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GLADIATORUM PARIA, EPULA, VISCERATIONES, LUDI
Il primo caso noto in ordine di tempo riguardo gli onori funebri non pubblici ma gentilizi cioè quelli a spese della
famiglia del defunto è costituito dallo spettacolo gladiatorio organizzato nel 206 a.C. a Carthago Nova da Publio
Cornelio Scipione Africano per il padre e lo zio Publio e Gneo Corneli Scipioni, caduti in Spagna 5 anni prima , per i 2
defunti il Senato di Roma aveva decretato un sepolcro a spese pubbliche in Campo Marzio nella 211 a.C.. A dare notizia
dei giochi è Livio che precisa come in questa occasione non avessero combattuto gladiatori scelti tra schiavi e nemici
ma uomini liberi che avevano scelto di combattere in onore dei due caduti; allo spettacolo l'africano avrebbe aggiunto
anche dei giochi funebri secondo i mezzi di cui si disponeva nell'accampamento. Le ragioni che spinsero l'africana
questionari non possono però essere rintracciate solo nella manifestazione di rispetto verso i due defunti, non si
esclude infatti che egli avesse altri motivi per celebrare i cinque anni dopo la loro morte e per di più nel difficile
contesto di una campagna militare, quel gesto di pietas filiale doveva essere di una qualche utilità in quel luogo e in
quel preciso momento. Sappiamo che in quell'anno l'africano dovete fronteggiare oltre all'insurrezione degli Ilergeti
sobillati da Indibile e Mandonio di sobillati, lungo il corso del fiume Sucro. Si trattò del culmine di una serie di segnali
che indicavano sia delle incrinature nel fronte degli alleati sia degli accenni di stanchezza da parte delle truppe romane.
I giochi avevano dunque una funzione diversa da quella del tumulo eretto in Campo Marzio per i due defunti 5 anni
prima, la cui concessione era stata finalizzata alla presentazione di quella guerra come giusta e del gruppo politico
scipionico che l'aveva promossa come il più adatto a condurla; il destinatario del messaggio veicolato dagli spettacoli
dati in Spagna non era per il popolo romano ma per l'esercito. I gladiatorum paria, cioè i combattimenti gladiatori e i
Ludi funebres cioè i giochi funebri, costituivano una occasione per rinsaldare il consenso di soldati e alleati nei confronti
dell'africano e per rafforzare la coesione interna della compagine romana in un periodo in cui essa aveva dato prova
di fragilità. La celebrazione dei due Caduti della 206 a.C. forniva ai soldati un modello di comportamento da seguire ed
esaltava di riflesso il loro generale bisognoso in quel frangente dell'obbedienza dei suoi uomini; non sorprende che
l'africano avesse scelto proprio questo genere di onori per stabilire un dialogo con le truppe, a cui dovevano senza
dubbio essere più graditi i giochi gladiatori e i giochi funebri rispetto alle orazioni funebri. Un altro caso di onori gentilizi
concerti ad individuo dorati pubblicamente è quello di Lucio Cornelio Silla deceduto nella primavera del 78 a.C., in suo
onore il figlio Fausto 18 anni dopo nel 60 a.C. donò alla plebe: epulum (banchetti), balnea (bagni) e olea (oli) e a parenti
e intimi giochi gladiatori. Cicerone ci dice che Fausto organizzava spettacoli gladiatori per il defunto padre seguendo
precise disposizioni testamentarie , per le 3 disposizioni elencate prima si dovrebbe pensare ad un’origine diversa, da
ricercarsi sia nel desiderio del giovane di darsi lustro mediante il ricordo del padre, accattivandosi al contempo la
simpatia della plebe con donativi sempre ben accetti , sia forse nel perseguimento degli interessi del suo gruppo
politico. Non è inverosimile che queste donazioni servissero a far riguadagnare al gruppo di Pompeo Magno, al quale
Fausto afferiva, e allo stesso Pompeo, del quale Fausto aveva sposato la figlia, il favore popolare dopo l'infelice
proposta di legge del pompeiano tribuno della plebe Lucio Flavio, si trattava della rogatio Flavia Agraria, datata proprio
al gennaio del 60 a.C. con la quale ai veterani di Pompeo venivano date terre sottratte all’ager publicus , alle proprietà
che i veterani di Silla avevano ricevuto a suo tempo da quello, ai fondi di Volterra e di Arezzo e infine I nuovi fondi da
acquistarsi con il ricavato di 5 anni di nuovi vectigalia imposti dallo stesso Pompeo. Per la durissima opposizione alla
rogatio il console Quinto Cecilio Metello Celere fu incarcerato dal tribuno Lucio Flavio, in cui sforzi però a nulla valsero
di fronte al generale dissenso con il quale la sua proposta era stata accolta, alla fine Pompeo dovete ritirarla.
