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Riassunto esame Antropologia culturale, prof. Boros, libro consigliato Oltre l'isola, Boros Pag. 1
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Estratto del documento

Il Tibisco, secondo fiume ungherese, determina da sempre tempi ritmi e possibilità di sopravviven-

za in questa zona. Le sue varie variazioni di portata danno vita ogni anno ad un minimo di tre pini

e primaverili, estiva, autunnale.

Ognuna delle piene può mettere a repentaglio l'agricoltura è l'attività economica fondamentale del-

la zona.

Anche la sopravvivenza della comunità può essere messa in pericolo dall'ondata di piena. Essa

dipende dalla tenuta delle dighe un sistema di argini in terra battuta costituiti da terrapieni altri cir-

ca 5 m.

Il Szamos È il secondo film della zona, è un affluente del the disco nel quale versa le acque del

bacino di raccolta rumeno anche le sue variazioni di portata sono rilevanti.

Il tur ed il kraszna sono corsi d'acqua minori ma contribuiscono ugualmente mettere sotto stress il

territorio a causa della loro importante interazione con le piene del Tibisco del quale sono affluenti.

L’aspetto ideologico del szatmar, dunque, Per secoli ha reso la zona poco ospitale difficile da rag-

giungere, ostacolato lo sviluppo sociale, economico e culturale omogeneo rispetto al resto del

paese.

Naturalmente l'inospitalità del luogo deve aver offerto qualche vantaggio il tempo in cui si formaro-

no i primi stanziamenti umani di rilievo. La difficoltà di raggiungere la zona e di circolare suo inter-

no, la scarsa appetibilità del territorio, devono essere parsi diverse popolazioni indice di sicurezza

rispetto ai possibili attacchi di eventuali nemici. I gruppi di popolazioni che si succedettero su que-

sto territorio giunsero prevalentemente dei Balcani, fino all'arrivo delle tribù iraniche e le loro tracce

si limitano in genere alle tombe e allora contenuto di suppellettili.

La nascita di un'entità nazionale segnò un punto di svolta Per tutto il territorio di lingua inglese.

Dopo il Honfoglalas molti furono i cambiamenti che movimentano il territorio, sia in senso sociale

sia in senso culturale, ma esercitarono effetti positivi contenuti sull'area del szarmar, fatta eccezio-

ne per gli insediamenti più grandi.

Anche i valori di bonifica della grande palude di Ecsed ed e quelli di regolamentazione delle acque

dei fiumi.

Le bonifiche sconvolsero completamente l'ambiente e forzarono la popolazione locale a cambiare

radicalmente la propria esistenza basti pensare che un'attività importante per la zona come la pe-

sca praticamente scomparve. In un certo senso un ulteriore radicale cambiamento dell'ambiente

culturale sociale fu determinato dalla conclusione della prima guerra mondiale. Più del 70% del

territorio fu suddiviso fra l'unione sovietica e la Romania.

Con l'avvento della dittatura fascista campeggiato dell'ammiraglio Horthy le già precarie condizioni

di vita della popolazione si aggravarono ulteriormente. Dopo la guerra l'intera nazione riprese len-

tamente a vivere ed entrò nell'orbita politica dell'unione sovietica. L'agricoltura e l'allevamento era-

no i due pilastri economici della regione che occupavano praticamente il 70% della popolazione

attiva mentre il comparto industriale era poco sviluppato.

Per il Szatmar dal 1990 ad oggi vi è stato un drastico peggioramento delle qualità della vita in tutti i

suoi settori senza alcuna esclusione. In questo contesto culturale sociale d'economico si colloca

Szarmarceseke, la località della quale si è svolto il nostro lavoro di ricerca.

La comunità di Cseke È situata sul versante meridionale del Tibisco, a circa 100 m dal fiume che

qui segnando il confine con l'Ukraina. L'esistenza del villaggio è attestata già partire dal 1181.

In tutta l'Ungheria nord-orientale le idee della riforma luterana avevano attecchito con forza fin dal

principio. Ma il luteranesimo fu sopraffatto dal calvinismo a causa dell'antico atteggiamento antite-

desco della nazione.

A Cseke il calvinismo si espanse fin dei primi anni del 17º secolo. La popolazione locale si convertì

in massa la dottrina calvinista e la componente cattolica ricomparve solo nel 1795.

La dottrina calvinista e la contrapposizione storica fra calvinisti e cattolici. Ebbero per la cultura

locale una certa importanza in particolare nel settore dei rituali funebri. Nonostante sia un piccolo

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villaggio presenta una strada principale suddivisa in due parti, felveg a est e alveo ad ovest ed an-

che una parallela minore, la eger utca.

Sulla strada principale si affacciano sia la chiesa calvinista sia quella cattolica. Il cimitero prote-

stante e quello cattolico si trovano a nord della cittadina in corrispondenza della parte centrale del

paese rispettivamente sul versante orientale su quello occidentale. è diviso in due aree di influenza

religiosa calvinista ad oriente e cattolica d'Occidente.

Il primo problema che si pone è quello di tradurre il termine ungherese sirjel per il quale in lettera-

tura non esiste efficace corrispondenza in italiano.

Con la parola siejel vengono indicati tutti gli oggetti che nell'ambito del culto dei morti hanno come

funzione più evidente è quella di segnalare la presenza di una tomba e che al tal fine sono colloca-

ti nelle sue immediate vicinanze, in forme E posizioni che danno vita ad un complesso sistema

simbolico.

Con questo termine che è composto dalle parole sir e jel che tradotto alla lettera significa rispetti-

vamente tomba e segno oppure simbolo.

