Anteprima
Vedrai una selezione di 13 pagine su 59
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 1 Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 2
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 6
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 11
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 16
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 21
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 26
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 31
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 36
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 41
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 46
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 51
Anteprima di 13 pagg. su 59.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Antropologia culturale, prof. D'Onofrio, libro consigliato I fluidi di Aristotele Pag. 56
1 su 59
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

IL MIRACOLO DEL SANGUE: SAN GENNARO DI NAPOLI

«Tutti e due insieme: San Gennaro!

Troisi: No, te lo ripeto, vedi che l’hai capito, hai visto che sono arrivato prima io, non è così? Si

sono il primo…

Arena: Ma vedi se mi fa parlare.

Troisi: Io lo faccio parlare, questo non mi riguarda san Gennaro…

Si, solo, io non vorrei che per il fatto che perdi tutto questo sangue, tutti gli anni, per fare il

miracolo, tu abbia… un po’ di anemia, qualcosa… cominci a scambiare un viso per un altro…

42

quindi, guarda bene, san Gennaro… lui ha la barba, è piccolo…» .

«È sangue e non è acqua, è sangue e non è acqua

Faccia gialla Squaglialo, fallo fallo questo miracolo 43

Faccia gialla Squaglialo, fallo fallo per questo popolo.»

La sostanza del miracolo

Abbiamo studiato fin qui le espressioni rilevanti della manipolazione del latte, del sangue e dello

sperma nell’orizzonte cristiano. Nel capitolo che segue, studieremo qualche rituale a cui queste

rappresentazioni danno luogo, da un lato misurando le loro differenze in rapporto ai contesti

culturali nei quali esse appaiono, dall’altro cercando di cogliere le invarianti che mobilitano il loro

40 Questo sembra valere più per le ossa che per il pelo o i capelli. Per la Grecia e la Roma antica, in cui in effetto il

capello è concepito come una materia concreta della psukhe, a cui si deve il resoconto più completo del valore

simbolico dei fluidi e dei peli nel mondo antico. Sulla continuità tra il respiro, l’anima e lo sperma nel pensiero cristiano

e nell’opere di qualche autore della Grecia antica, ed in particolare ne La natura delle ossa di Ippocrate.

41 In psicoterapia, la scarica emozionale attraverso la quale un soggetto si libera di un trauma antico i cui termini

essenziali sono rimasti inconsci.

42 Massimo Troisi e Lello Arena, Il miracolo di San Gennaro, rappresentazione comica.

43 Enzo Avitabile, Faccia gialla Squaglialo, canzone, in John Turturro, Passione.

21

ancoraggio nei corpi. E questo, non solo nel corpo degli uomini, ma anche in quello di figure divine

(rilevante quindi il mio) che mettono simbolicamente in scena.

In certe regioni dell’area romana, di un santo che non vuole fare i miracoli, si dice, in maniera

proverbiale, ch’egli non suda (un è ssantu chi ssura, si dice per esempio in Sicilia). Il santo in

questione qui, san Gennaro di Napoli, non è un santo che suda, ma che accorda tuttavia il segno

della sua benevolenza per mezzo di un altro liquido corporeo, il sangue, e notoriamente quando

questo, conservato allo stato solido nella più grande di due ampolle (a sezione ellittica), si liquefa.

Addentriamoci nella descrizione del miracolo datone da Alexandre Dumas padre (1984) che vi ha

assistito nel 1835. Nessuno meglio di lui si è reso conto dell’atmosfera dell’evento:

«Poco più di un’ora trascorse nell’attesa, senza che il miracolo si sia compiuto. In quest’ora, la folla

era molto tranquilla; ma c’era la calma che precede la tempesta. Presto, i rumori ricominciarono, le

urla si fecero sentire di nuovo, alcuni clamori selvaggi e isolati scoppiarono. Infine, crisi

tumultuose, vocii, urla, rumori, si fusero in un ruggito universale di cui nulla può dare l’idea […]

