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LA PARENTELA
Le relazioni di parentela sono relazioni biologicamente e socialmente stabilite che incidono molto sugli ess
umani; possono esserci per legami di sangue o per via matrimoniale. Sono rapporti che regolano le idee
sulla riproduzione, sull’accoppiamento e sulle relazioni sociali di individui e gruppi. I gruppi più primitivi si
son formati partendo dai consanguinei, poi con l’allargamento del gruppo si posero delle regole. Si
cominciò col tempo a definire l’identità di un gruppo con il principio della “discendenza” da un antenato
comune.
La discendenza può avere diversi tipi:
- patrilineare = individui con stesso discendente maschile
- matrilineare = stessa discendenza da un individuo femminile
- cognatica = discendenza sia da indi maschili che femminili
Chi ha “doppia” discendenza può avere padre da una discendenza patri e madre matrilineare; le nostre
sono “società bilaterali” senza gruppi di discendenza.
I gruppi corporati sono quelli fondati sul principio di discendenza che condividono diritti, privilegi e forme di
cooperazione, per ess tale un gruppo deve avere membri che rispettano queste condizioni.
I lignaggi sono gruppi corporati con membri che possono tracciare una comune discendenza da un
determinato individuo.
I clan sono quei gruppi di discendenza in cui non si può ricostruire il lignaggio ma che hanno cmnq un
sentimento di appartenenza ad una discendenza comune (per es da una figura mitica).
I parenti di un individuo (Ego) con cui intrattiene relazioni sono il “Parentado” che ha un peso sociale
notevole per quell’individuo.
Anche i conc di “residenza” e “vicinato” hanno rilevanza per i rapporti con membri del proprio gruppo:
gruppi di discendenza dello stesso territorio si sentono più coesi e quando si disperdono i gruppi possono
perdere il senso della comune appartenenza , così il vicinato può diventare più impo di alcuni legami di
parentela.
Col matrimonio si acquisiscono altri legami parentali di “affinità” e queste alleanze dipendono dal tipo di
matrimonio: monogamico, poligamico e poliandrico (una donna con più uomini).
Ci sono molte forme di matrimoni rituali che regolano norme sociali per controllo della procreazione e della
linea di sangue oltre che per ragioni rituali. Per es in Sudan c’è il “matrimonio col fantasma” che procura a
un uomo dei figli anche qualora egli muoia prima di averne fatti, quindi un uomo del gruppo di discendenza
del defunto si sposa con una donna a nome dello scomparso perché nascano figli da tale unione che
possano ess attribuiti al morto; o anche il “matrimonio tra donne” in Nigeria dove se la donna è sterile può
sposarsi con un’altra che poi farà un figlio con un uomo scelto dal “marito-donna” che sarà attribuito ad
essa, così anche per gli uomini sterili che autorizzano all’adulterio la moglie per ottenere un figlio che sarà
poi suo.
Ci sono poi i matrimoni all’interno del gruppo o all’esterno: “endogamia” (stesso lignaggio) ed “esogamia”.
L’incesto è proibito in tutte le culture, in quanto si tratta di matrimoni con membri di parentela stretta ,
perciò è un atto che viene punito anche legalmente. Gli individui “vietati” per un matrimonio possono
variare da popolo a popolo, chi si ferma ai fratelli chi ai cugini di primo grado, chi anche figli adottivi, chi
altri individui del proprio gruppo anche se non parenti.
I cugini possono essere “incrociati” o “paralleli”: i primi sono figli e figlie di fratelli di diverso sesso ( Gilberto,
perché figli della sorella del papà), i secondi figli di fratelli di stesso sesso ( perché
Valentina Stefano e Andrea
figli del fratello di papà).
Ci sono sistemi di scambio matrimoniale “elementari” che indicano alcuni individui con cui sposarsi (quelli
“complessi” indicano solo con chi non si può): per es lo scambio di donne di alcuni gruppi che si fondano sul
principio di reciprocità.
Le terminologie di parentela sono impo per indicare le relazioni trai parenti:
- I 3 assunti di Morgan descrivono come i termini di parentela siano legati da elementi logici assoluti: 1)
ogni termine dato ad un parente corrisponde ad un altro (padre – figlio, nonno – nipote); 2) ci sono sei
sistemi terminologici di parentela; 3) sistemi molto diversi possono trovarsi in regioni geograficamente
vicine o termini simili sono presenti in luoghi distanti e diversi.
I sistemi terminologici di parentela sono 6 ma raggruppabili in 3 categorie:
i sistemi “non lineari” o “bilaterali” sono l’eschimese in cui si dà stessa importanza a parenti da parte di
madre e di padre, e l’hawaiano dove si tiene conto solo della generazione e del sesso (no padre-zio ma
padre1-padre2, no cugini ma fratelli, no nipoti ma figli);
i sistemi “lineari” distinguono i cugini incrociati da quelli paralleli e quelli da parte di padre da quelli da
parte di madre (biforcazione) quindi riguarda gruppi a discendenza unilineare (solo patri o
matrilineari), perciò si fondono parenti di stesso sesso e stessa discendenza, come l’irochese l’erow e
l’omaha;
i sistemi “descrittivi” usano un termine differenti per ogni parente (i sudanesi).