L’anniversario della morte di un uomo di chiara fama e onorato a suo tempo con i massimi onori funebri poteva
costituire di fronte alla plebe un'occasione di celebrazione del defunto e un'esaltazione dei suoi congiunti, la scelta dei
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doni rifletteva i gusti del più comune destinatario di ogni messaggio veicolato dalla memoria di un illustre defunto,
vale a dire la plebe. Il caso di Silla in particolare testimonia come il ricordo del defunto potesse essere utilizzato anche
in contesti politici molto cambiati, se si pensa che il Fausto lo fece sia per dare lustro a se stesso ma anche per rendere
meno odiato alla plebe il gruppo politico pompeiana al quale egli afferiva. La grandezza dell’ex dittatore era così
rievocata tramite onori gentilizi con funzioni di riattivazione del ricordo delle magnifiche esequie pubbliche concesse
al defunto 18 anni prima. Un altro caso di onori gentilizi concessi a beneficiari gli onori funebri pubblici risali a pochi
anni dopo. Nel 54 a.C. Gaio Giulio Cesare allora in Britannia promise di onorare debitamente la defunta figlia Giulia
una volta rientrato a Roma, si trattò di un banchetto pubblico e di combattimenti offerti al popolo dopo la celebrazione
dei quattro trionfi e dopo la donazione di premi ai soldati; il fatto che questi furono organizzati nei giorni dei giochi
per Venere Genitrice ne accrebbe notevolmente il valore e costituì per Cesare una preziosa occasione per ribadire
pubblicamente ancora una volta la propria discendenza dalla dea. Svetonio dice che Cesare fece preparare il banchetto
per la figlia domesticatim, avverbio sul cui esatto significato si è discusso molto, per alcuni significherebbe in casa: il
banchetto al quale era invitata alla plebe veniva così a essere di fatto un Convivium, un banchetto privato, segno della
generosità di Cesare. Il primato che Svetonio attribuisce all'iniziativa di Cesare è degno di nota, essendo di solito i
giochi gladiatori destinati a uomini defunti ma grazie alla sua particolarità e grandiosità Cesare conquistò ancora una
volta il favore popolare. La novità della promessa fatta per la figlia mette ancora una volta in evidenza l'originalità in
questioni di natura funeraria di Cesare sempre attento alla valorizzazione della morte dei membri della sua famiglia al
fine di conquistare e rinsaldare il favore popolare. Si conoscono alcuni cavi anteriori ma sempre dei gli uomini nei quali
combattimenti gladiatori e banchetti furono dati insieme, come per Marco Emilio Lepido nel 216, Marco Valerio levino
nel 200, Publio Licinio Crasso nel 183, il padre di Tito Quinzio Flaminino nel 174, (ma in questi due ultimi casi per la
prima volta furono dati anche viscerationes e Ludi scaenici insieme) e Sille nel 60 a.C. AllaLuce di tale contesto non è
impensabile che Cesare avesse offerto oltre a banchetti e combattimenti gladiatori anche viscerationes e Ludi scaenici
allo scopo di trarre vantaggio dalla circostanza e rafforzare il favore popolare nei suoi confronti dopo un lungo periodo
di lontananza. La morte di Giulia era stata sottolineata anche da altri elementi assolutamente innovativi, come la
sepoltura in Campo Marzio che costituiva un importante strumento politico per Cesare e i suoi seguaci all'interno della