A quel punto le parenti di san Gennaro si mescolarono alla parte: c’era qualcosa di rivoltante che

queste venti o trenta megere strappando i loro cappelli per la rabbia, minacciando san Gennaro con

il pugno, inveendo contro i loro parenti con tutta la forza nei loro polmoni, urlando le più grosse

ingiurie, vociando le più terribili minacce, insultando il santo sul suo altare come una plebaglia

ebbra avrebbe fatto con un parricida sul patibolo. In mezzo a questo sabba infernale, tutt’insieme il

prete eleva in aria l’ampolla, urlando: – Gloria a san Gennaro, il miracolo è compiuto! Assistiamo

tutti al cambiamento. Alcuni si gettano a faccia per terra.

Alle ingiurie, ai vocii, alle crisi, ai clamori, ai ruggiti, succedono gemiti, reclami, pianti, singhiozzi.

Tutta questa plebaglia, impazzisce di gioia, si rotolava, si rialzava, si abbracciava, piangendo:

miracolo! miracolo! E chiedeva perdono a san Gennaro, agitando i propri fazzoletti zuppi di

lacrime, per gli eccessi a cui si erano lasciati andare al suo cospetto.

Allo stesso istante, i musicisti cominciarono a suonare e cantare il Te Deum, mentre un colpo di

cannone sparato al forte sant’Elmo, e il cui rumore veniva udito fino alla chiesa, annunciava alla

città ed al mondo, urbi et orbi, che il miracolo era avvenuto.

La folla si precipita verso l’altare, noi come gli altri. Così che la prima volta, si dia un bacio

all’ampolla; ma, da perfettamente coagulato che esso era all’inizio, il sangue ora era perfettamente

liquido. È in questa liquefazione, come abbiamo detto, che consiste il miracolo.»

Si tratta quindi del miracolo di san Gennaro, un «fatto mirabolante» secondo la Chiesa, che si tenta

di provocare almeno tre volte all’anno, a Napoli, e di cui solo alcune caratteristiche erano state

colte, fino ad epoca recente, come segno di eventuale prosperità. Per esempio, non bastava che il

sangue si liquefacesse, bisognava anche che il processo fosse rapido. Così, dopo tre ore o più, il

miracolo era considerato non favorevole, e si pensava ch’era meglio che il sangue rimanesse allo

stato solido.

La meccanica dei fluidi integra quindi la dimensione temporale, e questo è di differenti tipi, come si

vedrà.

Altri segni della prodigiosa liquefazione, riguardanti lo stato ed il colore del sangue, danno luogo ad

un vasto ventaglio di pronostici, nelle tre occasioni canoniche nel corso delle quali il miracolo

avviene: innanzitutto, il sabato che precede la prima domenica di maggio e durante gli otto giorni

seguenti, in memoria della prima traslazione del corpo (o delle reliquie) di san Gennaro, nella

sepoltura nel territorio dell’attuale paese di Fuorigrotta nella catacomba napoletana. Poi il 19

settembre, anniversario del martirio e dies natalis del santo. Infine il 16 dicembre, durante la festa

creata in ricordo del terremoto e dell’eruzione del Vesuvio del 1631. Lo storico Giulio C. Capaccio

aggiunge nel XVII secolo una quarta data.

Dal punto di vista scientifico, la questione riguardante il problema della ri-coagulazione del sangue,

è risolta, infatti raramente viene considerata nelle polemiche attorno al miracolo – questo obbligo

collettivo è altrove significativo anche per una certa dimensione psicologica del fenomeno, come se

fosse evidente che questo umore divino ritorni alla sua condizione fisica iniziale: allo stato solido.