Il simbolo tombale protegge il defunto e di suoi cari l'identità individuale all'interno di questo siste-

ma rimane protetta come nel caso del modello a mosaico che contestualizzare, stabilisce relazioni

contestuali, non illustra la persona nella sua interezza ma solo nello specifico, nell'apparenza rela-

tiva al contesto dell'azione così accade che di fronte ad una croce tombale impegno o in pietra,

presso una tomba ungherese, un osservatore potrei essere quasi certo dell'appartenenza del de-

funto la Chiesa cattolica o greco cattolica, mentre davanti ad un Fejfa saprà che il morto era calvi-

nista

Una lapide a forma di cuore detta, szivalaku, apparterrà quasi certamente ad una tomba protestan-

te, così come una pietra tombale recante l'incisione di un albero della vita o di un calice.

I cippi funerali lignei, sono sostanzialmente meno rigidamente vincolati per quanto riguarda la

forma, hanno un esibita assenza di riferimenti simbolici di carattere prettamente religioso e con-

temporaneamente custodiscono nel loro aspetto simbologie dal significato arcaico.

TIPI DI FORME DI FEIFAK

l’albero a forma di testa è un particolare simbolo tombale legato esclusivamente al rituale di sepol-

tura dei protestanti.

i feifak sono di leggo e posizionati sulla testa del defunto, si suddividono in due macro categorie:

alla prima appartengono i cippi il cui aspetto principali eè quello di un antropomorfismo arcaizzan-

te; della seconda fanno invece parte i simboli tombali.

i primi hanno un aspetto stilizzato,e i diversi lati del cippo prendono nome dai vocaboli del corpo

umana. sulla porzione anteriore del torno è ricavata la pagina per la scrittura, ossia la zona sulla

quale vengono incisi il nome del defunto, il testo dell’epitaffio ed alcuni acronimi rituali. per quanto

riguarda i feifak moderni si è mantenuta una suddivisione in tre zone: zona superiore, zona cen-

trale, zona inferiore.

quello a forma di barca è la tipologia giù rilevante del tipo arcaico.

il legame con l’acqua è mutato radicalmente in quest’ultimo secolo, con la bonifica delle paludi ed i

lavori di regolamentazione del corso dei fiumi, dando il via ad una abrasione sempre più attiva del

portato simbolico. sciogliendo attraverso i passaggi generazionali anche i nodi della memoria che

ancoravano la necessità d’esistere del simbolo alla nuova era della terra senza paludi.

il contenuto simbolico dei feifak non è marcatamente legato al defunto che rappresentano.

la simbolizzazione investe un defunto o più precisamente, nel defunto ogni persona di cui la co-

munità rimane orfana.

a questo tipo di simbologie, con il tempo se ne sono aggiunte altre che hanno iniziato a spostare la

concentrazione del valore simbolico verso il singolo individuo.

-a minori dimensioni, minore età

-fejfa sottile, donna

-fejfa massiccio, uomo 3 di 5

il fejfa arcaico tende a presentare simboli legati ad ogni defunto, in relazione alla comunità a cui

appartiene, mentre quello moderno presenta simbologie che vanno soprattutto a specificare il mor-

to a cui si riferisce lo sirjel.

ALBERI DI TESTA:

legno di acacia e di quercia.

i tronchi hanno dimensioni fra i 4 e i 2 metri di lunghezza ed un diametro massimo di circa 1, ven-

gono preparati localmente da artigiani esperti.

per i fejfak arcaici, la sezione orizzontale del cippo è varia, rettangolanle, pentagonale o esagona-

le.

nel caso dei FEJFA A FORMA DI BARCA la sezione del piede è ettagonale, quella del torso penta-

gonale e quella della testa esagonale

sottotipi arcaici: antropomorfo (rimandano alla figura dell’uomo), a forma di barca e a forma di ca-

vallo.

I FEJFAK A FORMA DI BARCA, CSEKE

l’albero da cui si ricava è la quercia, anche per motivi simbolici.

140 a 220 cm di altezza

da 20 a 50 cm in larghezza

da 15 a 30 cm di profondità

non vi è correlazione tra età del morto e altezza del cippo.

l’immagine coincide sempre con l’aggettivo bello ed è legata ad un’interpretazione del simbolo

tombale quale testimonianza positiva rispetto alla relazione del morto con i propri cari.

è possibile individuare una relazione, non costante, fra la dimensione del cippo ed una caratteristi-

ca del defunto, che riguarda lo status sociale di quest’ultimo in rapporto con la comunità di appar-

tenenza e contempla una serie di variabili fra le quali la rispettabilità, il rango e una dichiarata ade-

sione al sistema culturale locale. certamente le dimensioni del fejfa possono anche essere indi-

pendenti dal defunto ed essere condizionate dalla pezzatura del elgnami.

il primo obiettivo del messaggio simbolico dei fejfa è la memoria pubblica, il fejfa, nella relazione

fra defunto e comunità rappresenta una simbolizzazione del possesso, da parte del morto, di un

certo numero di virtù.

interpretazioni:

- il morto guarda ad oriente perché come ogni giorno il sole torna a una nuova vita, anche noi un

giorno risorgeremo

- il morto ha il capo ad occidente, dove tramonta il sole, perché per lui il sole è tramontato con il

tramontare della vita.

posizione:

- il fejfa guarda occidente, all’orizzonte, perché li tramonta il sole come è tramontata la vita del

morto

- il fejfa guarda dove tramonta il

Dettagli
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher denise.simionato.1996 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Boros Amedeo.