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LA BIOMEDICINA

Gli studi antropologici elaborano un modello di "sistema culturale biomedico", che si basa su alcuni concetti fondamentali che caratterizzano l'ideologia scientifica della biomedicina:

Piano storico culturale:

  • La medicina ufficiale si considera come erede di una grande tradizione di pensiero (storia della medicina) che accompagna l'intera storia delle idee occidentali;

Aspetto scientifico:

  • Adesione a un modello di razionalità basato sul metodo sperimentale e su un approccio quantitativo ai problemi della fisiologia e persino della psicologia.

Piano socio-istituzionale:

  • È riconosciuta come unico/prevalente sistema medico in gran parte degli Stati moderni, e non solo quelli occidentali (cosmopolita).

Piano teoretico:

  • Peculiare concezione del corpo, della psiche umana e degli stati di salute e malattia. La medicina si caratterizza per il tendenziale riduzionismo biologico e chimico-fisico, per il dualismo mente-corpo. Inoltre la

Rappresentazione delle malattie come entità reali vi è solo quando possono essere osservate e misurate oggettivamente, in condizioni di controllo sperimentale (es. analisi del sangue).

Piano delle procedure: l'impiego di metodi diagnostici ad alto contenuto tecnologico. A livello terapeutico vi è un largo uso di farmaci prodotti chimicamente e di raffinate tecniche chirurgiche, ricovero ospedaliero.

In base a tutti questi aspetti, l'antropologia medica ha parlato a lungo della biomedicina come un sistema medico occidentale = insieme dei saperi, delle rappresentazioni, delle pratiche e delle risorse, le relazioni sociali, gli assetti organizzativi e normativi, le professionalità e le forme di trasmissione delle competenze finalizzate in un determinato contesto storico sociale a prevenire, interpretare, fronteggiare la malattia.

È un insieme strutturato in una complessità organizzata, in un sistema funzionale ed omogeneo.

ISTITUZIONE:

Serie di norme sul funzionamento del sistema, sui ruoli del personale, codificazione del sapere e strutture di trasmissione del sapere. Si distingue all'esterno da "altri sistemi medici" non occidentali, all'interno da medicine "altre", popolari o alternative.

SISTEMA MEDICO = qualunque insieme di concettualizzazione e di pratiche, comunque sia esso organizzato, attraverso cui un dato gruppo umano pensa, previene e fronteggia gli eventi che considera come patologici (Schirripa, 2012).

Deborah Gordon (1988) critica la medicina occidentale, poiché portava all'emarginazione di qualsiasi altra forma di cura e prevenzione al di fuori dell'istituzione della medicina. Inoltre, mostra come la biomedicina si rappresenti attraverso un'identificazione con razionalità e verità, che si basa su una tradizione filosofica come quella della separazione tra corpo e mente.

Nelle analisi culturaliste, invece, la biomedicina era proprio un

Sistema di credenze e valori spesso irrazionali; ciò emerge guardando al fatto che le verità di alcune epoche venissero considerate superstizioni - in epoche successive le pratiche biomediche (prodotto culturale) come:

  • La pratica della isterectomia, cioè l'asportazione dell'utero, veniva adottata a lungo per curare l'isteria (ora malattia inesistente, comportamenti al di fuori della norma, malesseri, depressioni). Quando le donne con l'isteria venivano "curate" o dandole in sposa, oppure, se esse già sposate, veniva asportato l'utero, oppure manicomio. È passata da verità scientifica a superstizione.
  • Operazioni chirurgiche subite da generazioni di bambini nel '900: asportazione di tonsille, adenoidi, appendice, considerate come organi inutili e dannosi.
  • Circoncisione nei maschi.

Secondo Gordon, il riduzionismo biologico (considerare l'essere umano esclusivamente dal punto di vista biologico).