- Gli 8 principi di Kroeber indicano termini usati sempre meno frequentemente (dal 1 al 8) nelle culture per
descrivere e classificare i parenti.
La parentela dunque ha un importante ruolo nella pratica sociale, infatti i parenti non sono solo le diverse
persone legate tra loro dal sangue e che distinguiamo con termini diversi, ma sono individui con cui si ci
relaziona, si intraprendono iniziative economiche, svolgono riti, gestiscono anche vite politiche e religiose di
alcuni paesi. Ciò dipende dal tipo di società parentale:
- nelle patrilineari funziona con “gruppi corporati” che gestiscono le risorse collettivamente, e comprende
“controlli di progenie” per mantenere continuità di maschi nelle successive generazioni, ma anche
“poliandrie adelfiche” ( condivisione tra fratelli di un’unica moglie così da condividere anche il terreno tra di loro che
) e “compensazioni matrimoniali” (
poi passerà ai figli che si divideranno a loro volta una moglie sola beni che il
)
gruppo dello sposo cede al gruppo della sposa per acquisire diritti sulla prole ma non sulla sposa
- nei matrilineari il potere è sempre in mano agli uomini ma la discendenza è femminile, cioè l’autorità
passa dal fratello di una donna al figlio di quella donna; impo è il rapporto di “avuncolato” cioè tra zio
materno e nipote (isole Torbriand) che provvede al sostentamento della famiglia della sorella e trasmette al
nipote beni e conoscenze oltre che eventuali cariche politiche e rituali (se non si riesce si passa ai figli della
cugina).
- nelle discendenze cognatiche (tracciare discendenza da antenati sia maschi che femmine) si fondano su
“gruppi di discendenza corporati” dove ci sono diversi criteri di reclutamento in base all’obiettivo
(organizzazione della produzione, formazione di nuclei di residenza, caccia, riti…).
DIMENSIONE RELIGIOSA e RITI
La religione possiede per noi un significato scontato, un complesso di credenze che si fondano da un lato
sui dogmi e dall’altro sui riti che hanno scopo di avvicinare i fedeli a entità soprannaturali, atti coordinati da
“specialisti” (sacerdoti) e svolti in luoghi specifici (chiese, templi). Tutto ciò non è presente
contemporaneamente nei diversi popoli che possono comprendere o solo un dio senza riti, o più dei senza
sacerdoti. C’è chi pensa che le religioni siano diverse e che vediamo delle gerarchie e un rapporto tra
autorità e potere solo perché riportiamo la nostra idea negli altri, per altri studiosi invece non si può
sostenere l’esistenza di una religione senza considerare la presenza di autorità che facciano discorsi su ciò
che è “vero”.
Per studiare l’intera “esperienza religiosa” bisogna unire l’aspetto istituzionale (credenze, riti, dèi) a quelli
motivazionali (cosa spinge gli uomini a credere). In quest’ottica la religione è un complesso di pratiche (riti)
e rappresentazioni (credenze) che riguardano i fini di una società di cui è garante una forza superiore; si
toccano così la dimensione del “significato” (valori che esprimono i fini di una società) e il “potere” (l’idea
che ci sia qualcuno a stabilire quali siano questi valori) che si manifesta tramite rappresentanti umani.
La religione ha una “funzione integrativa” (compito di spiegare l’importanza dei valori) e una “funzione
protettiva” (mette al riparo gli individui dalle ansie e dalle insicurezze della vita); quest’ultima si esplica con
i simboli (oggetti e luoghi che veicolano concetti che costituiscono i significati), i miti (racconti che
organizzano i concetti-simboli in discorsi dotati di coerenza) e i riti (azioni che mettono in scena i concetti e
li rappresentano).
L’antropologia studia la religione in 2 prospettive: la prima è “intellettualista” ed esamina la religione come
frutto della riflessione umana sul mondo circostante (per Taylor partì dall’animismo con l’idea di spiriti che
nell’uomo formano l’anima e che dopo la morte ritornano ad essere spirito, poi si passò al concetto di
divinità); la seconda è “sociologica” che parte da premesse opposte alla prima, infatti Smith vedeva la
religione come un fattore socialmente coesivo (i riti erano un metodo di affermare la propria appartenenza
alla stessa comunità e i sacrifici per la benevolenza della divinità rinsaldano la comunione), Durkheim pensò
poi che la religione era la proiezione della società stessa con riti e principi che si imponevano sugli individui.
I Tipi di culto sono stati divisi da Wallace in diverse tipologie:
- i culti individuali sono quelli praticati dal singolo individuo (preghiere, offerte) ma sempre all’interno di un
codice religioso culturalmente e socialmente condiviso (un cristiano che si rivolge a un santo).
- i culti sciamanici prevedono delle opere eseguite dagli “sciamani”, personaggi che hanno facoltà di avere
visioni del mondo soprannaturale, termine poi esteso a tutti gli individui a cui si attribuiscono facoltà
analoghe.
- i culti comunitari sono pratiche che prevedono la partecipazione di individui organizzati in base all’età,
sesso, funzione, ecc… che si riuniscono temporaneamente per fini terapeutici (come l