competizione tra lui e Pompeo; nel 46 a.C. Cesare rientrata a Roma dopo una lunga assenza deciso di mantenere la
promessa fatta nel 54 cioè di onorare con combattimenti gladiatori e banchetti la morte della figlia: sempre per
rafforzare il contesto popolare in quell'anno inizia anche la costruzione del suo foro. Dunque celebrale Giulia permise
a Cesare di rinsaldare il legame con la plebe sia nel 54 a.C. grazie agli onori funebri che i suoi seguaci erano riusciti a
fare avere alla giovane sia nel 46 a.C.. Le fonti non parlano gli onori per la madre Aurelia deceduta nello stesso anno
della figlia, forse perché la morte della giovane Giulia aveva messo in secondo piano quella dell'anziana madre, e il
silenzio delle fonti potrebbe essere spiegato con il fatto che non ve ne furono, Cesare infatti memore degli effetti che
ebbe sulla plebe la celebrazione delle esequie della zia Giulia e della moglie Cornelia nel 69 a.C. era certamente
consapevole di come la morte di un congiunto gli permettesse di conquistare e rinsaldare il favore popolare. Di
particolare interesse sono le cause che potrebbero avere spirito Cesare a trascurare la defunta madre non
promettendole nel 54 i giusti onori: una di esse potrebbe essere ascritta al fatto che Aurelia non doveva godere della
simpatia della plebe da quando alcuni anni prima era stata la principale testimone contro il tribuno Clodio nel processo
che lo vedeva accusato di sacrilegio e di adulterio, ancora sei anni dopo la morte di Claudio Cesare doveva ritenere
controproducente far leva sul ricordo della defunta per rafforzare il sentimento della plebe nei suoi confronti. Tale
scelta di Cesare nel 54 e poi nel 46 potrebbe essere messa in rapporto con altre decisioni spese negli anni precedenti
in particolare i combattimenti gladiatori per la memoria del padre e la ricollocazione dei trofei di Mario sul
Campidoglio, queste azioni insieme alla dedica del Campidoglio nel 62 a.C. e il perdono per Clodio quello stesso anno
sembrano far intravedere una precisa politica pesa a fare di Cesare la nuova guida Popolare. L’ultimo caso di onori
gentilizi è quello di Gaio Giulio Cesare, Ottaviano diede spettacoli per il padre adottivo poco tempo dopo la sua morte,
a 4 mesi dal funerale pubblico il 20 luglio 44 a.C. e gli organizzo dei giochi che la critica ha riconosciuto come funebri
inserendoli abilmente all'interno di quelli per Venere Genitrice, così come aveva fatto a sua volta il padre per la figlia
Giulia nel 46; Ottaviano celebrava il padre come un dio accontentava la plebe aggirando al tempo stesso il divieto di
Marco Antonio di rivolgere a Cesare attenzioni divine. Dunque Ottaviano non fece nulla di innovativo ma seguì la
strategia vincente dello stesso Cesare con l'offerta alla plebe di spettacoli e banchetti, strategia forse ispirata a sua
volta a quella che usò Fausto, figlio di Silla. Quindi gli onori gentilizi sembrano essere particolarmente adatti alla
conquista del favore popolare, si potrebbe supporre che in mancanza di onori decretati dal Senato, la gens ricorresse
a quelli privati al fine di ottenere ugualmente visibilità e di conquistare il favore della plebe. Tuttavia essi sono
documentati anche nei casi di defunti onorati pubblicamente seppure in tempi diversi e a volte molto distanti fra loro.
Gli onori gentilizi o