è una prospettiva culturale, teorica e politica. In tal senso, la biomedicina viene considerata come un insieme di pratiche e saperi diversificati, fondati su una cosmologia (ordinamento del mondo), su una ontologia (concetti relativi alla realtà e all’essere) e su una epistemologia. Gordon definisce questa struttura ideologica come l’occidentalismo della biomedicina, cioè la biomedicina rivendica l’autonomia della natura su società e cultura, basandosi su dicotomie che occultano tutto ciò che non è biologico. L’idea di cultura della biomedicina si è rilevata poco efficace per comprendere le azioni reali delle persone che ne abilitano il sistema. Così l’antropologia ha abbandonato l’immagine della medicina occidentale come sistema culturale, unitario, funzionale e omogeneo, introducendo il concetto di CAMPO BIOMEDICO costituito da diversi soggetti (medici, pazienti, parenti dei pazienti, infermieri),

SETTORE FOLKLORISTICO = comprende le pratiche e le credenze che non appartengono né al settore popolare né al settore professionale, ma che sono presenti nella cultura di una determinata comunità. Secondo Kleinman, i pazienti utilizzano queste risorse terapeutiche in modo diverso a seconda del contesto culturale in cui si trovano. Ad esempio, nel settore popolare possono essere utilizzate pratiche tradizionali come l'uso di erbe medicinali o la consultazione di guaritori locali. Nel settore professionale, invece, vengono utilizzate le cure prescritte dai medici e i trattamenti disponibili nella medicina istituzionalizzata. Nel settore folkloristico, invece, possono essere presenti pratiche e credenze che non hanno una base scientifica, ma che sono comunque considerate valide dalla comunità. Questo approccio di Kleinman mette in evidenza come la cura della salute non sia solo una questione di conoscenze scientifiche, ma anche di pratiche culturali e di negoziazione tra i diversi attori sociali. La biomedicina, quindi, non può essere considerata come l'unico sistema terapeutico valido, ma deve essere vista come una delle tante risorse terapeutiche presenti in una determinata comunità.

SETTORE FOLK

Da noi chiamato "medicina popolare", in cui vengono comprese le pratiche di quanti svolgono un'attività terapeutica, a partire da un sapere che non è diffuso, che non godono di riconoscimenti istituzionali (es. stregoni). Spesso vengono adottate in contemporanea alle cure date da un medico.

PRATICHE CULTURALI

Con la crisi del concetto di "sistema medico" e di "sistema culturale" emergono diversi aspetti:

  • Non esistono solo le medicine cosmopolite occidentali, ma anche altre, come la tradizionale cinese;
  • Pluralismo di risorse mediche e confluenza/sincretismi tra tradizioni terapeutiche differenti;
  • Quando si parla di terapie tradizionali non troviamo sistematicità;
  • Mancanza interna e di sistematicità anche della medicina occidentale;
  • PLURALISMO MEDICO = la convivenza, in una data società, di più sistemi di assistenza sanitaria o l'integrazione di sistemi terapeutici locali nella

pratica biomedica (es. agopuntura in America).- PLURALITA' DELLE BIOMEDICINE = La diversità della biomedicina nei vari contesti nazionali può essere dovuta non a differenze culturali, ma a disuguaglianze sociali.

SAPERE MEDICO E MEDICALIZZAZIONE

Il sapere medico disciplina il corpo e i comportamenti, quindi esercita un potere sui corpi e sui soggetti dando regole di vita.

La medicalizzazione è il processo attraverso cui tutta una serie di pratiche e atteggiamento della vita quotidiana, e non solo, sono ricompresi entro il sapere medico (Schirripa, 2012). E' l'attribuzione di connotati medico-sanitari a un evento o a un problema, per cui si ritiene necessario un trattamento medico. Inoltre, delle volte si tende a trasformare un problema pratico, sociale, politico in un problema medico.