Riprodotto in laboratorio da Garlaschelli, Ramaccini e Della Sala, che hanno pubblicato i risultati

nel 1991 nella rivista Nature, il fenomeno della tissotropia spiega il miracolo di san Gennaro a

partire da una proprietà chimica di alcuni elementi, tra i quali il cloruro di ferro sotto forma di

molisite facilmente reperibile sulle pendenze del Vesuvio. L’unione di questi elementi produce un

22

fluido se sottoposto ad un’azione meccanica, come dei leggeri scuotimenti o delle vibrazioni, se

questo non è nuovamente turbato (come succede nei periodi di chiusura del Duomo) ritorna allo

stato solido. L’esperimento dei tre scienziati modifica la posta in gioco del dibattito. La possibile

riproduzione del miracolo – dall’epoca della sua apparizione, fortemente marcata dall’alchimia e

dalla presenza di molti miracoli dello stesso genere – priva di tutti i sensi la condizione di

«inspiegabilità scientifica» per la quale la Chiesa legittima il fatto mirabolante riconducendolo al

mistero. Ora, la Chiesa, prudentemente, non ha mai accordato a questi avvenimenti lo statuto del

miracolo, tuttavia per soddisfare la «devozione popolare» ed il potere che ne derivano, si è posta al

cuore delle cerimonie che periodicamente lo rinnovano e alle quali gli uomini delle istituzioni,

quale che sia il colore politico, non mancano di assicurare la loro presenza.

Il sangue messo in scena

La realtà del miracolo trascende il piano religioso o scientifico, poiché la «densità specifica

dell’avvenimento», per riprendere le parole di Marino Niola, «è di ordine simbolico». In effetti è

questo il discorso rituale e l’apparato mitologico che bisogna prendere in considerazione, se si vuole

comprendere la logica che regola questa messa in scena.

La tradizione vuole che il sangue sia stato prelevato dal corpo del santo dalla sua nutrice Eusebia al

momento della decapitazione all’inizio del IV secolo d.C., all’epoca della persecuzione di

Diocleziano. Questo sangue può passare dalla forma solida alla forma liquida soltanto alla vista

delle reliquie della testa di san Gennaro conservate nel suo busto-reliquario, questo è ciò che sembra

essere successo la prima volta ad Eusebia e che non è sfuggito ad Alexandre Dumas. Per i

napoletani, la testa del santo è indissociabile dal suo sangue: segno tangibile di una relazione

dialogica, è che essa è sempre presente al momento della liquefazione, evocando così l’universo del

miracolo sottolineato dal martirio. Questo busto reliquario, a cui tutto il mondo si rivolge, è al cuore

dei differenti codici: verbale, cromatico e degli umori che il rito mettere ammirabilmente in scena.

In seguito ai lavori di Jean-Claude Schimitt e di quelli di Georges Didi-Huberman, Pierre-Olivier

Dittmar (sembra) ha concentrato l’attenzione sull’importanza dei reliquari in merito al «desiderio di

visione» delle reliquie che gli si riferiscono. Questo aspetto non è al centro della nostra riflessione,

ma permette di sottolineare la complessità del dispositivo legando, attraverso un sottile gioco di

svelamento e occultamento, il sangue contenuto nelle ampolle e le reliquie della testa conservata nel

44

busto-reliquario – ciò che fa pensare ai rituali di «cruentazione » del Medioevo.

Insieme, la testa ed il sangue raddoppiano il valore metonimico che gli si accorda separatamente: la

prima, in rapporto al corpo, il secondo come sostanza ad alto valore simbolico che vale per tutti i

fluidi. Il sangue, in particolare, non solo alimenta le metafore della discendenza agnatica («sono il

sangue del mio sangue», si dice quasi ovunque in Europa dei propri figli), ma indica anche la

sostanza che «regola» la fecondità femminile (lu sangu) e la cui «scomparsa», da un lato indica una

possibile gravidanza, dall’altra, coincide per un certo periodo con la presenza del latte. Il valore

simbolico della testa sulle spalle è ben conosciuta.

La procedura rituale è perfettamente coincidente al mito.

Dettagli
A.A. 2016-2017
59 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gdilorenzo1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof D'Onofrio Salvatore.