenwood picchia Julie fno al lasciar la terra in stato di incoscienza.
A questo punto entrano in scena Richard e altri lavoratori dei campi i quali, scorgendo la
ragazza terra, fuggono impauriti, consapevoli dei rischi che correrebbero se fossero trovati
accanto una donna bianca svenuta. Richard però rimane, si avvicina Julie e le solleva il
viso. Lei apre gli occhi, lo vede e grida "Nigger!”. Julie decide di incolparlo di ciò che è
accaduto e chiede che Richard venga linciato. Solo quando il suo corpo impiccato pende da
un ramo della magnolia, Julie si accorge delle conseguenze del proprio atto. Uscendo di
scena incrocia Lucy, la fdanzata dell'uomo ucciso, la quale, mentre il coro raccoglie il corpo
di Richard, esegue piangendo un adagio che si conclude ai piedi della cantante, la quale
intona “Strange Fruit”. Seconda parte della coreografa si apre con la processione funebre
che sfla in una via. Lo spettacolo si chiude su un uomo che affonda ripetutamente il coltello
nel pavimento, squarciandolo, e su un cieco che faceva l'elemosina sul percorso del corteo
funebre.
Già dalla prima, a Santiago del Cile, cominciano le difficoltà per la Dunham: un
ostracismo sistematico che si traduce in una mancata assegnazione di fondi alla
compagnia e nel rifiuto di sponsorizzare i suoi viaggi all'estero. Rimesso in scena
Parigi, Southland Riceve il plauso dei giornali comunisti, che parlano del suo lavoro
come di un contributo l'emancipazione dei neri. Dopo la tappa parigina lo spettacolo
non verrà più ripreso.
2. Annientare il passato, sterminare i danzatori: la Cambogia di Pol Plot:
Tra 1975 e 1979 in Cambogia, in una popolazione di 7 milioni di persone, un terzo
vengono uccisi o muoiono di stenti e malattie.
Sotto la guida di Pol Plot i khmer rossi (dopo la vittoria sul presidente Lon Nol)
intrapresero una terribile sperimentazione di rigenerazione della società: trasfermenti
dalle città alle campagne, separazione delle famiglie, soppressione del sistema
giudiziario chiusura scuole, eliminazione medicina ufficiale, abolizione del denaro,
divieto di culto e regime di terrore contro chi viene considerato nemico.
I cambogiani vengono divisi in due categorie: la “vecchia popolazione”, ovvero i
contadini che abitavano le zone liberate dai Khmer Rossi, e la gente del “17 aprile” o
“nuova popolazione”, ovvero cittadini e abitanti dei villaggi che vivevano solo sotto la
repubblica Khmer.Questo secondo gruppo viene evacuato dalle città è sottoposto ai
lavori forzati nelle zone rurali, poiché “la città è malvagia e in città c'è il denaro. Sudando per dissodare,
seminare, raccogliere, l'uomo conoscerà il vero valore delle cose!”.
Lo sviluppo della nuova Kampuchea democratica, si fonda soprattutto sullo sviluppo
del lavoro agricolo e viene concepito come una lotta contro la natura, alla quale
strappare il necessario per la sopravvivenza.
Il caso cambogiano fai esplodere il concetto di genocidio e alcuni autori lo designano
con il termine "auto-omo-genocidio": il Khmer rossi sono cambogiani che uccidono
altri cambogiani, di ogni estrazione sociale, soprattutto medio-alta e tutti coloro che
non svolgono un lavoro manuale. La nuova organizzazione, ( “Angkar”) assegna ai
bambini importanti ruoli e l'incarico di punire gli adulti: i bambini non hanno bisogno
di essere rieducati poiché sono una "tabula rasa sulla quale scrivere le nuove regole
sociali.Il regime di Pol Pot i legami familiari vengono spezzati per essere sostituiti con i
legami che si stabiliscono tra i membri dell'organizzazione.
Il sovvertimento delle gerarchie di status si riflette anche in ambito coreutico: gli
anziani maestri non sono più i depositari di un sapere da apprendere con costanza e
rispetto ma solo i superstiti di un mondo da cancellare. La danza classica Khmer, con
il suo repertorio di narrazioni mitologiche, la cui tecnica richiede un lungo
apprendistato, viene bandita. Gli artisti vengono perseguitati in quanto esponenti di
un passato che va annientato per poter dare inizio al nuovo governo rivoluzionario.
I danzatori classici ci sono un obiettivo specifico delle epurazioni poiché gli viene
imputato uno stretto legame con la corte ed i precedenti governi.
L'unica testimonianza è quella di May, una delle poche danzatrici superstiti.
Amitav Ghosh, uno dei coreografi più famosi del paese, grazie alla sua abilità di mimo
fa credere ai funzionari di essere un pazzo analfabeta. Il danzatore Bun invece dopo
aver confessato in prigione di esserlo, viene mantenuto in vita di nascosto: questa
differenziazione del chi uccidere e chi non uccidere rendeva la popolazione totalmente
vulnerabile al nuovo regime.
Tutte le forme di danza conosciute sino ad allora e tutte le canzoni pre-rivoluzionarie
vengono proibite ma nuove forme coreutiche vengono sviluppate per essere utilizzate
per la propaganda.
Le canzoni rivoluzionarie utilizzano melodie tradizionali, con testi completamente
sostituiti; le nuove danze hanno un carattere descrittivo e trattano temi sociali e
militari: se il testo della canzone fa riferimento alla bellezza del lavoro agricolo, ad
esempio, i danzatori hanno pale e zappe, se al lavoro industriale, hanno una chiave
inglese.
Considerati i potenti strumenti di indottrinamento, musica e danza vengono insegnate
soprattutto i bambini, ritenuti la parte della popolazione più plasmabile immobile reali.
Gli spettacoli organizzati al termine di incontri politici o in occasione di ricorrenze,
prevedono la partecipazione di tutti. I lavoratori sono obbligati ad assistere.
Alla caduta del regime di Pol Pot, la danza classica Khmer assurge a simbolo di tutto
ciò che è stato perduto e gli artisti sono visti come degli emblemi della nazione
cambogiana pre-rivoluzionaria. Con i pochi mezzi a disposizione, i danzatori
sopravvissuti tentano di ricostruire il repertorio delle danze classiche Khmer.
Solo nel 1981, la musica e la danza classica cambogiana tornano in scena.
3. Le danze del Fronte popolare eritreo
“Nove etnie che combattono per lo stesso obiettivo sono unite dalla danza e dalla musica per lo stesso obiettivo quindi (la musica) era
anche espressione di unità nazionale”
Le parole di Tadesse Tekle riassumono il ruolo avuto dalla musica e dalla danza nella
guerra in Eritrea, che si concluse nel maggio 1991 con il raggiungimento
dell'indipendenza. Il nazionalismo eritreo sottolinea l'esistenza di una nazione
multietnica unificata da esperienze storiche condivise, ovvero il colonialismo italiano e
la lotta contro l'Etiopia. La musica e la danza, che attingono dai diversi repertori,
divengono il simbolo di un'identità nazionale che integra in modo armonico realtà
diverse, ognuna delle quali conserva la sua specificità