Esempio: la medicalizzazione della povertà, si sta intervenendo in zone del mondo segnate dalla povertà in modo medico, cioè curare la miseria e

Povertà attraverso un apporto di tipo sanitario (es. integratori alimentari). I medici che intervengono sul campo hanno l'illusione di risolvere il problema, quando in realtà lo si tampona in maniera temporanea, poiché si stanno curando gli effetti e non le cause (le persone hanno bisogno di tre pasti al giorno, non di medicine). La povertà è un problema derivante dalla distribuzione delle risorse alimentari.

SISTEMI MEDICI E DIMENSIONE POLITICA

Le possibilità di cura dipendono da vari fattori:

  • Condizioni strutturali: condizioni economiche del Paese nel quale si vive e rapporti fra un Paese e gli altri;
  • Status socio-economico del soggetto: se si appartiene a una classe elevata, si fa una visita privata, il povero interverrà tardi quando ci sono meno possibilità di fronteggiare una malattia;
  • Rete di relazioni sociali: quando una persona si ammala, a seconda delle relazioni sociali strette, si trovano aiuti e supporti in maniera differente.

Maggiori sono i collegamenti, maggiori sono i confronti di cura. Riguardano sia il soggetto sofferente sia l'ambito medico.

Per quanto riguarda la legittimazione dell'azione dei terapeuti (= tutti coloro che intervengono su un sofferente), chi cura è investito di questo ruolo dal gruppo; questo comporta una diversità di potere tra un paziente e il medico. La legittimazione è costruita socialmente e politicamente.

La gestione collettiva della malattia riguarda il fatto che tutte le malattie hanno un aspetto individuale e un aspetto sociale, come la malattia viene identificata e come il sofferente viene visto dagli altri. La società interviene sempre per far fronte alla malattia:

  • Cercando di evitarla (prevenzione, cura), dato che può essere un precursore della morte;
  • Dandosi una spiegazione e un senso rispetto al processo in atto (eziologia, nosologia).

L'invenzione della medicina popolare

Giuseppe Pitré era un medico etnografo

Pitrè è palermitano e fondatore della demopsicologia, il primo insegnamento universitario in Italia dedicato al folklore (1910), poi diventa "Storia delle tradizioni popolari". La demopsicologia (psicologia del popolo) studia la vita morale e materiale dei popoli civili, dei non civili e dei selvaggi. Questa vita è documentata dai diversi generi di tradizioni orali ed oggettive. Inoltre, Pitrè pubblicò "Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane", una raccolta, in stile positivista, di tradizioni orali e di usi e costumi, quali canti e poesie popolari, fiabe, proverbi, feste e spettacoli, giochi, medicina popolare.

Il termine medicina popolare è stato coniato da GIUSEPPE PITRÈ nel 1896, con la quale si designava l'insieme delle rappresentazioni sul corpo, salute e malattia elaborate dalle classi popolari europee. La nozione di medicina popolare riflette anche una complessa dinamica storica di convivenze e conflitti tra forze che

alute è un tema di fondamentale importanza nella società contemporanea. La medicalizzazione, intesa come l'espansione del campo medico nella vita quotidiana, ha avuto un impatto significativo sulle politiche sanitarie e sulle dinamiche sociali. I soggetti coinvolti in questo processo sono molteplici: da un lato, ci sono gli attori istituzionali, come il governo e le autorità sanitarie, che definiscono le politiche e le normative in materia di salute. Dall'altro lato, ci sono i cittadini, che sono i destinatari delle politiche sanitarie e che possono essere influenzati dalle pratiche mediche. Il discorso sulla salute è quindi un terreno di confronto e negoziazione tra diversi attori sociali. Le decisioni prese in questo ambito hanno un impatto diretto sulla vita delle persone e sulla società nel suo complesso. È importante quindi analizzare criticamente il discorso sulla salute e la medicalizzazione, al fine di comprendere le dinamiche di potere e le implicazioni sociali che ne derivano. Solo attraverso una riflessione critica possiamo promuovere politiche sanitarie più equilibrate e garantire una migliore qualità della vita per tutti.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
22 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria2001b di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Cossu Tatiana.